rugby sei nazioni meloni giuli lollobrigida

FRATELLI DI MISCHIA – IL RUGBY È LO SPORT PREFERITO DAI MELONIANI. IN OCCASIONE DEL SEI NAZIONI, IN TRIBUNA AUTORITA’ ALL’OLIMPICO NON MANCANO MAI I MINISTRI DI FDI, DA LOLLOBRIGIDA A GIULI FINO A CROSETTO (MELONI LO SCORSO ANNO SCESE NEGLI SPOGLIATOI DOPO LA VITTORIA CON LA SCOZIA) – LA FEDERAZIONE RUGBY, CON IL GOVERNO DEI PATRIOTI, HA INCASSATO 1,5 MILIONI DI SOVVENZIONI EXTRA, OLTRE AL FINANZIAMENTO STANDARD PREVISTO DA SPORT E SALUTE…

Estratto dell’articolo di Lorenzo Vendemiale per “il Fatto Quotidiano”

 

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Fratelli di rugby, l’Italia s’è desta. La fama di sport fascista, anche se un po’ immeritata, ce l’ha sempre avuta, ha origine nel passato (Achille Starace invitava la gioventù a praticare questa disciplina da combattimento; la stessa Federazione fu fondata in pieno ventennio, con la “i” finale in luogo della ipsilon, per l’autarchia cara al Duce) e oggi nessun fondamento.  Ma certo con tutte quelle mischie e il suo spirito cameratesco, la palla ovale è entrata a far parte dell’immaginario collettivo delle destre […]

 

 Sarà per questo, o semplicemente per propaganda politica, che il rugby oggi è davvero lo sport preferito del governo Meloni. E il torneo Sei Nazioni la sua vetrina.

 

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L’anno scorso fece scalpore la presenza della premier negli spogliatoi dopo la vittoria con la Scozia, celebrata con foto e discorso di rito, nonostante il silenzio elettorale per le Regionali in Abruzzo. Adesso il torneo è stato proprio irreggimentato, con un’occupazione militare che va al di là della semplice e doverosa partecipazione istituzionale che ogni grande evento sportivo merita. Ormai i match degli azzurri assomigliano a un ritrovo di partito.

 

Meloni non ha fatto il bis (era attesa per l’esordio ma causa maltempo e qualche grattacapo il palchetto d’onore che le era stato riservato fino all’ultimo è rimasto vuoto), ma i ministri si sono divisi le giornate (tranne l’unico che ci doveva essere, Abodi dello Sport).

 

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Alla prima col Galles, unica vittoria di questa edizione non proprio trionfale, l’onnipresente Lollobrigida, che in teoria sarebbe titolare dell’Agricoltura ma non si perde una manifestazione sportiva: la tribuna autorità dell’Olimpico è diventata il suo secondo ufficio, il luogo dove fare lobbying e ricevere gente.

 

Per la disfatta contro la Francia, Alessandro Giuli, noto appassionato al punto di aver preso ispirazione dal rugby per uno dei suoi ultimi e infelici talk televisivi (Seconda linea), quando faceva ancora il giornalista. Gran finale con Crosetto (Difesa), anticipato dalla sottosegretaria Isabella Rauti, insieme al capo di Stato Maggiore, Carmine Masiello.

 

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Non potevano mancare i padroni di casa di Sport e Salute, il presidente Marco Mezzaroma e Giuseppe De Mita, altro fedelissimo del circoletto di Arianna. Ma la lista di dirigenti, politicanti e persino giullari di corte è lunga: Claudio Barbaro, altro sottosegretario e capo dell’ente Asi. I parlamentari Caramanna e Perissa; l’ex portavoce di Lollobrigida, Paolo Signorelli; Alessandro Cochi, delegato allo Sport di Alemanno, oggi nello staff della Regione di Francesco Rocca e interessato al Coni Lazio; Carlo Molfetta, compagno di burraco della premier piazzato ai Giochi del Mediterraneo; Federico Palmaroli, in arte Osho, con spritz in mano.

 

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Il partito del resto può contare su un contatto privilegiato in Federazione: Luca Pezzini, storico responsabile relazioni esterne Fir, è proprio uno di loro. Attivista della prima ora, che non si perde un evento di partito, e sotto elezioni fa campagna elettorale per Fdi, amico personale della Meloni con cui andava allo stadio da tempi non sospetti.

 

[...] Tanto il rugby diventa vetrina e passatempo per la politica, tanto la politica riversa i suoi finanziamenti sul rugby. Da quando c’è la destra al governo, la Federazione è riuscita a catalizzare una quantità di contributi pubblici che mai aveva visto prima, come annota con soddisfazione anche nel suo ultimo bilancio.

 

Non parliamo dei fondi ordinari che Sport e Salute distribuisce ogni anno a tutte le Federazioni (oltre 6 milioni nel caso del rugby), ma di una serie di sponsor e sovvenzioni extra. Ogni ministero concede il suo obolo.

 

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Il primo è stato quello degli Esteri di Tajani, che con l’Ice ha firmato un protocollo per la promozione del marchio del Made in Italy da quasi 800 mila euro, per eventi in ambasciata all’insegna delle eccellenze italiane. Si è accodato l’Agricoltura, altri 100 mila euro per una campagna sulla frutta in guscio, nocciole, pistacchi.

 

Di recente ecco il Turismo di Daniela Santanchè (300 mila euro), la Regione Lazio del governatore Rocca (50 mila), persino la Cultura ha sentito il bisogno di firmare il suo protocollo. Totale, almeno un milione e mezzo di soldi pubblici. Il prezzo per andare dritti alla meta.

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