FIN-MASSONICA - CHE LE POLTRONE DI FINMECCANICA FOSSERO INDICATE DAI POLITICI NON È CERTO UNA SORPRESA - FRA I PIÙ “ATTIVI”, LA RUSSA E SCAJOLA, MA ANCHE LETTA E GIOVANARDI - A FARE DA “COLLETTORE” TRA LE TANTE RICHIESTE C’ERA IL RESPONSABILE DELLE RELAZIONI LORENZO BORGOGNI, CHE MISE IN PIEDI UNA MANOVRA PER SCREDITARE LA PROCURA...

Lirio Abbate e Paolo Biondani per "l'Espresso"

C'era una volta il manuale Cencelli, che garantiva le regole della spartizione tra partiti. Ma per Finmeccanica, che nella stagione d'oro è arrivata a fatturare 18 miliardi di euro l'anno, i vecchi sistemi non funzionavano. Così è stato inventato "il tabellone": un grande schema con l'organigramma del colosso tecnologico e tante caselle che indicavano le società e gli incarichi nei consigli d'amministrazione. Dodici poltrone in quelle direttamente controllate, molte di più nelle altre aziende partecipate.

Ogni anno, al momento delle nomine, il responsabile delle relazioni istituzionali Lorenzo Borgogni andava nell'ufficio del numero uno di Finmeccanica, Pier Francesco Guarguaglini, prendeva "il tabellone" e cominciava a girare le stanze dei potenti di turno. Il rituale era identico: entrava e apriva sulla scrivania la mappa, discutendo dei nomi da inserire. In effetti più che una discussione, come ricostruisce ai pm lo stesso Borgogni, era una ricezione di "ordini dalla politica". In questa lottizzazione si sono alternati ministri di sinistra e di destra, leghisti e centristi.

Borgogni ne parla in due interrogatori del 13 e 20 dicembre 2011 davanti al sostituto procuratore Paolo Ielo della procura di Roma. In precedenza ha descritto questa spartizione in altri verbali con i pm di Napoli - che indagano sugli affari internazionali di Finmeccanica - spiegando che solo "formalmente" i componenti del cda della holding di piazza Montegrappa provengono dal ministero del Tesoro: in realtà «sono il prodotto di una mediazione politica all'interno delle componenti della maggioranza di governo».

Borgogni con i magistrati di Napoli parla soprattutto della Lega, citando Dario Galli (presidente della provincia di Varese e membro del cda) e Giancarlo Giorgetti, «referente per la Lega in materia di nomine». Un quadro che integra le dichiarazioni del superconsulente di Finmeccanica Lorenzo Cola: «Sul piano sostanziale la nomina era il frutto di una precisa ripartizione politica. Tra il 2001 e il 2002, vi era un cosiddetto tavolo delle nomine composto da Brancher, Cesa, Gasparri o La Russa e un uomo della Lega».

Cola, in precedenza, aveva spiegato ai pm che si trattava di nomine politiche. Oltre a Galli e a Giorgetti sono emersi i nomi di Piergiorgio Alberti, espressione dell'ex ministro dello Sviluppo Economico Claudio Scajola; Nicola Squillace, referente dell'ex ministro della Difesa Ignazio La Russa. Non solo. L'ex responsabile delle relazioni istituzionali ha fatto ai pm pure i nomi di Gianni Letta e Carlo Giovanardi: l'ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio di ministri avrebbe indicato i nomi da inserire ai vertici di alcune controllate di Finmeccanica per conto dello stesso Giovanardi. I magistrati di Roma, insomma, hanno ricostruito un quadro enorme di politici coinvolti nella lottizzazione del colosso statale Finmeccanica.

