salvini grillo

PERCHÉ L’ITALIA DEVE PAGARE UN TERZO DI PIU’ DELLA SPAGNA PER FINANZIARSI SUI MERCATI? NON E’ SOLO UNA QUESTIONE DI DEBITO O DI ALTRI PARAMETRI ECONOMICHI - FUBINI HA UNA SPIEGAZIONE: “L'ITALIA E’ CONSIDERATA MENO AFFIDABILE DELLA SPAGNA PERCHE’ IL POPULISMO DA NOI È PIÙ PRESENTE: NON SOLO NEI SONDAGGI O IN PARLAMENTO MA NELLA SOCIETÀ, NEL COSTUME, NEL LINGUAGGIO. POPULISMO IN ECONOMIA È IL NON SAPERE E NON VOLER SAPERE, NON INFORMARSI, NON SFORZARSI DI CAPIRE IL CONTESTO ATTORNO A NOI E LE CONSEGUENZE DELLE NOSTRE AZIONI. È PROMETTERE E AGIRE A PRESCINDERE, PUR DI SUSCITARE UN APPLAUSO”

Federico Fubini per il “Corriere della Sera”

 

FEDERICO FUBINI

Vi siete mai chiesti cosa può esserci di tanto diverso fra l'Italia e la Spagna? Qualcosa deve pur esserci, perché per il governo di Roma - dunque in proporzione anche per le famiglie e le imprese italiane - trovare credito costa un terzo di più. Era già così prima della crisi di governo e nel lungo periodo sono differenze enormi: come partecipare a una gara di fondo con la zavorra ai piedi oppure senza. Lo spread fra l'Italia e la Spagna, la differenza nei rendimenti dei titoli di Stato decennali, è di poco meno dell'uno per cento a favore di Madrid: non troppo diversa a quella che pure si è avuta fra l'Italia e la Germania in certi momenti degli ultimi anni. Dunque una differenza fra i due grandi Paesi dell'Europa del Sud c'è.

SERGIO MATTARELLA MARIO DRAGHI

 

Già, ma quale? Perché non è facile trovarla nei dati. È vero che la Spagna ha un debito pubblico più basso (115% del prodotto lordo contro 150% circa), ma ha un debito privato più alto e infatti ha anche un debito lievemente più alto se si sommano lo Stato, le famiglie e le imprese. Ed è vero anche che la Spagna ha grandi imprese globali mentre l'Italia le sta perdendo, ma ogni occupato in Italia genera 68 mila euro di prodotto lordo all'anno e in Spagna 57 mila.

 

I tassi di crescita negli ultimi tre anni poi sono molto simili, così come lo è il deficit pubblico. E se lo choc dell'energia sta portando in profondo rosso la bilancia dei conti correnti dell'Italia con il resto del mondo - per la prima volta dalla crisi dell'euro - così è anche per la Spagna.

 

salvini grillo

Allora perché tutta questa differenza, per cui noi dobbiamo pagare un terzo di più per finanziarci? Forse se si guarda alle grandezze economiche, si sta cercando dalla parte sbagliata. Forse la differenza che fa ritenere l'Italia meno affidabile della Spagna non è nelle condizioni concrete dei due Paesi, ma nella temperie che finisce sempre per esprimersi nella politica. Il populismo è più presente in Italia: non solo nei sondaggi o in parlamento (come si è visto anche nelle ultime ore), ma nella società, nel costume, nel linguaggio.

 

E la forza perdurante del populismo nell'offerta politica fa sì che ai finanziatori dei mercati internazionali o anche ai piccoli risparmiatori locali appaia più difficile capire la direzione dell'Italia che quella della Spagna dopo le prossime elezioni: gli investitori applicano un sovraccosto sul credito per questo. E se ciò spiega lo spread con Madrid, non spiega cosa sia il populismo in sé nel governo dell'economia e cosa lo renda tale.

mattarella draghi meme

 

Avanziamo una definizione possibile: populismo in economia è il non sapere e non voler sapere, non informarsi, non sforzarsi di capire il contesto attorno a noi e le conseguenze delle nostre azioni dopo di noi. È promettere e agire a prescindere, pur di suscitare un applauso qui e ora. Se questa definizione ha un senso, allora l'Italia attraversa in questi giorni un momento di intenso populismo perché il governo del Paese, oggi e in futuro, viene visto da troppi in parlamento e nella società in modo del tutto slegato dal significato della giornata di oggi.

