coloni colonie cisgiordania benjamin netanyahu

"LO STATO PALESTINESE RISCHIA DI SPARIRE E CON ESSO IL DIRITTO INTERNAZIONALE" - L'AMBASCIATORE ETTORE SEQUI COMMENTA LA MATTANZA DI ISRAELE A GAZA E L'ESPANSIONE DEGLI INSEDIAMENTI IN CISGIORDANIA: "LA CORTE INTERNAZIONALE DI GIUSTIZIA HA DICHIARATO ILLEGITTIMA L'OCCUPAZIONE ISRAELIANA E CHIESTO L'IMMEDIATA CESSAZIONE DEGLI INSEDIAMENTI. ISRAELE HA RISPOSTO ESPANDENDOLI. IL CASO ISRAELO-PALESTINESE RISCHIA DI DIVENTARE UN PRECEDENTE: IN UCRAINA, NEL CAUCASO, IN ASIA ORIENTALE, IN AFRICA - IL RISULTATO È LA NORMALIZZAZIONE DI UNA GUERRA INTERMITTENTE: TREGUE BREVI E DIFFICILI DA NEGOZIARE, PAUSE UMANITARIE, POI NUOVE OFFENSIVE"

Estratto dell'articolo di Ettore Sequi per "La Stampa"

 

cisgiordania

Mentre a Gaza si discute una tregua e in Cisgiordania si legalizza l'espansione degli insediamenti, Israele consolida una strategia che non mira più a risolvere il conflitto, ma ad amministrarlo stabilmente.

 

Resta da vedere se la proposta americana di tregua tra Israele e Hamas supererà il nodo centrale: Israele si riserva di poter riprendere i combattimenti se Hamas non si arrende e non si disarma. Hamas pretende garanzie che una tregua porti a cessazione permanente delle ostilità e ritiro israeliano da Gaza.

 

Questa doppia ambiguità è priva di prospettiva politica e, su queste basi, una tregua diventa solo pausa tattica per tutti. Serve agli Stati Uniti per mostrare iniziativa diplomatica senza intaccare l'alleanza con Israele. Serve a Netanyahu per allentare la pressione internazionale senza rinunciare all'obiettivo militare di logorare Hamas fino al collasso. Serve ad Hamas per confermare la sua scelta spietata e cinica: trasformare il dolore degli abitanti di Gaza in strategia e gli ostaggi israeliani in garanzia di sopravvivenza politica.

 

ETTORE SEQUI

Ma il vero punto di rottura non è Gaza. È la Cisgiordania. Siamo di fronte a un nuovo paradigma che muta la natura geopolitica della questione israelo-palestinese. La decisione del governo israeliano di approvare 22 nuovi insediamenti - tra cui la legalizzazione di avamposti fino a ieri illegali - segna il passaggio da un'occupazione negoziabile a un'annessione de facto. È la più ampia espansione dai tempi di Oslo, ma oggi non viene più giustificata in nome della sicurezza: viene rivendicata in nome della sovranità. I ministri Katz e Smotrich lo hanno dichiarato esplicitamente.

 

Il messaggio è chiaro: la soluzione dei due Stati è morta. E non per errore o inazione, ma per una scelta politica deliberata. In Cisgiordania, l'annessione non è più minacciata o camuffata. È realizzata per gradi e legittimata con atti di governo. La Cisgiordania viene trasformata in uno spazio a sovranità asimmetrica: oltre mezzo milione di coloni israeliani con protezione statale, milioni di palestinesi sotto un regime giuridico separato, con diritti sospesi e nessuna prospettiva statuale. [...]

 

esercito israeliano - operazione scudo di ferro in cisgiordania

E la comunità internazionale, pur criticando, tollera nella pratica questa trasformazione che ha implicazioni geopolitiche profonde. Mentre Israele amplia gli insediamenti e congela il negoziato, attori chiave come Arabia Saudita, Egitto e Giordania si trovano in difficoltà crescente. Come può Riad, divenuta il vero interlocutore globale degli Stati Uniti, firmare un'intesa con Israele mentre questo cancella ogni prospettiva per i palestinesi? Come può l'Egitto gestire Rafah con l'aumento dei profughi?

 

L'instabilità generata dall'unilateralismo israeliano si riverbera sullo spazio arabo-sunnita, alimentando sfiducia, polarizzazione, radicalizzazione ed erodendo anche il sostegno occidentale. Ma il segnale più grave è rivolto al sistema internazionale: il diritto vale solo per chi è troppo debole per violarlo.

eli - cisgiordania - coloni israeliani

 

La Corte internazionale di giustizia ha dichiarato illegittima l'occupazione israeliana e chiesto l'immediata cessazione degli insediamenti. Israele ha risposto espandendoli. Il caso israelo-palestinese rischia di diventare un precedente: in Ucraina, nel Caucaso, in Asia orientale, in Africa. A ciò si aggiunge una frizione strategica tra Israele e Stati Uniti sull'Iran. [...]

 

Il risultato è la normalizzazione di una guerra intermittente: tregue brevi e difficili da negoziare, pause umanitarie, poi nuove offensive. Una gestione temporanea, priva di orizzonte politico, che congela il conflitto senza risolverlo e impone costi umanitari insostenibili. Il rischio è che questa diventi la nuova stabilità: un conflitto amministrato, ma permanente.

 

blitz dell esercito israeliano in cisgiordania 5

Israele ha compiuto la sua scelta, pur mossa dalla ricerca di sicurezza: guerra gestita a Gaza, annessione progressiva della Cisgiordania. Se la comunità internazionale continuerà a reagire con ambiguità, non sarà solo la Palestina a sparire come soggetto politico. Si consoliderà l'idea che l'occupazione generi legittimità, che il diritto non valga per tutti, che l'autodeterminazione sia negoziabile. Così ogni tregua sarà solo un intervallo tra due crisi. [...]

eli - cisgiordania - coloni israelianiblitz dell esercito israeliano in cisgiordania 2benjamin netanyahu con la mappa di israele (compresa la cisgiordania) e gaza 1gaza distrutta blitz dell esercito israeliano in cisgiordania blitz dell esercito israeliano in cisgiordania 4raid a jenin, in cisgiordania moschea tulkarem ettore sequi foto di bacco

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