FIDATEVI DELL'ITALIA, VI PREGO! - IL MINISTRO PADOAN VA IN AMERICA A PIETIRE UN PO' DI INVESTIMENTI (CHE A PARTE BLACKROCK LATITANO) IN UN PAESE CHE HA RIDOTTO LO SPREAD MA HA AUMENTATO IL DEBITO PUBBLICO SUL PIL AL 133% DAL 120% DEL 2011

Massimo Gaggi per il "Corriere della Sera"

 

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Fiducia del governo americano e atteggiamento più disponibile da parte dei protagonisti del mercato finanziario Usa: rispetto ai suoi predecessori, costretti a camminare su un sentiero molto stretto, Pier Carlo Padoan, nella sua prima visita negli Stati Uniti da ministro dell’Economia del governo Renzi, sta trovando porte aperte e molto interesse.

 

MATTEO RENZI E PIERCARLO PADOAN MATTEO RENZI E PIERCARLO PADOAN

L’Italia è sempre un Paese che non cresce e in una situazione di finanza pubblica critica: di questo gli americani sono ben consapevoli. E ieri qualche osservatore non ha mancato di far notare che il nostro debito pubblico, che nel 2011, quando il governo Berlusconi fu travolto dalla sfiducia dei mercati, viaggiava intorno al 120% del Pil, ora è al 133%.

 

Padoan è consapevole che la situazione è tutt’altro che facile ed è venuto negli Stati Uniti — ieri a Washington, oggi e domani a New York — proprio per spiegare le riforme e gli interventi che il governo conta di attuare per migliorare la sua posizione fiscale, riattivare la crescita, creare lavoro e ricominciare ad attirare investimenti dall’estero.

BLACKROCK ANDREA VIGANO BLACKROCK ANDREA VIGANO

 

Più facile a dirsi che a farsi: Wall Street rimane prudente nonostante la buona impressione fatta in passato prima da Mario Monti, poi da Enrico Letta e dal suo ministro del Tesoro Fabrizio Saccomanni. Già da tempo, del resto, qualcuno, come Larry Fink di BlackRock, ha ricominciato a investire in Italia.

 

Si è trattato, però, finora di interventi limitati, dettati soprattutto da considerazione di convenienza immediata, vista la possibilità di acquistare immobili e quote di aziende a prezzi molto convenienti dopo le flessioni di questi mercati. Comunque una certa fiducia è tornata, come testimonia anche il calo dello spread tra Btp e Bund tedeschi.

MANAGER BLACKROCK WAGNER FINK CAPITO MANAGER BLACKROCK WAGNER FINK CAPITO

 

Ora Padoan, che ha iniziato ieri la sua visita a Washington incontrando i vertici del Carlyle Group e del fondo Tudor Investment Corporation, storico investitore in titoli del Tesoro italiano, sembra puntare a qualcosa di più: un forte ritorno di investimenti finanziari e anche produttivi nel nostro Paese.

 

Il sostegno politico del governo di Washington c’è tutto: Obama ha avuto ottimi rapporti sia con Monti che con Letta e ora è stato molto colpito dal risultato elettorale del partito di Renzi in Europa: «La Casa Bianca è interessata a una forte leadership dell’Italia nella Ue» ci diceva qualche giorni fa, durante la mis-sione del presidente Usa in Europa, uno dei suoi più stretti collaboratori.

LARRY FINKLARRY FINK

 

«Abbiamo cercato per 3 anni di arginare gli eccessi di austerity dei leader europei del rigore che non incoraggiavano abbastanza la crescita. Sosteniamo i nuovi leader» nel loro sforzo di riportare l’Europa su un sentiero di sviluppo.

 

LARRY FINK LARRY FINK

La solidarietà e la fiducia politica sono un propellente importante, ma non bastano: per questo Padoan ha cercato di illustrare in modo dettagliato il piano di riforme del governo Renzi con l’obiettivo di modernizzare il Paese rendendolo più efficiente e attraente per gli investitori. Padoan si è dilungato sul Job Act, sulla riforma della pubblica amministrazione, su quella della giustizia civile, sulla legge-delega sul Fisco. Padoan ha, poi, parlato diffusamente del piano di privatizzazioni, dalle Poste ai cantieri navali.

 

Dopo aver visto il segretario del Tesoro Jacob Lew, Padoan si è spostato a New York dove oggi avrà incontri a Wall Street. Ma già ieri sera ha avuto modo di parlare con banchieri e opinion leader americani in una cena «off the records» al Council for Foreign Relations, insolitamente affollata. Con la discussione animata da Martin Feldstein, il decano degli economisti americani. 

JACOB LEW E BARACK OBAMA JACOB LEW E BARACK OBAMA

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