
GIULI MANI DI FORBICE – I TAGLI AL FONDO PER IL CINEMA IN MANOVRA RESTANO, SEPPUR RIDOTTI: NELLA VERSIONE BOLLINATA DELLA LEGGE DI BILANCIO, SI PREVEDONO PER IL 2026 150 MILIONI IN MENO AL SETTORE (NELLA PRIMA BOZZA ERANO 190). NEL 2027 IL TAGLIO SARÀ DI 200 MILIONI ANZICHÉ 240 – LA SFORBICIATA È STATA CONCORDATA DA GIULI CON PALAZZO CHIGI: MEGLIO TOCCARE IL CINEMA, GESTITO DALLA LEGHISTA BORGONZONI, CHE I GRANDI EVENTI AMMINISTRATI DIRETTAMENTE DAL MINISTRO. SOLO CHE COSÌ, SONO A RISCHIO ANCHE LE FICTION DELLA RAI (E SI AVVANTAGGIANO LE GRANDI PIATTAFORME STRANIERE)
MANOVRA: RIDOTTI TAGLI AL CINEMA, DA 190 A 150 MILIONI
(ANSA) - Si riducono i tagli al cinema. Il finanziamento al Fondo per il cinema e l'audiovisivo previsto dalla manovra bollinata si ridurrà l'anno prossimo di 150 milioni rispetto ai 190 milioni prospettati nella prima bozza del ddl di bilancio. Nel 2027 il taglio sarà invece di 200 milioni anziché 240 come inizialmente ipotizzato.
MELONI E GIULI BENEDICONO I TAGLI PER IL CINEMA E ORA TREMA LA FICTION RAI
Estratto dell’articolo di Federico Capurso per “la Stampa”
LUCIA BORGONZONI ALESSANDRO GIULI
[…] Nessuno, eccetto qualche voce nella Lega, sembra […] interessato a rivedere il pesante taglio che colpirà il Fondo unico per il cinema e l'audiovisivo. La sforbiciata è stata indirizzata dal ministro della Cultura Alessandro Giuli e concordata – raccontano – con il sottosegretario di Palazzo Chigi Giovanbattista Fazzolari e dalla premier Giorgia Meloni.
Insomma, è blindata, nonostante le proteste delle associazioni di settore e delle opposizioni, cui si aggiunge la crescente preoccupazione in Rai e negli uffici Mediaset.
Giuli – come raccontato ieri su questo giornale – ha preferito toccare i finanziamenti al cinema, gestiti dalla sottosegretaria leghista Lucia Borgonzoni, piuttosto che vedere drasticamente ridotte le risorse per i grandi progetti e grandi eventi, che invece amministra in prima persona.
ALESSANDRO GIULI E LUCIA BORGONZONI
Il Fondo unico per il cinema vale 696 milioni di euro sotto forma di tax credit e, se l'impostazione della manovra verrà confermata, rischia di subire una prima sforbiciata di 190 milioni di euro nel 2026 e una ulteriore, da 240 milioni, nel 2027.
A essere colpite, però, non sono solo le produzioni "private". Anche in Rai sono entrati in agitazione. A essere più colpito non sarebbe il settore di Rai Cinema, che può far affidamento anche su una corposa fetta di risorse finanziarie interne, ma Rai Fiction, le cui produzioni poggiano gran parte del loro peso proprio sul tax credit, così come quelle dei documentari.
giorgia meloni rai cavallo viale mazzini
«Avere accesso a meno fondi – spiegano da viale Mazzini – condurrà inevitabilmente l'azienda a un bivio: abbassare la qualità o ridurre la portata dei progetti, tagliando puntate».
Il pericolo è quello di azzoppare, così, quelli che si sono rivelati i prodotti di punta dell'azienda, capaci di attirare spettatori e che negli ultimi 3 anni hanno registrato un aumento delle vendite all'estero del 50%.
«Colpire le produzioni italiane – fa eco una fonte interna a Mediaset – vuol dire avvantaggiare le grandi piattaforme delle multinazionali, che con il tax credit avevano iniziato a investire anche in Italia, ma che possono comunque fare affidamento su un corposo pacchetto di produzioni straniere».
LUCIA BORGONZONI ALESSANDRO GIULI
Per capire meglio l'impatto di questi tagli, c'è uno studio elaborato da Cassa depositi e prestiti nel 2023, quando la filiera del cinema e dell'audiovisivo registrava un fatturato di 13 miliardi di euro, il 10% del totale europeo, e 8.800 imprese attive che occupavano circa 65 mila lavoratori e lavoratrici, cui si aggiungevano 114 mila occupati nell'intera filiera.
Lo studio, basato su dati Istat, stima un effetto moltiplicatore di 3,54 sulla produzione aggregata, a fronte di un aumento della domanda di prodotti audiovisivi. In altre parole, ogni euro di maggiore domanda di produzione audiovisiva in Italia è in grado di generare 3,54 euro di impatto, diretto e indiretto, in settori che vanno dall'agricoltura alla manifattura, fino ai servizi.
Lo stesso tipo di effetto virtuoso viene prodotto sull'occupazione, specie nel Mezzogiorno. I tagli, denunciano le associazioni del mondo cinematografico, «mettono in serio pericolo tutto il settore, arrivando in modo particolare a colpire migliaia di schermi dei cinema, le imprese che li gestiscono e migliaia di lavoratori». […]