 

lagarde

Eppure proprio la data di oggi, 21 luglio, potrebbe segnare l'agenda dell'economia italiana ed europea per parecchio tempo a venire. Oggi (o comunque nei prossimi giorni) dopo si capirà se di quanto davvero la russa Gazprom decide di bloccare le forniture di gas via Nord Stream, proprio mentre noi europei cerchiamo di fare scorta per il prossimo inverno. E sempre oggi si capirà quanto la Banca centrale europea alzerà i tassi e in cosa consiste il «meccanismo» che dovrebbe proteggere l'Italia, ora che il costo del denaro salirà.

Lo vedremo nelle prossime ore, ma qualcosa si intravede già: cambia la stagione delle politiche pubbliche e, dopo la fase di deficit spending inaugurata con la pandemia, torna il vincolo di bilancio.

 

GAZPROM

Torna per due ragioni. In primo luogo perché, con l'inflazione e i tassi, salgono anche i rendimenti dei titoli del nostro debito pubblico da 2.700 miliardi di euro. Titoli per 500 miliardi sono da rinnovare o emettere ex novo a rendimenti più alti nel prossimo anno e mezzo; titoli per 800 miliardi entro il 2024. L'Ufficio parlamentare di bilancio stima che un aumento di un punto percentuale dei rendimenti, dopo tre anni, assorbe in interessi sul debito dieci miliardi di spesa pubblica in più. E l'aumento è già di oltre un punto, dunque è probabile che andranno trovate economie in altre parti del bilancio: più entrate dalle tasse o meno spese, oppure un mix di entrambe.

 

L'altra ragione per cui il vincolo di bilancio torna prima del previsto è che la Bce si dirà pronta a allargare la sua rete di sicurezza - il «meccanismo» anti-spread - solo se il Paese beneficiario riduce il deficit. Se l'Italia non lo facesse, la prospettiva della protezione da parte della Bce svanirebbe e noi ne pagheremmo immediatamente le conseguenze sui mercati.

SPREAD ITALIANO 1

 

Proprio per questo l'aprirsi di una crisi di governo adesso non può che complicare la situazione sia a Francoforte che a Roma. Per la Bce aiutare un paese senza governo nel pieno delle sue funzioni diventa molto più difficile. Populismo è rifiutarsi di vedere tutto questo, non capirlo, non considerarlo. In concreto, populismo è per esempio pretendere di ridurre il cuneo fiscale - il costo del lavoro che non va in busta paga - senza spiegare dove si trovano le risorse per farlo. L'opposto del populismo è invece cercare quelle risorse per tagliare, giustamente, il cuneo. E forse la vera linea di faglia che oggi divide il Paese passa proprio di qui.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini adolfo urso abodi giorgetti tajani giorgio armani

UN PO’ PIU’ DI RISPETTO SE LO MERITAVA GIORGIO ARMANI DA PARTE DEL GOVERNO – SOLO IL MINISTRO DELL’UNIVERSITA’, ANNA MARIA BERNINI, HA RESO OMAGGIO ALL’ITALIANO PIU’ CONOSCIUTO AL MONDO RECANDOSI ALLA CAMERA ARDENTE DOVE, TRA SABATO E DOMENICA, SONO SFILATE BEN 16 MILA PERSONE - EPPURE MILANO E’ A DUE PASSI DA MONZA, DOVE IERI ERA PRESENTE AL GP, OLTRE AL VICEPREMIER MATTEO SALVINI, IL MINISTRO DELLO SPORT ANDREA ABODI, SMEMORATO DEL PROFONDO LEGAME DELLO STILISTA CON BASKET, CALCIO, TENNIS E SCI - A 54 KM DA MILANO, CERNOBBIO HA OSPITATO NEL WEEKEND TAJANI, PICHETTO FRATIN, PIANTEDOSI, CALDERONE E SOPRATTUTTO ADOLFO URSO, MINISTRO DEL MADE IN ITALY, DI CUI ARMANI E’ L’ICONA PIU’ SPLENDENTE – E IGNAZIO LA RUSSA, SECONDA CARICA DELLO STATO, DOMENICA ERA A LA SPEZIA A PARLARE DI ''PATRIOTI'' AL DI LA’ DI RITUALI POST E DI ARTICOLETTI (MELONI SUL “CORRIERE”), UN OMAGGIO DI PERSONA LO MERITAVA TUTTO DAL GOVERNO DI CENTRODESTRA PERCHE’ ARMANI E’ STATO UN VERO “PATRIOTA”, AVENDO SEMPRE PRESERVATO L’ITALIANITA’ DEL SUO IMPERO RIFIUTANDO LE AVANCES DI CAPITALI STRANIERI…

giorgia meloni mantovano alfredo giovanbattista fazzolari gian marco chiocci rossi

