giuseppe de rita giorgia meloni

“MI FA PAURA LA MEDIOCRITÀ DEI GOVERNANTI, DA CAMERIERI SI SONO TRASFORMATI IN PORTAPIATTI” – GIUSEPPE DE RITA LE SUONA ALLA “CLASSE DIGERENTE” MELONIANA: “SOGNANO LA VERTICALIZZAZIONE DEL POTERE ATTRAVERSO PROGETTI COME IL PREMIERATO. INVECE LA SOCIETÀ MODERNA HA BISOGNO DI ESSERE GOVERNATA IN TERMINI NON GERARCHICI, BENSÌ DI INDIRIZZO, DI SOSTEGNO, DI INTERPRETAZIONE” – "DIRE COME FA LANDINI CHE LE PERSONE DEVONO FARE LA RIVOLTA SOCIALE, SIGNIFICA CHE NON SI HA UNA VISIONE" - L’IMPORTANZA DEGLI “OLIGARCHI”, L’ASSISTENZIALISMO CHE HA “ADDORMENTATO” IL MEZZOGIORNO E IL TORMENTO PER “LA MANCANZA DI CULTURA COLLETTIVA”

Estratto dell’articolo di Gaetano De Monte per “Domani”

 

giuseppe de rita

Ha attraversato sessant’anni di storia repubblicana. Le sue ricerche sono state studiate da decine di ministri e presidenti del Consiglio, e da una mezza dozzina di presidenti della Repubblica. Ha fondato, nel 1967, il Censis, il più importante istituto di ricerca economica e sociale d’Italia. E, a 92 anni, Giuseppe De Rita è ancora uno dei più lucidi osservatori della società italiana.

 

La politica nel nostro paese «oggi rischia di avere più gerarchi che oligarchi». È una frase che lei ha pronunciato qualche settimana fa durante il forum organizzato da Coldiretti. A cosa pensava?

giuseppe de rita giuliano amato

Noi abbiamo oggi una società così frammentata, articolata e divisa, che è molto difficile ricondurre a unità. E chi ci sta provando a farlo, sogna la verticalizzazione del potere attraverso progetti come il premierato.

 

Pensano che verticalizzandolo, la gente sta dentro quel potere e in questo modo non resta così confusa e disarticolata. […] Invece la società moderna ha bisogno di essere governata a livello medio-alto, ma in termini non gerarchici, bensì di indirizzo, di sostegno, di interpretazione.

 

GIUSEPPE DE RITA - OLIGARCA PER CASO

Ogni gruppo sociale vanta persone che ragionano di sistema all’interno del loro stesso gruppo. E queste donne e questi uomini finiscono per essere degli oligarchi di quel settore, ma soltanto quando riescono a collegare le loro azioni a quelle di altri settori. In questo senso l’oligarca diventa tale non per meriti propri, ma per le sue capacità di interpretare il proprio ambito di riferimento e di collegarlo ad altri. […]

 

Sta dicendo che si augura un ritorno del ruolo delle grandi organizzazioni, partiti di massa e corpi intermedi come li abbiamo conosciuti durante la Prima Repubblica?

Più che le grandi organizzazioni in sé, sono i loro leader che ne hanno costituito la loro forza, in passato. Sono questi che definisco gli oligarchi. […]

 

A proposito della Cgil, mi viene in mente che durante l’incontro al forum di Coldiretti, lei ha criticato la frase pronunciata da Maurizio Landini sulla necessità della rivolta sociale, sostenendo che non andava detta perché non bisogna istigare le emozioni.

GIORGIA MELONI NERVOSA PER I CENTRI IN ALBANIA - MEME BY FAWOLLO (CREATO CON L INTELLIGENZA ARTIFICIALE DI GROK)

[…] Il problema è strategico: se hai di fronte una realtà faticosa e difficile da affrontare, devi saper andare oltre, altrimenti resti un minoritario. Landini ha una sua capacità di mobilitazione, però, a mio avviso, deve avere un’idea chiara di cosa significhi per il sindacato andare oltre, oltre la crisi della conservazione, della contrattazione.

