1. È LEI, LUCIA ANNIBALI, SFIGURATA CON L’ACIDO DALL’EX FIDANZATO, IL SIMBOLO SCELTO DAL CAPO DELLO STATO PER SIMBOLEGGIARE NELLA GIORNATA MONDIALE CONTRO IL FEMMINICIDIO, TUTTE LE DONNE CHE SI RIBELLANO CONTRO LA VIOLENZA DEI COMPAGNI 2. CIFRE AGGHIACCIANTI: GIÀ 128 DONNE AMMAZZATE IN ITALIA QUEST’ANNO DALL’UOMO 3. LUCIA ANNIBALI: “SE IO SONO DIVENTATA CAVALIERE, QUESTO SIGNIFICA CHE LA REAZIONE ALLA PERSECUZIONE NON È SOLO MIA. C’È TUTTA UNA SOCIETÀ CHE SI RIBELLA. LA NOMINA È UN MESSAGGIO AI VIOLENTI: STATE ATTENTI, LE DONNE NON SI SENTONO PIÙ SOLE”

1 - SFIGURATA CON L'ACIDO DIVENTA CAVALIERE LETTA: "GUERRA ALLA VIOLENZA SULLE DONNE"
Caterina Pasolini per "la Repubblica"

Il nuovo Cavaliere al merito, nominato dal presidente della Repubblica Napolitano, ha occhi profondi e cicatrici sul volto a ricordare chi giurava di amarla e l'ha aggredita, sfregiata con l'acido. È lei, Lucia Annibali, avvocatessa sfigurata dall'ex fidanzato, il simbolo scelto dal capo dello stato per simboleggiare nella giornata mondiale contro il femminicidio, tutte le donne che lottano, che si ribellano e denunciano la violenza cieca dei compagni, degli ex mariti.

Cifre agghiaccianti: già 128 le mogli, fidanzate ammazzate in Italia quest'anno dall'altra metà del cielo. Una mattanza che costa ogni anno 17 miliardi di euro, come ha ricordato il presidente della Camera Laura Boldrini. Perché non passa giorno che non accada una nuova violenza, come l'adolescente stuprata dal branco, aggressioni in strada o più spesso nascoste dalle mura di casa, protette dal silenzio, dalla vergogna, da un malinteso senso dell'amore.

Come quella vissuta da Rosaria Aprea, l'ex Miss Campania finita tre volte in ospedale con milza spappolata, presa a calci e massacrata dall'ex compagno geloso e che più volte aveva ritirato la denuncia tornandogli accanto. Ma che ora ripete con forza: «Aprite la porta di casa e denunciate: la violenza non si cancella, lascia cicatrici visibili ma, soprattutto, invisibili ».

Nella giornata mondiale contro la violenza alle donne, tutta l'Italia si è colorata di rosso, tra letture, flash mob, mostre, manifestazioni. Luci, drappi e fiocchi dal Campidoglio a palazzo Vecchio al tribunale di Bari, alle tante piazze riempite di scarpe a simboleggiare le storie di chi non ha più voce. Da Milano a Palermo è stato un moltiplicarsi di iniziative organizzate dalla rete di «Se non ora quando», dai sindacati, da politici e privati cittadini.

Alla Camera, su invito del presidente Boldrini - che ha ricordato come la lotta al femminicidio «non è contro gli uomini anzi abbiamo bisogno della loro collaborazione», parlamentari e ministre, attrici e cantanti hanno letto i monologhi di Serena Dandini, "Ferite a morte", una Spoon River di storie di donne uccise da mariti e, compagni.

Così ha fatto anche il capo della Cgil Susanna Camusso, davanti allo striscione «La violenza alle donne è una sconfitta per tutti». «Perché la condizione della donna è la misura della democrazia di un Paese e quindi il femminicidio è una sconfitta anche degli uomini, che ora devono cambiare ». Sulla stessa linea dura il premier Enrico Letta: «Dichiariamo guerra alla violenza sulle donne, che deve diventare un tabù. La legge c'è, ora deve essere applicata bene».

Qualcosa di necessario, di urgente. Anche perché, come spiegano alla ong Pangea, «per tutte le donne vittime di soprusi in casa ci sono dei bambini che assistono terrorizzati, calcoliamo siano più di 400mila in Italia. A loro volta pagheranno crescendo lo scotto di quelle aggressioni rischiando di diventare vittime o nuovi carnefici».

