giuseppe conte gennaro vecchione

IL CYBER-ZOMBIE - LA FONDAZIONE STRALCIATA DALLA LEGGE DI BILANCIO POTREBBE RIAPPARIRE NEL MAXI-EMENDAMENTO ALLA MANOVRA, QUELLA PLETORA DI MODIFICHE DELL' ULTIMO MINUTO SU CUI IL GOVERNO SOLITAMENTE PONE LA QUESTIONE DI FIDUCIA. CONTE QUINDI NON CEDE E MANDA VECCHIONE A RAPPRESENTARLO AL COPASIR (COSA ASSAI IRRITUALE). MA DA PD E ITALIA VIVA SI FA A GARA A CHI È PIÙ CONTRARIO AL BLITZ, FATTO SENZA AVVERTIRE IL COPASIR NÉ I VERTICI DI AISE E AISI

 

1. CYBERSECURITY PER ORA VIA DALLA MANOVRA MA CONTE VUOLE REINSERIRLA. NO DI PD E IV

Estratto dall'articolo di Fabio Tonacci per “la Repubblica

 

Stralciato, ma per niente archiviato. L' Istituto italiano di cybersicurezza, tolto dalla bozza della legge di Bilancio con la stessa fretta con cui vi era stato messo, potrebbe ricomparire in una sede, se possibile, ancor più inusuale per una norma che incide sulla delicata materia dell' intelligence. Il maxi-emendamento alla Manovra, ossia quella pletora di modifiche dell' ultimo minuto su cui il governo solitamente pone la questione di fiducia. Dunque (…) Conte non cede.

 

conte vecchione

Lo ha fatto capire il direttore del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (Dis) durante l' audizione di ieri mattina al Copasir. Il Comitato aveva convocato d' urgenza il premier perché aveva appreso solo lunedì della sua decisione di creare l' Istituto attraverso lo strumento della legge di Bilancio, scavalcando così il parere preventivo del Comitato e senza comunicare alcunché ai direttori di Aise ed Aisi, i nostri servizi segreti.

 

(…)

 

Conte, però, ha preferito mandare il prefetto Gennaro Vecchione, capo del Dis, che davanti ai parlamentari ha parlato «a nome della Presidenza del consiglio». Una scelta, secondo alcuni componenti del Comitato, «assai insolita».

 

Vecchione, durante l' audizione, ha presentato l' Istituto di cybersecurity come tassello cruciale dell' architettura di difesa informatica e naturale completamento del cosiddetto Perimetro nazionale di sicurezza cibernetica. (…)

 

gualtieri

 Per Conte la mossa consentirebbe alla maggioranza di trovare un accordo e al Copasir di sottoporre il progetto a istruttoria.

 

Nella pratica, però, i tempi sono strettissimi. E difficilmente Pd e Iv acconsentiranno.

(…) L' idea del Pd è rendere obbligatoria la costituzione dell' autorità politica delegata all' intelligence, ruolo che Conte ha mantenuto a sé. Una delle ragioni, a ben vedere, di questo pasticcio.

 

 

2. DA PIDDINI E RENZIANI ARRIVA IL PRIMO STOP ALLE DELEGHE ESCLUSIVE DI GIUSEPPI AI SERVIZI

Claudio Antonelli per “la Verità

 

La notte porta consiglio, ma nel caso di Giuseppe Conte per fare marcia indietro c' è voluto un vero e proprio strattone.

Nella versione bollinata del testo della manovra è infatti sparito l' articolo che decretava la nascita della fondazione per la cybersecurity.

ettore rosato foto di bacco (1)

Disegnata, contrariamente alle prassi del mondo (dell' intelligence, a immagine e somiglianza dello stesso Conte. Al quale non è bastato il primo messaggio per fare marcia indietro.

 

Nella serata di venerdì scorso sia il Copasir che il Cisr, il comitato dei ministri che si occupano di intelligence, sono stati informati della scelta di costituire una fondazione di fatto alle dipendenze del Dis, guidato da Gennaro Vecchione. Ma il gesto ha bucato la forma. Non c' è stata alcuna condivisione dei contenuti e tanto meno dell' opportunità. A quel punto si è mosso il comitato parlamentare chiedendo l' audizione del numero uno del Dis e allo stesso la compagine ministeriale ha alzato la paletta rossa. Tant' è che dopo una prima forte discussione interna alla maggioranza sono stati tagliati i fondi (da 210 milioni a 50) come messaggio nei confronti del premier. Mossa non sufficiente, tanto da «rendere necessario» lo stralcio avvenuto notte tempo.

