vladimir putin olaf scholz angela merkel

LA GERMANIA FA MEA CULPA: SENZA IL GAS RUSSO IL FUTURO E’ DA REINVENTARE. IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA STEINMEIER, L'UOMO CHE INSIEME AD ANGELA MERKEL HA INCARNATO LA POLITICA DEL DIALOGO CON PUTIN, AMMETTE DI “ESSERSI SBAGLIATO” SUL LEADER DEL CREMLINO, DEFINENDO ”UN ERRORE” IL SUO APPOGGIO AL GASDOTTO NORD STREAM 2, BLOCCATO DA BERLINO SOLO DOPO L'INIZIO DELL'AGGRESSIONE...

Paolo Valentino per il Corriere della Sera

 

angela merkel vladimir putin

Il 4 aprile scorso, il ministro dell'Economia e vicecancelliere, Robert Habeck, ha annunciato la temporanea nazionalizzazione di Gazprom Germania, filiale tedesca dell'omonimo gigante energetico russo che ha fin qui stoccato e distribuito il gas sul territorio federale. Fino al 30 settembre, la gestione dell'impresa passa alla Bundesnetzagentur, l'Agenzia federale delle reti controllata dal governo. Motivata da ragioni di sicurezza nazionale e approvvigionamento, la decisione rompe un tabù economico, mettendo per la prima volta un'azienda privata straniera sotto la tutela dello Stato.

 

In nessun altro Paese d'Europa la tragedia dell'Ucraina sta provocando conseguenze sistemiche come in Germania. Con le parole del cancelliere Olaf Scholz, la Repubblica federale è davanti a una «svolta epocale» che la costringe a rivedere radicalmente la sua politica estera, l'idea della sicurezza in Europa e il proprio ruolo nel mondo: si è rotta la relazione speciale di Berlino con Mosca e si è rivelato un miraggio il Wandel durch Handeln , l'idea illusoria (e autoassolutoria) che attraverso il commercio e la liberalizzazione degli scambi si potesse innescare il cambiamento in un regime autoritario.

putin merkel

 

Ma, come conferma la decisione di Habeck, la guerra di aggressione di Vladimir Putin tocca anche la Repubblica federale nel suo tallone di Achille, l'energia, mostrando la miopia di rendersi quasi totalmente dipendente dall'importazione di fossili dalla Russia. Non solo. In realtà il conflitto colpisce al cuore il modello di governance economica, quello che dalla fine degli Anni Novanta ha scandito e scandisce il successo del sistema-Germania, che come nessun altro ha profittato della globalizzazione: l'importazione a prezzi ragionevoli di materie prime, energia e componenti, che vengono trasformati in prodotti di alto contenuto tecnologico e valore aggiunto, vedi le auto o la chimica, per essere poi esportati in tutto il mondo, in primo luogo verso la Cina, realizzando colossali surplus commerciali.

 

vladimir putin angela merkel

Dal 24 febbraio, i presupposti economici, intellettuali e morali di questo modello sono crollati. Il mea culpa tedesco è già iniziato. Politici e imprenditori, esperti e funzionari pubblici riconoscono gli errori. Il presidente della Repubblica Frank-Walter Steinmeier, l'uomo che insieme ad Angela Merkel ha incarnato la politica del dialogo con Putin, parla di «bilancio amaro» e ammette di «essersi sbagliato» sul leader del Cremlino, definendo «un errore» il suo appoggio al gasdotto Nord Stream 2, bloccato da Berlino solo dopo l'inizio dell'aggressione russa. «Avevo sperato - dice l'ex capo di Siemens, Joe Kaeser - che gli scambi economici avrebbero contribuito e far progredire lo sviluppo industriale e democratico della Russia. In realtà questa linea ha fallito».

 

frank walter steinmeir vladimir putin

Ora la Germania è ai piedi del muro. È sotto la pressione di partner europei, americani e Ucraina, per accettare l'embargo sulle importazioni di gas e petrolio dalla Russia. Ma non può privarsene d'un colpo, pena una recessione che avrebbe conseguenze disastrose non solo sui tedeschi ma anche sulle altre economie europee. L'industria in Germania consuma da sola un terzo del gas russo, che serve sia da combustibile, come nella metallurgia e nel settore del vetro, sia come materia prima nella produzione di fertilizzanti. Eppure, il conto alla rovescia è iniziato; non è più una questione di «se» ma di «quando» Berlino dirà sì al blocco degli acquisti di gas e petrolio russi. Ma questa è solo l'attualità.

 

frank walter steinmeir vladimir putin

Nel lungo periodo, di fronte a quella che si prefigura come una vera e propria svolta nell'economia globale, la Germania «dovrà attrezzarsi per un futuro diverso». È quanto sostengono 30 esperti in un position-paper elaborato per il Forum economico, centro di ricerche legato alla Spd. Secondo i due saggi Veronika Grimm e Achim Truger, che hanno partecipato allo studio, «il cambiamento non riguarda solo il tema delle forniture energetiche, che ora è al centro dell'attenzione, ma anche le ripercussioni che avrà sull'intera economia, le catene del valore, le filiere e globalmente sulla capacità di rimanere competitivi».

 

olaf scholz vladimir putin

Gli economisti raccomandano in primo luogo una «fine della dipendenza energetica da Mosca la più rapida possibile», ma anche la creazione di uno «scudo difensivo per l'economia e l'industria» che alleggerisca il peso dei costi energetici per le imprese, senza escludere la possibilità di partecipazioni statali. Inoltre, chiedono che sia immediatamente ammessa la «defiscalizzazione al 100% di ogni investimento sostenuto dagli imprenditori privati per l'efficienza energetica, la digitalizzazione e la decarbonizzazione».

vladimir putin frank walter steinmeier

 

 

VLADIMIR PUTIN OLAF SCHOLZ Olaf Scholz E Vladimir Putinfrank walter steinmeier

 

Ultimi Dagoreport

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...