Le nuove deposizioni di Borgogni svelano come, negli anni successivi, le indicazioni in particolare «provenivano da Paternò e dalla Liguria». Due sillogismi geografici per indicare gli ex ministri La Russa, originario della cittadina siciliana, e Scajola, leader politico di Imperia. La Russa, stando alla deposizione, faceva pressioni per favorire Luigi Ragno, avvocato, in passato esponente di An ed ex candidato a sindaco di Messina: è stato presidente di Alenia Aeronavali, società di Finmeccanica che trasforma aerei da trasporto. Invece l'ex ministro degli Esteri, Franco Frattini, indicava l'avvocato Cesare San Mauro, che è stato suo consigliere per le questioni economiche.

Ma dal 2008 in poi il "referente" di Borgogni è diventato Marco Milanese, all'epoca braccio destro di Giulio Tremonti, e «la qualità delle persone indicate dalla politica per i consigli di amministrazione si è abbassata notevolmente rispetto a prima, quando il referente era il sottosegretario Micheli», con il governo Prodi. «Con Milanese arrivavano persone di basso spessore professionale».

I contrasti però non riguardavano il curriculum, ma i rapporti di forza: Borgogni rivela che La Russa cercava di evitare Milanese, perché «voleva parlare con un suo pari grado», ossia Tremonti, il quale però «si rifiutava di discutere con il collega». Tutti comunque volevano infilarsi nel business: «Un giorno l'allora ministro della Giustizia Roberto Castelli mandò a chiamare me e Guarguaglini. Andammo nel suo ufficio in via Arenula e quando entrammo trovammo accanto a lui un uomo. Castelli lo presentò dicendo che era suo amico e voleva acquistare una delle società controllate da Finmeccanica». Si tratterebbe di un imprenditore bresciano fornitore della Boeing, ma nell'interrogatorio non risulta l'esito della trattativa.

Occupandosi di Finmeccanica in Italia, la procura di Roma ha scoperto anche tangenti su forniture di bus al Comune di Roma da parte di una delle controllate, la Breda-Menarini che ha sede a Bologna. Nelle indagini sull'ex amministratore delegato Roberto Ceraudo, i finanzieri hanno trovato gioielli, denaro e un'agenda zeppa di appunti in due cassette di sicurezza intestate al figlio.

Si tratta di 205 mila euro, in banconote con numeri di serie progressivi: forse arrivano direttamente da una banca. Sull'agenda sono in corso accertamenti, che potrebbero svelare nuovi retroscena. L'attenzione degli investigatori si concentra anche su un paio di fatture da un milione di euro emesse da una società di New York.

Non è l'unica sorpresa emersa dall'inchiesta romana. Una strana rivelazione di Borgogni infatti ha innescato una trama che sembrava in grado di screditare due magistrati anti-corruzione tra i più attivi d'Italia. Una manovra a orologeria, che si apre con una falsa accusa inserita nelle deposizioni. La trama comincia a dipanarsi il 13 dicembre 2011, quando Borgogni viene interrogato dal pm Ielo, che è cresciuto nel pool milanese di Mani pulite e ora è nella squadra anti-corruzione di Roma.

All'improvviso Borgogni parla di una confidenza che dice di aver ricevuto dal solito Cola: il gruppo Finmeccanica sarebbe riuscito ad «aggiustare un processo a Milano». Quale? Un caso nato dallo scandalo "Oil for food", che aveva coinvolto l'attuale numero uno di Finmeccanica, Giuseppe Orsi, quando era top manager dell'Agusta. Quell'inchiesta fu condotta dal procuratore aggiunto Alfredo Robledo, oggi capo dei pm anti-corruzione di Milano.

Orsi era accusato di false fatturazioni, per aver pagato nel 2003/2004 una presunta tangente privata di 50 mila dollari a Marco Mazarino De Petro, un ciellino amico di Formigoni e presidente dell'azienda regionale Avionord, che comprò un elicottero Agusta. In effetti Orsi risultava assolto in un giudizio che stranamente non aveva avuto risalto nelle cronache. A quel punto, di fronte al sospetto di un processo "aggiustato", Ielo allerta il capo della procura di Milano, Edmondo Bruti Liberati, che attiva subito una verifica nella più totale segretezza. Smontando totalmente l'accusa.