 

Da parte del Pd si tratta del primo effettivo stop alle deleghe ai servizi che il premier tiene strette fin dall' inizio del governo gialloblù. Va infatti notato che la battaglia che si è appena consumata non è tanto nel merito della sostanza (anche se sul modello della fondazione ci sarebbero numerosi appunti da fare) ma nella forma. Tradotto siamo di fronte a uno scontro politico tutto interno alla maggioranza.

 

Il Pd fa capire a Conte che d' ora in avanti tutte le scelte che riguardano i servizi devono essere collegiali. Una parte dei 5 stelle sembra essersi accodata alla linea dem già dallo scorso venerdì. Mentre, come spesso accade, sono stati i renziani di Italia viva a cercare di mettere il cappello sopra all' operazione di stralcio. «Cybersicurezza è tema strategico per l' Italia, per questo per il nostro partito la discussione per una commissione va istruita in Parlamento prima che in altre sedi. Bene lo stralcio, come abbiamo chiesto e ottenuto in Cdm», ha scritto su Twitter il ministro per la Famiglia, Elena Bonetti. Le fa eco Ettore Rosato, renziano di ferro.

 

enrico borghi

«È una buona notizia lo stralcio della norma sulla fondazione. Era inopportuna e non si capiva a cosa servisse, se non a limitare l' autonomia e la funzionalità dei nostri servizi di sicurezza», ha dichiarato il presidente di Italia viva, concludendo: «Lo avevano detto con forza le nostre ministre nel Consiglio dei ministri. Bene ha fatto Conte a cogliere la necessità di non insistere». Rosato sa bene di mettere il dito nella piaga e lo fa consapevolmente. Il suo partito sa che la messa in mora da parte del Pd difficilmente servirà a mettere il pallone in rete. Conte non mollerà le deleghe. Ma sarà strumentale alla gestione delle nomine dei vicedirettori delle agenzie. Il capo del Dis, Vecchione, è stato nominato il 22 novembre del 2018.

 

È entrato in carica a metà dicembre e dovrà essere confermato entro il prossimo mese. A questo punto il premier sembra essere stato invitato ad accettare il fatto che la scelta dei nomi dei vice, tra l' altro caselle vacanti da un po' di mesi, dovrà passare anche dal vaglio del Pd e, in parte, dei 5 stelle. Da qui la corsa di Italia viva a mettere il cappello sulla recente rissa. È ovvio che Matteo Renzi non voglia farsi trovare impreparato o ancora peggio lontano dal tavolo.

 

A indebolire la posizione di Conte c' è pure tutto il pregresso di questi ultimi mesi.

RENZI CONTE

Il 29 luglio scorso senza alcuna comunicazione al Parlamento né ai cittadini, il premier inserisce nottetempo un articolo nel decreto sull' emergenza Covid che cambia in modo strutturale la legge che norma gli apparati di sicurezza e amplia in modo spropositato il ruolo della politica. O meglio, il ruolo dello stesso Conte. Il testo del decreto va a modificare un passaggio della legge 124 del 2007, considerata la bibbia statutaria delle agenzie di intelligence.

 

 Le parole «una sola volta» vengono cambiate con una frase più ampia: «Con successivi provvedimenti per una durata complessiva massima di ulteriori quattro anni». Tradotto, i vertici dei servizi potranno essere riconfermati per più di due volte anche per periodi brevi. Il rischio concreto è limitarne l' indipendenza.

Pure su questo blitz era insorta la maggioranza e il Copasir era intervenuto con l' obiettivo di trovare una soluzione condivisa con il Parlamento all' interno di un perimetro che andasse dal Pd fino alla Lega. Eppure né a settembre né a ottobre si sono visti emendamenti. La maggioranza ha lasciato correre per non mettere in crisi lo stesso governo che sostiene.

 

Stavolta invece qualcosa si è incrinato del tutto.

RAFFAELE VOLPI

Dal punto di vista pratico, la fondazione non è stata uccisa. Ieri il Copasir ha audito Vecchione e le parti sembrano aver concordato un nuovo percorso parlamentare per disegnare il futuro della cybersecurity. Dal punto di vista politico, invece non si torna indietro. L' effetto nel breve periodo saranno le nomine dei vicedirettori, mentre bisogna già riflettere sull' effetto di medio termine. Il fatto che la Casa Bianca ospiterà Joe Biden non è un tema secondario. Cambierà gli equilibri dentro il Pd e pure l' intelligence d' Oltreoceano cambierà indirizzi e referenti. Conte dovrebbe saperlo e sarebbe buona prassi istituzionale cominciare a cercare un sottosegretario equilibrato ed equidistante a cui cominciare a fare il passaggio di consegna delle deleghe.

