FATTO LO SLOGAN (”MONTI PER L’ITALIA”), COPIATA L’”AGENDA”, POSTATO IL TWEET, ARRIVANO I PRIMI DOLORI PER SUDARIO MONTI: “VORREI LA LISTA UNICA MA NON SO SE CE LA FARÒ” - QUANTI VOTI PORTA FINI? E LA LISTA MONTEZEMOLO-RICCARDI? E IL DUPLEX UDC CASINI-CESA VUOLE ANDARE DA SOLO PER AVERE IL 50% DEI CANDIDATI - NEI PROSSIMI GIORNI SONO DESTINATI A MOLTIPLICARSI GLI APPELLI PER IL PROFESSORE DA PARTE DELLA MILANO CHE CONTA…

Fabio Martini per La Stampa

Ora è Mario Monti ad attendere un convincente endorsement da parte dei partiti. Certo, per come si sono messe le cose e anche per quel tweet così impegnativo, è molto difficile che il Professore oramai possa negarsi un impegno personale in una operazione che ha già un logo pronto ("Monti per l'Italia"), ma è pur vero che in certi dettagli potrebbero nascondersi insidie. A cominciare dalla questione delle liste, che si profila più intricata di quanto appaia in superfice. Al punto che Mario Monti, confidandosi con uno dei suoi interlocutori politici, ha espresso così il suo pensiero: «Vorrei fare una lista unica, ma non so se ci riuscirò».

Un'istantanea che racconta due cose interessanti. La prima: Monti sta decisamente dentro all'operazione, al punto da preoccuparsi di questioni pratiche e non solo di massimi sistemi. Secondo: se neppure Monti, che è una sorta di Papa di questa area, non sa se ce la farà a far passare la sua linea, questo significa che le resistenze sono forti. Resistenze di due tipi: c'è chi preferisce più liste. Ovvero: pur sposando quella unica, c'è chi punta a garantirsi un ruolo preminente. E' il caso di Pier Ferdinando Casini: nelle trattative informali con i maggiorenti delle altre anime (Monti, Riccardi, Montezemolo, ex Pdl), il leader dell'Udc lo ha fatto capire: noi puntiamo ad avere il 50 per cento dei candidati. Un modo per alludere alla successiva richiesta: anche metà dei posti sicuri nel listino devono andare all'Udc.

Una richiesta che Casini fonda su ragioni politiche ed organizzative che non sembrano aver convinto i suoi interlocutori. Tra i promotori si agitano molte pulsioni tra loro contrapposte, anche all'interno dei singoli partiti. Nell'Udc, dove Casini non disdegnerebbe la lista unica ma contro l'opinione di Lorenzo Cesa, che è il "capomacchina" e il referente di tanti notabili del territorio.

Stessa dialettica nel piccolo di Fli di Gianfranco Fini: l'Udc non lo vuole nella stessa lista. I finiani sembrano costretti a contarsi e a fare liste che rischiano qualche sguardo occhiuto da parte dei partner. Anche alla luce di una considerazione più generale di Andrea Romano, "player" di "Italia Futura": «L'offerta elettorale dovrà essere molto esigente rispetto alle persone candidate».

In definitiva la scelta dipenderà da Mario Monti, anche per effetto di un superpotere che è lo stesso Casini a definire, quando attribuisce alla presenza del Professore un «valore aggiunto enorme». Ieri sera la soluzione più accreditata prevedeva la coesistenza di quattro liste: una di società civile Monti-Montezemolo-Riccardi, una Udc, una Fli e una sostenuta dagli ex Pdl in uscita o già usciti.

La decisione finale di Monti in qualche modo sembra legata anche alla natura della sua ambizione, che ancora oggi resta oggetto di domande senza una risposta univoca. Una personalità come la sua può correre, rinunciando in partenza a vincere? E se invece si contentasse di un "piazzamento", cosa lo muove? «Un personaggio come lui - sostiene il capogruppo Fli Benedetto Della Vedova, che col premier ha avuto di recente un incontro - è mosso dall'etica calvinista di chi si mette in gioco e non accetta "regali", allo scopo di contribuire a salvare l'Italia e di segnare la storia d'Europa: questi obiettivi si possono raggiungere vincendo le elezioni e in via subordinata, anche realizzando una "media-coalizione" col Pd. Se non altro per una ragione: non si governa un Paese come l'Italia col 35% dei consensi, anche se si hanno i numeri parlamentari».

E dalle prime mosse, la culla del montismo potrebbe rivelarsi la Lombardia. Non soltanto perché Monti è lombardo, ma perché in questa regione insistono diversi personaggi destinati a moltiplicare i consensi: la candidatura di Gabriele Albertini (amico del premier e allievi dello stesso liceo) a presidente della Regione Lombardia "contro" il Pdl sta riscuotendo significativi riscontri nei sondaggi; lombardi sono alcuni dei montiani già in politica: Pietro Ichino, l'ala ciellina che appoggia Mario Mauro, il finiano Della Vedova, alcuni di coloro che sono già usciti dal Pdl (Gaetano Pecorella e Giorgio Stracquadanio), mentre nei prossimi giorni sono destinati a moltiplicarsi gli appelli per il Professore da parte della Milano che conta.

 

BERSANI - MONTI - ALFANO - CASINI DA TWITTERCASINI BERLUSCONI MONTI CASINI- MONTEzemoloFINI E MONTI MONTEZEMOLO-CASINICasini e FiniLORENZO CESA

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