Robledo, che per "Oil for food" aveva ottenuto la condanna in primo grado di De Petro (salvato in appello dalla prescrizione), ha indagato e fatto perquisire anche Orsi. Con un decreto severissimo, che accusava il manager di aver «personalmente gestito l'anomalo accordo con De Petro»: soldi giustificati da una consulenza «del tutto inesistente», secondo il pm, visto che all'Agusta «non è stata trovata alcuna documentazione». Ma non basta: sempre Robledo ha citato direttamente a giudizio Orsi come imputato a Milano. Ed è il tribunale, su eccezione della difesa, che ha invece trasferito il processo per competenza a Busto Arsizio. Quindi a Milano non è stato aggiustato nulla.

A questo punto Ielo interroga Cola. L'imputato smentisce in toto Borgogni e sostiene di non avere mai detto nulla di simile. Uno dei due sicuramente mente: resta da capire chi e perché. Contro Borgogni pesa la scoperta che la sentenza a favore di Orsi è dell'ottobre 2011, quando Cola è già agli arresti. Resta Borgogni, che però non ha motivi di rancore verso Robledo, che nel verbale non viene neppure nominato.

Mentre Cola, sospettato di legami con settori deviati dei servizi segreti, un motivo per un'ipotetica vendetta ce l'avrebbe. Proprio il pm Robledo aveva infatti scoperto i primi atti da cui emergevano i conti esteri di Cola, il suo ruolo di «grande dispensatore di tangenti» e i presunti rapporti corruttivi con Marina Grossi, l'ex manager della Selex e moglie di Guarguaglini.

Raramente i pm credono ai complotti, ma in questo caso autorevoli magistrati pensano a una manovra raffinatissima per delegittimare due procure. Se Ielo avesse abboccato alla falsa tesi del «processo aggiustato a Milano», sarebbe stato facile additarlo come un pm pronto ad addentare la classica «polpetta avvelenata»; e il suo collega Robledo ne sarebbe stato ingiustamente screditato. Un doppio risultato raggiunto rischiando poco o nulla: Borgogni infatti si limita a citare una presunta confidenza altrui, mentre Cola smentisce, per cui nessuno può vedersi accusare di calunnia.

Ad aggravare i sospetti è anche l'eccezionale epilogo del processo. Orsi ha un avvocato di alto livello, il professor Ennio Amodio, che però non ha dovuto prodigarsi: il manager è stato assolto su richiesta del pm d'udienza, che non era il titolare del fascicolo, ma un giovane «delegato» della sezione staccata di Gallarate. In aula, nessuno ha chiesto di sentire i tre testimoni (due manager del gruppo Finmeccanica e un tesoriere svizzero della Arner) che avevano riscontrato l'accusa dichiarando, messi alle strette proprio dal pm Robledo durante l'istruttoria, che De Petro prese i soldi da Orsi «senza svolgere alcuna attività».

E così, il giudice di turno a Gallarate ha potuto assolvere Orsi «perché il fatto non sussiste». Spiegando, in due facciate di motivazione già definitiva dal 20 febbraio 2012 (perché mai impugnata), che De Petro, è vero, si è fatto pagare su un conto offshore una consulenza «non documentata» per un affare a Cuba mai realizzato dall'Agusta, ma «vi è la fattura e vi è l'esborso», come osserva il giudice di Gallarate, «pertanto già da questi due elementi appare arduo sostenere che l'operazione potesse essere inesistente, in quanto fisicamente l'esborso vi è stato e i soldi non sono rientrati all'Agusta spa».

In parole povere, per far dichiarare vera una consulenza dubbia, basta farsi pagare davvero una fattura e tenersi i soldi: quando l'hanno letto nero su bianco, dopo anni di processi e condanne per tangenti mascherate con finte consulenze, i pm milanesi non credevano ai loro occhi. Ma la sentenza su Orsi è indiscutibilmente giusta, tanto è vero che nessuno dei giudici competenti ha neppure provato a metterla in dubbio.

