NANO DECADENCE (LA POLITICA COSTA!) - IL DO-UT-DES DEL BANANA PAGATORE: VOTO A PRIMAVERA IN CAMBIO DI UN “FINANZIAMENTO” AD ALFANO CANDIDATO PREMIER

Carmelo Lopapa per "la Repubblica"

«Angelino convinciti, è la soluzione migliore anche per te: sarai il candidato premier col mio sostegno e il mio aiuto». Silvio Berlusconi non si rassegna, la crisi di governo è alle spalle, sventata dal vicepremier e dai ministri Pdl. E ora le elezioni anticipate a inizio 2014, non più tardi della primavera, sono la nuova frontiera nell'orizzonte del Cavaliere.

Il leader è ferito, piegato dalla fronda dei governativi, ma per nulla disposto a cedere il passo. Ieri mattina ad Arcore ha incassato i complimenti di Fedele Confalonieri per la linea alla fine sposata, giocoforza, al Senato. Lui come Ennio Doris e i vertici di peso delle aziende di famiglia pressavano da mesi perché si arrivasse a quella soluzione. Il fatto è che la novità delle ultime 48 ore apre nuovi scenari nella strategia di un Berlusconi per nulla disposto a lasciare la leadership sostanziale nelle mani di Alfano piuttosto che in quelle di Fitto.

E la novità sta nella notizia insperata di un prolungamento della "libertà" personale ancora per 3-5 mesi. L'applicazione della sanzione, l'affidamento ai servizi sociali ormai scelti d'intesa con gli avvocati Coppi, Ghedini e Longo, scatterà solo dopo che un'apposita udienza formalizzerà l'esecuzione: se ne riparlerà tra dicembre e marzo del prossimo anno. Sono i mesi in cui Berlusconi vuole giocarsi il tutto per tutto, come confida ai più stretti collaboratori.

«Di scendere in campo da candidato premier non ci pensa proprio» spiega chi gli ha parlato più spesso anche in questi giorni turbolenti della decadenza. Ma una nuova campagna elettorale viene considerata dall'inquilino di Arcore la panacea di tutti i mali, anche quelli interni al partito a rischio deflagrazione.

«Angelino, saresti tu il nostro candidato premier, ma io sarei nel pieno della mia agibilità politica e ti sosterrei - avrebbe provato ad ammansirlo anche in questi giorni - Avresti il mio aiuto mediatico e finanziario». Argomento non secondario, quest'ultimo. Se Alfano e i ministri e la fetta di partito a loro vicini non hanno già preso il largo, non hanno dato vita a un soggetto politico autonomo distante e diverso dal Pdl è anche per un problema di mezzi. Il rischio di ribattezzare un'operazione in stile "Fli" di Gianfranco Fini viene considerato troppo alto, nei conciliaboli tra Cicchitto e Quagliariello, Lupi e la Lorenzin.

Non fosse altro perché le Europee di primavera sono alle porte e chi sosterrebbe i costi di una campagna massiccia, in assenza del Cavaliere? Chi affitterebbe sedi e strutture per la sopravvivenza di un partito? La chiave della cassaforte, neanche a dirlo, la tiene sempre e solo Berlusconi.

Anche in qualità di leader di un partito, il Pdl, che beneficia di rimborsi elettorali ingenti, nonostante i tagli. Fuori da quel recinto c'è il buio e l'assenza di qualsiasi supporto. È anche per questa ragione assai concreta che la spaccatura non ha avuto immediati sviluppi. Alfano resta al suo posto e lì rimarrà, sperando al più di scalare i vertici e conquistare la leadership.

Ora, l'ex premier gliela garantisce in una sorta di "do ut des". «Tu candidato premier, io big
sponsor della coalizione» l'offerta berlusconiana. Ma perché vada in porto sarà necessario che una crisi di governo venga comunque scatenata, non ora, al più nei prossimi mesi. Ecco, su questo punto l'ex delfino che studia da leader non ha intenzione di cedere, per ora. Lo va ripetendo ai ministri a lui vicini.

«Non tradirò Enrico Letta, non voglio e non posso farlo, i nostri elettori non ci premierebbero» è la tesi di Angelino. Per la verità supportata anche dai sondaggi ultimi consegnati da Alessandra Ghisleri al leader forzista. La mezza esplosione del partito della scorsa settimana ha fatto scendere il Pdl a quota 22-24 per cento, a fronte di un 26-28 del Pd. Sebbene la distanza tra le due coalizioni sia minima.

Va detto che la convivenza a Palazzo Chigi, anche dopo lo scampato pericolo, resta in precario equilibrio. Il tentato blitz del Pd sull'Imu in commissione Bilancio, per riproporre la prima rata per le case con rendita catastale superiore ai 750 euro, ha incontrato la feroce opposizione dei pidiellini. E non è stato il solo falco Capezzone a levare gli scudi.

E il campo di battaglia adesso diventerà la decisiva legge di stabilità che in settimana il governo dovrà varare. I punti di incontro tra le politiche economiche del ministro Saccomanni e il capogruppo Brunetta non sono affatto molti. «E se insistono di nuovo sull'Imu salta tutto», ripetevano ieri in un Transatlantico deserto i pochi parlamentari Pdl presenti.

Berlusconi segue l'evoluzione ma certo non correrà in soccorso del governo. Concentrato com'è a tempo pieno sulle sue vicende giudiziarie, l'istanza dei servizi sociali ieri sulla sua scrivania, la decadenza vicina. Anche ieri si è ritirato con gli avvocati nel chiuso di Villa San Martino. Rientrerà a Roma forse in giornata. Invita tutti alla calma, potrebbe incontrare Raffaele Fitto prima che lo sfidante di Alfano vada stasera a Ballarò per infierire sui ministri. «Bisogna fare tutto il possibile per restare uniti» predica il capo. Uniti e sotto il suo controllo.

 

 

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