 

Se non va oltre, finisce in un’oltranza, cioè in un oltre generico ma non reale. Dire in questo senso che le persone devono fare la rivolta sociale, significa che non si ha una visione, un programma di lungo periodo per poter attraversare la crisi.

 

Ma questo ultimo aspetto combacia con l’identità degli italiani che negli ultimi 50 anni si è forgiata nel superare le difficoltà quotidiane, mai con una visione di lungo periodo.

 

maurizio landini - manifestazione della cgil a roma 7 ottobre 2023

Eppure proprio il gruppo di studiosi in cui lei si è formato agli inizi della sua carriera, penso a Pasquale Saraceno e alla fucina dello Svimez che poi ha lasciato a metà degli anni ’60 per fondare il Censis, sono la testimonianza della pianificazione, di una visione delle cose. Mi riferisco alla politica industriale dei poli di sviluppo, pur con tutte le sue contraddizioni che poi il tempo ha fatto venir fuori.

La società italiana ha saputo uscire dalle sue fasi di crisi, procedendo per tentativi. Siamo usciti dalla guerra, dal terrorismo, dall’inflazione, dalla pandemia, ma senza mai avere la capacità della programmazione. È il carattere distintivo di un popolo che è stato costruito negli ultimi 70 anni.

 

Che ha avuto la capacità di inventare sulla propria stessa storia, come diceva Benedetto Croce. Un popolo che ha saputo inventare, per superare le sue stesse crisi, prima il lavoro sommerso, poi i localismi e la piccola impresa, ben impiantandoli, però, nelle fondamenta della propria storia, di cui uno dei caratteri centrali è la pesantezza della propria pubblica amministrazione.

 

GIORGIA MELONI MEME

Una visione riformista non c’è mai stata perché mai è esistita una pianificazione di lungo periodo della società italiana. Il gruppo di studiosi di cui ho fatto parte ci ha provato, ma è stato sconfitto proprio dal carattere distintivo della società italiana. Dall’eterno presentismo che ci caratterizza.

 

Alcuni pilastri di questa pianificazione di politica economica sono stati poi sconfitti dalla storia, nonostante l’importanza rivestita allora da questi progetti, la costruzione dell’impianto siderurgico più grande d’Europa nel Mezzogiorno d’Italia, a Taranto, per esempio. Cosa è possibile salvare quella idea di sud Italia?

 

Ciò che sarebbe possibile salvare, è tutto messo nero su bianco nei documenti preparatori alla legge sul Mezzogiorno dei primi anni ’60, non c’è nei documenti ufficiali.

 

giorgia meloni galeazzo bignami meme by edoardo baraldi

Lì, in quelle carte, si diceva proprio che non occorrevano soltanto i grandi investimenti, ma si sarebbe dovuto recuperare in primo luogo il rapporto con il popolo meridionale, si sarebbero dovuti costruire nuovi rapporti tra l’amministrazione centrale e il Sud, fondandoli sul potere dei sindaci e dei cittadini e sulla mobilitazione delle forze sindacali ed imprenditoriali. Sono sempre stato convinto che nel Mezzogiorno l’intervento pubblico abbia avuto l’effetto di addormentare la società.

 

E della società attuale, «questa fabbrica degli ignoranti» secondo la definizione del Censis, «una società che avanza alla cieca è terribile» per dirla con Walter Benjamin, cosa le fa paura?

giuseppe de rita 1

Mi fa paura la mediocrità, soprattutto quella dei suoi governanti, che da camerieri si sono trasformati in dei semplici portapiatti. L’altra cosa che mi tormenta è la mancanza di cultura collettiva, la nostra è una cultura di adattamento e non ha capacità di evoluzione e costruzione.

 

Non è un caso che gli unici momenti di costruzione collettiva siano stati quelli immediatamente successivi al Dopoguerra, quando non c’era più nulla e bisognava ricostruire tutto daccapo, e sono stati redatti i piani per la casa, il sud, per il lavoro, per la scuola.

 

Lei ha attraversato tre repubbliche […]. Le è stato mai proposto di assumere cariche politiche, per esempio durante i governi tecnici?

