FERRARA, IL PIÙ SORCINO DEI RENZIANI: “È L’AMORAZZO NOSTRO, GLI ALTRI SONO TUTTI ROSICONI - I RENZIANI SONO ITALIANI COSTRUITI IN QUESTI VENT’ANNI. SAI CHE PALLE LA REPUBBLICA DI FAZIO E SERRA - LETTA È UN CATTIVO PERDENTE CHE METTE IL MUSO IN PUBBLICO”

1 - LETTA CATTIVO PERDENTE. HA MESSO IL MUSO IN PUBBLICO, INVECE DI PRENDERE ESEMPIO DALLA BONINO
Da "il Foglio"

La reazione misurata e signorile di Emma Bonino alla sostituzione nell'incarico di ministro degli Esteri, lei che naturalmente non ha nascosto la delusione e il dissenso, ma non ha negato di essere stata informata dal premier e si è detta disponibile a collaborare con la nuova titolare della Farnesina, è stata una bella prova di stile.

Nessuno dimentica la tenacia di cui Bonino ha dato prova nelle sue battaglie civili, anche quelle che a molti (noi compresi) sono parse mal fondate o eccessive. Il suo atteggiamento quindi non può essere attribuito a una moderazione caratteriale, a scarsa propensione per scelte combattive o a qualche forma di sottomissione politica. Proprio per questo la sua prova di civiltà ha anche un senso politico di reale rispetto per le regole del gioco istituzionale, anche quando producono esiti personalmente poco graditi.

Questa lezione di stile risalta in particolare dal confronto con la sceneggiata imbarazzante recitata da Enrico Letta nella cerimonia del passaggio delle consegne. Letta rifiuta di riconoscere i dati politici oggettivi della crisi del suo esecutivo, che era nato sulla base di un'aspirazione alla pacificazione e poi era scivolato rapidamente in un percorso di manovre secessioniste costruite su raggruppamenti puramente parlamentari privi di verifica elettorale.

Letta non era stato eletto premier, era stato nominato da Giorgio Napolitano, non ha quindi il titolo (che invece ebbe a suo tempo Romano Prodi) per contestare l'avvicendamento dovuto alla mutazione delle condizioni politiche. Il rancore che ha voluto mostrare platealmente, quindi, non esprime un risentimento giustificato, ma una reazione personale per lo sfratto subìto dal nuovo padrone di casa, cioè dal nuovo segretario del Partito democratico.

Nelle vicende della democrazia italiana è accaduto spesso che presidenti del Consiglio dello stesso partito, solitamente democristiani, ne sostituissero altri dello stesso partito, il che accadde peraltro con un contorno di battaglie politiche e di corrente talora assai accese.

Tuttavia, quando si arrivava all'esito istituzionale, questo veniva accettato dallo sconfitto, che si preparava poi a restituire il favore al vincitore. Non era ipocrisia, ma accettazione della regola di maggioranza, che permetteva sempre il tentativo di rivincita.

L'atteggiamento di Letta, che pure si è sempre presentato come un campione della correttezza istituzionale, non esprime solo quella che per una persona comune sarebbe una prova di maleducazione inaccettabile, contiene un elemento tendenzialmente venefico, il rifiuto di accettare l'esito di una battaglia politica, esattamente l'opposto del segnale di rispetto della democrazia dato da Emma Bonino.


2 - MATTEO E LE SUE RAGAZZE TRA ROSICONI, OPPOSITORI E INNAMORATI
Giuliano Ferrara per "il Foglio"

L'Amorazzo nostro, come lo chiama Marcenaro, gongola; gli altri rosicano. Non rosica il Cav. che anzi gli fa i complimenti e si appresta a un'opposizione intelligente (promessa che speriamo duri). Non rosicano Verdini e gli altri, tipacci di Firenze quando non di Prato o Campi Bisenzio. A rosicare sono i compagni di strada di Renzi, nei partiti e nei giornali, quelli che gli votano la fiducia. Strano ma vero. Non voglio fare sarcasmo. Voglio capire perché e suggerire antidoti alla nausea migliori del Maalox.

