raffaele fitto giorgia meloni elisabetta belloni

FITTO TRASLOCA IN EUROPA: MELONI CHIAMA BELLONI? LA “PROMOZIONE” DEL MINISTRO DEGLI AFFARI EUROPEI A VICEPRESIDENTE DELLA COMMISSIONE È UN GUAIO PER LA DUCETTA: SE LA PROSSIMA SETTIMANA LA SANTANCHÈ VENISSE RINVIATA A GIUDIZIO, LA PREMIER RISCHIA DI DOVER SALIRE AL COLLE PER UN RIMPASTO DI GOVERNO DAGLI ESITI IMPREVEDIBILI – L’IPOTESI PIÙ ACCREDITATA: MANTENERE LE DELEGHE AL PNRR A PALAZZO CHIGI (AFFIDANDOLE A MANTOVANO O FAZZOLARI) E AFFIDARE GLI AFFARI COMUNITARI A ELISABETTA BELLONI…

Estratto dell’articolo di Alessandro Barbera e Francesco Olivo per “La Stampa”

 

raffaele fitto giorgia meloni - foto lapresse

Per Giorgia Meloni la nomina di Raffaele Fitto a vicepresidente esecutivo della Commissione europea è una vittoria personale. E però di qui in poi la premier ha davanti a sé tre grossi problemi politici.

 

Il primo: la successione ad un ministro che assommava più deleghe di chiunque altro: Pnrr, Sud, politiche di coesione e Affari comunitari.  Con tutta probabilità Fitto rassegnerà le dimissioni fra il due e il tre di dicembre, subito dopo il voto del Parlamento di Strasburgo al bis di Von der Leyen […].

 

«Giorgia risolve le questioni una alla volta, quando le si parano addosso», dice un ministro che la conosce bene. Qui però di tempo a disposizione la premier ne ha poco. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza marcia lento. Secondo un'elaborazione degli ultimi dati presentati dallo stesso Fitto nella seconda metà di luglio l'Italia ha speso una media di 65 milioni al giorno. Per raggiungere l'obiettivo di spendere tutte le risorse entro il 30 giugno del 2026 occorrerebbe procedere ad una velocità più che tripla.

 

elisabetta belloni foto di bacco (4)

Fitto - che di qui in poi sovrintenderà al piano italiano da Bruxelles - ha detto esplicitamente a Meloni di ritenere un errore lo spacchettamento delle sue deleghe, alle quali sono candidati alcuni colleghi di Fratelli d'Italia, da Edmondo Cirielli a Marco Osnato.

 

A Palazzo Chigi l'argomento è oggetto di discussione […]. L'ipotesi al momento più forte […] è quella di mantenere le deleghe a Palazzo Chigi, affidandole a uno dei due vice di Meloni, Giovanbattista Fazzolari o Alfredo Mantovano. Per la delega agli Affari comunitari, che in un primo momento Meloni sembrava intenzionata ad assumere ad interim, crescono le quotazioni dell'ex ambasciatrice e direttrice del Dis Elisabetta Belloni.

 

FEZ-ZOLARI - MEME BY DAGOSPIA

La faccenda della successione a Fitto è complicata dall'inchiesta giudiziaria che coinvolge la ministra del Turismo Daniela Santanché. La settimana prossima è prevista l'udienza a Milano che potrebbe portare al rinvio al giudizio per falso in bilancio sul caso Visibilia.

 

Se così fosse, Santanché potrebbe essere spinta alle dimissioni e Meloni si troverebbe costretta a sostituire due ministri e a salire al Colle per discutere con il capo dello Stato il rimpasto di governo, cosa che la premier ha fin qui cercato di evitare.

 

Il secondo problema che apre la nomina di Fitto è la rottura della premier in Europa con l'alleato leghista il quale - come annunciato - non voterà il sì al bis di Von der Leyen. Diceva ieri in aula alla Camera dei deputati Stefano Candiani: «Ci congratuliamo per Fitto, ma votiamo no a Von der Leyen».

