giuseppe conte mario draghi marta cartabia enrico letta

CHE FARÀ CONTE? LA RICHIESTA DELLA FIDUCIA BY DRAGHI SULLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA L’HA MESSO ALL’ANGOLO E LUI, INDECISO A TUTTO, NON SA CHE PESCI PRENDERE. I DEPUTATI PRONTI A NON VOTARE LA LEGGE CARTABIA VENERDÌ SONO UNA TRENTINA SCARSI. SE L’AVVOCATO DI PADRE PIO DÀ RETTA ALL’ALA MANEETTARA, IL M5S DOVRÀ USCIRE DALLA MAGGIORANZA E SARÀ INEVITABILE UNA SCISSIONE DEI “GOVERNISTI” GUIDATI DA DI MAIO (CHE SONO IL 40%) – ANCHE LETTA LO SCARICA: “PER NOI LA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA È UNA PRIORITÀ E SONO SICURO CHE IL VOTO DI FIDUCIA LO DARÀ TUTTA LA MAGGIORANZA”

mario draghi marta cartabia

1 - DRAGHI SBATTE CONTE AL MURO: CHIEDENDO LA FIDUCIA L'HA SCHIACCIATO IN UN CUL DE SAC: SE LA POCHETTE DICE NO ALLA RIFORMA CARTABIA, IL M5S DOVRÀ USCIRE DAL GOVERNO, ANDARE ALL'OPPOSIZIONE E ASSISTERE ALLA SCISSIONE DEI ''GOVERNISTI'', ALMENO IL 40% DEI PARLAMENTARI CAPEGGIATI DA DI MAIO, CHE NON VOGLIONO ABBANDONARE LA MAGGIORANZA - SE CONTE DICESSE SÌ ALLA RIFORMA, OLTRE A PERDERE LA FACCIA, POTREBBE RITROVARSI UNA SPACCATURA UGUALE E CONTRARIA NEL M5S: L'ADDIO DEI GRILLINI DURI E GRULLI SEGUACI  DI PATUANELLI, BONAFEDE, TRAVAGLIO, DI BATTISTA ETC. - COME FA SBAGLIA, ANZI SPACCA… E DIRE CHE A LUI E GUIDO ALPA DELLA RIFORMA FREGA POCHISSIMO: GLI INTERESSA RESTARE AL POTERE...

https://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/draghi-sbatte-conte-nbsp-muro-nbsp-chiedendo-fiducia-277511.htm

 

giuseppe conte foto di bacco (8)

 

2 - RIFORMA CARTABIA, ORA CONTE FRENA GLI SCONTENTI 5 STELLE

Federico Capurso per “La Stampa”

 

L'accordo appare «ancora lontano» a chi, nel Movimento, sta cercando in queste ore di sminare il terreno intorno alla riforma della Giustizia. «Servirebbe silenzio, mentre si lavora a testa bassa», sottolinea un pontiere, e invece «troppe voci incontrollate stanno avvelenando il clima».

 

fabiana dadone 8

Il riferimento è all'uscita infelice della ministra per le Politiche giovanili Fabiana Dadone, che venerdì ha minacciato le dimissioni dei ministri del Movimento se il testo della riforma non fosse cambiato, ma un certo fastidio viene mostrato anche per chi, dentro il gruppo parlamentare M5S, in questi giorni soffia sui malumori proponendo di uscire dal governo garantendo però un appoggio esterno. L'ipotesi rimbalza nelle chat e trova, soprattutto alla Camera, deputati disponibili al salto.

 

enrico letta giuseppe conte 1

Più dei 30 disposti a non votare la fiducia venerdì prossimo, senza modifiche soddisfacenti sulla prescrizione, e abbastanza da innervosire gli alleati del Pd. Tanto da far ribadire ancora una volta ad Enrico Letta, dopo aver contattato Giuseppe Conte, che «per noi la riforma della Giustizia è una priorità e sono sicuro che il voto di fiducia lo darà tutta la maggioranza».

 

ALFONSO BONAFEDE GIUSEPPE CONTE

Come a voler far capire che il Pd farà asse coi Cinque stelle per ottenere qualcosa dalla trattativa, ma non li seguirà fino alla morte. Venerdì, qualunque sia il compromesso raggiunto, il Pd voterà a favore. E l'idea che il governo Draghi possa proseguire anche con un semplice appoggio esterno dei grillini viene bollata tra i Dem come «naif, nel migliore dei casi», perché per nulla al mondo vorrebbero trovarsi in minoranza in un governo a trazione salviniana.

