È UFFICIALE, TRA HOLLANDE E VALERIE “RIEN NE VA PLUS”: “HO MESSO FINE AL RAPPORTO CON VALERIE TRIERWEILER” - PERCHÉ LE SANTERELLINE ALLA JULIE GAYET ALLA FINE VINCONO SEMPRE

1. HOLLANDE ANNUNCIA «LA FINE DELLA VITA IN COMUNE» CON VALÉRIE TRIERWEILER
Da www.ilsole24ore.com

È ufficiale: il presidente francese, Francois Hollande, ha informato l'agenzia France Presse della «fine della sua vita in comune» con la sua compagna, Valérie Trierweiler. L'annuncio, che era stato ampiamente preannunciato dalla stampa francese, era sembrato sfumare nelle ultime ore, dopo che l'Eliseo aveva fatto sapere che non ci sarebbe stata alcuna dichiarazione ufficiale, almeno per oggi.

L'annuncio è stato dato due settimane dopo le rivelazioni del settimanale "Closer" sulla sua relazione segreta con l'attrice quarantunenne Julie Gayet. «Rendo noto di aver messo fine al rapporto con Valérie Trierweiler» ha spiegato Hollande, precisando di esprimersi a titolo personale, perché si tratta della sua «vita privata».

Domani l'ex compagna giornalista partirà per una missione di due giorni di beneficenza in India a titolo privato; e in tal modo la Trierweiler non potrà effettuarla nelle vesti di "premiere dame".


2. LE SANTERELLINE
Fabiana Giacomotti per "Il Foglio"

La santerellina ha la pelle diafana, lo sguardo dolce e distante, la bocca leggermente socchiusa di Elizabeth Siddal, musa preraffaellita così perfetta che vollero ritrarla tutti e John Everett Millais ne fece la sua Ofelia mentre il marito di lei, Dante Gabriel Rossetti, si struggeva di gelosia e anche di spese mediche, perché dopo essere stata ferma per ore nella vasca piena d'acqua per calarsi degnamente nelle vesti zuppe della fidanzata di Amleto, la rossa Lizzie contrasse una polmonite da cui non si riprese più.

Anche se non finge di suicidarsi nello stagno tenendo le palpebre spalancate, la santerellina non fissa però mai l'interlocutore dritto negli occhi. Che sostenga le proprie idee su lavoro e occupazione con il ministro dello Sviluppo economico perché ha sbagliato palazzo, o che debba assicurarsi l'assiduità amorosa del presidente di Francia, la santerellina adotta in ogni caso la postura timida e interlocutoria di un Bambi che osservi le evoluzioni acrobatiche di Tippete sul ghiaccio: inclina la testa di lato, spaurita. Lei non potrebbe mai compiere un gesto tanto ardito da sola, senza un sostegno.

Le santerelline, in francese "Sainte-nitouche" da un'operetta di fine Ottocento che ebbe tanto successo da dar vita al filone cinematografico, anche nazionale, delle studentesse orfane genere Maria Mercader, guardano sempre così, di sbieco e preferibilmente da sotto in su. E' lo sguardo tipico di chi chiede protezione: bambini piccoli, cuccioli di cocker, madonnine infilzate appunto. Per guardare un ritratto di Julie Gayet dritto bisogna ruotare lo schermo, o il giornale, di 35 gradi. Lei è sempre lì con il suo mezzo sorriso arrendevole e smarrito, anche quando è in topless.

Se mai vi cogliesse vaghezza di andare a rivedere la famosa confessione di Lady Diana alla Bbc, momento rilevante per la storia della corona d'Inghilterra e viatico ufficiale per tutte le negligenze successive, vi accorgerete subito che anche lei, come l'amante di Hollande, tiene sempre la testolina di tre quarti e lo sguardo puntato verso il basso, quasi si vergognasse di offendere il pudore di quella brava gente che la sta ascoltando con la narrazione del suo matrimonio tanto affollato. Era una posa costruita dai suoi publicist e futuri biografi, come denunciava il contrasto con la piega perfetta e laccatissima, e infatti, finita la messinscena, Lady D tornò l'instabile, deliziosa pasticciona di sempre, e fece la fine che le santerelline vere invece non fanno mai.

La santerellina, infatti, è molto più furba di qualunque publicist, e sul dettaglio della messimpiega rigida come un casco non cadrebbe mai, anche perché i capelli le servono. Sono uno strumento di lavoro. Ci gioca, li arrotola, li scuote, li mette diligentemente dietro le orecchie come una brava scolaretta, li arrotola a chignon mentre parla evidenziando così la nuca fragile. La santerellina non conosce neanche l'esistenza della lacca, figurarsi delle extension e di tutti quegli artifizi che l'altro estremo della scala estetico-sentimentale femminile, le tigri del materasso di chiara fama e abbigliamento conseguente, altresì dette puttanoni, invece ostentano; convinte, sbagliando, di aumentare le proprie chance. Ne conosciamo tutti a decine, di madame Gayet col ciuffo naturale, sono-cometu- mi-vedi, e l'occhione sgranato.

