GLI AMICI SI VEDONO NEL MOMENTO DEL BISOGNO – IL DITTATORE VENEZUELANO NICOLAS MADURO INVOCA L’AIUTO DEI SUOI ALLEATI, LA TRIMURTI CINA, RUSSIA E IRAN DI FRONTE ALLE MINACCE DEGLI STATI UNITI. MA I TRE GRANDI SPONSOR DEL REGIME DI CARACAS TENTENNANO. DEL RESTO, HANNO I LORO GUAI: PUTIN È IMPELAGATO DA QUASI 4 ANNI IN UCRAINA, IL REGIME IRANIANO È STATO DECAPITATO DALLE BOMBE DI ISRAELE E USA. E XI JINPING? HA APPENA RAGGIUNTO UN ACCORDO CON TRUMP SUI DAZI. AL MASSIMO, FARÀ COME HA SEMPRE FATTO: FORAGGERÀ NELL’OMBRA, FINGENDO EQUIDISTANZA…
VENEZUELA, PUTIN E XI CAUTI DOPO LA RICHIESTA DI AIUTO DI MADURO. L’ONU: ATTACCO USA INACCETTABILE
Estratto dell’articolo di Iacopo Luzi per www.lastampa.it
Il sostegno dei grandi protettori del presidente venezuelano Nicolás Maduro è sempre più fragile, mentre gli Stati Uniti aumentano la campagna di pressione contro il governo di Caracas. La stampa americana annuncia imminenti attacchi militari dentro il paese. Il presidente Donald Trump, questo venerdì, ha dichiarato di non prendere in considerazione operazioni in Venezuela. Alla domanda se stesse contemplando un'azione del genere, il presidente ha risposto: «No, non è vero».
[…] A parte Cuba, i cui legami con il Venezuela sono profondamente ideologici ed economici, i tre grandi sponsor di Maduro stanno per ora tentennando nell’aiutare Caracas, considerando i loro problemi domestici e internazionali.
Stiamo parlando di Russia, Iran e Cina, a cui il presidente venezuelano si è rivolto per rafforzare le sue capacità militari e sollecitare assistenza. Nessuno dei tre paesi, per ora, ha risposto prendendo una posizione definitiva, secondo una fonte ben informata in Venezuela consultata da La Stampa.
[…] Maduro ha inviato una lettera direttamente al presidente Vladimir Putin per chiedergli l’invio di 14 batterie di missili, aiuto nel revisionare i propri radar difensivi, appoggio logistico, oltre alla richiesta di riparare gli aerei russi Sukhoi Su-20MK2, che Caracas aveva acquistato negli anni precedenti.
Mosca rimane il principale alleato – e un ancora di salvezza, se rinunciasse al potere – per Maduro, tanto da ratificare un nuovo trattato strategico con Caracas una settimana fa. La scorsa domenica, un aereo militare – un Ilyushin Il-76 – è arrivato in Venezuela, portando un carico di armi e risorse militari. Rispetto agli anni passati, un invio di armamenti e risorse irrisorio. Nel 2019, per esempio, aveva inviato 100 soldati russi per resistere agli sforzi dell’opposizione venezuelana, sostenuta da Washington, di rimuovere Maduro.
Mosca continua ad avere grandi interessi in Venezuela, fra cui dei diritti di esplorazione per un valore potenzialmente di miliardi di dollari in riserve di gas naturale e petrolio inutilizzate e una fabbrica per produrre munizioni dei fucili Kalashnikov. Pubblicamente, ha condannato le azioni di Washington contro Caracas, ma senza esporsi troppo.
Impantanata nella guerra in Ucraina e desiderosa di una più stretta cooperazione con altri partner latinoamericani tipo il Nicaragua, negli ultimi anni Mosca ha gradualmente ridotto il suo interesse per il Venezuela […].
Un cambio di regime in Venezuela rappresenterebbe un duro colpo per Mosca, poiché potrebbe rappresentare la perdita di un importante alleato e l’indebolimento significativo un altro, Cuba – quello di più lunga data con Mosca – la cui comunità di intelligence è strettamente intrecciata con il Venezuela di Maduro. […]
donald trump xi jinping vertice apec corea del sud foto lapresse 6
[…] Per Pechino, Caracas rimane un alleato importante in Sudamerica, anche per contrastare l’influenza statunitense nella regione. Colpita dai dazi americani, mentre porta avanti gli accordi commerciali con Washington, la Cina di Xi Jinping non è determinata come lo era negli anni scorsi per quanto riguarda la tutela del governo di Maduro.
