giorgia meloni rai

MAI DIRE RAI – PERCHÉ CAMBIARE QUANDO SI PUÒ AGGIUSTARE? COSÌ GIORGIA QUIETA LEGA E FI E FUORTES RESTA FINO ALLA SCADENZA DEL MANDATO (2024). ANCHE PERCHÉ FIN QUI IL MANAGER SCELTO DA DRAGHI HA ASSECONDATO I DESIDERATA DI MELONI (ECCETTO LO SBARCO DI ROSSI COME DG, MA SI LAVORA PER DARGLI UN RUOLO) - LA PREMIER VORREBBE AFFIDARE IL TG1 AL DIRETTORE DELL’ADNKRONOS GIAN MARCO CHIOCCI. MA LEGA E FI S’INCAZZANO: FDI CONTROLLEREBBE INFATTI LE PRIME DUE TESTATE NAZIONALI, ESSENDO IL TG2 GIÀ IN MANO AL FIDATO RAO…

marinella soldi carlo fuortes foto di bacco (2)

Giovanna Vitale per “la Repubblica” - ESTRATTO

 

La Lega avrebbe voluto votare contro per levarselo subito di torno. Forza Italia era pronta ad accodarsi, almeno fino a domenica sera, quando Gianni Letta ha convinto Silvio Berlusconi a chiamare Giorgia Meloni per siglare una tregua.

 

Se la manovra fosse andata in porto, sommando il no del M5S e l’astensione del rappresentante dei dipendenti, il vertice Rai nominato dal governo Draghi sarebbe stato di fatto sfiduciato: il budget 2023 presentato in Consiglio di amministrazione non sarebbe passato, configurando un avviso di sfratto per l’ad Carlo Fuortes difficile da ignorare.

 

La premier ha però deciso di fermare tutto: con le regionali alle porte — è il ragionamento proposto agli alleati — precipitare la Televisione di Stato nell’instabilità rischia di produrre più danni che benefici.

MELONI E SALVINI COME SANDRA E RAIMONDO - ANNETTA BAUSETTI

 

Meglio aspettare giorni migliori, l’arrivo della primavera, quando il centrodestra si spera avrà trovato un accordo sul valzer delle poltrone — nei Tg e alla guida delle direzioni di genere — destinato a stabilire un nuovo assetto di potere e a far nascere il Servizio pubblico della Nazione.

 

Anche perché fin qui, pur di mantenersi in sella, Fuortes ha assecondato tutti i desiderata di Meloni e lei ne è rimasta piuttosto soddisfatta: non solo ha accelerato la promozione di Nicola Rao sulla tolda del Tg2 lasciata vacante dal neo-ministro Gennaro Sangiuliano, ma ha consentito il dilagare di Fratelli d’Italia in talk e notiziari dove ormai la fanno da padroni.

nicola rao

Il rinvio come arma per sedare appetiti e bollenti spiriti della sua coalizione: arte nella quale la presidente del Consiglio sta dimostrando di non avere rivali.

 

E così, ieri mattina, il leghista Igor De Blasio — che aveva subordinato il suo sì alla nomina di Francesco Pionati al Gr Radio, rispedita al mittente — ha dovuto battere in ritirata. E l’azzurra Simona Agnes, anche grazie ai buoni uffici di Letta zio che di Fuortes è buon amico, ha fatto lo stesso. Il centrodestra non ha partecipato alla votazione. L’unica a dare l’ok, fra i consiglieri indicati dalla politica, è stata la piddina Francesca Bria: insieme all’ad e alla presidente Marinella Soldi, «per senso di responsabilità» hanno salvato il previsionale di quest’anno.

simona agnes carlo fuortes francesca bria foto di bacco

 

Ma a quale prezzo: il voto ha difatti certificato che i due capitani della Rai non hanno più la maggioranza nell’organo di gestione. Sempre più ostaggio della leader di FdI, adesso persino tentata — visto come Fuortes sa stare ai patti e tenere a bada i partner di governo — di lasciarlo al suo posto per l’anno e mezzo che resta alla fine del mandato. A condizione, naturalmente, che continui a rispettare le indicazioni di Palazzo Chigi.

 

CHIOCCI

Sa bene, Meloni, che qualcosa dovrà concedere a Salvini e Berlusconi. E che metter mano al risiko di Viale Mazzini non sarà una passeggiata. Perciò ha bisogno di tempo, di allungare la vita agli inquilini del settimo piano. L’obiettivo principale resta la conquista del Tg1, che la premier vorrebbe affidare a un esterno, il direttore dell’AdnKronos Gian Marco Chiocci, ex del Tempo e storica firma del Giornale, con cui è da tempo in ottimi rapporti: impresa non facile alla luce della lunga lista di pretendenti e della moltitudine di giornalisti interni.

FRANCESCO PIONATI

 

Oltretutto, se dovesse riuscirle, accadrebbe qualcosa di mai visto prima, almeno nella Seconda Repubblica: il partito di maggioranza relativa controllerebbe le prime due testate nazionali, essendo quella cadetta già in mano al fidato Rao. Fra le vive proteste della Lega, che vorrebbe riprendersi il Tg2 - a lungo una sua fortezza - per piazzarvi Angela Mariella.

 

GIUSEPPE CARBONI

E pure di Forza Italia, che lì punta invece a sistemare (con qualche chance in più) Antonio Preziosi. Il quale lascerebbe RaiParlamento a Giuseppe Carboni, l’ex direttore del Tg1 in quota M5S fermo da un anno. Un giro che costringerebbe il Carroccio ad accontentarsi del premio di consolazione: la guida del Gr per Pionati. E soprattutto manderebbe a spasso Rao, salvo non venga dirottato sulla direzione degli Approfondimenti che si libererà a marzo, causa pensionamento di Antonio Di Bella.

 

paolo corsini

Postazione però ambita anche dal suo vice, Paolo Corsini, altro uomo di punta di FdI. Come finirà è presto per dirlo. Le fibrillazioni nella maggioranza annunciano tempesta. Non è un segreto che il ministro del Tesoro, Giancarlo Giorgetti, avrebbe voluto anticipare l’uscita di Fuortes cui addebita una performance sui conti deludente. E c’è pure il contratto di servizio da firmare, oltre al piano industriale da completare: due scogli su cui la Rai rischia ora di infrangersi.

giampaolo rossi lucia borgonzoni

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…