pansa renzi salvini di maio calabresi

FERMI TUTTI! ‘’IL BESTIARIO’’ DI GIAMPAOLO PANSA RITORNA SULLA SCENA GRAZIE A DAGOSPIA ED È SUBITO ALTA MACELLERIA PER SALVINI, DI MAIO, RENZI E “LA REPUBBLICA” DI CALABRESI - ''IL SULTANO LEGHISTA VUOLE DIVENTARE IL PUTIN ITALIANO. E SE CI RIUSCIRÀ, VEDREMO SPARIRE LA NOSTRA REPUBBLICA CAOTICA, MA PUR SEMPRE DEMOCRATICA, DENTRO UN REGIME AUTORITARIO - LA SINISTRA HA SMESSO DI ESISTERE. IL PD È UN’ACCOZZAGLIA DI PROFUGHI, CON IL BULLO RENZI PRONTO A PRESENTARCI UN ALTRO SCHERZO DA PRETE MASCHERATO DA MIRACOLO - “LA REPUBBLICA” STA ALLA CANNA DEL GAS…”

GIAMPAOLO PANSA

Giampaolo Pansa per Dagospia

 

C’è un signore che vuole a tutti i costi diventare il Vladimir Putin italiano. E se ci riuscirà, vedremo sparire la nostra repubblica caotica, ma pur sempre democratica, dentro un regime autoritario come la Russia di oggi. Guidata con una mano di ferro dal vero Putin. Chi è questo signore? Il Bestiario, che ritorna sulla scena grazie a Dagospia, una risposta ce l’ha: è Matteo Salvini, il padrone totalitario della Lega. Per il momento si limita a combattere Silvio Berlusconi, il miliardario che lo aveva lanciato. Ma dopo averlo sconfitto, si dedicherà a due personaggi che si illudono di essere al sicuro dalle ambizioni pericolose del capo leghista: il premier Conte e il vicepremier Di Maio.

SALVINI AL LIDO FASCISTA

 

Perché l’avvocato Conte e lo steward fallito Di Maio si credono invincibili? Il primo motivo è che sono così fessi da non accorgersi delle intenzioni di Salvini. Lo ritengono un alleato fedele, un tantino parolaio e trombone, ma niente di più. Il secondo motivo è che nessuno li sta combattendo.

 

La sinistra italiana ha smesso di esistere. Sta ai piedi di Cristo, avrebbe detto la mia magica nonna Caterina, analfabeta però furba. Dall’esangue segretario Martina in giù, il Partito democratico è un’accozzaglia di profughi, tentati di rimettere in sella il Super Bullo. Ossia il Renzi che si dice pronto a presentarci un altro scherzo da prete mascherato da miracolo. Altri oppositori non ne vedo.

 

SALVINI DI MAIO CONTE

L’Italia di oggi è il paese adatto a piegarsi a una controfigura di Putin. Non è più una democrazia, ma una diarchia. Prima o poi, Salvini e Di Maio cominceranno a farsi la guerra. Il sultano leghista non ha nessuna stima del proprio alleato. Lo considera un debole allievo di Beppe Grillo, incapace di risolvere il più piccolo dei problemi. Lo dimostra la fantozziana vicenda delle vaccinazioni dei bambini da ammettere all’asilo e poi alle elementari. Dura da mesi senza una decisione accettabile. La ministra competente, Giulia Grillo, non sa che pesci prendere: è davvero un’oca giuliva. .

SALVINI BERLUSCONI

 

Chi conosce bene Salvini sa che il dittatore della Lega vorrebbe liberarsi del terrone Di Maio, dei suoi ometti e delle sue donnine, a cominciare dalla povera Grillo. E prima o poi si imporrà come l’unico leader voglioso di mettere un po’ d’ordine in questa Italia vicina allo sfascio. Prima ancora di proclamarsi il Putin italico.

SALVINI DI MAIO FLINSTONES

           

I suoi colonnelli giurano che il Super Leghista non tarderà a scendere in guerra contro gli alleati di governo.  Lui sa bene che l’autunno del 2018 vedrà tante aziende in crisi, con il corredo di molti licenziamenti. Tra queste ci sarà anche uno dei primi quotidiani italiani: “Repubblica”. 

           

Nato nel gennaio 1976 dalla genialità imprenditoriale di Eugenio Scalfari e di  Carlo Caracciolo, per anni è stato il giornale leader dell’informazione quotidiana riformista in Italia. Vendeva centinaia di migliaia di copie, grazie a un’intuizione di Barbapapà, il fondatore: quella del giornale libertino, capace di sorprendere e anche di smentirsi. Posso ben dirlo io che ho lavorato a “Rep” per quattordici anni, da inviato e poi da vice direttore, prima di passare all’“Espresso” con Claudio Rinaldi. Babarpapà Scalfari aveva un obiettivo: vendere più del “Corriere della sera”. E per un periodo di tempo ci riuscì.

           

GIAMPAOLO PANSA SECONDO ETTORE VIOLA

Oggi “Repubblica” sta alla canna del gas. Le sue vendite sono un segreto di Stato. Gli esperti dicono che non arrivi alle centomila copie. Un disastro dal momento che il direttore in carica, Mario Calabresi, dispone di una redazione gigantesca che pare sia di oltre quattrocento professionisti. Un esercito destinato a ridursi. Con quali strumenti e con quali esiti? Nessuno lo sa. L’unica certezza è che qualsiasi intervento chirurgico non potrà essere rinviato di molto. E allora, temo, pioveranno i licenziamenti.

prodi calabresi damilano

           

Dalla sorte di “Repubblica” dipende anche quella settimanale “L’Espresso”, guidato da Marco Damilano. E’ diventato un allegato del quotidiano di Calabresi. Si dice che abbia un cospicuo numero di abbonati. Quanti? Mistero. In passato vendeva davvero tanto. Negli anni Settanta, sotto la guida di Livio Zanetti, la tiratura si avvicinava alle 400 mila copie.

Calabresi

 

Oggi è un settimanale tetro, senza un sorriso. Sfoggia copertine da bollettino parrocchiale, se paragonate alle Ragazze coccodè di un direttore geniale e insuperabile come Claudio Rinaldi. Mi piacerebbe conoscere che cosa ne pensa l’editore, l’ingegner Carlo De Benedetti. Meglio una ragazzona nuda o la Vespa d’antiquariato di Nanni Moretti?   

Giampaolo Pansa

 

I media stampati contano poco nell’Italia di oggi. Ma sono sempre aziende molto delicate, soprattutto quando incontrano una fase critica. Se mister Salvini diventerà il Putin italiano, dovrà stare molto attento a come si muoverà su questo territorio minato. Potrebbe costargli caro. 

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…