[…] La prima proposta mi arrivò con Giovanni Goria presidente del Consiglio alla fine degli anni ’80; mi fu proposto il Mezzogiorno perché su quello degli Affari sociali c’erano pressioni da parte del mondo del volontariato. E rifiutai. E poi l’altra proposta, quella più straordinaria, fu quella di Silvio Berlusconi che mi disse che avrei dovuto fare il capo dello schieramento avverso al suo, invece che Francesco Rutelli.

giuseppe de rita francesco rutelli gianni letta

 

Poi il Pds mi avvicinò per sondare la mia disponibilità a presiedere la Repubblica dopo il settennato di Carlo Azeglio Ciampi. Ma poi i dirigenti puntarono su Giorgio Napolitano, presi soltanto una trentina di voti, quelli del gruppo di Clemente Mastella, che li aveva usati per contarsi.

giorgia meloni e donald trump meme by edoardo baraldi

giuseppe de rita lorenzo salvia

Ultimi Dagoreport

gian marco chiocci giampaolo rossi alfredo mantovano giorgia meloni giovambattista giovanbattista fazzolari tg1

DAGOREPORT- CHE FRATELLI D’ITALIA, DOPO TRE ANNI DI PALAZZO CHIGI, NON SIA PIÙ IL PARTITO MONOLITICO NELLA SUA DEVOZIONE E OBBEDIENZA A GIORGIA MELONI È DIMOSTRATO DALL’ULTIMO SCAZZO NEL POLLAIO RAI TRA CHIOCCI E ROSSI - COL DIRETTORE DEL TG1 CHE SPUTTANA IN PIAZZA, CON APPOSITO COMUNICATO, I SUOI CONTATTI RISERVATI CON LA DUCETTA: ‘’NEI GIORNI SCORSI LA PREMIER MI HA SONDATO INFORMALMENTE PER CAPIRE UNA MIA EVENTUALE, FUTURA, DISPONIBILITÀ NELLA GESTIONE DELLA COMUNICAZIONE” - CON MASSIMO CINISMO E MINIMO RISERBO, CHIOCCI AGGIUNGE: “UNA CHIACCHIERATA, COME TANTE ALTRE IN QUESTI MESI...” - S'AVANZA "FRATELLI SERPENTI", UN PARTITO VITTIMA CRESCENTE DI INTRIGHI DI POTERE, CHE VIVE SCHIZOFRENICAMENTE LA PROPRIA EGEMONIA COME SABOTAGGIO DEL CAMERATA RIVALE - DALLA NOMINA DI FOTI A MINISTRO AL MURO DI IGNAZIO LA RUSSA A PROTEZIONE DI SANTANCHÉ FINO AL SUO ENDORSEMENT PER MAURIZIO LUPI PER IL DOPO-SALA IN BARBA AL MELONIANO FIDANZA, DAGLI SCAZZI CROSETTO-MANTOVANO A LOLLOBRIGIDA “COMMISSARIATO”, DALLA NOMINA DI GIULI ALLO SCONTRO SCHILLACI-GEMMATO. ESSI': A VOLTE IL POTERE LOGORA CHI CE L’HA….

antonio barbera giulio base monda buttafuoco borgonzoni mantovano

FLASH! – BIENNALE DELLE MIE BRAME: IL MANDATO DI ALBERTO BARBERA ALLA DIREZIONE DELLA MOSTRA DEL CINEMA TERMINA FRA UN ANNO MA DA MESI SI SUSSEGUONO VOCI SULLE ASPIRAZIONI DI ANTONIO MONDA (SPONSOR MANTOVANO) E DI GIULIO BASE, SUPPORTATO DALLO STRANA COPPIA FORMATA DALLA SOTTOSEGRETARIA LEGHISTA LUCIA BORGONZONI E DA IGNAZIO LA RUSSA (GRAZIE ALLO STRETTO RAPPORTO CON FABRIZIO ROCCA, FRATELLO DI TIZIANA, MOGLIE DI BASE) - IL PRESIDENTE ‘’SARACENO’’ BUTTAFUOCO, CHE TREMA AL PENSIERO DI MONDA E BASE, NON VUOLE PERDERE LA RICONOSCIUTA COMPETENZA INTERNAZIONALE DI BARBERA E GLI HA OFFERTO UN RUOLO DI ‘’CONSULENTE SPECIALE’’. RISPOSTA: O DIRETTORE O NIENTE…

