meloni fini

SE OGGI GIORGIA MELONI PUO’ AMBIRE A PALAZZO CHIGI E’ GRAZIE ALLA SVOLTA DI FIUGGI DI GIANFRANCO FINI - L’EX CAPO DI AN E’ RIAPPARSO NELLA SEDE DELLA STAMPA ESTERA PER “BENEDIRE” IL GOVERNO DI CENTRODESTRA: “MELONI E I FRATELLI D'ITALIA SONO PERFETTAMENTE IN SCIA E COERENTI CON LA SVOLTA DI FIUGGI CHE TRASFORMÒ L'MSI IN AN” - TRITURATO DALLA VICENDA DELLA CASA DI MONTECARLO, FINI E’ SPARITO DAI RADAR MA LUI E LA DUCETTA SI SONO SENTITI PIÙ DI UNA VOLTA PER UNO SCAMBIO DI IDEE, CONSIGLI E SUGGERIMENTI…

Fabio Martini per “la Stampa”

 

GIORGIA MELONI E GIANFRANCO FINI

Nel prosaico mondo della politica romana Gianfranco Fini è un po' come Mina: a un certo punto non si è fatto più vedere. Ogni tanto, in questi ultimi anni, è riapparso in foto. Ma si è trattato sempre di scatti anonimi, certamente non studiati a tavolino da qualche agenzia di comunicazione. In genere foto al ristorante, con lui affiancato da qualcuno dei suoi vecchi sodali. È da quasi dieci anni che Fini si è eclissato. Dopo la sconfitta elettorale del 2013 della neonata Futuro e libertà e complice il processo per la vicenda della casa di Montecarlo, Fini ha preferito evitare le ribalte di convegni e talk show, rinunciando ad una quantità senza fine di interviste.

 

GIANFRANCO FINI

Ma in questi mesi di irresistibile ascesa di Giorgia Meloni, una ragazza sulla quale lui aveva puntato, Fini avrebbe potuto riaffiorare e invece non soltanto non si è fatto vedere, ma non ha detto una parola. Non una rivendicazione della sua decisiva svolta di Fiuggi, quella che trasformò l'Msi in An, e neppure una mano simbolica sulla spalla di Giorgia. Zero. Silenzio totale. In una epoca di egolatria spinta, il segnale di un certo stile.

 

Anche perché Fini non vuole essere ingombrante: la sua figura, per la vicenda di Montecarlo, resta controversa in quella che fu la "comunità" missina e dunque l'ex capo di Giorgia ha deciso di non voler rovinare in qualche modo la festa alla premier in pectore.

Eppure ieri mattina Fini è riapparso e ha parlato: nella sede della stampa estera.

 

GIANFRANCO FINI - SVOLTA DI FIUGGI

Lo avevano cercato nei giorni scorsi, lui aveva risposto «no, non parlo da anni e non intendo cambiare», ma poi si è trovato un accordo: gli inviati delle testate estere a Roma lo avrebbero intervistato con l'intesa che le sue parole non sarebbero trapelate. Tutto off e tutto background. E infatti nulla se ne è saputo tra i giornalisti italiani.

Fini si è presentato con occhiali da sole sul viso abbronzatissimo, un gessato bluette con pantaloni a sigaretta, una silhouette invidiabile per un fresco settantenne come lui. Le domande di sempre sul neofascismo.

 

elisabetta tulliani e gianfranco fini

Fini è stato netto: «Meloni e i Fratelli d'Italia sono perfettamente in scia e coerenti con la svolta di Fiuggi che trasformò l'Msi in An». Il messaggio di Fini alla stampa estera è stato senza equivoci: la cesura netta di 28 anni fa ha fatto scuola, è stata sincera ed è duratura. E a chi gli chiedeva come Meloni, a suo tempo, sia ascesa alla guida dei giovani di destra, Fini ha risposto che Giorgia fu eletta e non fu certo cooptata dal partito, dai capi.

 

GIORGIA MELONI E GIANFRANCO FINI

E d'altra parte Fini in questi anni è restato in silenzio, ma non assente con i suoi. E anche questa è una notizia: in queste ultime settimane Meloni e Fini si sono sentiti più di una volta soprattutto per la comprensibile ansia che cresce nella leader di Fratelli d'Italia. Alla sua porta si è formata non solo metaforicamente una fila di aspiranti: gente che si propone per posti di governo e soprattutto di sottogoverno. Meloni ha chiesto a Fini consigli e suggerimenti. Ma nulla se ne è saputo.

 

GIORGIA MELONI E GIANFRANCO FINI

Certo, nella notte della vittoria elettorale, Giorgia Meloni ha citato i tanti che non c'erano più nella vecchia comunità missina e non potevano gustare il sapore di quella serata. Non ha citato Fini. Impossibile sapere davvero se lui si aspettasse qualcosa ma ha confessato di essere stato grato ad Ignazio La Russa (col quale parla spesso come pure con Adolfo Urso), che in quella circostanza ha ricordato la svolta di Fiuggi, come pietra miliare per la destra di governo.