2 - LUCIA ANNIBALI: "IO UN SIMBOLO? TUTTA LA SOCIETÀ PUÒ E VUOLE RIBELLARSI. RINGRAZIO IL MIO VOLTO FERITO CHE MI HA INSEGNATO A CREDERE DI NUOVO E DI PIÙ IN ME STESSA"
Jenner Meletti per "la Repubblica"

Scende il buio, su quella che è stata «davvero una bella giornata». «Tanto più importante per me - dice Lucia Annibali, colpita al volto con l'acido in una sera d'aprile - che di giornate belle in questi mesi ne ho vissuto poche ».

Quando ha saputo della sua nomina a Cavaliere?
«Stamattina mi è arrivata una telefonata dal Quirinale. L'ufficio stampa mi informava della decisione del Presidente. Che bella cosa. Per me, per la mia famiglia. E credo anche per tutte le donne che hanno subito violenza. È una notizia che dovrebbe interessare tutti gli uomini. Ci pensino su, prima di usare violenza. Se io sono diventata Cavaliere - che so, forse era meglio cavallerizza... - questo significa che la reazione alla persecuzione non è solo mia. C'è tutta una società che si ribella. La nomina è un messaggio ai violenti: state attenti, le donne non si sentono più sole».

Un viaggio a Parma, con tanti appuntamenti. Prima di tutto l'incontro con trecento studenti delle scuole superiori. Si era preparata?
«Sì, ieri sera. Pochi appunti per fissare le parole tante volte pensate in questi mesi: bisogna reagire, ci vuole il coraggio di sopportare anche l'insopportabile, bisogna ritrovare la normalità che è stata rubata... Non arrendersi mai. Mandare al mandante dell'aggressione un messaggio preciso: hai voluto cancellarmi e non ci sei riuscito. La tua malvagità alla fine non ha vinto. Era la prima volta che apparivo in pubblico. Mi sono sentita subito come a casa, ho capito che chi era lì aveva rispetto e voglia di capire».

Ha mostrato il suo volto ferito, è riuscita anche a sorridere.
«Il mio volto, ho detto, sono io. Parla di me, del mio dolore e della mia speranza. Voglio ringraziare questo volto ferito che mi ha insegnato a credere in me stessa, a fare un salto verso la donna che ho sempre voluto essere. Oggi mi sento padrona della mia vita e dei miei sentimenti. Ho un progetto da cui ripartire per avere una vita felice».

Ai giovani ha parlato anche delle parole scritte sul blog del suo psicoterapeuta quando c'erano già le vessazioni ma ancora non era arrivata l'aggressione.
«Già allora avevo iniziato un viaggio dentro a me stessa. Il primo passo verso la guarigione è capire con chi si ha a che fare. È un passo triste ma non potevo accontentarmi di una vita tanto triste ».

Lei ha rischiato di morire, ha sofferto l'inferno. Però è riuscita a parlare anche dell'amore.
«C'erano le ragazze e i ragazzi dell'età giusta. Esiste un solo tipo di amore, quello buono, che ti rende felice, che è indipendenza e libertà. Non bisogna avere fretta,
bisogna prima conoscere se stessi e poi darsi il tempo di conoscere l'altro. Il tempo passato lasciando che qualcuno ci ferisca non si recupera più».

È stata accolta da grandi applausi e commozione. Giovani e ragazze sono venuti a parlare con lei, a tu per tu.
«Mi dicevano: in bocca al lupo. Ai ragazzi ho detto: in questo momento di follia collettiva, voi dovere scegliere di essere gentili, amorevoli verso le vostre compagne. Alle ragazze ho spiegato: se qualcosa non funziona, in un rapporto, non dovete convincervi che qualcosa non va in voi».

Una giornata lunga, con tanti appuntamenti.
«Parma è diventata la mia seconda casa. Insieme a mia mamma Lella sono stata a pranzo con il primario, Edoardo Caleffi e la sua famiglia. Stasera dormirò in albergo poi domani entrerò in ospedale. Subirò la nona operazione, su una palpebra che si abbassa troppo e danneggia l'occhio destro. La prima volta sono rimasta nel reparto grandi ustionati per più di 40 giorni.

Lì ho incontrato i miei incubi peggiori, quando ero cieca e temevo che l'uomo con l'acido arrivasse per finire il suo lavoro di assassino. Ma ho trovato tanta solidarietà, con medici e infermiere che mi trattavano come una figlia. Ed è iniziata la mia resurrezione. Mi hai tolto il sorriso e la faccia - mi dicevo pensando all'uomo che non voglio nominare - ma io non cedo. E oggi sono riuscita a parlare, e a sorridere, in quella grande sala piena di persone che mi vogliono bene».

 

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