
SE RENZI PORTA MALE - IN LIGURIA TOTI ORMAI È INCOLLATO ALLA PAITA – RIFORMA DELLA SCUOLA E PENSIONI AIUTANO IL CANDIDATO CIVATIANO, LA LEGA E FORZA ITALIA – MA IL PREMIER, INNERVOSITO, DÀ GIÀ LA COLPA AL “MASOCHISMO DELLA SINISTRA”
DAGOREPORT
Per Matteo Renzi la Liguria è “l’ultima spiaggia di Berlusconi” e se il Pd non riuscirà a spuntarla è solo colpa della “sinistra masochista”. Sarà, ma a guardare come l’azzurro Giovanni Toti sta recuperando terreno nei confronti di Lella Paita, forse anche l’inquilino di Palazzo Chigi si sta rendendo conto che non aver rottamato il sistema di potere di Claudio Burlando è stata una scelta miope.
A due settimane e mezzo dal voto, tutti i sondaggi dicono che Toti sta a due-tre punti dalla Paita (33 a 31 per Ferrari e Nasi; 2-4 punti per Pagnoncelli), ma c’è chi giura che al Nazareno abbiano dati più allarmanti e che sia stato questo a spingere Renzi ad addossare già la colpa di un’eventuale sconfitta ai nemici interni. Non gli si può dare neppure torto, visto che Luca Pastorino, candidato civatian-vendoliano, toglierà almeno 12 punti alla runner ufficiale del Pd.
La corsa di Pastorino, sindaco della ricchissima Bogliasco ed ex deputato piddino, è nata dopo lo strappo di Sergio Cofferati, che non ha digerito il modo dubbio in cui ha perso le primarie con la Paita. Renzi non lo ammetterà mai, ma oggi forse si pente di non aver sparigliato le carte e di non aver insistito con Andrea Orlando perché si candidasse. Il ministro della Giustizia, esponente della sinistra del partito, avrebbe evitato lo scisma e oggi per Toti non ci sarebbe partita.
Invece è successo che il Rottamatore abbia benedetto la candidatura di una sorta di protesi di Burlando come la Paita, che ha tenuto in mano l’assessorato alle Infrastrutture in una Regione martoriata dalle alluvioni e dagli scempi ambientali e che è pure indagata per l’ultima inondazione. E a riprova che in Liguria, negli anni scorsi, ha comandato un patto non scritto tra Burlando e Claudio Scajola (benedetto dalla Curia), c’è il fatto che settori del vecchio centrodestra appoggiano più o meno apertamente la Paita. Paita che il mese scorso, quando ha ricevuto l’avviso di garanzia, ha avuto il pubblico sostegno del cardinal Bagnasco, che in suo onore ha parlato di giustizia a orologeria.
Ma quello che sta avvenendo negli ultimi giorni ha poco a che fare con la Liguria e lo si coglie parlando con gli strateghi della campagna elettorale di Pastorino e di Toti.
A togliere consensi alla Paita ci sarebbero due temi nazionali come la riforma della scuola e il tergiversare del governo nell’applicare la sentenza della Consulta sulle pensioni (e la Liguria è la regione più anziana d’Italia). In particolare, il braccio di ferro sulla scuola rafforzerebbe la sinistra anti-renziana e dunque Pastorino, mentre la querelle sulle pensioni aiuterebbe Forza Italia (10% nei sondaggi) e la Lega (15%).
Insomma, Renzi fa male alla Paita, anziché farle da traino. E’ questa la novità, assai sgradevole per l’ego del premier.
In Liguria dunque la battaglia è apertissima e Toti, trainato da una Lega in gran forma, si sta rivelando un candidato più forte del previsto proprio perché si presenta come qualcosa di nuovo in una Regione profondamente consociativa. E forse sarebbe addirittura in vantaggio se non si fosse candidato da solo l’ex senatore forzista Enrico Musso, accreditato di un 4% per la sua lista. Perché il “masochismo”, per dirla con Renzi, colpisce anche a destra.
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