Ultimi Dagoreport

alessandro giuli pietrangelo buttafuoco arianna giorgia meloni beatrice venezi nicola colabianchi nazzareno carusi tiziana rocca giulio base

''L’ESSERE STATI A CASA MELONI O DI LA RUSSA NON PUÒ ESSERE L’UNICO O IL PRIMO REQUISITO RICHIESTO PER LE NOMINE CULTURALI’’ - LETTERA A DAGOSPIA DI PIERLUIGI PANZA: “SONO TRA LE ANIME BELLE CHE QUANDO GIORGIA MELONI HA VINTO LE ELEZIONI HA SPERATO CHE, AL POSTO DEL PLURIDECENNALE AMICHETTISMO ROMANO DI SINISTRA SI AVVIASSE UN METODO, DICIAMO SUPER-PARTES, APERTO (MAGARI ANCHE SOLO PER MANCANZA DI CANDIDATI) E TESO A DELINEARE UNA CULTURA LIBERALE LEGATA AL PRIVATO O ALLE CONFINDUSTRIE DEL NORD… POVERO ILLUSO. IL SISTEMA È RIMASTO LO STESSO, APPLICATO CON FEROCE VERIFICA DELL’APPARTENENZA DEL CANDIDATO ALLA DESTRA, MEGLIO SE ROMANA DI COLLE OPPIO, PER GENEALOGIA O PER ADESIONE, MEGLIO SE CON UNA PRESENZA AD ATREJU E CON UN LIBRO DI TOLKIEN SUL COMODINO - LE NOMINE DI GIULI, BUTTAFUOCO, CRESPI, VENEZI, COLABIANCHI, BASE & ROCCA, IL PIANISTA NAZARENO CARUSI E VIA UNA INFINITÀ DI NOMI NEI CDA, NELLE COMMISSIONI (IN QUELLA PER SCEGLIERE I 14 NUOVI DIRETTORI DEI MUSEI C’È SIMONETTA BARTOLINI, NOTA PER AVER SCRITTO "NEL BOSCO DI TOLKIEN, LA FIABA L’EPICA E LA LINGUA") 

salvini calenda meloni vannacci

DAGOREPORT – LA ''SUGGESTIONE'' DI GIORGIA MELONI SI CHIAMA “SALVIN-EXIT”, ORMAI DIVENTATO IL SUO NEMICO PIU' INTIMO A TEMPO PIENO - IN VISTA DELLE POLITICHE DEL 2027, SOGNA DI LIBERARSI DI CIO' CHE E' RIMASTO DI UNA LEGA ANTI-EU E VANNACCIZZATA PER IMBARCARE AL SUO POSTO AZIONE DI CARLO CALENDA, ORMAI STABILE E FEDELE “FIANCHEGGIATORE” DI PALAZZO CHIGI - IL CAMBIO DI PARTNER PERMETTEREBBE DI ''DEMOCRISTIANIZZARE" FINALMENTE IL GOVERNO MELONI A BRUXELLES, ENTRARE NEL PPE E NELLA STANZA DEI BOTTONI DEL POTERE EUROPEO (POSTI E FINANZIAMENTI) - PRIMA DI BUTTARE FUORI SALVINI, I VOTI DELLE REGIONALI IN VENETO SARANNO DIRIMENTI PER MISURARE IL REALE CONSENSO DELLA LEGA - SE SALVINI DIVENTASSE IRRILEVANTE, ENTRA CALENDA E VIA A ELEZIONI ANTICIPATE NEL 2026, PRENDENDO IN CONTROPIEDE, UN'OPPOSIZIONE CHE SARA' ANCORA A FARSI LA GUERRA SUL CAMPOLARGO - LA NUOVA COALIZIONE DI GOVERNO IN MODALITÀ DEMOCRISTIANA DI MELONI SI PORTEREBBE A CASA UN BOTTINO PIENO (NUOVO CAPO DELLO STATO COMPRESO)....

donald trump vladimir putin xi jinping

DAGOREPORT - PERCHÉ TRUMP VUOLE ESSERE IL "PACIFICATORE GLOBALE" E CHIUDERE GUERRE IN GIRO PER IL MONDO? NON PER SPIRITO CARITATEVOLE, MA PER GUADAGNARE CONSENSI E VOTI IN VISTA DELLE ELEZIONI DI MIDTERM DEL 2026: IL PRESIDENTE USA NON PUÒ PERMETTERSI DI PERDERE IL CONTROLLO DEL CONGRESSO - SISTEMATA GAZA E PRESO ATTO DELLA INDISPONIBILITÀ DI PUTIN AL COMPROMESSO IN UCRAINA, HA DECISO DI AGGIRARE "MAD VLAD" E CHIEDERE AIUTO A XI JINPING: L'OBIETTIVO È CONVINCERE PECHINO A FARE PRESSIONE SU MOSCA PER DEPORRE LE ARMI. CI RIUSCIRÀ? È DIFFICILE: LA CINA PERDEREBBE UNO DEI SUOI POCHI ALLEATI....

fabio tagliaferri arianna meloni

FLASH! FABIO TAGLIAFERRI, L’AUTONOLEGGIATORE DI FROSINONE  CARO A ARIANNA MELONI, AD DEL ALES, CHE DOVREBBE VALORIZZARE IL PATRIMONIO CULTURALE DEL PAESE, PUBBLICA SU INSTAGRAM UNA FOTO DELLA PARTITA LAZIO-JUVENTUS IN TV E IL COMMENTO: “LE ‘TRASMISSIONI’ BELLE E INTERESSANTI DELLA DOMENICA SERA” – DURANTE IL MATCH, SU RAI3 È ANDATO IN ONDA UN’INCHIESTA DI “REPORT” CHE RIGUARDAVA LA NOMINA DI TAGLIAFERRI ALLA GUIDA DELLA SOCIETÀ IN HOUSE DEL MINISTERO DELLA CULTURA…