IL DOTTOR GRIBBELS E MISTER MERLO/1 - MICHELE SERRA SPERA DI ESSERE IL TERZO MARTIRE NELLA LISTA NERA DI GRILLO: “SE DARIO FO LEGGESSE I TONI DEL BLOG, TROVEREBBE LO STESSO ODIO FASCISTA CHE COLPÌ FRANCA RAME”

1 - LA MISERIA DELLA GOGNA E I DIRITTI DELLE IDEE
Michele Serra per "la Repubblica"

Per avere giudicato molto duramente la gogna della "giornalista nemica" Maria Novella Oppo sul blog di Grillo, anche il nostro Francesco Merlo è finito, per secondo, in quella lista di proscrizione. Chissà se, giudicando a mia volta molto duramente la messa all'indice di Francesco Merlo, la terza nomination toccherà a me, e la quarta a chi proverà a difendermi dal diluvio di atroci insulti e minacce che le bande che infestano il web dedicano ai giornalisti messi all'indice dal leader del Movimento Cinque Stelle.

Rispetto a Oppo, il vantaggio di Merlo ed eventualmente mio è che dovrebbe esserci risparmiata la dose, veramente impressionante, di odio antifemminile che ha reso ancora più disgustoso il linciaggio della corsivista dell'Unità. Sono quasi tutti maschi, i bastonatori internauti, e anche questo è un indizio di quanto poco, ahimè, il mezzo abbia cambiato il messaggio.

Se Dario Fo leggesse i toni e le intenzioni di quei messaggi, ci troverebbe l'eco dell'odio fascista che colpì Franca, ovviamente senza piegarla, ovviamente rafforzandone il coraggio e la libertà.

Chissà se e quando qualcuna delle persone di buon senso che circondano Grillo gli farà capire che un leader politico, per sua dignità e per sua responsabilità, non è nelle condizioni di indicare ai suoi seguaci, con nome e cognome, una/un giornalista da odiare, senza finire inevitabilmente nel novero dei capataz arroganti e senza manomettere seriamente la propria autorevolezza politica.

Noi giornalisti scriviamo tante cose, alcune utili altre no, alcune giuste altre no, ma da almeno un paio di secoli la democrazia garantisce alle nostre parole il diritto di esistere, salvo incorrere in reati (per esempio la diffamazione) verificabili davanti a un tribunale.

I vaffanculo di Grillo (anche quelli ad personam) non gli sono stati imputati per via giudiziaria perché si riconosceva all'attore politico una certa licenza dialettica. Per quale forma di follia, dunque, Grillo (proprio lui!) si permette di negare ai giornalisti la libertà di criticarlo anche con durezza, e per giunta senza ricorrere alle insolenze che lui usa a piene mani?

Qualcuno spieghi a Beppe Grillo che è il leader di un movimento politico di prima grandezza. E che questo potere - enorme - non gli consente più di prendere per il collo, anche solo metaforicamente, le persone fisiche che, con pieno diritto, e non avendo altra difesa che il proprio lavoro, hanno scelto di non essere a sua disposizione.


2 - GRILLO, IL BERSAGLIO ORA È REPUBBLICA
Alberto Custodero per "la Repubblica"

«Torquemada». «Cardinale dell'inquisizione». «Evoca il Fascismo». «Intervenga la magistratura ». È un coro di proteste bipartisan per il nuovo post di Beppe Grillo che, nel suo blog, mette all'indice i giornalisti ostili. Dopo Maria Novella Oppo dell'Unità, è toccato all'editorialista di Repubblica Francesco Merlo finire nella gogna mediatica dell'ex comico per il suo intervento - a difesa della Oppo, appunto - pubblicato sabato e intitolato "Il manganello dei grillini".

Condannano il leader del M5S, in coro, dal Pd a Fi, dalla Lega a Scelta civica. E fuori dal mondo della politica, piovono critiche dall'Fnsi, il sindacato dei giornalisti, dal cdr di Repubblica e dalla comunità ebraica romana. Ma anche la presidente della Camera, Laura Boldrini, entra nel mirino dei 5Stelle sulla pagina Facebook del Movimento.

È il vicepresidente di Montecitorio, Luigi Di Maio, a dare il via all'attacco con un post, al quale sono seguiti poi insulti di pessimo gusto dei grillini della rete. Di Maio ha dato dell'«ipocrita» alla Boldrini per aver difeso la Oppo e aver taciuto sulle risate - intercettate - che Vendola s'è fatto di un giornalista a cui era stato strappato un microfono.
A proposito degli attacchi di Grillo ai giornalisti, il cdr di Repubblica condanna «l'uso di "liste di proscrizione", da sempre pratica inaccettabile e pericolosa».

«Beppe Grillo ormai si comporta e parla come un cardinale dell'inquisizione», è la reazione del segretario dell'Fnsi, Franco Siddi. «A dispetto della trasparenza che inalbera come un vessillo - dichiara Annamaria Bernini, vicecapogruppo Fi in Senato - Grillo non è mai disponibile al confronto mediatico. Un Torquemada laico a vocazione censoria». «Le "liste di proscrizione" dei giornalisti - commenta il deputato Giovani Monchiero, di Sc - sono l'ultima manifestazione di violenza da parte di Grillo. Temo che anche in questo caso si tenda a minimizzare e a scambiarle per folklore. Occorre invece reagire: in una società disfatta, la violenza paga».

Per la senatrice Pd Laura Puppato, «attaccare i giornalisti è facile. Si inizia dagli editti individuali e poi come si è visto anche in tempi recenti, preso il potere, si avvia la cancellazione del libero pensiero». «Intervenga la magistratura - incalza il deputato pd Emanuele Fiano - il limite tra la violenza verbale e quella fisica è sottile».

«Beppe, questa volta l'hai fatta grossa - critica l'europarlamentare leghista Mario Borghezio - questo invito a colpevolizzare i giornalisti offusca la tua immagine di uomo libero che avevi un tempo quando difendevi i piccoli azionisti».

«Piena solidarietà ai giornalisti colpiti e a tutto l'Ordine - è l'intervento di Riccardo Pacifici, della comunità ebraica romana - noi ebrei le liste le conosciamo bene: le faceva il fascismo durante il Ventennio». Difende Grillo solo un giornalista: è Luigi Picarozzi, avvocato e autore del programma Giustizia 5Stelle. «La rubrica "il giornalista del giorno" è una provocazione a cui in tanti hanno abboccato - sostiene il giornalista e attivista grillino - l'obiettivo di Grillo è eliminare il finanziamento pubblico all'editoria, non andare
contro la libertà di stampa».

 

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