La differenza è che le donne le squadrano lontano un miglio (in francese il verbo è dévisager, in caso servisse, e anche in termini figurativi è più preciso dell'italiano). Gli uomini non capiscono con chi hanno a che fare neanche quando se le trovano la mattina dopo sedute sul bordo del letto, mentre scrutano il loro risveglio col capino sempre sulle ventitré, la spallina della camicia da notte scivolata come le amanti del Foscolo, il volto soffuso dal leggero rossore di chi non avrebbe voluto cedere e invece. Invece di riderci sopra, i maschi trovano tutto quel languore sexy da morire, convinti nella loro infinita vanità di esserne la causa.

Tutto nella santerellina è infatti tremulo, tiepido, trepidante, anche se poi mostra la tempra di madame de Maintenon che cresce i figli della Montespan fra un miserere e un'estrema unzione e poi la scaccia di casa, cioè dal castello di Versailles, per prenderne il posto. Vincono loro, sempre. Talvolta, come la Maintenon, stravincono e sposano il re (d'accordo, matrimonio morganatico, ma di Fabiana Giacomotti se si pensa che l'ultima consorte di Luigi XIV aveva trascorso la giovinezza a pulire le piaghe e ad asciugare il fiato del poeta Scarron, brutto come il peccato, vecchio come Matusalemme e cattivo come l'aglio, si tratta comunque di un'ascesa stellare).

Le santerelline, così timide, così posate, vincono appunto perché suscitano nell'uomo quell'istinto di protezione che mai potrebbe essere esercitato su un'erinni, ma vincono innanzitutto sulle erinni stesse, che attaccandole incorrono immancabilmente nella riprovazione generale. Guai a toccare Bambi. Il cerbiatto è buono per definizione e per genetica, anche se sono in parecchi a trovare che il lupo abbia le sue ragioni, se vuole mangiarsi lui e la mamma nel gelido inverno.

Passata appena una decina di giorni dalla pubblicazione su Closer delle foto che testimoniavano la relazione fra Hollande e Gayet, la lupa ufficiale dell'Eliseo, Valérie Trierweiler, da anni ai livelli più bassi del gradimento in Francia e anche altrove, ha intascato infatti la solidarietà di una vera grande dame come Bernadette Chirac, e da quel momento anche i suoi più fieri oppositori, quelli che all'uscita delle foto del presidente che si intrufolava nell'appartamento della Gayet avevano twittato felici come "se lo fosse ben meritato", sono stati ridotti al silenzio.

Era il coup de théâtre che gli amanti della letteratura ottocentesca aspettavano (nei romanzi non manca mai la gran signora dalla reputazione inattaccabile che interviene per riabilitare l'immagine un po' offuscata dell'eroina, vedi lady Steyne con Becky Sharp nella "Fiera della vanità") e che, c'è da giurarlo, aiuterà la famelica Trierweiler ben più di quell'implausibile ricovero in clinica, consigliato con assoluta certezza da un uomo in quanto mossa da santerellina.

Una fuga genere Louise de la Vallière, nell'equivalente contemporaneo del convento e col rischio di rimanerci a vita proprio come lei, a un'altra donna non sarebbe venuto in mente; soprattutto non come mossa di difesa per una femmina come lei, una che bacia vistosamente Hollande nel giorno dell'elezione mentre lui si ritrae con le labbra serrate.

Le donne tendono sempre a riconoscere a una combattente valorosa l'onore delle armi, anche perché sanno che la possibilità di batterla sul suo stesso terreno è piuttosto alta; trovano di solito divertenti anche i puttanoni, di cui segretamente invidiano il coraggio di infilarsi vestiti e osare pettinature da drag queen; in compenso passerebbero le santerelline sotto le ruote. Le santerelline sono infatti non solo intoccabili, ma anche ingestibili. Credi di averle messe all'angolo e invece te le ritrovi davanti col loro sguardo trionfante di mitezza, gli occhi scintillanti di pianto trattenuto, mezzi che le erinni e i puttanoni non si sognerebbero mai di praticare, le prime per furia irreprimibile e le seconde per non rovinarsi il trucco.

La Trierweiler è il tipo che spacca i piatti e urla cose che nessuno dimenticherà più tranne lei. La Gayet fa parte della genia che si ritrae in un silenzio sdegnato, assumendo un colorito appena più pallido; può tacere per settimane intere, mentre il malcapitato cerca di riconquistarne la benevolenza colmandola di doni e dolcetti come farebbe con una divinità dell'olimpo hindu.

Certo, per ottenere simili risultati bisogna avere il physique du rôle, e se perfino il presidente di Abn Amro, Gerrit Zalm, è perfettamente credibile, centrato e divertente quando invita i ventitremila dipendenti del gruppo bancario a prendere esempio da certe virtù del meretricio vestendosi lui per primo in satin blu elettrico, parrucca e rossetto, è chiaro che per calarsi nei panni della santerellina, le guance rosse di eccitazione e la battuta pronta giochino a sfavore.