 

Una volta chiarito che un terremoto politico sarebbe inevitabile, l'auspicio è che l'ipotesi di un appoggio esterno si squagli rapidamente anche tra gli ultimi pasdaran rimasti nel Movimento. A Letta sono arrivate anche le rassicurazioni del leader in pectore dei Cinque stelle circa la ferma volontà di ottenere una mediazione entro giovedì, così da arrivare serenamente al voto di fiducia.

GIULIA SARTI

 

Ci sono, però, ancora delle distanze da colmare e nelle ultime ore non si sono fatti passi avanti. Sull'entrata in vigore della riforma, innanzitutto, che i grillini vorrebbero spostare al 1 gennaio 2025 e che invece, per il governo, viene considerata troppo distante. Dei miglioramenti tecnici sull'articolazione dei processi per mafia, poi, sono stati assicurati sia dal premier che dalla Guardasigilli, e questo è un punto di partenza importante per Alfonso Bonafede e per la deputata Giulia Sarti, che si stanno occupando di individuare la strada giusta per arrivare a un'intesa.

 

giuseppe conte alfonso bonafede

Eppure, anche qui l'idea grillina di lasciare ai giudici di appello e Cassazione la possibilità di allungare i termini dell'improcedibilità, a seconda della complessità dei casi, non piace granché alla controparte governativa. Mancano cinque giorni allo showdown e la tregua resta fragile. Conte preferisce non parlare, per evitare ulteriori agitazioni interne. E Letta si trova così costretto a spendersi in prima persona per calmare le acque in casa M5S - un partito che non è il suo -, mentre si trova in Calabria per la campagna elettorale della candidata del centrosinistra alla presidenza della Regione, Amalia Bruni.

 

giuseppe conte dopo l incontro con mario draghi 1

«Alcuni miglioramenti e aggiustamenti sono nella logica delle cose - spiega il segretario Dem -. Poi ci sarà il passaggio al Senato, se ci sarà bisogno anche lì alcune cose si potranno aggiustare». E come tutte le riforme, aggiunge, «potrà esserci un periodo di prova, di come verrà presa, applicata e vissuta e ci sarà tutta la possibilità poi di aggiustare le cose».

 

Da una parte invita alla calma i grillini, dall'altra solleva perplessità tra le altre forze di maggioranza l'ipotesi di poter intervenire nuovamente in Senato, provocando ulteriori rallentamenti all'iter della riforma: «Il governo è d'accordo?» chiede il deputato di Azione Enrico Costa.

mario draghi giuseppe conte

 

Ma dal Nazareno fanno capire che la battuta è stata «mal interpretata»: un eccesso di rassicurazioni. In altre parole, se arriveranno dei cambiamenti condivisi, bene. Altrimenti, il Pd voterà comunque a favore. Nessuno vuole un rimpallo tra le due Camere, «figuriamoci», fanno sapere. Ci manca solo che al triangolo di mediazioni tra Conte, Draghi e i malpancisti grillini, si debba fare i conti con un altro fronte.

 

3 - I TORMENTI DEI 5 STELLE SULLA GIUSTIZIA IL PD: FIDUCIOSI SUL SÌ, MA SI FACCIA IN FRETTA

mario draghi marta cartabia 1

Giuseppe Alberto Falci per il “Corriere della Sera”

 

«Sull'improcedibilità e sui reati di mafia non possiamo permetterci di indietreggiare. Non è una questione di bandierine. Ma se il governo non prendesse in considerazione le nostre istanze saremmo costretti a non votare la fiducia». A tarda sera, i dirigenti del M5S che parlano costantemente con Giuseppe Conte e che seguono passo passo l'evoluzione della trattativa con Mario Draghi e Marta Cartabia, accettano di parlare, sia pure coperti dall'anonimato.

 

NICOLA GRATTERI CAFIERO DE RAHO

E si sfogano. Forse drammatizzano, così da potere rivendicare, fra qualche giorno, un risultato. Di certo, si mostrano assai perplessi sull'esito finale della mediazione che riguarda la riforma del processo penale. I dubbi inducono ancora una serie di domande: «Quanto sarà lunga di lista di reati a cui non sarà applicata la riforma? In questa lista ci sono i reati di mafia? Altrimenti così come è la riforma è uno schifo».

 

Non è dato sapere se questi toni si tradurranno in atti concreti. Se, in sostanza, un Movimento ridimensionato dai sondaggi e ancora senza una guida formale avrà la forza di rompere e di uscire dal governo. L'unico dato politico vero è che le truppe parlamentari pentastellate continuano a non comprendere perché l'esecutivo non voglia ascoltare le criticità sollevate. Addirittura c'è chi, a taccuini chiusi, evoca la parola «complotto».