 

GUARGUAGLINI E ORSI ORSI GUARGUAGLINI LA RUSSA claudio scajola gianniletta CARLO GIOVANARDI Lorenzo Borgogni Guarguaglini e Lorenzo BorgogniBRANCHERLORENZO CESA MAURIZIO GASPARRI FRANCO FRATTINI jrf18 cesare sanmauroCESARE SANMAURO E SIGNORA - copyright PizziMarco Milanese IL PROCURATORE AGGIUNTO DI MILANO ALFREDO ROBLEDO

Ultimi Dagoreport

vladimir putin roberto vannacci matteo salvini

DAGOREPORT: ALLARME VANNACCI! SE L’AMBIZIONE DETERMINATISSIMA PORTASSE IL GENERALISSIMO A FAR SUO IL MALCONCIO CARROCCIO, PER SALVINI SAREBBE LA FINE - E IL "VANNACCISMO ALLA VODKA", CIOE' FILO-RUSSO, ALLARMA NON POCO ANCHE GIORGIA MELONI – CON LA CONQUISTA DI CIRCA UN TERZO DEL CONSENSO ALLE EUROPEE, VANNACCI POTREBBE FAR DIVENTARE LA "PREVALENZA DEL CREMLINO" GIA PRESENTE NELLA LEGA DI “SALVINOVSKIJ” DEFINITIVAMENTE DOMINANTE - L’EX PARÀ SI BAGNA PARLANDO DI PUTIN: “NEGLI ULTIMI VENT’ANNI, HA FATTO RIFIORIRE LA RUSSIA’’ - SE RIUSCISSE A ESPUGNARE LA LEGA, IL GENERALISSIMO CHE FARÀ? MOLLERÀ LA "CAMALEONTE DELLA SGARBATELLA", CHE ABBRACCIA ZELENSKY E ELOGIA GLI UCRAINI PER LA LORO “RESISTENZA EROICA”, DECISO A SFIDARE I FRATELLINI SMIDOLLATI D’ITALIA CHE HANNO MESSO IN SOFFITTA IL BUSTO DEL DUCE E I SILURI DELLA DECIMA MAS? - I VOTI DELLA LEGA SONO IMPRESCINDIBILI PER VINCERE LE POLITICHE DEL 2027, DOVE L’ARMATA BRANCA-MELONI DUELLERA' CON UN INEDITO CENTROSINISTRA UNITO NELLA LOTTA...

2025mellone

CAFONAL! - DIMENTICATE I GRANDI MATTATORI, ANGELO MELLONE È CAPACE DI SPETALARE FIORELLO IN 15 SECONDI - ATTORE, CANTANTE, SCRITTORE, POETA, SHOWMAN MA SOPRATTUTTO GRAN CAPO DELL'INTRATTENIMENTO DAYTIME DELLA RAI, IL BEL TENEBROSO DI TELE-MELONI, IN ATTESA DI VOLARE A SAN VITO LO CAPO (TRAPANI), PRESIDENTE DI GIURIA DELL'IRRINUNCIABILE CAMPIONATO DEL MONDO DI COUS COUS, ANZICHÉ SBATTERSI COME UN MOULINEX PER METTER SU TRASMISSIONI DECENTI PER RICONQUISTARE LA SUPREMAZIA DELLA RAI SU MEDIASET, LO RITROVIAMO COL SUO OUTFIT DA CHANSONNIER MAUDIT, ESIBIRE IL SUO STRAZIANTE RECITAR CANTANDO AL “JAZZ&IMAGE LIVE COLOSSEO FESTIVAL 2025” AL PARCO DEL CELIO, ACCOLTO DA UN FOLTO PARTERRE DI INVITATI CON L’APPLAUSO INCORPORATO (MATANO, CERNO, DESARIO, RONCONE, STRABIOLI, GINO CASTALDO, DARIO SALVATORI E TANTE RAI-GIRLS CAPITANATE DALLE PANTERONE-MILF, ANNA FALCHI ED ELEONORA DANIELE) - DEL RESTO, DITEMI VOI COME SI FA A FREGARSENE DELL’INVITO DEL DIRIGENTE RESPONSABILE DI UNA PLETORA DI PROGRAMMI, RISPONDENDO AL TARANTOLATO TARANTINO: “GRAZIE, MA NEMMENO SOTTO ANESTESIA”? - VIDEO