Il perché è ovvio e vale per tutti i rosiconi. Ci si affeziona alla propria eternità. Da qui, da fuori, ai limiti della rétraite, tutto è semplice, anche emozionalmente. Ci sono tanti libri da leggere, articoli da scrivere, papi da scrutare, gesuiti da studiare, e ci sarà spazio ancora per qualche tempo per vedere se la Mogherini o la Pinotti o la Boschi ci sanno fare, e se le altre e gli altri del governo più bello del mondo sapranno essere all'altezza della parte.

Da dentro la politica attivistica - militante politica è anche la nostra di giornalisti servi - la questione è più brusca, fa attrito. La speranza si spegne. L'età è tiranna. Niente toni oraziani, tutto sembra svanire, la vecchia città è abbandonata ma le gioie della campagna non fioriscono nei cuori politici. Scompare la tradizione, anche la cattiva, anche l'idea che ci si può affermare a sinistra solo dicendo che Berlusconi è un pregiudicato e che gli esodati sono milioni, e che Giavazzi e Boeri sono scherani del capitale sfrenatamente liberista, e altre cazzate. Il posto nel proscenio non lo si trova più, avvelena l'attaccamento repubblicano o partigiano.

Avanzano altri: punto. E sono autonomi, cazzo. Indipendenti e chiassosi, ignoranti o competenti ma pur sempre ilari e giocosi, twittano come matti, ostia. Sono italiani costruiti in questi vent'anni. Bene così. Sai che palle la Repubblica di Fazio e Serra. Pannella l'avrei visto bene alla Giustizia, vecchio amnistiota provocatore e riformatore, ma quando dice che il governo Renzo, proprio Renzo con la "o", nasce per buttare fuori la carica di rinnovamento dei radicali transnazionali, e cita Emma, ecco il latte mi scende fino alle ginocchia.

Marco, è una cara sorella tua e delle tue battaglie, ma è un bonzo, una bonza. Dài che lo sai anche tu. Rosicone. Enrico Letta l'avevo accolto con gioia, con dolcezza. Dire che mi ha deluso è dire poco. Disprezzo per la politica, affabulazione zero, "inaccettabile", "fare spogliatoio" e altre banalità del genere. Il tour europeo da paura: mai così sottomessi, Monti sembrava un re a confronto del giovane vassallo che gli fece il bis in circostanze da lotteria di Capodanno, su spinta dell'ottimo Napolitano.

E con Alfano e i lupetti che ignobile pasticcio, dopo la sentenza Esposito, un patto micragnoso, di sopravvivenza, mentre avanzava l'onda che avrebbe travolto tutto: la tenaglia di un Renzi vincitore nel partito e di un Berlusconi che imparò presto l'arte politica, e non dimentica nemmeno nelle presenti ardue circostanze.

Se uno è per cinquant'anni dentro, e ancora non ha imparato i rudimenti, cioè la possibilità o probabilità che una logica di puro lobbismo perda di fronte a una sfida politica decisa, bè, non ci posso fare niente. Fare politica sotto tutela: ora basta. Rosicone. Ezio Mauro si è mascherato bene, con buoni argomenti. Si vede che i suoi amorazzi sono diversi dai nostri, ma ci ha provato. Rosichino.

Polito, l'amico Polito, ci ha spiegato per anni che Tony Blair era un figo, ora ho capito che gli piacciono solo i fighi degli altri. Nel trasversalismo giornalistico e politico, Antonio è un campione: ma anche i trasversalismi degli altri sono oggetto di condanna moralistica. Rosicone. Ci sono poi quelli che non rosicano ma si oppongono, sono irriducibili.

Li rispetto. E li raggiungo appena posso in compagnia di Macaluso e di Buttafuoco. Per adesso sono l'uomo più felice del mondo. In attesa di Marina, è arrivato il figlioccio, e ci vorrà uno sforzo notevole per indurlo a istronzirsi e appiattirsi sull'ideologia di Asor Rosa, Vendola o Scalfari. Votate il compagno greco. Intanto.

 

 

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