CASINI ROTTAMATO! - IL DUPLEX MONTEPREZZEMOLO & RICCARDI (FERRARI & MENSA DEI POVERI DI SANT’EGIDIO), CON LA BENEDIZIONE DI MONTI, SPEDISCE AI GIARDINETTI PIERFURBY E FINI - CASINIANI IN TRINCEA: “QUELLI DI MONTEZEMOLO? SEMBRANO USCITI DALLA PIAZZETTA DI CAPRI. SI SGONFIERANNO” - PRIME CREPE NELL’UDC: IL SIGNORE ROMANO DELLE TESSERE CIOCCHETTI (VICE DELLA POLVERINI) VIRA A DESTRA E VIENE SCOMUNICATO…

1 - MONTEZEMOLO & RICCARDI VOGLIONO ROTTAMARE CASINI. E I CASINIANI CONTRATTACCANO: "QUELLI DI MONTEZEMOLO SEMBRANO USCITI DALLA PIAZZETTA DI CAPRI"
Dall'articolo di Alberto D'Argenio per "La Repubblica"


Intanto tra i futuri sposi nel nome del Professore è gelo. Tra Luca Montezemolo e Pier Ferdinando Casini nemmeno una telefonata. Dopo il lancio del nuovo soggetto politico che il presidente Ferrari ha messo in piedi con Riccardi, Olivero e Bonanni, i rapporti con i centristi dell'Udc sono ai minimi. Da sabato nemmeno un contatto. I paladini del Monti bis per ora si annusano. Come testimoniano le parole dello stesso Casini che ieri in tv anziché di alleati, riferendosi ai montezemoliani, parlava di sana «concorrenza».

Ma c'è anche chi va giù più duro, come un centrista di lungo corso che si lascia scappare: «Quelli di Montezemolo sembrano usciti dalla piazzetta di Capri». In realtà le trattative per stilare il contratto matrimoniale tra i due paladini del montismo partiranno. Ma non ora. Non fin quando le posizioni di forza tra i due sposi non saranno ben definite. Già, perché al momento le analisi che filtrano dai due schieramenti sono completamente divergenti.

Uno dei big del movimento "Verso la Terza Repubblica", nome provvisorio, sotto garanzia di anonimato spiega che a modo di vedere suo e di Montezemolo «l'Udc è spiazzata dal successo che ha avuto la kermesse di sabato» con il lancio della nuova forza politica di centro. Ma dall'Udc non si scompongono. Un uomo della cerchia stretta di Casini spiega che Montezemolo e i suoi al momento vivono in una «bolla mediatica» dovuta all'attesa, durata anni, della discesa in campo dell'ex presidente di Confindustria.

«In realtà monitorando la Rete si capisce che l'effettivo entusiasmo nei suoi confronti è ben minore». Per questo la tattica del navigato Casini è di «lasciar passare qualche giorno», attendere che il fumo dei fuochi d'artificio montezemoliani si diradi e poi riallacciare i contatti.

«Non possiamo certo farlo ora accettando lo schema secondo il quale loro sono i salvatori della patria e per questo trattano da una posizione di forza». Tattiche, strategie di chi ha l'obiettivo comune di far restare Monti a Palazzo Chigi dopo le elezioni. E che per questo alla fine dovrà allearsi. Ma è sul come, lista unica o liste federate, che le opinioni e le ambizioni divergono. Il punto è che oltre ai rapporti di forza tra due personalità - Montezemolo e Casini - che non si sono mai prese troppo, le incognite sono ancora molte.

A partire dalla riforma della legge elettorale. Se saranno introdotte le preferenze o se sarà alzata la soglia di sbarramento, Montezemolo e Casini dovranno necessariamente accordarsi per una lista unica. Altrimenti il patron di Maranello potrebbe cercare di intestarsi in solitudine l'operazione Monti bis con una lista propria federata all'Udc.

Ma un'altra incognita è rappresentata dalla scelta finale del premier, a sua volta legata alla configurazione della nuova legge elettorale (senza alcuna modifica al Porcellum il Monti bis avrebbe poche possibilità di nascere, e dunque per il Professore non sarebbe redditizio investirci). Monti potrebbe schierarsi con il nuovo fronte centrista, o quanto meno fargli arrivare il proprio endorsement a Camere sciolte, anche se dal Quirinale la sua trasformazione da tecnico a politico non sarebbe vista con particolare entusiasmo.

