matteo renzi maria elena boschi

ORA E' ACCANIMENTO TERAPEUTICO: RENZI SI OSTINA A VOLER FARE POLITICA NONOSTANTE TUTTE LE SBERLE CHE INCASSA. DOPO IL REFERENDUM, BATOSTA ALLE AMMINISTRATIVE - GENOVA, VERONA, SESTO, MONZA, COMO, PARMA, PISTOIA, PIACENZA, L'AQUILA: IL PD E’ STATO BASTONATO OVUNQUE

maurizio belpietro maurizio belpietro

Maurizio Belpietro per “La Verità”

 

Matteo Renzi ha preso un' altra sberla. Per quanto abbia cercato di non metterci la faccia, di non farsi intravedere durante la campagna elettorale per il rinnovo dei sindaci di molte città italiane onde non intestarsi la sconfitta, il manrovescio degli elettori è destinato a lui, al leader incontrastato del Pd e dell' esecutivo.

 

Perché non c' è dubbio che nel sorprendente risultato di ieri non contino solo le variabili dei candidati in corsa per la guida di città come Genova o L' Aquila, ma contino e molto di più gli ultimi anni di governo e conti soprattutto la voglia del segretario del Pd di tornare ad ogni costo a Palazzo Chigi, nonostante la promessa di ritirarsi fatta prima e dopo il referendum costituzionale.

 

RENZI BOSCHIRENZI BOSCHI

Oggi Renzi proverà a minimizzare il danno, circoscrivendo il disastro ad alcune città come Genova o Parma e attribuendo alla batosta una valenza esclusivamente locale. La sconfitta del 4 dicembre da questo punto di vista sembra avergli insegnato almeno una cosa, ovvero a non prestare il fianco a chi lo vorrebbe definitivamente fuori dalla scena politica e dunque a evitare qualsiasi cosa che possa indurlo ad un passo indietro.

 

BOSCHI RENZIBOSCHI RENZI

Tuttavia sarà difficile per lui poter sostenere che aver regalato al centrodestra alcune delle città più rosse d'Italia, aver indotto all' astensionismo gli elettori. di sinistra, sia solo una questione riguardante le amministrative. In particolare sarà impossibile negare l'esistenza di un filo che unisce Genova a Parma e questa a Verona, Pistoia, L'Aquila, Piacenza e Monza e che quel filo si chiami Renzi. È lontano il successo delle elezioni Europee del 2014, quel 40 per cento di voti comprato con un bonus di 80 euro, un colossale voto di scambio. Oggi il Pd arretra ovunque e ovunque perde il controllo di città storicamente di sinistra, quasi che la sinistra abbia scelto di voltare le spalle al partito.

 

RENZI BOSCHIRENZI BOSCHI

Del resto, per capire il fenomeno che sta rapidamente cambiando lo scenario politico italiano è sufficiente riflettere su un fatto incontestabile. Gli ultimi tre appuntamenti elettorali hanno visto il Pd di Renzi arretrare e anche in misura vistosa. Non c' è solo il risultato del referendum, dove quel 60 per cento di No resta un macigno sulla carriera politica di chi l' ha promosso: ci sono le sfide perse a Venezia e poi a Roma e Torino, dove due outsider prive di esperienza e della macchina organizzativa di cui dispone il Partito democratico sono riuscite a sbaragliare il candidato del Pd, umiliando un dirigente nazionale del calibro di Piero Fassino.

 

orenzo Guerini Debora Serracchiani Luca Lotti Maria Elena Boschi b b adb c f a b ba MGzoom orenzo Guerini Debora Serracchiani Luca Lotti Maria Elena Boschi b b adb c f a b ba MGzoom

Tutto ciò non è secondario e indica che dopo una luna di miele che pareva aprire a Renzi un futuro radioso, gli elettori gli hanno voltato le spalle e guardano a lui con crescente insofferenza. Per altro, è difficile dar torto agli italiani, perché molti dei nodi non affrontati dal suo governo stanno venendo al pettine, a cominciare dalla ripresa che non c' è per finire al debito pubblico che cresce al ritmo di 2 miliardi al mese.