Ultimi Dagoreport

emmanuel macron

DAGOREPORT – MACRON, DOMANI CHE DECIDERAI: SCIOGLI IL PARLAMENTO O RASSEGNI LE DIMISSIONI DALL'ELISEO? - A DUE ANNI DALLA SCADENZA DEL SUO MANDATO PRESIDENZIALE, IL GALLETTO  È SOLO DI FRONTE A UN BIVIO: SE SCIOGLIE IL PARLAMENTO, RISCHIA DI RITROVARSI LA STESSA INGOVERNABILE MAGGIORANZA ALL’ASSEMBLEA NAZIONALE – PER FORMARE IL GOVERNO, LECORNU SI È SPACCATO LE CORNA ANDANDO DIETRO AI GOLLISTI, E ORA FARÀ UN ULTIMO, DISPERATO, TENTATIVO A SINISTRA CON I SOCIALISTI DI OLIVIER FAURE (MA MACRON DOVRA' METTERE IN SOFFITTA LA RISANATRICE RIFORMA DELLE PENSIONI, DETESTATA DAL 60% DEI FRANCESI) – L’ALTERNATIVA E' SECCA: DIMETTERSI. COSÌ MACRON DISINNESCHEREBBE MARINE LE PEN, INELEGGIBILE DOPO LA CONDANNA - MA È UN SACRIFICIO ARDUO: SE DA TECNOCRATE EGOLATRICO, CHE SI SENTIVA NAPOLEONE E ORA È DI FRONTE A UNA WATERLOO, SAREBBE PORTATO A DIMETTERSI, TALE SCELTA SAREBBE UNA CATASTROFE PER L'EUROPA DISUNITA ALLE PRESE CON LA GUERRA RUSSO-UCRAINA E UN TRUMP CHE SE NE FOTTE DEL VECCHIO CONTINENTE (LA FRANCIA E' L'UNICA POTENZA NUCLEARE EUROPEA E UN POSTO NEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU), COL PERICOLO CONCRETO DI RITROVARSI ALL'ELISEO BARDELLA, IL GALLETTO COCCODE' DI LE PEN, CHE NEL 2014 AMMISE A "LE MONDE" DI AVER RICEVUTO UN FINANZIAMENTO DI 9 MILIONI DA UNA BANCA RUSSA CONTROLLATA DA PUTIN...

antonio tajani edmondo cirielli

ALTRO CHE GOVERNO COESO: È GUERRA APERTA IN CASA! – IL PIÙ INCAZZATO PER L’INVESTITURA DI EDMONDO CIRIELLI A CANDIDATO DEL CENTRODESTRA IN CAMPANIA È ANTONIO TAJANI. IL SEGRETARIO DI FORZA ITALIA CONSERVA UN’ANTICA ANTIPATIA (RICAMBIATA) CON IL SUO VICEMINISTRO – E IL SEGRETARIO REGIONALE AZZURRO, FULVIO MARTUSCIELLO, MINACCIA GLI ALLEATI: “PRIMA ANCORA DI SEDERCI AL TAVOLO CON EDMONDO CIRIELLI, DEVE CHIEDERE SCUSA PER GLI INSULTI RIVOLTI A SILVIO BERLUSCONI E RIPORTATI NEL LIBRO ‘FRATELLI DI CHAT’” – TAJANI TEME CHE, CON CIRIELLI CANDIDATO, FDI SCAVALCHI, E DI PARECCHIO, FORZA ITALIA IN CAMPANIA, STORICO FEUDO AZZURRO...

tridico giuseppe conte matteo salvini occhiuto giorgia meloni calabria fico antonio tajani

DAGOREPORT! IN CALABRIA, COME NELLE MARCHE, SI REGISTRA LA SCONFITTA DI GIUSEPPE CONTE: HA VOLUTO FORTISSIMAMENTE LA CANDIDATURA DI PASQUALINO TRIDICO CHE NON HA PORTATO CONSENSI NÉ AL CAMPOLARGO, NÉ TANTOMENO AL M5S CHE HA PRESO GLI STESSI VOTI DEL 2021 - LA DUCETTA ROSICA PERCHÉ FRATELLI D’ITALIA HA UN TERZO DEI VOTI DI FORZA ITALIA, CHE CON LA LISTA OCCHIUTO ARRIVA FINO AL 30% - LA SORPRESA È LA CRESCITA DELLA LEGA, CHE PASSA DALL’8,3 AL 9,4%: MOLTI CALABRESI HANNO VOLUTO DARE UN PREMIO A SALVINI CHE SI È BATTUTO PER IL PONTE SULLO STRETTO - ORA LA BASE DEI 5STELLE E' IN SUBBUGLIO, NON AVENDO MAI DIGERITO L'ALLEANZA COL PD - LA PROVA DEL FUOCO E' ATTESA IN CAMPANIA DOVE IL CANDIDATO CHE CONTE HA IMPOSTO A ELLY E DE LUCA, ROBERTO FICO, NON PARE COSI' GRADITO AGLI ELETTORI DEL CENTROSINISTRA...    