gaza giorgia meloni donald trumpm benjamin netanyahu

QUANTO A LUNGO PUÒ ANDARE AVANTI IL TRASFORMISMO CHIAGNE E FOTTI DI GIORGIA MELONI DECLINATO IN SALSA ISRAELO-PALESTINESE? - L’ITALIA HA DATO IL SUO VOTO FAVOREVOLE AL RICONOSCIMENTO DI "DUE POPOLI, DUE STATI" ALL'ASSEMBLEA DELL'ONU DEL 22 SETTEMBRE - MA, FRA UNA SETTIMANA, SU INIZIATIVA DI FRANCIA E ARABIA SAUDITA, IL CONSIGLIO DELL'ONU E' CHIAMATO A VOTARE IL RICONOSCIMENTO DELLO STATO PALESTINESE: CHE FARA' LA "GIORGIA DEI DUE MONDI"? - FRANCIA, AUSTRALIA, BELGIO, CANADA, FINLANDIA, MALTA, PORTOGALLO E REGNO UNITO ENTRERANNO A FAR PARTE DEI 147 STATI DEI 193 MEMBRI DELL’ONU CHE RICONOSCONO LA PALESTINA - DIMENTICANDO PER UN MOMENTO LE STRAGI DI GAZA, LA PREMIER VOTERA' CONTRO O SI ASTERRA' PER COMPIACERE TRUMP E L’AMICO NETANYAHU? TROVERA' IL CORAGGIO DI UNIRSI AL RESTO DEL MONDO, VATICANO COMPRESO? AH, SAPERLO...

giorgia meloni vox ursula von der leyen santiago abascal

DAGOREPORT - SE I MEDIA DI CASA NOSTRA, DEL VIDEO-MESSAGGIO DI GIORGIA MELONI ALL'EVENTO MADRILENO DI VOX, HANNO RIPRESO SOLO LA PARTE DEL DISCORSO RIGUARDANTE L’ASSASSINIO DI CHARLIE KIRK, SFACCIATAMENTE STRUMENTALIZZATO COME MARTIRE DELL’ODIO E DELLA VIOLENZA DELLA SINISTRA, I CAPOCCIONI DI BRUXELLES HANNO SBARRATO GLI OCCHI PER UN ALTRO MOTIVO - CHE CI FACEVA LA MELONI, EX PRESIDENTE DEL GRUPPO DEI CONSERVATORI EUROPEI ALL’EVENTO “EUROPA VIVA 2025” DI VOX, IL PARTITO DI ESTREMA DESTRA SPAGNOLO CHE DAL 2023 È STATO ARRUOLATO DA “PATRIOTI PER L’EUROPA”, L’EUROGRUPPO ANTI-UE CREATO DAL DUCETTO UNGHERESE E FILO-PUTINIANO, VIKTOR ORBAN, DI CUI FA PARTE ANCHE LA LEGA DI SALVINI? - ALLA FACCIA DEL CAMALEONTISMO DELLA “GIORGIA DEI DUE MONDI”, BASCULANTE TRA UN VIAGGETTO E UN ABBRACCIO CON I DEMOCRISTIANI TEDESCHI URSULA VON DER LEYEN E FEDRICH MERZ, A CATALIZZARE L’IRRITAZIONE DEI VERTICI DELL’UNIONE È STATO IL TEMA DELL'EVENTO DI VOX CHE, TRA DIBATTITI SU IMMIGRAZIONE ILLEGALE, LAVORO, CASA E SICUREZZA, SPUTAVA IN FACCIA AI POTERI FORTI DI BRUXELLES - LA MANIFESTAZIONE DI VOX HA DIMOSTRATO, PER L’ENNESIMA VOLTA, L’ISTRIONICA PERSONALITÀ DI COMUNICATRICE DELLA PREMIER ALLA FIAMMA. TALENTO LATITANTE TRA I NUMEROSI GALLI DEL  CENTROSINISTRA... - VIDEO

