andreotti marini amendola

IL “DIVO GIULIO” NON E’ PASSATO “INVANO” – FILIPPO CECCARELLI RACCONTA ANDREOTTI NEL SUO NUOVO LIBRO: HA RECITATO CON ALBERTO SORDI E GIRATO COME ATTORE DIVERSI SPOT, UNO ANCHE CON VALERIA MARINI. GLI STRALI CONTRO “LA MONTA TAURINA” DEL GRANDE FRATELLO – LA PUBBLICITA’ PER “DINERS” E PER IL GORGONZOLA - VIDEO

 

Estratto del libro "Invano" di Filippo Ceccarelli, Feltrinelli editore

 

 

(...)

 

CLAUDIO AMENDOLA E VALERIA MARINI NELLO SPOT DI TRE CON ANDREOTTI 1

Fu il classico uomo di governo per tutte le stagioni: centrismo, monocolori, centrosinistra, centrodestra, solidarietà nazionale, pentapartito. Il potere, in lui, più forte di qualsiasi alleanza. Anche per tale disponibilità Craxi, che pure non era uno stinco di santo e con cui poi lavorò molto bene, lo qualificò come un diavolo maggiore, Belzebù, rispetto ai vari Belfagor che si muovevano con perfide intenzioni nelle pieghe della politica. Non ho mai capito quanto di diavolesco ci fosse in quell't'immensa furberia" che secondo il povero Moro, dal fondo del carcere brigatista, "aggrava sempre di più le crisi d'identità morale e politica di cui soffriva acutamente la Dc". . Di tutto in effetti è stato accusato.

 

CLAUDIO AMENDOLA E VALERIA MARINI NELLO SPOT DI TRE CON ANDREOTTI

Caso Sindona, caso Caltagirone, caso P2, trame dei servizi segreti, ruberie capitoline, lui diceva: "Anche delle guerre puniche". Ha scritto un numero inesauribile di diari, romanzi, racconti, ritratti, bozzetti. Ha conservato ogni possibile documento della sua interminabile carriera in un archivio immane, a suo tempo affidato all 'efficace solerzia di alcuni pensionati della Pubblica amministrazione di cui si fidava ciecamente, e in ultimo donato all'Istituto Sturzo. Da qualche anno se ne occupa con amore e passione la figlia, Serena. Aventiquattro anni Giulio si dichiarò alla futura moglie, Donna Livia, detta "la Marescialla", durante una visita al cimitero del Verano dopo i bombardamenti del 1943. All'inaugurazione delle Olimpiadi di Roma, nel 1960, pronunciò un discorso in latino.

 

filippo ceccarelli

Da giovane sottosegretario ha ridato vita al cinema italiano, l'ha censurato con giudiziosa parzialità e ha polemizzato con certa tendenza del neorea1ismo -l'occasione fu l'uscita di Umberto D. - a mettere in piazza "i panni sporchi". Ha raccontato il suo intenso rapporto con il cinema in una lunga serie di sedute con Tatti Sanguineti, che ne ha realizzato due film. È in quella sede che Andreotti ha fatto in tempo a esprimere tutta la sua avversione per un sistema televisivo inoltratosi ormai nella "endovaginoscopia" o nella "monta taurina" del Grande Fratello. Ha recitato con Alberto Sordi e girato come attore diversi spot, uno anche con Valeria Marini. La mattina prestissimo Andreotti riceveva gli amici nella Stanza da bagno del suo studio mentre si faceva fare la barba 'ex barbiere della Camera; e in tempi non ancora segnati da immersioni di regalità accoglieva il suo amico e vegliardo giornalista Frattarelli: "Emilio, siediti sul trono!" e con il lungo, sottilissimo dito indicava il bidet. Sublime leader antiretorico, come mai l’Italia ne ha avuti.

 

Dormiva pochissimo, soffriva di emicrania e per questo si scambiò consigli a proposito di alcune supposte con il giornalista Mino Pecorelli, che venticinque anni dopo le procure l'accusarono di aver fatto uccidere. Ogni tanto giocava a gin rummy, faceva il tifo per la Roma e gli piacevano un sacco le corse dei cavalli. Nell'autunno del 1979 i ragazzacci del "Male" fecero scolpire un busto di Andreotti in marmo di Carrara e lo deposero al Pincio con un'orazione celebrativa di Roberto Benigni interrotta dalla polizia che sequestrò l'artistico manufatto, in seguito liberato e condotto in giro per Roma con i dovuti festeggiamenti. Giorgio De Chirico lo ritrasse in veste da camera; Guttuso addobbato come un cardinale di Santa Romana Chiesa.

 

FILIPPO CECCARELLI 'INVANO'

Secondo il socialista Rino Formica, e un po' anche per Cossiga, è stato un capo di governo vaticano prestato all'Italia. D'altra parte anche Talleyrand era un ecclesiastico: non gobbo, ma zoppo. In uno dei più profondi libri sul potere, La rovina di Kasch, Roberto Calasso traccia un ritratto del politico francese che, riletto a distanza, evoca inconfondibili archetipi andreottiani: "Non aveva idee, tantomeno opinioni, ma un oscuro torbido residuo di quella sapienza che soltanto 'accenna'". Come pure: "Aiutava il caos a prendere una forma passabile". Passabile per chi, e soprattutto a quale prezzo, è ancora troppo presto per dire con compiuta onestà.

 

GIULIO ANDREOTTI E ALBERTO SORDI NE 'IL TASSINARO'

Dopo il 1993 e le accuse di mafia, comprensibilmente si persero le tracce di quell'amico siciliano che gli aveva suggerito il brillante motto sulla natura e le conseguenze del potere; e per lo stesso Andreotti cominciò un drammatico cammino. Malattie, depressione. due operazioni, terribile insonnia, psicofarmaci. Se Moro pagò il suo potere con la morte, lui restando in vita. Un piccolo grande calvario accettato con diligenza e rassegnazione. Ore e ore nelle aule dei tribunali a studiare le carte a capo chino, messo a confronto con i peggiori assassini. Un giomo durante un'udienza, una specie di pentito si denudò sotto i suoi occhi per mostrare un certo tatuaggio da cui si sarebbe dovuto dedurre chissà quale ulteriore delitto di Stato. Specie se confrontata ad altri e successivi comportamenti, la pazienza con cui Andreotti si difese nei processi fu - parole di Nanni Moretti - "una grande lezione di stile".

 

GIULIO ANDREOTTI BECCATO CON LE MANI NEL GORGONZOLA

Gli avvocati oltretutto costavano un sacco di soldi, per cui nel 2000 il presidente accettò di fare pubblicità a un servizio telematico della Diners Club apparendo in foto sotto la scritta: "Internet logora chi non ce l'ha". E alcuni anni dopo, di nuovo e più tristemente, prestò la sua immagine al Consorzio per il Gorgonzola facendosi ritrarre su enormi manifesti disseminati per le città italiane con il dito indice - una di quelle lunghe dita che avevano generato straordinarie descrizioni all'aristocrazia del giornalismo politico - dentro la crema di formaggio. Quell'orrida immagine diceva che in qualche modo tanto l'espiazione quanto la nemesi si erano compiute, e in ogni caso sic transit gloria mundi. Il motto vale per l'intera esperienza democristiana, il cui transito, o esito terminale ebbe comunque i dovuti presagi, annunci e avvertimenti - ma come si sa, non c'è peggior sordo di chi non vuole sentire. -

 

 

 

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