EURO-CRAC - STAVOLTA È IL FONDO MONETARIO A DARE AI MERCATI IL VIA PER L’ATTACCO SPECULATIVO CHE PIOMBERÀ SU ITALIA E SPAGNA A FERRAGOSTO: “SOPRAVVIVENZA DELL’EURO IN PERICOLO” - PER IL FONDO SALVA-STATI ESM SERVE IL VIA LIBERA DELLA CORTE TEDESCA A SETTEMBRE, E MERKEL AGGIUNGE MAZZATE: “OTTIMISTA? SÌ, MA AD OGGI POTREBBE NON FINIRE BENE: SERVONO MISURE”. OVVERO FISCAL COMPACT E UNIONE BANCARIA. MA NON L’ATTIVISMO DI DRAGHI CHE CHIEDE IL FMI…

1 - L'FMI: L'ITALIA TAGLI SPESE E TASSE. "IN PERICOLO LA SOPRAVVIVENZA DELL'EURO"...
Elena Polidori per "la Repubblica"

Allarme del Fmi: la crisi europea si è «intensificata», la ripresa è debole e ora emergono pure incognite «sulla stessa sopravvivenza » di Eurolandia. All'Italia, questi esperti consigliano di tagliare le spese per ridurre le tasse e aiutare la crescita. Anche Angela Merkel non è certa che il progetto europeo funzionerà. «Non è ancora costruito in maniera tale da assicurare che tutto andrà bene. Dobbiamo lavorarci, ma sono ottimista».
Le nubi si addensano anche su quattro tra i maggiori istituti bancari europei, Hsbc, Credit Agricole, Deutsche Bank e Societe Generale.

Secondo il Financial Times sarebbero nel mirino delle autorità di controllo per aver cercato di manipolare il tasso di riferimento, l'Euribor. Europa sempre a rischio, dunque. «In un punto a metà strada, scomodo e insostenibile », nell'analisi del Fmi tutta dedicata agli affanni dei Paesi che aderiscono alla moneta unica.

Per «fermare la caduta della fiducia» - ecco l'obiettivo - ci vuole «una dichiarazione unificata di sostegno da parte dei governi con un chiaro calendario delle decisioni». Bisogna dimostrare «l'inequivocabile impegno dei politici a sostenere la zona euro». Merkel guarda ai Paesi più deboli «che hanno molto lavoro da fare» per riconquistare il bene prezioso della fiducia e «superare la crisi del debito e della competitività».

Ammette che l'economia tedesca «va bene se i vicini europei stanno bene ». Intervistata dal sito del suo partito, la Cdu, dichiara: «L'Europa è il nostro futuro. La Germania non perderà le sue caratteristiche in questa unione, dobbiamo farne parte per affrontare le sfide sempre più globali che ci aspettano».

Dichiarazioni d'intenti. Ma anche provvedimenti precisi per uscire dalla crisi. Il Fmi ne abbozza qualcuno. Per esempio: ci vuole «un deciso passo verso una unione più completa». La prima priorità è l'unione bancaria. Sono urgenti misure immediate per la crescita. Vanno realizzati i provvedimenti decisi dal Consiglio Ue di fine giugno.

La Bce potrebbe giocare un ruolo maggiore nella crisi del debito attraverso nuovi tagli dei tassi, acquisti di titoli di stato e iniezioni di liquidità. Il suo mandato andrebbe esteso in modo da consentirle di svolgere funzioni di prestatore di ultima istanza. Tutte ricette viste come il fumo agli occhi dalla Germania e dai paesi nordici dell'euro.

Fra i provvedimenti necessari subito vi è pure l'uso flessibile del fondo Esm che deve poter ricapitalizzare direttamente le banche deboli, altra questione ancora molto controversa nel dibattito politico europeo. I mercati «finanziari restano sotto pressione », avvisa il Fmi in una giornata in cui le Borse chiudono tutte in positivo, sebbene lo spread rimanga sempre elevato: 481 punti quello italiano, ben 576 lo spagnolo.

Ai paesi euro il Fondo ricorda che la disoccupazione resterà alta, anche se con diseguaglianze enormi tra le diverse aree: si va dal 5,5% della Germania al 24% della Spagna. Alle nazioni più deboli, tra cui l'Italia, non basteranno i prossimi quattro anni per tornare ai livelli di disoccupazione precrisi. Per il governo Monti vi sono alcune
raccomandazioni specifiche. Per esempio, quella di «porsi come obiettivo un surplus strutturale complessivo pari all'1% del Pil come àncora per la nuova regola fiscale» del pareggio di bilancio in Costituzione.

