GERONIMO SEDUTO (SULLE POLTRONE) - L’ASCESA DEL RAM-POLLO DI CASA LA RUSSA: DALL’ESAME FARLOCCO DA AVVOCATO ALLE RACCOMANDAZIONI (E L’ATTICO) DI DON LIGRESTI, FINO ALLA POLTRONA ALL’ACI DI MILANO, PASSANDO PER ESTATI IN BARCA E SERATE MONDANE CON LA GENTE CHE CONTA (FINO A CINQUE) - HA PIAZZATO A CAPO DELL’AUTODROMO DI MONZA L’AMICO DI FAMIGLIA MA LA SOCIETÀ RISCHIA IL FLOP E IL GP È A RISCHIO…

Luca Piana per "l'Espresso"

Con l'arrivo della bella stagione, le scommesse sono partite. Dove andrà in ferie Geronimo La Russa? Durante le vacanze, il figlio dell'ex ministro Ignazio è un ospite fisso delle cronache che si occupano di mondanità. Un anno fa rotta sulle Egadi, con tanto di naufragio dello yacht su cui naviga, un altro sfreccia in gommone sulle onde di Panarea, poi viene segnalato a Mykonos, infine organizza gare di biglie fra vip sulla spiaggia di Riccione, ovviamente per beneficenza.

Quest'anno però l'estate di Geronimo, 32 anni, rischia di essere rovinata dal ciclone che si è abbattuto sull'autodromo di Monza. Negli ultimi giorni di maggio, quattro consiglieri di amministrazione della società che gestisce il circuito, la Sias, si sono dimessi dall'incarico. La decisione l'hanno presa per far emergere il buco nero di litigi e di sospetti nel quale sta sprofondando l'autodromo, al punto da mettere in pericolo il successo del Gran Premio di Formula Uno che si correrà a settembre.

Con le prenotazioni dei palchi da parte degli sponsor che vanno a rilento e gli appalti per i servizi oggetto di infinite polemiche, infatti, per La Russa jr c'è il rischio di passare per uno degli artefici del flop commerciale dell'evento. Nel 2010 era stato infatti lui, in qualità di vice-presidente dell'Automobile Club di Milano, a pilotare sulla poltrona di numero uno della Sias un amico di famiglia, l'imprenditore Paolo Guaitamacchi, oggi contestato dai consiglieri dimissionari.

Per un giovanotto della Milano che conta, essere tra gli organizzatori del Gran Premio è un sogno. Mondanità e motori sono la passione di tanti, figuriamoci di Geronimo, che ha corso la Mille Miglia su una Triumph TR3 del 1956 e che non ha mai nascosto agli amici di amare la velocità. Lui, raccontano, è sempre al centro di un moto perpetuo. Tra feste in abito da sera e notti in discoteca, le sue frequentazioni comprendono le sorelle Berlusconi, Barbara ed Eleonora, Giovanni Tremonti figlio dell'ex ministro, Giulia Zoppas, quella degli elettrodomestici, nonché l'intera famiglia di Salvatore Ligresti, dai figli Paolo e Giulia alla nipote Ginevra.

Con l'imprenditore di origine siciliana sull'orlo del crac, però, non c'entra solo l'amicizia. Il nonno di Geronimo, Antonino, era infatti legatissimo a Ligresti, originario come lui di Paternò, sulle prime pendici dell'Etna. Antonino ha sempre avuto un posto nel consiglio di amministrazione nella principale holding dell'imprenditore, la Premafin, ereditato dal neolaureato Geronimo quando ha compiuto 25 anni.

Sul giudizio di Ligresti, peraltro, non sembrano aver pesato né la giovane età né il non onorevolissimo trasferimento a Catanzaro, 1.162 chilometri da Milano, che l'aspirante avvocato ha dovuto sobbarcarsi per superare l'esame di Stato ("Se vai lontano dalla tua città è più facile concentrarsi", si è giustificato lui con "Le iene", indicando tra le fatali distrazioni milanesi "le sfilate di moda").

Tra consulenze e onorari per gli incarichi nelle diverse società del gruppo, infatti, il vecchio amico del nonno ha versato a Geronimo la bellezza di 376 mila euro. Da qualche tempo, poi, il figlio dell'ex ministro della Difesa si è stabilito in un attico agli ultimi piani della Torre Velasca, lo storico grattacielo di Milano con vista sul Duomo di proprietà del gruppo di Ligresti, che è diventato così il suo padrone di casa. Gli amici raccontano che la convivenza con la fidanzata Patrizia Silini, famiglia di industriali del varesotto, sia ormai più che un progetto. E che l'edificio, dall'esterno un po' lugubre, sia in realtà comodo per raggiungere lo studio di famiglia in corso di Porta Vittoria, a due passi dal tribunale.