giuseppe marotta giovanni carnevali

DAGOREPORT! GIUSEPPE MAROTTA STRINGE ANCORA PIÙ LE MANI SULLA FIGC. IN SETTIMANA SI VOTA LA SOSTITUZIONE NEL CONSIGLIO FEDERALE DI FRANCESCO CALVO, EX MARITO DI DENIZ AKALIN ATTUALE COMPAGNA DI ANDREA AGNELLI, E IL PRESIDENTE DELL’INTER STA BRIGANDO PER PORTARE AL SUO POSTO IL SODALE, NONCHÉ TESTIMONE DI NOZZE, GIOVANNI CARNEVALI, AD DEL SASSUOLO (MA C'E' ANCHE L'IDEA CHIELLINI) - IN CONSIGLIO FEDERALE SIEDEREBBERO COSÌ MAROTTA, CARNEVALI E CAMPOCCIA, IN QUOTA UDINESE MA LA CUI FEDE INTERISTA È NOTA A TUTTI. MILAN, JUVENTUS, NAPOLI E LE ROMANE RIMARREBBERO CON UN PALMO DI NASO…

giorgia meloni pro palestina manifestazione sciopero

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI QUESTA VOLTA SBAGLIA: SBEFFEGGIARE LA MANIFESTAZIONE PRO PALESTINA È UN ERRORE DI CALCOLO POLITICO. IN PIAZZA NON C’ERANO SOLO I SOLITI VECCHI COMUNISTI IPER-SINDACALIZZATI O I FANCAZZISTI DEL “WEEKEND LUNGO”. TRE MILIONI DI PERSONE CHE IN TRE GIORNI HANNO SFILATO E MANIFESTATO, NON SI POSSONO IGNORARE O BOLLARE COME "DELINQUENTI", COME FA SALVINI. ANCHE PERCHÉ SEI ITALIANI SU DIECI SONO SOLIDALI CON IL POPOLO PALESTINESE – LA DUCETTA È LA SOLITA CAMALEONTE: IN EUROPA FA LA DEMOCRISTIANA, TIENE I CONTI IN ORDINE, APPOGGIA L’UCRAINA E SCHIFA I SUOI ALLEATI FILORUSSI (COME IL RUMENO SIMION, A CUI NON RISPONDE PIÙ IL TELEFONO). MA QUANDO SI TRATTA DI ISRAELE, PERDE LA PAROLA…

mediobanca mps alessandro melzi deril vittorio grilli francesco milleri gaetano caltagirone fabio corsico phillippe donnet alberto nagel

DAGOREPORT - AL GRAN CASINÒ DEL RISIKO BANCARIO, “LES JEUX SONT FAITS"? ESCE DAL TAVOLO DA GIOCO MILANO DI MEDIOBANCA, ADESSO COMANDA IL BANCO DI PALAZZO CHIGI, STARRING IL GRAN CROUPIER FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE – DAVVERO, ‘’RIEN NE VA PLUS”? MAI STARE TROPPO TRANQUILLI E CANTARE VITTORIA… IN ITALIA PUÒ SEMPRE SPUNTARE QUALCHE MALINTENZIONATO DECISO A GUASTARE LA FESTA DEI COMPAGNUCCI DELLA PARROCCHIETTA ROMANA - A PIAZZA AFFARI SI VOCIFERA SOTTO I BAFFI CHE FRA QUALCHE MESE, QUANDO I VINCITORI SI SARANNO SISTEMATI BEN BENE PER PORTARE A COMPIMENTO LA CONQUISTA DEL "FORZIERE D'ITALIA", ASSICURAZIONI GENERALI, NULLA POTRÀ VIETARE A UNA BANCA DI LANCIARE UN’OPA SU MPS, DOTATO COM’È DEL 13% DEL LEONE DI TRIESTE - A QUEL PUNTO, CHE FARÀ PALAZZO CHIGI? POTRÀ TIRARE FUORI DAL CILINDRO DI NUOVO LE GOLDEN POWER “A TUTELA DEGLI INTERESSI NAZIONALI”, COME È ACCADUTO CON L’OPS DI UNICREDIT SU BANCO BPM, CARO ALLA LEGA? – COME SONO RIUSCITI A DISINNESCARE LE AMBIZIONI DEL CEO DI MPS, LUIGINO LOVAGLIO…