MARIO PERANTONI

 

«Diciamoci la verità: chiediamo cose ragionevoli, le stesse del Csm, del presidente nazionale dell'Antimafia, Francesco Cafiero de Raho, di Nicola Gratteri. Perché allora non ce le concedono? Forse ci vogliono spingere fuori dal governo?». Nell'attesa, Conte ascolta i gruppi parlamentari, si confronta con i tecnici ed è sempre incollato al telefono in questo sabato di luglio da bollino rosso.

 

L'ex premier è nella Capitale in una giornata in cui nessuno osa proferire parola. Perché, confida chi siede alla trattativa, «ogni parola può essere male interpretata e di conseguenza potrebbe essere strumentalizzata da una parte o dall'altra. Avete visto cosa è successo alla Dadone? Meglio stare zitti e buoni».

 

rocco casalino con giuseppe conte

Ad esempio, Mario Perantoni, presidente della commissione giustizia, aspetta gli eventi prima di dire la sua. E domani Perantoni presiederà un ufficio di presidenza molto delicato dove verrà discussa e messa ai voti la richiesta avanzata da Forza Italia di allargare il perimetro della riforma del processo penale ai reati contro la pubblica amministrazione. Anche Angela Salafia, altro membro grillino della commissione Giustizia, resta in silenzio: «Salve le chiedo scusa, al momento sono fuori, non mi è possibile rispondere».

marta cartabia mario draghi.

 

E mentre tutti si tengono coperti, i canali restano aperti. Luigi Di Maio e Stefano Patuanelli trattano con Palazzo Chigi, dove il dossier è nelle mani del sottosegretario alla Presidenza Roberto Garofoli. Entrambi i ministri sono convinti che sia possibile raggiungere una soluzione di compromesso prima dell'approdo in aula del provvedimento, fissato per il 30 luglio.

 

Anche Enrico Letta appare fiducioso «sul fatto che il voto troverà una maggioranza unita». In questi giorni i democratici hanno cercato di rendere più fluida l'interazione fra il governo e i 5Stelle. L'obiettivo del Pd resta quello «di approvare la legge prima possibile» escludendo la possibilità che il testo Cartabia possa essere modificato in Senato. «Figuriamoci», dicono dal Nazareno. E mentre tutto questo succede, rimbombano i mal di pancia dei 5Stelle: «Bisogna blindare tutti i processi per mafia».

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni gennaro sangiuliano

DAGOREPORT - LE RESURREZIONI DI “LAZZARO” SANGIULIANO NON SI CONTANO PIÙ: “BOCCIATO” DA MINISTRO, RIACCIUFFATO IN RAI E SPEDITO A PARIGI, ORA SBUCA COME CAPOLISTA ALLE REGIONALI CAMPANE - ESSÌ: DIVERSAMENTE DAGLI IRRICONOSCENTI SINISTRATI, A DESTRA LA FEDELTÀ NON HA SCADENZA E GLI AMICI NON SI DIMENTICANO MAI - DURANTE I TRE ANNI A PALAZZO CHIGI, IL “GOVERNO DEL MERITO COME ASCENSORE SOCIALE” (COPY MELONI) HA PIAZZATO UNA MAREA DI EX DEPUTATI, DIRIGENTI LOCALI, TROMBATI E RICICLATI NEI CDA DELLE AZIENDE CONTROLLATE DALLO STATO - COME POTEVA LA STATISTA DELLA GARBATELLA DIMENTICARE SANGIULIANO, IMMARCESCIBILE DIRETTORE DEL TG2 AL SERVIZIO DELLA FIAMMA? IL FUTURO “GENNY DELON” ‘’ERA SALITO TALMENTE TANTO NELLE GRAZIE DELLA FUTURA PREMIER DA ESSERE CHIAMATO A SCRIVERE PARTE DEL PROGRAMMA DEI MELONIANI, INVITATO A CONVENTION DI PARTITO E, ALLA FINE, RICOMPENSATO ADDIRITTURA CON UN POSTO DI GOVERNO’’ - E’ COSÌ A DESTRA: NESSUNA PIETÀ PER CHI TRADISCE, MASSIMO PRONTO SOCCORSO PER CHI FINISCE NEL CONO D’OMBRA DEL POTERE PERDUTO, DOVE I TELEFONINI TACCIONO E GLI INVITI SCOMPAIONO… - VIDEO