[…] I raid militari dell’amministrazione Trump contro imbarcazioni nel Mar dei Caraibi e nel Pacifico sono «inaccettabili» aveva affermato il commissario dell’agenzia delle Nazioni Unite per i diritti umani Volker Türk che chiede l'apertura di un'inchiesta. […]
[…] Il governo venezuelano, di recente, ha coordinato una spedizione di equipaggiamento militare e droni dall'Iran. Il Venezuela avrebbe chiesto apparecchiature di rilevamento passivo, dispositivi di intercettazione GPS e droni con un raggio d'azione di 1.000 km. Teheran, in questo momento, starebbe guardando più alla propria regione – in particolare dopo gli attacchi statunitensi e israeliani dello scorso giugno – mettendo al margine i propri interessi fuori dal Medio Oriente.
Un tempo l’alleato più solido di Nicolás Maduro per mantenere forte il proprio controllo in Venezuela, ora c'è più di un generale dell’Esercito venezuelano disposto a catturarlo e consegnarlo, pur di non perdere la propria porzione di controllo e influenza nel paese. […]
LA NUOVA GUERRA ALLA DROGA: «GLI USA PRONTI AD ATTACCARE IL VENEZUELA DI MADURO»
Estratto dell’articolo di Stefano Vergine per www.editorialedomani.it
Un attacco che sarebbe «questione di ore». Donald Trump ancora smentisce, ma le ultime notizie, riportate dal Wall Street Journal citando fonti anonime dell’amministrazione Usa, parlano di possibili raid contro obiettivi militari in Venezuela: porti e basi aeree considerate punti di contatto tra i cartelli e il governo di Nicolas Maduro.
howard lutnick marco rubio donald trump foto lapresse
E ancora: anche il Miami Herald sostiene, sempre sulla base di «fonti informate», che l’operazione sarebbe imminente, e che il suo obiettivo sarebbe quello di distruggere le installazioni militari utilizzate per il traffico di droga, che, secondo gli Stati Uniti, è guidata da Maduro in persona e gestita da membri di rilievo del suo regime.
Secondo le fonti del giornale di Miami, gli attacchi sono questione di «pochi giorni o addirittura ore». Interpellato in proposito, il presidente Usa però nega: ai giornalisti che gli chiedevano se abbia in mente un’operazione militare, Trump ha risposto: «No».
stati uniti affondano barca con a bordo 11 narcos 3
Che la tensione sia altissima, al di là delle parole del tycoon, emerge anche da altri resoconti: secondo il Washington Post, Maduro ha chiesto aiuto a Mosca, Cina e Iran.
[…] Di certo ci sono già otto navi da guerra statunitensi davanti alle acque del Venezuela, mentre la più grande portaerei americana (e le sue tre navi di scorta) si dirige verso il Mar dei Caraibi e i bombardieri si sono avvicinati allo spazio aereo venezuelano tre volte in due settimane. Nel frattempo, senza approvazione del Congresso, almeno 61 persone sono state uccise negli attacchi dell’esercito americano in acque internazionali contro imbarcazioni che, dice l’amministrazione Trump, «trasportavano droga».
Per il segretario di Stato, Marco Rubio, «il Venezuela è un narcostato guidato da un cartello della droga» e quella condotta è «una campagna contro i narcoterroristi, l’Al Qaeda dell’emisfero occidentale». Letterale. […]
Ma quella della “guerra alla droga” è una lunga storia, con vari risvolti militari. Il caso più clamoroso è stato quello di Manuel Noriega. Il generale che comandava Panama e il suo canale era stato per decenni un fedele alleato degli Usa. Poi, alla fine degli anni Ottanta, fu accusato prima dal governo e poi dalla giustizia americana di essere al centro del traffico di cocaina.
Il 20 dicembre del 1989 Bush senior annunciò in televisione l’invasione di Panama, giustificandola con la volontà di combattere il «narcotrafficante» Noriega. Erano gli anni dell’eroina, degli zombie in giro per le strade delle città. La parola droga suscitava terrore perché associata a quelle immagini. Poco importava che quella di Noriega al massimo fosse cocaina, allora droga delle élite, mentre a uccidere era stata l’eroina. Oggi è solo cambiata la sostanza.
Anche oggi l’operazione militare in Venezuela, il primo paese al mondo per riserve petrolifere accertate, è associata alla paura per gli americani. «Queste droghe che entrano negli Usa hanno ucciso 300mila persone l’anno scorso», ha dichiarato Trump parlando degli attacchi alle barche venezuelane. Falso.
narco sub intercettato in venezuela
I morti per overdose l’anno scorso negli Stati Uniti sono stati 80mila secondo i dati ufficiali (Us Centers for Disease Control and Prevention). E, di questi, il 60 per cento è stato causato dal Fentanyl o da oppioidi sintetici, non dalla cocaina. Perché quindi far saltare in aria 61 persone in acque internazionali e piazzare davanti alle coste venezuelane la portaerei più importante della marina americana? Perché ipotizzare addirittura un’invasione? […]
narco sub intercettato in venezuela
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