FLASH! – MENTRE SVANISCE LA MILANO DEI ‘’POTERI FORTI’’ E DEI “SALOTTI BUONI”, FINITI SOTTO IL TALLONE DEI “BARBARI ROMANI”, SI ALZA LA VOCE DEL 92ENNE GIOVANNI BAZOLI - IL GRANDE VECCHIO, CHE INSIEME A GUZZETTI HA RIDISEGNATO IL SISTEMA BANCARIO, HA CONSEGNATO ALLA FELTRINELLI LA SUA AUTOBIOGRAFIA (LA FIGLIA CHIARA, NONCHÉ COMPAGNA DEL SINDACO DI MILANO BEPPE SALA, LAVORA ALLA FONDAZIONE FELTRINELLI) – IL LIBRO PARTE DALLA GUERRA AI NAZIFASCISMO E LA PASSIONE PER ALESSANDRO MANZONI, CONTINUA CON LA CELEBRAZIONE DI NINO ANDREATTA, LE VICENDE DEL BANCO AMBROSIANO, FINO ALLA CREAZIONE DI INTESA SANPAOLO…

giorgia meloni kirk renzi salvini tajani

DAGOREPORT - LA STRATEGIA DELLA DISTRAZIONE DI GIORGIA MELONI: PER LA DESTRA DE’ NOANTRI, IL DELITTO KIRK NON È UNA STORIA AMERICANA DEFLAGRATA ALL’INTERNO DEL MONDO DEI “MAGA” TRUMPIANI. NO, È ROBA DA BRIGATE ROSSE IN VIAGGIO PREMIO NEGLI USA - ECCO: IL CADAVERE DI UN ATTIVISTA DI UN PAESE DOVE LE ARMI LE COMPRI DAL TABACCAIO È GIUNTO AL MOMENTO GIUSTO PER ESSERE SFACCIATAMENTE STRUMENTALIZZATO AD ARTE DALLA PROPAGANDA DI PALAZZO CHIGI, COPRENDO CON DICHIARAZIONI FUORI DI SENNO LE PROPRIE DIFFICOLTÀ - CHE LA DESTRA DI GOVERNO SIA IN PIENA CAMPAGNA ELETTORALE, INQUIETA (EUFEMISMO) PER L’ESITO DELLE REGIONALI D’AUTUNNO, IL CUI VOTO SARÀ DIRIMENTE IN VISTA DELLE POLITICHE 2027, ALLE PRESE CON UN PAESE CHE SENZA LA FORTUNA DEI 200 MILIARDI DEL PNRR SAREBBE IN RECESSIONE COME LA FRANCIA E LA GERMANIA, NE È CONSAPEVOLE LO STESSO ESECUTIVO, IN PIENO AFFANNO PER TROVARE LE RISORSE NECESSARIE ALLA FINANZIARIA DI FINE D’ANNO - RENZI: “LA PREMIER SEMINA ZIZZANIA E CREA TENSIONE PER EVITARE DI PARLARE DI STIPENDI E SICUREZZA. MA SOPRATTUTTO PER EVITARE CHE NASCA UN VERO MOVIMENTO A DESTRA. OCCHIO: SE VANNACCI FA COME FARAGE, LA MELONI VA A CASA. LA POLITICA È PIÙ SEMPLICE DI QUELLO CHE SI CREDA. GIORGIA MELONI ALIMENTA LA PAURA PERCHÉ LEI HA PAURA…” - VIDEO