 

Per tacere naturalmente della leggerezza e della goffaggine con cui è stata gestita la questione delle banche, da Etruria al Monte dei Paschi per finire agli istituti di credito veneti: un disastro che ha inghiottito decine di miliardi di risparmiatori e contribuenti.

LUCA LOTTILUCA LOTTI

Il risultato di ieri deve dunque far riflettere, non solo Renzi, anche Silvio Berlusconi, che oggi appare uno dei vincitori della competizione elettorale e pure il potenziale futuro alleato di Matteo Renzi.

 

Per quanto egli neghi, l’accordo per un governo di larghe intese dopo le prossime elezioni sembra il progetto da lui perseguito. Non si spiegherebbe altrimenti la ridiscesa in campo contro i grillini accusati di essere i nuovi comunisti. Un attacco che ha rischiato di mettere a repentaglio il risultato di Genova e non solo, spingendo gli elettori pentastellati verso gli avversari di sinistra o il non voto.

 

RENZI E BERLUSCONI CON MAGLIETTA SU DELLUTRI RENZI E BERLUSCONI CON MAGLIETTA SU DELLUTRI

Comprendiamo le ragioni per cui sottobanco Renzi e Berlusconi si sono messi d' accordo per l' inciucio. Dalla somma dei loro eserciti entrambi trarrebbero benefici. Il primo tornerebbe a Palazzo Chigi, il secondo tornerebbe indirettamente al governo, ricominciando ad esercitare un ruolo centrale.

 

Tuttavia, visti i risultati di ieri il Cavaliere dovrebbe tenere in massima considerazione l'opinione degli italiani. Sappiamo bene che mal sopporta la leadership di Matteo Salvini e, nonostante le dichiarazioni tv, non crediamo accarezzi l' idea di mandare il leader della Lega al Viminale o Giorgia Meloni a Palazzo Chigi.

SILVIO SALVA RENZI SILVIO SALVA RENZI

 

E però gli elettori dicono che se il centrodestra resta unito vince, se si divide perde, proprio come un anno fa accade a Roma. Berlusconi vuole questo? Vuole cioè far perdere quella che un tempo chiamavamo Casa delle libertà e favorire Renzi? Beh, se questo è il piano, il Cavaliere dovrebbe ricordare proprio come finì nella Capitale. Della divisione del centrodestra non si avvantaggerebbe Renzi ma semmai proprio gli odiati i grillini.

SALVINI RENZISALVINI RENZI

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa

DAGOREPORT - LA RISSA CONTINUA DI LA RUSSA - L’ORGOGLIOSA  CELEBRAZIONE DELL’ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL MOVIMENTO SOCIALE, NUME TUTELARE DEI DELLE RADICI POST-FASCISTE DEI FRATELLINI D'ITALIA, DI SICURO NON AVRÀ FATTO UN GRANCHÉ PIACERE A SUA ALTEZZA, LA REGINA GIORGIA, CHE SI SBATTE COME UN MOULINEX IN EUROPA PER ENTRARE UN SANTO GIORNO NELLE GRAZIE DEMOCRISTIANE DI MERZ E URSULA VON DER LEYEN - DA MESI 'GNAZIO INTIGNA A FAR DISPETTI ALLE SORELLE MELONI CHE NON VOGLIONO METTERSI IN TESTA CHE A MILANO NON COMANDANO I FRATELLI D'ITALIA BENSI' I FRATELLI ROMANO E IGNAZIO LA RUSSA – DALLA SCALATA A MEDIOBANCA ALLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA, DAL CASO GAROFANI-QUIRINALE ALLO SVUOTA-CARCERI NATALIZIO, FINO A PROPORSI COME INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI DI ‘’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ E IL MAGNATE GRECO IN NOME DELLA LIBERTÀ D’INFORMAZIONE – L’ULTIMO DISPETTUCCIO DI ‘GNAZIO-STRAZIO ALLA LADY MACBETH DEL COLLE OPPIO… - VIDEO

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…