schlein franceschini zingaretti

ELLY A PEZZI – DOPO LA VITTORIA, INIZIANO LE GRANE PER LA SCHLEIN CHE DOVRA’ PAGARE LE CAMBIALI AI BIG CHE L’HANNO APPOGGIATA (DA FRANCESCHINI A ORLANDO, DA BETTINI A ZINGARETTI) – LEI PIGOLA: “NON HO PADRINI, NESSUNO SI ASPETTA NIENTE” – ELLY PENSA AL CAMBIO DELLE DUE CAPIGRUPPO, SERRACCHIANI E MALPEZZI (ENTRAMBE SCHIERATE CON BONACCINI) – I RIFORMISTI EX RENZIANI SUL PIEDE DI GUERRA: “SPERIAMO DI NON CONSEGNARCI AI GRILLINI”

Estratto dell'articolo di A. Bul. per “il Messaggero”

 

ELLY SCHLEIN

La prima sfida, più che al governo Meloni (che pure Schlein evoca nel suo primo discorso, nella notte, da segretaria del Pd) sembra rivolto alle correnti interne del Pd. E anche a quei capibastone che, da Franceschini ad Orlando, passando per Zingaretti, l'hanno sostenuta in questa campagna elettorale delle primarie. La parole d'ordine è «cambiamento».

 

Del Paese sì, certo. Ma (soprattutto?) del partito. In quel «c'è un chiaro mandato per cambiare», molti leggono in chiaroscuro le prime mosse della nuova segretaria. Azzeramento al Nazareno? Molti sono pronti a scommettere che sarà così. Che le vecchie correnti saranno ridimensionate. «È il cambiamento che ci chiede il nostro popolo», ripetono i suoi. A cominciare dalle due capigruppo, Debora Serracchiani e Simona Malpezzi. Espressione di un «vecchio Pd», secondo gli uomini più vicini a Schlein. E, oltretutto, schierate entrambe con Bonaccini al congresso.

 

(...)

 

FRANCESCHINI ZINGARETTI

In campagna elettorale, Bonaccini più volte aveva attaccato sul sostegno alla deputata da parte della vecchia guardia dem. Franceschini, Orlando, Provenzano: tanti i protagonisti dell'apparato schierati con lei. «Non ho padrini», ha ripetuto più volte lei, «nessuno si aspetta niente». «Ora vedremo se è davvero così», pungono a tarda sera dall'ala moderata dei dem. Dove nessuno crede davvero che i capibastone che hanno aiutato la paladina di OccupyPd nella missione del "sorpasso" non avranno la tentazione di passare all'incasso.

 

goffredo bettini andrea orlando foto di bacco

Altro fronte caldo è il capitolo alleanze. Schlein non ha mai fatto mistero di guardare più in direzione dei Cinquestelle che del Terzo polo: più a sinistra, insomma, che al centro. Ed è con il Movimento di Giuseppe Conte che si accenderà la sfida ai consensi, ora. «Adesso è presto per affrontare questa discussione ribadiscono dal comitato della neosegretaria Ci penseremo quando sarà il momento». Per qualcuno però, il verdetto è già scritto: «Auguriamoci di non consegnarci ai grillini», è la sconsolata speranza di un esponente di lungo corso del "partito" Bonaccini. Tra cui c'è anche chi se la prende con le regole del congresso: «Gli iscritti hanno votato Bonaccini. Siamo l'unico partito che va contro quello che hanno deciso con una schiacciante maggioranza i propri tesserati. Legittimo, ma bisogna prenderne atto».

ELLY SCHLEIN COVERFRANCESCHINI ZINGARETTIELLY SCHLEIN COME GRETA THUNBERG - MEME BY GNENTOLOGO

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini adolfo urso abodi giorgetti tajani giorgio armani

UN PO’ PIU’ DI RISPETTO SE LO MERITAVA GIORGIO ARMANI DA PARTE DEL GOVERNO – SOLO IL MINISTRO DELL’UNIVERSITA’, ANNA MARIA BERNINI, HA RESO OMAGGIO ALL’ITALIANO PIU’ CONOSCIUTO AL MONDO RECANDOSI ALLA CAMERA ARDENTE DOVE, TRA SABATO E DOMENICA, SONO SFILATE BEN 16 MILA PERSONE - EPPURE MILANO E’ A DUE PASSI DA MONZA, DOVE IERI ERA PRESENTE AL GP, OLTRE AL VICEPREMIER MATTEO SALVINI, IL MINISTRO DELLO SPORT ANDREA ABODI, SMEMORATO DEL PROFONDO LEGAME DELLO STILISTA CON BASKET, CALCIO, TENNIS E SCI - A 54 KM DA MILANO, CERNOBBIO HA OSPITATO NEL WEEKEND TAJANI, PICHETTO FRATIN, PIANTEDOSI, CALDERONE E SOPRATTUTTO ADOLFO URSO, MINISTRO DEL MADE IN ITALY, DI CUI ARMANI E’ L’ICONA PIU’ SPLENDENTE – E IGNAZIO LA RUSSA, SECONDA CARICA DELLO STATO, DOMENICA ERA A LA SPEZIA A PARLARE DI ''PATRIOTI'' AL DI LA’ DI RITUALI POST E DI ARTICOLETTI (MELONI SUL “CORRIERE”), UN OMAGGIO DI PERSONA LO MERITAVA TUTTO DAL GOVERNO DI CENTRODESTRA PERCHE’ ARMANI E’ STATO UN VERO “PATRIOTA”, AVENDO SEMPRE PRESERVATO L’ITALIANITA’ DEL SUO IMPERO RIFIUTANDO LE AVANCES DI CAPITALI STRANIERI…

giorgia meloni mantovano alfredo giovanbattista fazzolari gian marco chiocci rossi

DAGOREPORT - CHI AVEVA UN OBIETTIVO INTERESSE DI BRUCIARE IL DESIDERIO DI GIORGIA MELONI, PIÙ VOLTE CONFIDATO AI SUOI PIÙ STRETTI COLLABORATORI, DI ARRUOLARE L’INGOMBRANTE GIAN MARCO CHIOCCI COME PORTAVOCE? - IN BARBA ALLA DIFFIDENZA DEI VARI SCURTI, FAZZOLARI E MANTOVANO, FU L’UNDERDOG DE’ NOANTRI A IMPORRE FORTISSIMAMENTE (“DI LUI MI FIDO”) COME DIRETTORE DEL TG1 L’INTRAPRENDENTE CHIOCCI, DOTATO DI UNA RETE RELAZIONALE RADICATA IN TUTTE LE DIREZIONI, DAL MONDO DELLA SINISTRA ALL’INTELLIGENCE DI DESTRA - BEN CONOSCENDO IL CARATTERINO DELL’EX DIRETTORE DE “IL TEMPO” E ADNKRONOS, BEN LONTANO DALLA DISPONIBILITÀ AD ACCETTARE ORDINI E DINIEGHI, OCCORREVA CORRERE AI RIPARI PRIMA CHE LA SGARBATELLA PROCEDESSE ALL’INFELICE NOMINA, FACENDO CIRCOLARE LA VOCE DEL SUO TRASLOCO DALLA DIREZIONE DEL TG1 A BRACCIO MEDIATICO DELLA PREMIER - NEL CASO, SEMPRE PIÙ LONTANO, DI VEDERE CHIOCCI A PALAZZO CHIGI, ALLORA VORRÀ DIRE CHE L’EQUILIBRIO DI POTERI ALL’INTERNO DELLA FIAMMA MAGICA È FINITO DAVVERO IN FRANTUMI...