peter thiel narendra modi xi jinping donald trump

DAGOREPORT - IL VERTICE ANNUALE DELL'ORGANIZZAZIONE PER LA COOPERAZIONE DI SHANGHAI (SCO), SI AVVIA A DIVENTARE L’EVENTO POLITICO PIÙ CLAMOROSO DELL’ANNO - XI JINPING ATTENDE L’ARRIVO DEI LEADER DI OLTRE 20 PAESI PER ILLUSTRARE LA “VISIONE CINESE” DEL NUOVO ORDINE GLOBALE – ATTESI PUTIN, L’INDIANO MODI (PER LA PRIMA VOLTA IN CINA DOPO SETTE ANNI DI SCAZZI), IL BIELORUSSO LUKASHENKO, IL PAKISTANO SHARIF, L’IRANIANO PEZESHKIAN E IL TURCO ERDOGAN - SE DA UN LATO IL SUMMIT SCO RAPPRESENTA IL TRIONFO DEL DRAGONE, CHE È RIUSCITO A RICOMPATTARE MEZZO MONDO, DALL’INDIA AL BRASILE, MINACCIATO DALLA CLAVA DEL DAZISMO DI TRUMP, DALL’ALTRO ATTESTA IL MASSIMO FALLIMENTO DELL’IDIOTA DELLA CASA BIANCA – L’ANALISI SPIETATA DELL’EMINENZA NERA, PETER THIEL, A “THE DONALD”: "A COSA SONO SERVITI I TUOI AMOROSI SENSI CON PUTIN PER POI RITROVARTELO ALLA CORTE DI PECHINO? A COSA È SERVITO LO SFANCULAMENTO DELL’EUROPA, DAL DOPOGUERRA AD OGGI FEDELE VASSALLO AI PIEDI DEGLI STATI UNITI, CHE ORA È TENTATA, PER NON FINIRE TRAVOLTA DALLA RECESSIONE, DI RIAPRIRE IL CANALE DI AFFARI CON LA CINA, INDIA E I PAESI DEL BRICS?” – "DONALD, SEI AL BIVIO’’, HA CONCLUSO THIEL, "O SI FA UN’ALLEANZA CON LA CINA, MA A DETTAR LE CONDIZIONI SARÀ XI, OPPURE DEVI ALLEARTI CON L’EUROPA. UNA TERZA VIA NON C’È…”

luca zaia giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT - MAI VISTA L’ARMATA BRANCAMELONI BRANCOLARE NEL BUIO COME PER LE REGIONALI IN VENETO - SENZA QUEL 40% DI VOTI DELLA LISTA ZAIA SIGNIFICHEREBBE LA PROBABILE SCONFITTA PER IL CENTRODESTRA. E DATO CHE IN VENETO SI VOTERÀ A NOVEMBRE, DUE MESI DOPO LE MARCHE, DOVE IL MELONIANO ACQUAROLI È SOTTO DI DUE PUNTI AL CANDIDATO DEL CENTROSINISTRA RICCI, PER IL GOVERNO MELONI PERDERE DUE REGIONI IN DUE MESI SAREBBE UNO SMACCO MICIDIALE CHE RADDRIZZEREBBE LE SPERANZE DELL’OPPOSIZIONE DI RIMANDARLA AL COLLE OPPIO A LEGGERE TOLKIEN - LA DUCETTA HA DOVUTO COSÌ INGOIARE IL PRIMO ROSPONE: IL CANDIDATO DI FDI, LUCA DE CARLO, È MISERAMENTE FINITO IN SOFFITTA – MA PER DISINNESCARE ZAIA, URGE BEN ALTRO DI UN CANDIDATO CIVICO: OCCORRE TROVARGLI UN POSTO DA MINISTRO O MAGARI LA PRESIDENZA DELL’ENI NEL 2026 - SE LA DUCETTA È RABBIOSA, SALVINI NON STA MEJO: I TRE GOVERNATORI DELLA LEGA HANNO DICHIARATO GUERRA ALLA SUA SVOLTA ULTRA-DESTRORSA, ZAVORRATA DAL POST-FASCIO VANNACCI - IL PASTICCIACCIO BRUTTO DEL VENETO DEVE ESSERE COMUNQUE RISOLTO ENTRO IL 23 OTTOBRE, ULTIMA DATA PER PRESENTARE LISTE E CANDIDATI…

