FINIS MECCANICA - 20 MILIONI € NASCOSTI DA TOMMASO DI LERNIA IN UNA SOCIETÀ FINANZIARIA DI SAN MARINO E POI UTILIZZATI PER PAGARE TANGENTI - È UNA PARTE DEL TESORO ACCANTONATO DAGLI IMPRENDITORI CHE OTTENEVANO GLI APPALTI DA SELEX ED ENAV - “ERA LA GROSSI AD AUTORIZZARE LE SOVRAFATTURAZIONI CHE CONSENTIVANO LA CREAZIONE DI "FONDI NERI" - DI LERNIA: OLTRE ALLE 200 € AL CASSIERE DI CASINI L'UDC NARO, MAZZETTE ANCHE ALLA “FRANGIA ROMANA RICONDUCIBILE ALL'ATTUALE SINDACO” ALE-DANNO E “ALCUNI UOMINI DI ALLEANZA NAZIONALE”….

Fiorenza Sarzanini per il Corriere della Sera

Venti milioni di euro nascosti in una società finanziaria di San Marino e poi utilizzati per pagare tangenti. È una parte del tesoro accantonato dagli imprenditori che ottenevano gli appalti dalla Selex Sistemi Integrati (controllata di Finmeccanica) e dall'Enav. L'hanno rintracciato le autorità locali su indicazione dei carabinieri del Ros. E adesso sono cominciate le verifiche per stabilire dove siano finiti quei soldi. A movimentare il denaro è stato Tommaso Di Lernia - titolare della Print Sistem - attraverso la Finproject, finanziaria che amministrava insieme al commercialista Marco Iannilli.

Di Lernia è ormai l'uomo chiave dell'indagine sulle commesse pubbliche concesse da Finmeccanica attraverso le aziende del gruppo e dall'Ente di assistenza al volo. E la sua scelta di collaborare con i magistrati indirizza gli accertamenti sull'attività dell'ingegner Marina Grossi, l'amministratore delegato della Selex, moglie di Pier Francesco Guarguaglini.

Negli ultimi interrogatori è stato esplicito: «Era lei ad autorizzare le sovrafatturazioni che consentivano la creazione di "fondi neri". L'azienda era governata da un comitato ristretto del quale facevano parte anche la dirigente dell'ufficio legale Letizia Colucci e il direttore tecnico Manlio Fiore».

E proprio per giustificare questi «falsi» la dirigenza avrebbe clonato gli appalti, allegando al bilancio documentazione di cantieri che in realtà non erano gestiti dalla Selex. A svelarlo è un rapporto della Guardia di finanza che il pubblico ministero Paolo Ielo ha depositato ieri davanti ai giudici del tribunale del riesame che devono pronunciarsi sulle istanze di scarcerazione presentate da Fiore e Iannilli, entrambi finiti in carcere due settimane fa.

LE FALSE FOTOGRAFIE
Anche Guido Pugliesi, ex amministratore di Enav tuttora agli arresti domiciliari, parla in un verbale dell'ingegner Grossi. E spiega: «Quando chiesi chi era questo Di Lernia, mi fu risposto che era il rappresentante di Selex presso di noi. Un giorno si presentò con alcuni ingegneri di Selex nel mio ufficio. Chiesi chi fosse. Mi venne detto, anche dalla signora Grossi: "Lui ha un rapporto preferenziale con noi"».

Una versione che ieri in serata la stessa Grossi ha smentito, ma che Di Lernia conferma e approfondisce. Perché è stato proprio lui, consegnando alcuni mandati di pagamento firmati dall'amministratore delegato, a ribadire come fosse proprio Grossi a prendere le decisioni strategiche per far funzionare il meccanismo illecito. «Quando incontravo Fiore e parlavamo degli appalti - ha affermato a verbale l'imprenditore - lui andava dalla Grossi e poi tornava con le indicazioni sui lavori che dovevano essere sovrafatturati. Da quando c'era lei Fiore era diventato uno "Yes man". A queste riunioni partecipava anche la Colucci».

Il risultato sono i «falsi» dossier allegati ai bilanci per giustificare gli esborsi. Il meccanismo scoperto dai finanzieri svela come si fosse deciso di truccare le carte. In sostanza per tutti quegli appalti che prevedevano l'emissione di fatture per operazioni inesistenti veniva creato un fascicolo parallelo: il capitolato era uguale all'originale, ma la documentazione allegata era «farlocca».

E così invece del radar o di altre apparecchiature originali che dovevano essere montati in un aeroporto, si fotografavano quelli utilizzati in altri scali e già funzionanti. Peccato che fossero diversi sia i marchi, sia le modalità di montaggio. E alla fine sono stati proprio questi dettagli a consentire agli investigatori di svelare la truffa.

CONTI ESTERI E MAZZETTE
Finora erano stati rintracciati otto milioni di euro accantonati grazie alle plusvalenze per la vendita della società Digint e le provviste di alcuni manager di Finmeccanica e di Enav, spesso trasferite su depositi esteri. Ma tre giorni fa da San Marino è arrivata la comunicazione che può cambiare il corso dell'inchiesta. Perché il procuratore Rita Vannucci ha rintracciato oltre 20 milioni di euro movimentati dal 2007 in poi da Di Lernia e Iannilli e finiti su altri conti - la maggior parte italiani - di personaggi collegati alle due aziende di Stato.

Il flusso finanziario - come ha specificato Ielo davanti al tribunale quando ha parlato della collaborazione dei colleghi sanmarinesi - consentirà di ricostruire ogni passaggio di quei soldi e dunque anche di identificare i destinatari finali. Di Lernia ha già indicato politici e partiti che - proprio grazie al sistema della sovrafatturazione - erano stati finanziati.

Oltre al tesoriere dell'Udc Giuseppe Naro - indagato per finanziamento illecito per una presunta dazione di 200 mila euro -, ha indicato «la frangia romana riconducibile all'attuale sindaco» e «alcuni uomini di Alleanza nazionale». Adesso dovrà essere lui - anche per confermare la genuinità della propria collaborazione - a fornire dettagli sul percorso di questi soldi appena rintracciati».

Anche perché alcuni elementi sono già nelle mani dei carabinieri del Ros grazie alle «segnalazioni di operazioni sospette» della Banca d'Italia. In particolare gli ispettori di Palazzo Koch hanno evidenziato una movimentazione di 29 mila euro verso la Moldavia. L'importo appare poco significativo, ma l'interesse degli investigatori dell'Arma si sta concentrando su questa nuova «rotta» utilizzata per riciclare il denaro.

 

 

tommaso di lernia jpegMARINA GROSSI E PIER FRANCESCO GUARGUAGLINI pugliesi e guarguaglini pugliesi PEPPINO NAROGROSSI-PUGLIESIalemanno giovane fascistaGUARGUA, MARINA GROSSI E AMB. USA THORNI VALORI DI CASINI

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