Un esempio pescato davvero indietro nella storia, ma carico di belle memorie, perché se hai abitato gli anni della tua giovinezza in un palazzo intitolato a un puttanone continui a ricordartene con piacere, è Nell Gwyn, l'attrice con gli occhi color nocciola e il nasino impertinente che sir Peter Lely fece una gran fatica a ritrarre in quanto re Carlo II di Inghilterra, di cui era la favorita insieme con diverse altre (dei ventisei duchi inglesi attualmente esistenti, cinque discendono dai suoi figli illegittimi), continuava a entrare nella stanza per dare un'occhiatina a quelle carni sode.

Nell, figlia di un'ubriacona e di un soldato morto in prigione per debiti, era sboccata, diretta e divertente abbastanza da essersi ingraziata la regina Catherine, che come ogni donna assennata non percepiva quell'allegra baldracca come una minaccia, ma anche i cittadini di Londra per aver loro tenuto testa il giorno in cui, nel pieno della crisi istituzionale del 1681, avevano cercato di trascinarla fuori dalla carrozza convinti fosse "la femmina cattolica del re". Senza tentare di forzare la situazione, Nell era apparsa sul predellino trillando di lasciarla passare perché lei "era la puttana protestante", e quelli le avevano fatto ala fra gli applausi e gli evviva.

Insomma, una donna in gamba, anche se la "femmina cattolica", che come ovvio era una santerellina, Louise de Keroualle, nobile, altezzosa e sempre un po' indisposta, riuscì a piazzarsi dieci volte meglio di Nell, e non solo per via dei quarti di nobiltà: le registrazioni contabili del 1676 documentano che Louise ebbe quasi trentasettemila sterline; Nell meno di ottomila. Per farsi regalare una casa dovette ricordare a Carlo che lei il suo cuore gliel'aveva donato, mica dato in affitto come la residenza con cui lui avrebbe voluto liquidarla, e peggio ancora andò al momento della morte del re: mentre lei preparava i drappi neri che la famiglia reale non le avrebbe concesso di sfoggiare, lui, negli ultimi rantoli del colpo apoplettico di cui era caduto vittima, raccomandò a un cortigiano di "non far morire di fame la povera Nell".

Diciassette anni di vita comune sanciti da un "poor Nell" che, se non finì i propri giorni in miseria fu solo perché, annientata davvero dal dolore, sopravvisse a Carlo II di due anni. Louise de Keroualle con i suoi rossori, nel frattempo, era stata sostituita da Ortensia Mancini, una delle nipoti di Mazarino passate alla storia per le prodezze sessuali, la smania di divertirsi e la stupidità, ma al momento dell'addio aveva accumulato talmente tanto denaro, prebende e terreni per sé e per la sua famiglia da ritenere giusto passare la mano a un'altra, che naturalmente non era Nell.

Il problema unico, vero e serio dei puttanoni è la sfacciataggine della loro apparenza, il fatto non di essere disegnate, ma di disegnarsi da sole in quel modo, scelta che le rende prede sessuali ambite ma compagne sgraditissime in società, fatte le debite eccezioni, a Milano tutte rappresentate da un unico industriale, immarcescibile nel circondarsi di donne vistose oltre il consentito, che lui stesso agghinda e fa truccare come travestiti, mandando ai pazzi le santerelline di cui la città pullula e che inutilmente si adoperano per ghermire quell'uomo ricco, bello e ancora relativamente giovane. In tutti gli altri casi, bisogna ribadirlo, scettro e primo premio vanno alla santerellina.

Il cui unico, vero e serio segreto è invece l'abbandono; fingere di affidarsi alla volontà dell'altro nascondendo le redini ben salde fra le mani. A difenderla e a magnificarne le doti di moglie (sic) e di madre, Julie Gayet ha mandato non a caso in televisione l'ex marito, Santiago Amigorena, un produttore argentino dinoccolato come un hidalgo che ogni anno le dà ancora il braccio per la montée des marches al festival di Cannes, e che tutti i cronisti conoscono per l'attivismo con cui la piazza ovunque gli riesca. Agli uomini piace la parte dei salvatori, dei san Giorgio. Al prossimo selfie, meglio puntare la testolina a ore due. E' una strategia che paga.

 

Valerie si dice pronta a perdonare il compagno VALERIE IN BIKINIFRANCOIS HOLLANDE E LA SUA COMPAGNA VALERIE TRIERWEILER jpeg Valerie Trierweiler Hollande JULIE GAYETGAYETjulie gayet FRANCOIS HOLLANDE E VALERIE TRIERWEILER jpegfrancois hollande valerie trierweiler segolene royal abaca HOLLANDE E VALERIE TRIERWEILER SEGUONO CON LO SGUARDO L'ADDIO DI SARKOZY E CARLA BRUNI ALL'ELISEOjulie gayet HOLLANDE E JULIE GAYET LA PRIMA PAGINA DI CLOSER CON LE FOTO DI HOLLANDE E JULIE GAYET hollande segolene royal trierweiler julie gayet Interviu Julie Gayet HOLLANDE-GAYET

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