L’EX PM E AZIONISTA DEL “FATTO” BRUNO TINTI ESULTA SULLE INTERCETTAZIONI DELLA CANCELLIERI: “CON LA LEGGE BAVAGLIO NON AVREMMO MAI CONOSCIUTO I FAVORI AI LIGRESTI”

Bruno Tinti per "il Fatto Quotidiano"

Si dice che una fotografia vale più di mille parole. Lo stesso può dirsi per i fatti. Vi ricordate la legge-bavaglio, quella che, chissà perché, non è mai entrata in vigore pur essendo auspicata, apertamente o sotto traccia, da tutte le forze politiche? Non c'era tv o giornale che non recitassero la formula sacramentale: le intercettazioni che non hanno rilevanza penale non devono essere conosciute e dunque ne deve essere ordinata la distruzione e vietata la pubblicazione.

La tesi venne addirittura fatta propria dalla Corte Costituzionale che, per paura che l'applicazione del codice di procedura penale alla richiesta di distruzione delle intercettazioni riguardanti le conversazioni Napolitano-Mancino - giudicate penalmente irrilevanti dalla Procura di Palermo - finisse con il renderle note, si inventò una nuova procedura, fatta apposta per Napolitano, che ne consentì la distruzione aum-aum.

Naturalmente, per i comuni mortali (si fa per dire: gli unici interessati alla cosa erano i politici e i loro sponsor o reggicoda), non si poteva ricorrere alla Corte Costituzionale; e così la legge bavaglio si era inventata un procedimento per metterli al sicuro. Le intercettazioni dovevano essere depositate dal PM a disposizione dei difensori.

Dopodiché dovevano essere trasmesse al GIP che, in camera di consiglio, e dunque non aperta al pubblico, con la partecipazione del PM e degli avvocati, stabiliva quali erano penalmente rilevanti e quali no. Quelle che servivano al processo erano inserite nel fascicolo e, quando fossero divenute pubbliche (per esempio con il rinvio a giudizio) avrebbero potuto essere pubblicate; delle altre non si poteva scrivere niente, pena la galera a vita.

In sostanza era il giudice a stabilire quali informazioni potevano ricevere i cittadini. La cosa più impressionante fu che la Federazione della Stampa, per bocca del suo Presidente Roberto Natale, condivise questa trovata. Della serie: il giudice ci dirà cosa possiamo scrivere e cosa no e così saremo al riparo dalle querele.

Adesso è arrivato il ministro Cancellieri e le sue frequentazioni con la famiglia Ligresti; e, soprattutto, sono arrivate le intercettazioni delle sue telefonate con la signora Fragni e la notizia del mandato conferito a due vicedirettori del DAP (Dipartimento Amministrazione Penitenziaria) di fare "quanto di loro stretta competenza" per tutelare la salute di Giulia Ligresti (che era in carcere).

E, stranamente, nessuno ha ancora spolverato la tiritera della barbarie della pubblicazione di intercettazioni contenenti fatti irrilevanti sul piano penale. Per la verità, il comportamento di Cancellieri avrebbe integrato certamente il reato di abuso d'ufficio nella sua precedente formulazione, prima che la politica - sovente pizzicata in flagranza - aggiungesse all'art. 323 cp il requisito della patrimonialità del vantaggio procurato a se stesso o ad altri; come se abusare della pubblica funzione per far uscire uno di galera non fosse un comportamento disdicevole quanto fargli avere dei soldi. Ma ormai ... Così concentriamoci sui fatti partendo dal presupposto che non hanno rilevanza penale.

L'amicizia di vecchia data con i Ligresti. Non criticabile quando nasce, diviene certamente imbarazzante per un funzionario pubblico quando i suoi amici sono coinvolti nello scandalo delle Aree d'Oro. Archiviazione - vero - però ... Diviene inopportuna con l'arresto e la condanna di Salvatore, coinvolto nell'inchiesta Mani Pulite. Diviene inaccettabile con i nuovi arresti di tutta la famiglia per i falsi in bilancio di Unipol-Fonsai. Può un Prefetto, un Ministro (della Giustizia!) essere amico di pregiudicati e arrestati? Certo che no.

Tanto più diviene inaccettabile quando porta Cancellieri non solo a manifestazioni di solidarietà ma a vere e proprie promesse di aiuto. Imprecisato, è vero, ma concreto: "tutto quello che potrò fare lo farò", sono "a disposizione", "qualsiasi cosa serva conta su di me". A che titolo Cancellieri promette il suo intervento? Non è un avvocato, un medico, un commercialista. E' il Ministro della Giustizia: non può intervenire in un processo; e lo sa benissimo.

Ma sono solo "manifestazioni di solidarietà" . No, non è vero; perché Cancellieri interviene, e come. Spiega ai direttori del DAP che bisogna "tutelare la salute di Giulia". Perché, secondo lei, i due non lo sanno già che la salute dei detenuti va tutelata? Glielo deve dire espressamente? Giulia Ligresti non è già una detenuta eccellente? Pensa che il DAP non lo sappia che è anoressica e non mangia?

E, stando così le cose, che senso può avere l'intervento di un Ministro su due funzionari del Ministero (che poi, visto che sono persone per bene, le hanno spiegato di non rompere)? Si differenzia molto il suo comportamento da quello di B quando chiese alla Questura di Milano di consegnare Ruby a Mi-netti invece che a una comunità? Come ho detto, magari di penalmente rilevante non c'è niente (forse una tentata concussione ma al momento nessuna Procura si è attivata).

Però il casino cui stanno partecipando tutti i partiti e che fa incazzare le associazioni dei carcerati (Giulia Ligresti sì e io no?) è la prova provata che i fatti penalmente irrilevanti interessano molto. Ed è naturale: questa fa il Ministro della Giustizia. Sicuro che una così possa fare questo lavoro? E, per la verità, che possa in genere ricoprire funzioni pubbliche?

Interrogativi che, con la legge bavaglio, nemmeno ci saremmo posti: semplicemente non ne avremmo saputo nulla.

 

bruno tinti lapNuccio Peluso AnnaMaria Cancellieri ANNAMARIA CANCELLIERI resize ligresti salvatoreGiulia Ligresti BERLUSCONI PER RACCONTARE IN TV IL CASO RUBY BERLUSCONI TRA RUBY MINETTI PASCALE Ruby

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