Anzi. Il Capo dello Stato preferirebbe che il Professore restasse super partes per poi giocarsi da una posizione di equidistanza le carte per restare al governo o per traslocare sul Colle più alto a seconda del risultato delle elezioni. Fatto sta che tanto Montezemolo quanto Casini sanno che «se alla fine Monti si schiererà noi dovremo correre uniti». Ovvero con una unica lista che permetta a entrambi i soggetti di godere dei benefici del "battesimo" del Professore.

2 - I MONTEPRESSEMOLI: NESSUN TAVOLO CON L'UDC. I CENTRISTI: "SONO UNA BOLLA MEDIATICA, SI SGONFIERANNO"
Dall'articolo di Andrea Carugati per "L'Unità"


Nella lunga battaglia per l'egemonia al centro tra Casini e Montezemolo, iniziata ormai mesi fa, sabato è stata certamente una battaglia vinta per il patron Ferrari. Se infatti l'obiettivo era mostrare i muscoli e le truppe in campo, e anche il tasso di appetibilità tra i bei nomi della società civile (e della galassia cattolica), la convention di Italia Futura ha strapazzato quella di Chianciano organizzata a settembre dall'Udc.

E infatti in queste ore in casa centrista si mastica amaro. Se dopo le critiche di If alla presenza di Marcegaglia e Passera a Chianciano («docili tonni», un «fritto misto indigesto», scrisse il sito di Mr. Ferrari) Casini si fece fotografare sorridente insieme a Cesa su un treno Italo con l'ironica didascalia «E la concorrenza, bellezza...». la prova di forza di sabato agli studios di via Tiburtina ha fatto sparire ogni voglia di scherzare.

E tuttavia il capo Udc, con realismo, è tornato ad utilizzare il concetto della concorrenza: «E sempre positiva un'iniezione di concorrenza come quella di sabato da dove sono venute proposte serie, ragionamenti pacati da persone per bene che vogliono contribuire al rinnovamento. Ho trovato molta sintonia». La sintonia sulle cose da fare, in effetti, è molto larga. A partire dal mantra "Monti dopo Monti". Il problema è che Montezemolo vuole farlo relegando Casini (per non parlare di Fini) al ruolo di comparsa. In casa di Italia Futura ancora non è finita la festa per il «botto» di sabato a Roma.

«Nessuno di noi si aspettava (mila persone», sorridono. Ora il problema è come organizzarsi in vista delle politiche di marzo che sono terribilmente vicine. Per il momento nessuno, tra gli uomini di Montezemolo, ha intenzione di aprire tavoli con l'Udc per spartirsi candidature o quote di influenza. «Noi adesso andiamo avanti come treni e da soli, con una nostra vocazione maggioritaria», spiega uno di loro. «Se tra qualche settimana Casini busserà alla porta vedremo cosa fare».

A via Due Macelli, quartier generale Udc, si cerca di arginare le perdite. Il paragone più frequente è quello con il «fenomeno mediatico Renzi», e con la rottamazione. «Solo che qui vogliono rottamarci dall'esterno del partito e noi non intendiamo accettarlo», spiega un dirigente di lungo corso. Gli uomini di Casini, assai navigati, confidano che «la bolla si sgonfi», che la presenza delle organizzazioni come Cisl e Acli non si tramuti in un consenso elettorale. «Gli aclisti votano a sinistra e abbiamo visto come è andata a finire la lista di D'Antoni nel 2001...».

E ancora: «Noi abbiamo una rete organizzata e i nostri voti non li perdiamo, loro devono conquistarli uno a uno sul territorio». Nessun attacco diretto, nessuna voglia di «cadere nelle provocazioni». Ma l'intenzione di vendere cara la pelle. «Tanto un accordo prima o poi andrà trovato e sui programmi diciamo le stesse cose...».C'è poi un ragionamento che consola la truppa Udc più di ogni altro: «Senza Monti loro non vanno da nessuna parte. E se Monti ci mette la faccia non potrà voltare le spalle al partito che più di tutti l'ha sostenuto. Non con le chiacchiere ma con i voti in Parlamento...».

C'è poi un'altra exit strategy che Casini non ha mai scartato del tutto: l'ipotesi di un'alleanza pre-elettorale col Pd, soprattutto se Vendola sarà inglobato nelle liste democratiche. E Se il fronte arrivasse al fatidico 40% e al premio di maggioranza, i seggi potrebbero addirittura aumentare rispetto a quelli attuali.