"Avere un padre importante procura un certo stress, perché devo sempre dimostrare di essere all'altezza", ha confessato una volta. La Russa jr, dunque, si presenta come uno che sgomita per emergere. A dire il vero, nello studio che oggi porta il suo nome ci sono avvocati con un curriculum più pesante: due cassazionisti e un docente di diritto penale alla Cattolica. Geronimo, però, grazie agli amici di famiglia è probabilmente quello dei contatti giusti, capace di ritagliarsi una poltrona al Coni e un posto nel comitato scientifico dell'associazione Giusta Causa, presieduta dall'ex procuratore antimafia Pier Luigi Vigna.

Il suo primo incarico di grande visibilità è arrivato nel 2010, quando assieme al fidanzato di Michela Brambilla, all'epoca ministro del Turismo, e al figlio di Bruno Ermolli, uomo ombra berlusconiano, è stato paracadutato al vertice dell'Aci di Milano.

A differenza degli altri due, rimasti defilati, Geronimo ha preso l'incarico come una specie di trampolino. Ha sfidato la pioggia per onorare l'arrivo di una rievocazione storica della Coppa Milano-Sanremo; si è premurato di avvertire i patentati, con tanto di comunicato stampa, che quando nevica la frenata si allunga; ha installato maxi-schermi per tifare Ferrari; ha stretto un accordo con la Regione Lombardia per formare dei "mobility manager", persone che dovrebbero aiutare i dipendenti delle aziende "a ottimizzare gli spostamenti per venire al lavoro". Soprattutto, però, ha occupato posizioni di potere. Per sé ha scelto la compagnia assicurativa dell'Aci, mentre alla presidenza dell'autodromo di Monza ha nominato Paolo Guaitamacchi.

Dire che l'era di La Russa all'Aci sia filata liscia, proprio non si può. Fin dall'inizio la scalata al vertice del Club da parte dei "figli e fidanzati di" ha suscitato polemiche roventi, spaccando il consiglio di amministrazione. Nel febbraio scorso, a quasi due anni dalla nomina, il Tar ha poi dato ragione a un ricorso che sosteneva l'illegittimità degli incarichi ottenuti dalla cordata La Russa-Brambilla: una società pubblica non può avere più di cinque consiglieri e loro erano in nove. Geronimo ha tenuto duro fino a un mese fa, quando si è dimesso: le poltrone nel gruppo Ligresti, dopo il decreto Monti sui doppi incarichi, erano diventati incompatibili con l'Aci.

Nel frattempo, però, è precipitata la situazione del circuito di Formula Uno. Dopo mesi di tensioni e lotte interne alla Sias, la società che gestisce l'autodromo, Guaitamacchi si è recato in procura per denunciare alcuni dirigenti di aver fatto false fatture, venduto biglietti in nero e affidato appalti irregolari per i servizi di ristorazione durante il Gran Premio. Violazioni che non gli hanno impedito di firmare il bilancio della società ma che, ora, sono all'attenzione dei magistrati monzesi, che hanno fatto partire una serie di accertamenti.

A che risultati porteranno le indagini si vedrà. Nell'immediato, però, il problema è un altro. Quattro consiglieri della Sias, Luigi Losa, Luca Ronzoni, Simonpaolo Bonfadini e Michele Nappi, si sono dimessi, firmando dei duri atti di accusa proprio nei confronti di Guaitamacchi, definito "insofferente rispetto ai vincoli di controllo" e colpevole di denunce ritenute "apodittiche e spesso incomprensibili".

Losa, rappresentante della Regione Lombardia, ha anche osservato di aver riscontrato fin dall'inizio del mandato "una situazione di perenne conflittualità interna che ha portato a una pressoché totale paralisi di ogni attività". Il rischio è proprio quello: con il Gran Premio alle porte, stando a fonti interne, i ricavi delle vendite dei biglietti alle aziende sponsor sono diminuiti del 35 per cento rispetto a un anno fa. Non si tratta di bruscolini: le 74 salette vip che si affacciano sul rettilineo di partenza, ad esempio, vengono in genere vendute attorno ai 25 mila euro l'una per ogni giorno della gara. Il timore, dunque, è quello di un buco milionario.

 

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