giorgia meloni sigfrido ranucci elly schlein bomba

DAGOREPORT – DOBBIAMO RICONOSCERLO: GIORGIA MELONI HA GESTITO IN MANIERA ABILISSIMA IL CASO DELL'ATTENTATO A RANUCCI, METTENDO ANCORA UNA VOLTA IN RISALTO L'INETTITUDINE POLITICA DI ELLY SCHLEIN - GETTARE INDIRETTAMENTE LA RESPONSABILITA' DELL'ATTO TERRORISTICO ALLA DESTRA DI GOVERNO, COME HA FATTO LA SEGRETARIA DEL PD, È STATA UNA CAZZATA DA KAMIKAZE, ESSENDO ORMAI LAMPANTE CHE LE BOMBE SONO RICONDUCIBILI AL SOTTOMONDO ROMANO DEL NARCOTRAFFICO ALBANESE, OGGETTO DI UN'INCHIESTA DI "REPORT" - E QUELLA VOLPONA DELLA PREMIER HA RIBALTATO AL VOLO LA FRITTATA A SUO VANTAGGIO: HA CHIAMATO RANUCCI PER MANIFESTARGLI SOLIDARIETÀ E, ANCORA PIÙ IMPORTANTE, HA INVIATO TRE AUTOREVOLI ESPONENTI DI FRATELLI D’ITALIA (TRA CUI BIGNAMI E DONZELLI) ALLA MANIFESTAZIONE INDETTA DAL M5S PER RANUCCI E LA LIBERTÀ DI STAMPA - DOPO L’ATTENTATO, NESSUNO PARLA PIÙ DI UN POSSIBILE PASSAGGIO DI "REPORT" A LA7: SIGFRIDO, ORA, È INTOCCABILE… - VIDEO

giorgia meloni antonio tajani maurizio casasco marina pier silvio berlusconi salvini

DAGOREPORT - TAJANI, UNA NE PENSA, CENTO NE SBAGLIA. IL SEGRETARIO DI FORZA ITALIA CI HA MESSO 24 ORE AD ACCORGERSI CHE GIORGIA MELONI HA STRACCIATO UNO DEI SUOI CAVALLI DI BATTAGLIA IN EUROPA: IL SUPERAMENTO DEL DIRITTO DI VETO. IL MINISTRO DEGLI ESTERI È RIUSCITO A PARTORIRE SOLO UNA DICHIARAZIONE AL SEMOLINO (“HA DETTO LA SUA OPINIONE, IO PENSO INVECE CHE SI DEBBA FARE QUALCHE PASSO IN AVANTI”), MENTRE È STATO ZITTO DI FRONTE ALLE INVETTIVE ANTI-RIARMO E CONTRO L’UE DEI PARLAMENTARI LEGHISTI. IL POVERINO È ANCORA STORDITO DALLA PROMESSA, SCRITTA SULLA SABBIA, CON CUI L'HA INTORTATO LA DUCETTA: SE FAI IL BRAVO, NEL 2029 TI ISSIAMO AL QUIRINALE AL POSTO DI MATTARELLA (E CI CREDE DAVVERO) – IN TUTTO QUESTO BAILAMME, TAJANI PROVA A METTERE LE MANI SULLA CONSOB CON UNA MOSSA DA ELEFANTE IN CRISTALLERIA: NOMINARE IL DEPUTATO AZZURRO MAURIZIO CASASCO. MA SI È DIMENTICATO DI COORDINARSI CON LA FAMIGLIA BERLUSCONI, CHE NON L’HA PRESA BENE…

donald trump vladimir putin benjamin netanyahu volodymyr zelensky

DAGOREPORT – TRUMP HA FINALMENTE CAPITO CHE NON POTEVA PERMETTERSI, COME È SUCCESSO A FERRAGOSTO IN ALASKA, DI FARSI PRENDERE DI NUOVO PER CULO IN MONDOVISIONE DA PUTIN - L’INCONTRO DI BUDAPEST NON POTEVA ASSOLUTAMENTE FINIRE CON UN NUOVO FALLIMENTO, MA DI FRONTE AL NIET DI MOSCA A OGNI COMPROMESSO, HA DOVUTO RINUNCIARE – ORA CI SONO DUE STRATEGIE: O RIEMPIE KIEV DI TOMAHAWK, MISSILI IN GRADO DI COLPIRE IN PROFONDITÀ LA RUSSIA, OPPURE SCEGLIE LA STRADA MORBIDA CHE VERRÀ LANCIATA DOMANI DAL CONSIGLIO EUROPEO (L’INVIO A KIEV DI 25 BATTERIE DI MISSILI PATRIOT) – L’INNER CIRCLE “MAGA” LO PRESSA: “L’UCRAINA? LASCIA CHE SE NE OCCUPI L’UE” –  IN USA MONTA L’ONDATA DI SDEGNO PER LA SALA DA BALLO ALLA CASA BIANCA - LA STRIGLIATA A NETANYAHU DEL TRIO VANCE-WITKOFF-KUSHNER… - VIDEO

niaf francesco rocca daniela santanche arianna meloni claudia conte zampolli peronaci

