RICICCIA L’INCUBO FISCALE E FELTRI AFFONDA BARCA: “DA QUEL CHE HA DETTO ALLA “ZANZARA” VUOLE INTRODURRE UNA PATRIMONIALE DI 400 MILIARDI. NELL’EVENTUALITÀ, NON CI RESTEREBBE CHE IL SUICIDIO, PASSANDO PRIMA PER L’OMICIDIO. QUALE SAREBBE LA VITTIMA? INDOVINATE…”

Vittorio Feltri per "il Giornale"

La telefonata burla organizzata da Giuseppe Cruciani (La zanzara , programma radiofonico) a Fabrizio Barca è paradigmatica del bordello Italia: dimostra cioè che non sappiamo più a che santo votarci per uscire da quella che Matteo Renzi chiama la palude, e che noi, invece, definiamo- per naturale inclinazione alla volgarità- letamaio.

Ma vi pare possibile che un ex ministro (Barca stesso) sia tanto pollo da farsi infinocchiare da un imitatore di Nichi Vendola (che pronuncia due parole) e gli confidi anche ciò che uno non direbbe né alla moglie né a se medesimo?

Storia incredibile. L'economista in questione, non appena gli è squillato il telefono, ha sbracato. Non si è accorto che la presunta segretaria del governatore della Puglia aveva un accento milanese ed era quindi probabile che fosse una bidonatrice? Inoltre egli non ha dubitato un istante che colui il quale si spacciava per leader del Sel fosse un «sosia» da smascherare immediatamente? Il povero Barca ha bevuto la cicuta dell'ottimo Cruciani come se fosse acqua fresca e si è lasciato andare a una serie di bischerate imbarazzanti.

Ne ha dette di ogni colore: contro Renzi, che non lo aveva interpellato direttamente per entrare nel governo; contro i poteri forti (Carlo De Benedetti) che premevano affinché accettasse un incarico nell'esecutivo in formazione; contro la politica in genere; contro coloro che non capiscono la necessità di introdurre una patrimoniale da 400 miliardi di euro allo scopo di sistemare i conti statali.

Intendiamoci, ciascuno la pensa come gli pare. Ma un conto è esprimere apertamente le proprie idee, pubblicamente, un altro è spifferare a un tizio, scambiato erroneamente per compagno, le proprie opinioni sul segretario del partito («un improvvisatore pericoloso e incosciente») e sul da farsi per salvare la Patria.

Siamo di fronte a un episodio rivelatore del disastro politico che stiamo attraversando in questa fase caotica. La sinistra è allo sbando: vince le elezioni in Sardegna, ma perde la trebisonda a Roma dove si tratta di rimettere in sesto l'esecutivo caduto in testa a Enrico Letta.

Non sappiamo ancora se Renzi sia o no in grado di guidare l'Italia in modo decente, ma abbiamo avuto la prova che le persone che dovrebbero aiutarlo - Barca, per esempio - non ne sono affatto all'altezza. Si va ripetendo che il succitato Barca sia stato fra i migliori collaboratori di Mario Monti: figuriamoci gli altri.

Il fatto che egli, ai microfoni della Zanzara , abbia dichiarato la sua intenzione di applicare una patrimoniale di 400 miliardi fa capire una cosa: se davvero «don» Matteo aveva puntato su questo signore per occupare la poltrona di ministro dell'Economia, significa che il nuovo premier non ha tutti i fili attaccati. Una tassazione del genere farebbe fuggire all'estero anche i pochi imprenditori che coraggiosamente sono rimasti qui.

L'Italia è in ginocchio perché martoriata dal fisco. Se poi la pressione tributaria dovesse ulteriormente aumentare, addio ripresa, addio sogni di riscossa. Insomma, le prime avvisaglie della politica in gestazione nella mente di Renzi autorizzerebbero chiunque a tagliare la corda. Si salvi chi può. Se le prospettive sono queste, i cittadini sono autorizzati a dire: rischiamo di cadere dalla padella nella brace.

Ciò che forse risolleva il morale è la speranza che Barca abbia parlato per dare aria ai denti e che non sia affatto vero che il presidente del Consiglio in pectore abbia meditato di reclutarlo tra i componenti del suo gabinetto. Nel qual caso ci sentiremmo portati a rasserenarci. Per guardare al futuro con un minimo di ottimismo, serve che Renzi ci rassicuri e affermi che Barca è andato in barca e non sarà mai cooptato nel governo in corso di definizione.

Abbiamo già tanti guai, ci manca solo di veder affidato il timone dell'economia a un visionario tardo marxista che, coniugando il leninismo residuale al pauperismo cattolico, sia convinto di sistemare il nostro bilancio inasprendo ancora il prelievo fiscale. Nell'eventualità, non ci resterebbe che il suicidio, passando prima per l'omicidio. Quale sarebbe la vittima? Indovinate.

 

 

Vittorio Feltri VITTORIO FELTRI matteo renzi x matteo renzi e la madre laura RENZI-VENDOLA

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