 

alfredo mantovano giorgia meloni

Il capogruppo leghista a Strasburgo Paolo Borchia parla quasi come se fosse all'opposizione: «Nel centrodestra ci sono sensibilità diversa e noi non siamo la stampella di nessuno».

 

Di recente Meloni ha chiesto in maniera esplicita, e spesso polemica, al Partito Democratico di sostenere Fitto. Ora le opposizioni hanno buon gioco a mettere il dito nella piaga delle contraddizioni della maggioranza: «Immagino che la presidente Meloni stia scrivendo un tweet sulla condotta anti italiana della Lega a proposito del voto sulla Commissione», ironizza Andrea Orlando del Pd.

 

Sulla carta la rottura fra i due alleati è un bizantisimo all'italiana, nei fatti una faccenda delicata da gestire. Se ne stanno accorgendo i dirigenti di Fratelli d'Italia impegnati nel tentativo di convincere le altre delegazioni dei Conservatori a votare […] a favore di Von der Leyen.

 

raffaele fitto giorgia meloni - foto lapresse

Difficile, se non impossibile, contare sui polacchi del Pis […]. Le attenzioni ora sono rivolte ai Democratici svedesi. I conservatori di Ecr puntano sul fatto che il partito della destra scandinava, pur senza farne parte, sostiene il governo di Stoccolma e dunque non avrebbe motivo di dire no alla nuova Commissione. Ma l'argomento non sembra scalfire gli svedesi, i quali avrebbero fatto notare la contraddizione: «La Lega governa con voi, ma questo non gli impedisce di votare no». […]

elisabeetta belloni 2

Ultimi Dagoreport

matteo salvini roberto vannacci luca zaia lorenzo fontana calderoli massimiliano fedriga romeo lega

DAGOREPORT - SI SALVINI CHI PUO'! ASSEDIATO DAL PARTITO IN RIVOLTA, PRESO A SBERLE DA GIORGIA MELONI (SUL RITORNO AL VIMINALE, AUTONOMIA E TERZO MANDATO), ''TRADITO'' PURE DA VANNACCI, PER IL “CAPITONE” STA ARRIVERANDO IL MOMENTO IN CUI DOVRA' DECIDERE: RESTARE LEADER DELLA LEGA O RESTARE AL GOVERNO COME SACCO DA PUGNI DELLA DUCETTA? - LA CRISI POTREBBE ESPLODERE ALLE PROSSIME REGIONALI IN VENETO: SE ZAIA PRESENTASSE UN SUO CANDIDATO NELLA LIGA VENETA, SALVINI SCHIEREREBBE LA LEGA A SUPPORTO DEI “DOGE-BOYS” CONTRO IL CANDIDATO FDI DELLA DUCETTA, SFANCULANDO COSI' L'ALLEANZA DI GOVERNO, O RESTEREBBE A CUCCIA A PALAZZO CHIGI, ROMPENDO IL CARROCCIO? AH, SAPERLO...

cecilia sala mohammad abedini donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - INTASCATO IL TRIONFO SALA, SUL TAVOLO DI MELONI  RIMANEVA L’ALTRA PATATA BOLLENTE: IL RILASCIO DEL “TERRORISTA” IRANIANO ABEDINI - SI RIUSCIRÀ A CHIUDERE L’OPERAZIONE ENTRO IL 20 GENNAIO, GIORNO DELL’INSEDIAMENTO DEL NUOVO PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI, COME DA ACCORDO CON TRUMP? - ALTRO DUBBIO: LA SENTENZA DELLA CORTE DI APPELLO, ATTESA PER IL 15 GENNAIO, SARÀ PRIVA DI RILIEVI SUL “TERRORISTA DEI PASDARAN’’? - E NEL DUBBIO, ARRIVA LA DECISIONE POLITICA: PROCEDERE SUBITO ALLA REVOCA DELL’ARRESTO – TUTTI FELICI E CONTENTI? DI SICURO, IL DIPARTIMENTO DI GIUSTIZIA DI WASHINGTON, CHE SI È SOBBARCATO UN LUNGO LAVORO DI INDAGINE PER PORTARSI A CASA “UNO SPREGIUDICATO TRAFFICANTE DI STRUMENTI DI MORTE”, NON AVRÀ PER NULLA GRADITO (IL TROLLEY DI ABEDINI PIENO DI CHIP E SCHEDE ELETTRONICHE COME CONTROPARTITA AGLI USA PER IL “NO” ALL'ESTRADIZIONE, È UNA EMERITA CAZZATA...)

