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“FACEBOOK È UN MOSTRO” - IN ISRAELE IL GOVERNO PROPONE LEGGE PER FERMARE I POST PIENI DI ODIO: “IL SOCIAL DIFFONDE LA VIOLENZA” - ANCHE LA SINISTRA CONSIDERA FACEBOOK UN PERICOLO - IL CASO DELLA 13ENNE UCCISA DA UN PALESTINESE

Davide Frattini per il “Corriere della Sera”

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«Hai le mani sporche di sangue» è la formula che qualunque politico israeliano usa per squalificare un avversario. L' accusa è di complicità con il nemico, con i molti da cui lo Stato ebraico si sente circondato. Che anche quelle di Mark Zuckerberg siano ormai macchiate è diventata una convinzione nel governo, una convinzione che si sta trasformando in legge.
 

ZUCKERBERG PERESZUCKERBERG PERES

Il primo ad attaccare è stato Gilad Erdan, ministro per la Sicurezza Interna: «Facebook è diventato un mostro. L' incitamento alla violenza, l' odio, le bugie che nutrono i giovani palestinesi sono diffuse dalla piattaforma digitale», ha commentato durante un' intervista televisiva.

 

 

E quando pochi giorni fa sono stati uccisi una ragazzina di 13 anni (nella colonia di Kiryat Arba) e un rabbino (sulle strade della Cisgiordania) i portavoce della coalizione di destra al potere hanno messo in evidenza dove gli assassini avessero lasciato gli ultimi messaggi. «La morte è un diritto e io ho il diritto di morire», scrive su Facebook il giovane palestinese che ha accoltellato l' adolescente israeliana.

 

FACEBOOK PALESTINAFACEBOOK PALESTINA

La sorella è stata arrestata per averne esaltato il «martirio» in un video postato sempre su Facebook. Così Erdan e Ayelet Shaked, ministra della Giustizia, propongono una legge che permetta di intervenire in poche ore per bloccare il materiale che incita al razzismo, agli attentati, minaccia la sicurezza dello Stato o quella individuale. Promettono di definire le regole per evitare che la libertà di espressione sia limitata.
Erdan ha cercato di dialogare con i manager della società.
 

In questi mesi ha incontrato Simon Milner, direttore delle strategie per la Gran Bretagna, il Nord Africa e il Medio Oriente, che aveva garantito di essere pronto ad allestire una squadra pronta a rispondere alle denunce. Alla fine Facebook - rivela la rivista digitale Al Monitor - ha usato i soldi di quell' investimento per assumere una lobbista che faccia pressioni sul governo per bloccare la legge.

 

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«Lavoriamo regolarmente con organizzazioni che si occupano di sicurezza e policy-maker di tutto il mondo, Israele compreso - replicano i portavoce di Facebook -. Non c' è spazio per contenuti che promuovono la violenza, minacce, terrorismo o odio sulla nostra piattaforma. Abbiamo stabilito degli standard pensati per aiutare le persone a capire che cosa sia concesso e invitiamo gli utenti a segnalare quando ritengono che un contenuto violi queste regole, in modo da poter esaminare ciascun caso segnalato e agire prontamente».
 

Anche la sinistra israeliana ormai considera Facebook un pericolo. È all' invenzione di Zuckerberg che il rapper The Shadow deve la popolarità e la sua capacità di aizzare le squadracce contro i pacifisti o chiunque - «traditore» per The Shadow - sia convinto di poter arrivare a un accordo con i palestinesi.

 

Il quotidiano liberal Haaretz ha espresso le critiche in un editoriale: «La folla di Facebook sostiene idee e leader politici infettati dalla stupidità e dalla distruttività: da Donald Trump allo Stato Islamico. La piattaforma ha indebolito così tanto i media tradizionali da minacciare di imporre un ordine mondiale razzista, separatista, tribale, militante e fondamentalista».
 

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