DIVORZIO ALL’ITALIANA (A LONDRA) - 180 COPPIE SCIOLGONO IL MATRIMONIO CON LA LEGGE INGLESE FINGENDO DI ABITARE IN UNA CONTEA: MA LA CASA ERA, IN REALTÀ, UNA CASELLA POSTALE - IL GIUDICE ANNULLA TUTTI I DIVORZI PER TRUFFA

Enrico Franceschini per “la Repubblica

 

Sposi Sposi

Quando nel nostro Paese non era ancora consentito divorziare, il divorzio “all’italiana” prevedeva l’omicidio, perlomeno nel celebre film omonimo. Per una moderna variante inglese dello stesso concetto, era bastata una casella postale: in sostanza un indirizzo fasullo, in grado di far credere che i coniugi avessero la residenza in Gran Bretagna.

 

DIVORZIODIVORZIO

Questa piccola truffa ha permesso a 180 coppie di italiani di divorziare in Inghilterra in base alle leggi anglosassoni e di arrivare quindi all’obiettivo con rito molto più veloce di quello in vigore da noi. Ma dopo un’inchiesta durata due anni, ieri un giudice britannico, sir James Munby, ha emesso una sentenza di annullamento di tutti i divorzi registrati fraudolentemente con questo sistema, definendolo «una cospirazione per sovvertire il corso della giustizia su scala quasi industriale».

 

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Come definizione è forse un po’ esagerata, ma si sa che per gli inglesi le regole vanno rispettate: per noi italiani, invece, solitamente si possono interpretare a piacimento e qualche volta tirare come un elastico, nella speranza che non si spezzi. È quanto ha fatto lo studio legale a cui si erano rivolte le coppie chiamate in giudizio presso il tribunale di Burnley. L’“elastico” era il certificato di residenza, che in Italia va rilasciato dalla pubblica amministrazione ed esibito con tanto di carte bollate per determinarne la validità, mentre da queste parti, dove evidentemente si fidano di più, tutto ciò non era strettamente necessario.

 

MATRIMONI E DIVORZIMATRIMONI E DIVORZI

Su consiglio dei loro avvocati, i coniugi in procinto di divorzio hanno semplicemente scritto un indirizzo fittizio sulla richiesta di divorzio. È andato tutto bene fino a quando un funzionario della contea di Burnley si è accorto che in due diverse richieste di divorzio risultava lo stesso indirizzo: possibile che gli italiani vivessero tutti nella stessa casa? Quando è andato a controllare ha scoperto che non si trattava di una casa, ma di una casella postale; e una rapida indagine ha permesso di accertare che in quella casella avevano trovato posto, si fa per dire, tutte le 180 coppie italiane che hanno divorziato a Burnley.

 

La legge italiana consente di divorziare (e dunque eventualmente di risposarsi) soltanto dopo tre anni di separazione legale. Ma i cittadini italiani residenti all’estero hanno la facoltà di divorziare secondo le leggi del Paese di residenza e poi trascrivere il divorzio in Italia: ciò significa che nel giro di un anno, o anche meno, si può divorziare, senza passare dal “limbo” dei tre anni di separazione. Un periodo di riflessione che verrà eliminato dalla nuova legge in procinto di diventare realtà nel nostro Paese. Finora, tuttavia, l’unica maniera di aggirare i tre anni di attesa era divorziare in un altro Paese europeo e l’Inghilterra offriva un “divorzio rapido”, a patto di esservi residenti.

giustizia inglesegiustizia inglese

 

Le 180 coppie italiane, sicuramente mal consigliate dai propri avvocati, hanno pensato che fosse semplice fingere di esserlo: dando un indirizzo fasullo. «Date le dimensioni della casella postale», ha ironizzato il giudice, «nemmeno una persona piuttosto magra avrebbe potuto risiedere lì dentro». Se avessero avuto l’accortezza di scegliere 180 caselle postali differenti, magari la truffa sarebbe riuscita. Così invece il “divorzio all’italiana” dovranno farlo in Italia, secondo le leggi del nostro Paese.

 

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