Tra le riforme sono ben visti interventi su energia, servizi pubblici locali e ordini professionali per «ridurre il costo del fare impresa e aumentare la concorrenza ». Va limitato il coinvolgimento dello stato nell'economia. Ci vogliono stress test anche per le banche piccole. Nel mercato del lavoro andrebbe ridotto «il dualismo, aumentata la partecipazione e decentralizzato il processo di fissazione dei salari».


2 - MERKEL: "OTTIMISTA SULL'EURO MA NON SO SE FINIRÀ BENE"...
Tonia Mastrobuoni per "la Stampa"

Naturalmente il progetto europeo non è ancora costruito in modo tale che possiamo essere certi che tutto finirà bene». Pur avendolo formulato con goffa cautela, questo concetto espresso ieri da Angela Merkel ha regalato all'euro un altro sontuoso tonfo contro il dollaro. Certo, la cancelliera ha aggiunto di essere «ottimista» e che «dobbiamo continuare a lavorare», ma intanto il mercato lavorava a martellare la moneta unica a quota 1,2266 contro il biglietto verde.

La notizia non è di per sé negativa per l'industria dell'eurozona, anzi, la stessa mossa della Bce di abbassare i tassi di interesse a 0,75% o la decisione di martedì del presidente della Fed Ben Bernanke di rimandare l'attesa terza mega operazione di liquidità, hanno avuto l'effetto di rafforzare il dollaro e dare un po' di respiro all'euro e dunque alle prospettive per l'export.

Ma il problema è che l'atteggiamento di qualcuno sta alimentando anche le pressioni sui titoli di Stato dei Paesi periferici perché sembra dare sostanza alla percezione di una spaccatura in due dell'Eurozona. Lo spread tra i Bund tedeschi e i Btp è di nuovo salito a 488 punti e quello con i Bonos spagnoli a 576 punti.

Complice, forse, l'ex membro del board della Bce, Jürgen Stark che ha chiesto apertis verbis che i Paesi più deboli escano dalla moneta unica. «Vedo la necessità per un consolidamento in Eurolandia» ha detto l'economista tedesco che lasciò a fine 2011 l'incarico perché in disaccordo con l'acquisto di bond italiani e spagnoli da parte della Bce. Per Stark «l'asse franco-tedesco deve essere mantenuto perché non va persa l'integrazione tra i Paesi "core", altrimenti corriamo il rischio di causare un disastro di proporzioni storiche».

Ormai, mentre la Fed ha invitato ieri la Bce ha giocare un ruolo maggiore nella risoluzione dell'eurocrisi, alcuni analisti esaminano seriamente ipotesi di un «euro-nocciolo» o di un'eventuale uscita della Germania dall'euro. Ed Yardeni, ad esempio, è convinto che essendo la Bundesbank enormemente esposta attraverso il sistema delle banche centrali verso l'Eurozona (Target2), Berlino subirebbe perdite ingenti.

«Tuttavia, più a lungo rimarrà nell'euro, più salato sarà il conto, per la Germania. Un buonissimo motivo per abbandonarlo adesso, prima che il conto diventi ancora più salato». E l'occasione buona, conclude Yardeni, potrebbe essere la sentenza del 12 settembre della Corte costituzionale tedesca sul fondo salva-Stati Esm. Una bocciatura, lo ha ricordato proprio ieri il membro del comitato esecutivo della Bce Jörg Asmussen, significherebbe «il fallimento dell'Esm così com'è stato concepito». Una prospettiva disastrosa soprattutto per Italia e Spagna: addio salva-spread, addio ricapitalizzazione diretta delle banche.

Da Roma, però, il ministro dell'Economia Vittorio Grilli ostenta ottimismo. Esclusa, per ora, una manovra-bis «noi continuiamo sulla nostra strada così come l'abbiamo definita». E che il salva-Stati non sarà operativo da subito non mette in ansia il governo: «Non deve preoccupare» una pausa di due mesi, ha scandito, sia perché attualmente è già in funzione il salva-Stati temporaneo Efsf, sia perché ad agosto non sono previste aste di titoli di Stato italiani. Infine, Grilli ha quantificato l'impegno italiano nell'Esm: «14,33 miliardi di euro di capitale "paid-in", da versare entro il 2014 con le seguenti scadenze: 5,73 miliardi nel 2012 e nel 2013 e 2,87 miliardi nel 2014».

 

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