DAGOREPORT - CHI AVEVA UN OBIETTIVO INTERESSE DI BRUCIARE IL DESIDERIO DI GIORGIA MELONI, PIÙ VOLTE CONFIDATO AI SUOI PIÙ STRETTI COLLABORATORI, DI ARRUOLARE L’INGOMBRANTE GIAN MARCO CHIOCCI COME PORTAVOCE? - IN BARBA ALLA DIFFIDENZA DEI VARI SCURTI, FAZZOLARI E MANTOVANO, FU L’UNDERDOG DE’ NOANTRI A IMPORRE FORTISSIMAMENTE (“DI LUI MI FIDO”) COME DIRETTORE DEL TG1 L’INTRAPRENDENTE CHIOCCI, DOTATO DI UNA RETE RELAZIONALE RADICATA IN TUTTE LE DIREZIONI, DAL MONDO DELLA SINISTRA ALL’INTELLIGENCE DI DESTRA - BEN CONOSCENDO IL CARATTERINO DELL’EX DIRETTORE DE “IL TEMPO” E ADNKRONOS, BEN LONTANO DALLA DISPONIBILITÀ AD ACCETTARE ORDINI E DINIEGHI, OCCORREVA CORRERE AI RIPARI PRIMA CHE LA SGARBATELLA PROCEDESSE ALL’INFELICE NOMINA, FACENDO CIRCOLARE LA VOCE DEL SUO TRASLOCO DALLA DIREZIONE DEL TG1 A BRACCIO MEDIATICO DELLA PREMIER - NEL CASO, SEMPRE PIÙ LONTANO, DI VEDERE CHIOCCI A PALAZZO CHIGI, ALLORA VORRÀ DIRE CHE L’EQUILIBRIO DI POTERI ALL’INTERNO DELLA FIAMMA MAGICA È FINITO DAVVERO IN FRANTUMI...

marcello viola alberto nagel giorgia meloni francesco gaetano caltagirone luigi lovaglio mps mediobanca piazza affari

DAGOREPORT - MEDIOSBANCA! I GIOCHI ANCORA NON SONO FATTI. E LE PREMESSE PER UN FUTURO DISASTRO SONO GIÀ TUTTE SUL TAVOLO - AL DI LÀ DELLE DECISIONI CHE PRENDERÀ LA PROCURA DI MILANO SUL PRESUNTO “CONCERTO” DEL QUARTETTO CALTA-GIORGETTI-LOVAGLIO-MILLERI NELLA PRIVATIZZAZIONE DEL 15% DI MPS, IL PROGETTO TANTO AUSPICATO DA GIORGIA MELONI DI DARE VITA A UN TERZO POLO BANCARIO, INTEGRANDO MPS, BPM E MEDIOBANCA, SI È INCAGLIATO DI BRUTTO: LO VUOLE SOLO FRATELLI D’ITALIA MENTRE FORZA ITALIA SE NE FREGA E LA LEGA E' CONTRO, SAPENDO BENISSIMO CHE L’OBIETTIVO VERO DEL RISIKONE BANCARIO È QUEL 13% DI GENERALI, IN PANCIA A MEDIOBANCA, NECESSARIO PER LA CONQUISTA CALTAGIRONESCA DEL LEONE DI TRIESTE - AL GELO SCESO DA TEMPO TRA CALTA E CASTAGNA (BPM) SI AGGIUNGE IL CONFLITTO DI CALTA CON LOVAGLIO (MPS) CHE RISCHIA DI ESSERE FATTO FUORI PER ‘’INSUBORDINAZIONE’’ - ANCHE LA ROSA DEI PAPABILI PER I NUOVI VERTICI DI MEDIOBANCA PERDE PETALI: MICILLO HA RIFIUTATO E VITTORIO GRILLI NON È INTERESSATO - LA BOCCIATURA DELL’OPERAZIONE DI FITCH, CHE VALUTA MPS CON UN RATING PIÙ BASSO RISPETTO A MEDIOBANCA - LAST BUT NOT LEAST: È SENZA FINE LO SCONTRO TRA GLI 8 EREDI DEL VECCHIO E IL CEO MILLERI, PARTNER DEVOTO DI CALTARICCONE…