3 - SCAZZO NEL LAZIO: IL SIGNORE DELLE TESSERE UDC CIOCCHETTI VIRA A DESTRA, IL PARTITO LO SCOMUNICA
Laura Serloni per "La Repubblica - Roma"


"Abbiamo una sinistra che guarda più verso la posizione di Sel e dell'Idv e non un Pd che qualche anno fa sembrava andare verso posizioni moderate. Credo che sia il caso di tentare di fare un esperimento, un "laboratorio Lazio" con un programma legato alle grandi scelte e alle opere di risanamento". Le parole del vicepresidente della Pisana, Luciano Ciocchetti, davanti alla platea di pidiellini chiamati a raccolta dall'iniziativa politica organizzata dal deputato, Francesco Aracri, suonano per i vertici regionali dell'Udc come uno strappo.

Fedelissimo della Polverini, l'assessore all'Urbanistica, lo si è dimostrato fin dall'inizio della legislatura. I rumors lo hanno sempre dato vicino al Pdl. E, in queste ultime settimane, sembra stesse coltivando l'ambizione di diventare il leader di quel "rassemblement" di forze di centrodestra che potrebbero anche non correre con il nome del Pdl. Solo voci, però. Ieri, invece, le dichiarazioni hanno fatto sobbalzare i centristi che ne hanno preso immediatamente le distanze.

"Non riteniamo sia credibile un progetto moderato nella Regione presentato con Alemanno e con altri che contribuiscono alla maggioranza romana di cui noi siamo sereni ma decisi oppositori", taglia corto il commissario regionale dell'Udc, Antonio Saccone. La spaccatura, dunque, sembra essersi consumata. Rincara la dose il capogruppo regionale, Francesco Carducci: "Chi immagina di accordarsi proprio con quella componente in vista delle prossime elezioni appare dunque fuori dalla realtà".

Il leader nazionale, Pier Ferdinando Casini, lo ha ribadito più volte che a Roma e nel Lazio i centristi non andranno con il Pdl. Stanno anzi pensando a dei loro candidati sia al Campidoglio sia alla Pisana, tanto che per quest'ultima ammiccano a Gianni Petrucci, presidente del Coni, e sindaco di San Felice Circeo. Una scelta che piaceva anche al Pdl, ma una carta sulla quale potrebbe puntare l'Udc.

Ha aperto da oggi la campagna elettorale, Renata Polverini che ha attaccato, pesantemente, il candidato del centrosinistra, Nicola Zingaretti: "Per governare la Regione servono attributi, non mi aspettavo che questa sinistra prendesse il solito zimbello, spostandolo da un posto all'altro". Risponde Enzo Foschi, consigliere regionale del Pd: "Con i suoi insulti la Polverini rappresenta sempre più il trash della politica".

4- ELEZIONI: FT, MOVIMENTO MONTEZEMOLO AGITA POLITICA ITALIANA
(ANSA) - "Un movimento pro-Monti agita la politica italiana". Con questo titolo oggi il Financial Times punta i riflettori su Italiafutura, il movimento lanciato da Luca Cordero di Montezemolo e del quale, nella convention di sabato scorso, è stato annunciato l'ingresso in politica. E, secondo il quotidiano britannico, il movimento "ha scosso una scena politica italiana già altamente imprevedibile, con lo scopo di costruire una piattaforma con Mario Monti primo ministro anche dopo le elezioni del prossimo anno".

Sulle possibilità che l'attuale premier scenda in politica, il Ft resta prudente. Anche perché Monti ora "non può prendere una posizione, con il suo governo non eletto che dipende dal sostegno dei principali partiti in parlamento per completare, nelle prossime settimane, l'approvazione delle leggi d'urgenza, inclusa quella sul contestato budget del prossimo anno". Tuttavia, evidenzia il foglio della City, "il movimento di MOntezemolo ha molte speranze di ricevere l'endorsement di Monti, probabilmente dopo che Napolitano scioglierà le Camere nel gennaio prossimo".

E "una possibile alleanza con altre formazioni pro-Monti potrebbe aumentare le loro chance di ottenere la mano del premier", facendo accrescere "le loro possibilità alle elezioni". Per ora, "restano molte incertezze" con gli analisti che prevedono "la fine della breve esperienza del sistema bipartitico", aggiunge il Ft sottolineando come "la stabilità dell'Italia del dopo-voto sia fonte di preoccupazione per i partner Ue e i mercati, concentrati sulla sostenibilità del consolidamento fiscale messo in campo da Monti" per affrontare "il secondo più alto debito - in rapporto al Pil - dell'Ue dopo la Grecia".

 

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