marco giusti marcello dell utri franco maresco

"CHIESI A DELL'UTRI SE FOSSE PREOCCUPATO PER IL PROCESSO?' MI RISPOSE: 'HO UN CERTO TIMORE E NON… TREMORE'" - FRANCO MARESCO, INTERVISTATO DA MARCO GIUSTI, RACCONTA DEL SUO COLLOQUIO CON MARCELLO DELL'UTRI - LA CONVERSAZIONE VENNE REGISTRATA E IN, PICCOLA PARTE, UTILIZZATA NEL SUO FILM "BELLUSCONE. UNA STORIA SICILIANA": DOMANI SERA "REPORT" TRASMETTERÀ ALCUNI PEZZI INEDITI DELL'INTERVISTA - MARESCO: "UN FILM COME 'IDDU' DI PIAZZA E GRASSADONIA OFFENDE LA SICILIA. NON SERVE A NIENTE. CAMILLERI? NON HO MAI RITENUTO CHE FOSSE UN GRANDE SCRITTORE..." - VIDEO

terzo mandato vincenzo de luca luca zaia giorgia meloni matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – REGIONALI DELLE MIE BRAME! BOCCIATO IL TERZO MANDATO, SALVINI SI GIOCA IL TUTTO PER TUTTO CON LA DUCETTA CHE INSISTE PER UN CANDIDATO IN VENETO DI FRATELLI D'ITALIA - PER SALVARE IL CULO, A SALVINI NON RESTA CHE BATTERSI FINO ALL'ULTIMO PER IMPORRE UN CANDIDATO LEGHISTA DESIGNATO DA LUCA ZAIA, VISTO IL CONSENSO SU CUI IL DOGE PUÒ ANCORA CONTARE (4 ANNI FA LA SUA LISTA TOCCO' IL 44,57%, POTEVA VINCERE ANCHE DA SOLO) - ANCHE PER ELLY SCHLEIN SONO DOLORI: SE IL PD VUOLE MANTENERE IL GOVERNO DELLA REGIONE CAMPANA DEVE CONCEDERE A DE LUCA LA SCELTA DEL SUO SUCCESSORE (LA SOLUZIONE POTREBBE ESSERE CANDIDARE IL FIGLIO DI DON VINCENZO, PIERO, DEPUTATO PD)

elisabetta belloni giorgia meloni giovanni caravelli alfredo mantovano

DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE IMPRONTE PORTANO A “FONTI DI INTELLIGENCE A LEI OSTILI” - L'ADDIO DELLA CAPA DEGLI SPIONI NON HA NULLA A CHE FARE COL CASO SALA. LEI AVREBBE PREFERITO ATTENDERE LA SOLUZIONE DELLE TRATTATIVE CON TRUMP E L'IRAN PER RENDERLO PUBBLICO, EVITANDO DI APPARIRE COME UNA FUNZIONARIA IN FUGA - IL CONFLITTO CON MANTOVANO E IL DIRETTORE DELL'AISE, GIANNI CARAVELLI, VIENE DA LONTANO. ALLA FINE, SENTENDOSI MESSA AI MARGINI, HA GIRATO I TACCHI   L'ULTIMO SCHIAFFO L'HA RICEVUTO QUANDO IL FEDELISSIMO NICOLA BOERI, CHE LEI AVEVA PIAZZATO COME VICE ALLE SPALLE DELL'"INGOVERNABILE" CARAVELLI, È STATO FATTO FUORI - I BUONI RAPPORTI CON L’AISI DI PARENTE FINO A QUANDO IL SUO VICE GIUSEPPE DEL DEO, GRAZIE A GIANMARCO CHIOCCI, E' ENTRATO NELL'INNER CIRCLE DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA