miriam leone 1992

FICTION PULITE – FACCI FA IL CONTROPELO A “1992”: GLI INTERROGATORI DI GRUPPO NON ESISTEVANO E DI PIETRO FECE FINTA DI DIMENTICARE IL PROCESSO PER DIRETTISSIMA A MARIO CHIESA – NON C’È PROVA CHE DELL’UTRI PENSASSE A UN PARTITO FIN DAL 1992

Filippo Facci per “Libero Quotidiano

 

Elencare “quello che manca” in un film o in una fiction è facile e comodo, ci si possono riempire i libri: non è un caso che gli autori della serie «1992» (Sky, cominciata martedì scorso) si siano paraculati premettendo che «ogni riferimento a fatti accaduti» eccetera eccetera. Messa così, però, è facile e comodo anche per gli autori: perché i riferimenti a fatti accaduti ci sono eccome, con nomi e cognomi, e il prodotto è stato venduto all’estero con pretese storicizzanti.

maxresdefaultmaxresdefault

 

Alcuni personaggi di pura fantasia quindi vanno benissimo (poi possono piacere o meno) e altri personaggi sospesi tra fantasia e cronaca già sono discutibili: va bene anche questo, e infatti sono gli episodi pretesa aderenza con la realtà a lasciare un po’ così. Si può trasvolare sul dettaglio che lo svincolo autostradale Bologna-Borgo Panigale non c’era (non così) e che pure non esisteva un determinato modello di frigorifero. Si può ritenere imprescindibile che il grattacielo del Pirellone nella fiction appaia già ristrutturato (post incidente aereo del 2002) e che gli spot pubblicitari con la prima campagna ministeriale sull’Aids (quella con le sagome contornate di viola) risalga in realtà all’anno prima, al 1991, come pure la versione del programma «Avanzi» in cui si vedono Serena Dandini e Corrado Guzzanti.

 

imagesimages

Fa niente anche per un divano di design che non era ancora stato disegnato, e pace anche se ormai non c’è scena milanese - ambientata in un bar - che non abbia per location la solita Belle Aurore di via Castelmorrone, sempre quella, due palle: oltretutto lo spacciano come bar vicino al tribunale anche se dista più di sei chilometri. E, oltretutto, nella fiction si vede un ufficiale di polizia giudiziaria che paga e se ne va senza scontrino.

 

1) Però, egregi autori, verso la fine della seconda puntata compare un mandato d’arresto che sembra disegnato al computer da un bambino: non sono fatti così, a esser precisi non erano neanche più d’arresto: erano i famigerati ordini di custodia cautelare. Nota: quegli interrogatori di gruppo coi tavolini uno affianco all’altro, seriali e con Di Pietro direttore d’orchestra, beh, non esistono e sono ridicoli.

 

2) Al di là di possibili inesattezze già evidenziate da Mario Chiesa circa il proprio arresto («non esiste nessun verbale che attesti la leggenda della tangente gettata nel water», ha detto) qui non si vuole segnalare un’imprecisione: tuttavia le modalità di quell’arresto, riviste oggi, fanno comunque comprendere quanto fosse diverso l’atteggiamento della magistratura a proposito della custodia cautelare. In Mani pulite, una sola chiamata in correità basterà per incarcerare chicchessia, ma prima di essa Antonio Di Pietro non si fece bastare la confessione di Luca Magni e neppure le intercettazioni telefoniche: predispose banconote segnate (in realtà solo una ogni dieci) e poi microfono e persino una telecamera che non funzionò. Solo allora arrestò Chiesa.

downloaddownload

 

3) Nella fiction si vede un Di Pietro che garantisce riservatezza alla moglie di Mario Chiesa qualora l’avesse aiutato a individuare i conti in Svizzera dell’ex marito. A parte che fu lei a rivelarne l’esistenza agli inquirenti, Di Pietro in realtà la fece attendere per ore e ore in corridoio: e questo proprio per farla vedere ai giornalisti perché scrivessero di lei, cosicché l’ex marito intendesse.

 

4) A un certo punto un improbabile Di Pietro dice che il processo per direttissima a Mario Chiesa «ho deciso di non farlo». Non andò proprio così, Di Pietro infatti mica poteva decidere diversamente da qualcosa che il suo procuratore capo aveva già annunciato. L’ha raccontato Di Pietro stesso: «Mani pulite s’è fatta perché io - sì, io e solo io -, diciamo per sbaglio, “dimenticai” di depositare gli atti nei tempi prescritti per la direttissima...Borrelli aveva dato pubblicamente l’indicazione di depositare gli atti...erano in vista le elezioni del ’92, la tensione montava... A quel punto, io non ho la forza di dire al dottor Borrelli che non lo faccio perché voglio arrivare a un obiettivo preciso; e allora “mi sbaglio”».

 

1992 poster altro1992 poster altro

Borrelli a suo modo ha confermato: «Non immaginavo che dall’arresto di Chiesa potesse nascere quello che è nato, ma credo che non l’immaginasse nessuno. Non l’immaginava certamente Di Pietro».

 

5) Non c’è cronaca e sentenza ma soprattutto logica che porti a sostenere che Marcello Dell’Utri abbia pensato d’inventarsi un soggetto politico sin dall’inizio del 1992. Non quando arrestarono Chiesa (l’arresto fu a lungo snobbato) e neanche dopo le elezioni del 5 aprile 1992, che segnò certo un crollo storico della Dc ma perdite minime per il Psi, grande sponsor di Berlusconi. Le cui tv, va ricordato, sin da principio diedero manforte all’inchiesta. È vero che la Lega superò i 3 milioni di voti (quasi il 9 per cento) anche se fanno vedere che un tizio viene candidato quando le liste erano senz’altro già chiuse.

 

19921992

 6) Qualche pignoleria. A un certo punto inquadrano il programma «Non è la Rai» trasmesso su Italiauno, ma al tempo andava in onda su Canale 5: passerà a Italiauno solo dal gennaio 1993. Il termine «cinghialone» riferito a Craxi, o cinghiale, non fu di Di Pietro, ma dei cronisti; comparve per la prima volta su l’Indipendente. In un baracchino vicino al Castello Sforzesco si vedono in vedita delle bottigliette di Gatorade che non esistevano. Sciocchezzuola finale: nella fiction si dice che la scuola steineriana «è una delle più care di Milano». Non è vero per niente.

 

Siccome il riferimento è chiaramente ai figli di Berlusconi, andrebbe aggiunto che la sezione scolastica del caso era a Lambrate, e nasceva da una scissione dalla storica scuola steineriana di via Clericetti; era così malmessa che Veronica Berlusconi mandò personalmente degli imbianchini a mettere in ordine le aule. Bene, ora siamo pronti per le puntate successive.

miriam leone 1992miriam leone 1992

 

Ultimi Dagoreport

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…