DAGOREPORT: METTI UNA SERA A CENA…I FRATELLI D’AMERICA! -SEMBRAVA DI ESSERE IN UN FILM DEI VANZINA AL GRAN GALA DEL NIAF, 2180 INVITATI, 218 TAVOLI DA 150MILA DOLLARI OGNUNO, OCCUPATI DAI BOSS DELLE PARTECIPATE DI "PA-FAZZO CHIGI" (DONNARUMMA, CATTANEO, FOLGIERO, ETC.), JOHN ELKANN CHE HA TRASFORMATO IL GIARDINO DELL'AMBASCIATA IN UN AUTOSALONE (TRA MASERATI E FERRARI, TRONEGGIAVA UN TRATTORE!), FINANZIERI VARI E DE LAURENTIIS, IL GOVERNATORE ROCCA E SANTANCHÉ - CAUSA SHUTDOWN DEL GOVERNO USA, NON C'ERA ALCUN TIRAPIEDI DI TRUMP: DELUSI COLORO CHE SOGNAVANO, ATTRAVERSANDO L'ATLANTICO, DI BANCHETTARE CON SUA MAESTÀ "THE DONALD" E LA SUA "RAGAZZA PONPON" GIORGIA MELONI - QUELLI DEL NIAF HANNO "COPERTO" IL BUCO DELLE AUGUSTE PRESENZE INVITANDO ARIANNA MELONI, UNICO SEGRETARIO POLITICO PRESENTE, CHE HA COSÌ RICEVUTO IL SUO BATTESIMO NELL'AGONE INTERNAZIONALE - NON POTEVA MANCARE L’ONNIPRESENTE CLAUDIA CONTE CHE SI È FATTA RITRARRE INSIEME ALL’AMBASCIATORE PERONACI, GIA’ CONSIGLIERE DIPLOMATICO DI PIANTEDOSI, E A QUEL MARPIONE DI PAOLO ZAMPOLLI, INVIATO SPECIALE DI TRUMP - LA PASTA SCOTTA E L’ESIBIZIONE DEL PREZZEMOLONE BOCELLI - VIDEO

matteo salvini alberto stefani luca zaia

DAGOREPORT - LUCA ZAIA MINACCIAVA DI DIVENTARE UN SERIO “PROBLEMA” PER MATTEO SALVINI E FORSE LO SARÀ: NON POTENDO IL “DOGE”, PER ORDINE DI SALVINI IN COMBUTTA CON MELONI, GUIDARE UNA LISTA A SUO NOME, UNA VOLTA SBATTUTO A CAPOLISTA IL SUO ENTUSIASMO POTREBBE SCEMARE E LA LEGA IN VENETO CORRE IL RISCHIO DI UN SORPASSO DI FRATELLI D'ITALIA - EVENTUALITA' CHE METTEREBBE DI NUOVO IN DISCUSSIONE LA LEADERSHIP DEL "CAPITONE" - I RAS LOCALI HANNO CRITICATO PER ANNI SALVINI, SENZA MAI AVERE IL CORAGGIO DI SFIDUCIARLO. QUESTA VOLTA, TRA UN VANNACCI CHE SI PRENDE I PIENI POTERI NEL PARTITO E I MALUMORI PER LA "CESSIONE" DELLA LOMBARDIA A FDI, UN FLOP IN VENETO POTREBBE ESSERE LA GOCCIA CHE FA TRABOCCARE IL VASO - SE SALVINI NON RIDE IN VENETO, ELLY SCHLEIN POTREBBE PIANGERE IN CAMPANIA: IL GRILLONZO ROBERTO FICO NON ENTUSIASMA E FA INCAZZARE DE LUCA CON LE SUE LEZIONCINE ETICHE SUI CANDIDATI. TANT'E' CHE TRA I FEDELISSIMI DI DON VICIENZO È PARTITO IL FUGGI FUGGI VERSO LE SIRENE DELLA DESTRA DI POTERE...