matteo salvini - roberto vannaccipresentazione del libro controvento -

GENERALE, DIETRO "IL CAPITONE": LA CANDIDATURA DI VANNACCI ALLE EUROPEE POTREBBE DARE LA MAZZATA FINALE A SALVINI - COMUNQUE VADA, SARA' UN INSUCCESSO PER IL LEADER LEGHISTA: COME DAGO DIXIT, SE VANNACCI NON SFONDA E IL CARROCCIO VIENE SUPERATO DA FORZA ITALIA, SALVINI RISCHIA LA LEADERSHIP. SE INVECE PORTA TANTI VOTI, L'IDENTITA' DELLA LEGA SCOMPARIRA' DIETRO I BICIPITI DEL GENERALE...

Federico Geremicca per “La Stampa” - Estratti

 

matteo salvini roberto vannacci 6presentazione del libro controvento

Eccolo lì Matteo Salvini – l’uomo forte delle ruspe e dei porti chiusi – confinatosi praticamente nel ruolo del “bravo presentatore”. È circondato da flash e telecamere, certo. Ha intorno gente che applaude: ma sa che anche oggi non sono lì per lui.

 

E a rubargli la scena – stavolta – non è Giorgia Meloni, ma l’uomo al quale ha deciso di affidare il destino della Lega nelle prossime elezioni europee. Diciamolo meglio: ha deciso di affidare il suo personale destino, e la possibilità (onestamente scarsa) di salvare la pelle dopo quel voto.

 

matteo salvini e roberto vannacci. presentazione del libro controvento

Quell’uomo è un generale, come si sa. E il grosso del pubblico (scarso) che siede nel Tempio di Adriano è lì per lui. L’occasione, in verità, sarebbe la presentazione dell’ultimo libro del leader leghista (Controvento): ma il testo più venduto, anche qui, è l’autobiografia del generale Il coraggio vince.

 

Nessun leghista di peso si fa vedere, e Roberto Vannacci si gode il momento. È un uomo elegante e di bella presenza, sulla cresta di una certa onda. Però li fissi lì sul palco – a due metri di distanza l’uno dall’altro – e non ti viene in mente un attore americano: guardi il generale e ti ricorda, piuttosto, un cavallo. Sì, un cavallo. Anzi, Il Cavallo. Quello di Troia, naturalmente.

 

(...)

 

matteo salvini roberto vannacci 1presentazione del libro controvento

Torniamo al cavallo di Troia, la cui storia è nota. Nonostante i suggerimenti contrari e le opinioni avverse, Matteo Salvini ha voluto portare a ogni costo nella cittadella assediata della Lega il generale Vannacci in groppa alla sua popolarità. L’obiettivo dichiarato è sfruttare quella popolarità per alzare un po’ le percentuali del vecchio Carroccio alle prossime elezioni. Il leader leghista – infatti – non ci dorme da mesi, sapendo che il risultato del voto dell’8 e 9 giugno (8 per cento? 9 per cento?) sarà paragonato al 34,2% ottenuto nel 2019. Si parlerà di disfatta. Si dirà che aver portato la Lega a destra è stato un suicidio. A meno che il generale Vannacci.

 

matteo salvini e roberto vannacci 6presentazione del libro controvento

Il convitato di pietra al processo che si aprirà in via Bellerio sarà infatti proprio il generale. Se la sua candidatura non avrà spinto la Lega oltre il 10% (e comunque più in alto di Forza Italia) il destino di Matteo Salvini potrebbe essere davvero segnato. E nella discussione che si aprirà, il ruolo giocato dall’uomo della provvidenza – dal generale, insomma – potrebbe paradossalmente trasformarsi nell’ultima e definitiva croce alla quale inchiodare il leader sconfitto: da carta vincente a ultimo ed imperdonabile errore della campagna elettorale. Il rischio, per Salvini, non è che Vannacci lo spodesti e “si prenda le Lega” (come Ulisse, nascosto nel cavallo, si prese Troia...): l’ipotesi è che si trasformi nel più pesante capo d’imputazione contro il segretario. Non un buon affare, per il vicepremier. E ancora peggiore per la fu Lega nord...

 

matteo salvini e roberto vannacci 1presentazione del libro controvento

Man mano che i contorni dell’ormai avviata campagna elettorale si fanno più chiari, insomma, diventa più nitido anche il profilo della scommessa avviata da Salvini. Una scommessa disperata, si è detto. Un lancio con un paracadute che nemmeno lui sa se si aprirà. Ieri, spalla a spalla tra le colonne del Tempio di Adriano, sembravano affiatati. Uniti contro il green (che si tratti di case o di auto), uniti contro l’immigrazione, uniti a favore dei condoni, uniti contro “quest’Europa”, sapendo che intanto è l’unica che c’è... Tutto fila liscio, ma certe riverenze e un eccesso di complimenti lasciano trasparire una crescente subalternità: crescente ed evidente.

 

Una volta c’era il Capitano, insomma: ora segna il passo dietro il Generale. La storia, del resto, insegna che c’è sempre un cattivo più cattivo di te... Resta da vedere se sia stato un buon affare mettersi nelle mani di un compagno di strada così.

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