peter thiel donald trump

SE SIETE CURIOSI DI SAPERE DOVRÀ ANDRÀ A PARARE IL DELIRIO DI ONNIPOTENZA TRUMPIANA, È INTERESSANTE SEGUIRE LE MOSSE DELLA SUA ‘’EMINENZA NERA’’, IL MILIARDARIO PETER THIEL - PUR NON COMPARENDO MAI IN PUBBLICO, ATTRAVERSO PALANTIR TECHNOLOGIES, UNO TRA I POCHI COLOSSI HI-TECH CHE COLLABORA CON LE AGENZIE MILITARI E DI INTELLIGENCE USA, THIEL HA CREATO UNA VERA E PROPRIA INFRASTRUTTURA DI POTERE CHE NON SOLO SOSTIENE IL TRUMPONE, MA CONTRIBUISCE A DEFINIRNE L’IDENTITÀ, LE PRIORITÀ E LA DIREZIONE FUTURA - LA SVOLTA AUTORITARIA DI TRUMP, CHE IN SEI MESI DI PRESIDENZA HA CAPOVOLTO I PARADIGMI DELLO STATO DI DIRITTO, HA LE SUE RADICI IN UN SAGGIO IN CUI THIEL SOSTIENE APERTAMENTE CHE ‘’LIBERTÀ E DEMOCRAZIA SONO INCOMPATIBILI’’ PERCHÉ IL POTERE SI COLLOCA “OLTRE LA LEGGE” – OLTRE A INTERMINABILI TELEFONATE CON L'IDIOTA DELLA CASA BIANCA, THIEL GODE DI OTTIMI RAPPORTI CON LA POTENTE CAPOGABINETTO DEL PRESIDENTE, SUSIE WILES, E COL SEGRETARIO AL TESORO, SCOTT BESSENT, CON CUI ORDISCE LE TRAME ECONOMICHE - SE MEZZO MONDO È FINITO A GAMBE ALL’ARIA, IL FUTURO DELLA MENTE STRATEGICA DEL TRUMPISMO SEMBRA TINTO DI “VERDONI”: LE AZIONI DI PALANTIR SONO QUINTUPLICATE NEGLI ULTIMI 12 MESI, E NON SOLO GRAZIE ALLE COMMESSE DI STATO MA ANCHE PER GLI STRETTI INTERESSI CON L’INTELLIGENCE ISRAELIANA (UNO DEI MOTIVI PER CUI TRUMP NON ROMPE CON NETANYAHU...)

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - C’ERA UNA VOLTA LA LEGA DI SALVINI - GETTATO ALLE ORTICHE CIÒ CHE RESTAVA DEI TEMI PIÙ IDENTITARI DEL CARROCCIO, DECISO A RIFONDARLO NEL PARTITO NAZIONALE DELLA DESTRA, SENZA ACCORGERSI CHE LO SPAZIO ERA GIÀ OCCUPATO DALLE FALANGI DELLA STATISTA DELLA SGARBATELLA, HA PERSO IL LUME DELLA RAGIONE: UNA FURIA ICONOCLASTA DI NAZIONALISMO, SOVRANISMO, IMPREGNATA DI RAZZISMO, XENOFOBIA, MASCHILISMO E VIOLENZA VERBALE - SECONDO I CALCOLI DEI SONDAGGISTI OGGI QUASI LA METÀ DEI CONSENSI DELLA LEGA (8,8%) APPARTIENE AI CAMERATI DEL GENERALISSIMO VANNACCI CHE MICA SI ACCONTENTA DI ESSERE NOMINATO VICESEGRETARIO DEL CARROCCIO: CONSAPEVOLE CHE L’ELETTORATO DI ESTREMA DESTRA, AL SURROGATO, PREFERISCE L’ORIGINALE, SI È TRASFORMATO NEL VERO AVVERSARIO ALLA LEADERSHIP DEL CAPITONE, GIÀ CAPITANO - OGGI SALVINI, STRETTO TRA L’INCUDINE DELL'EX GENERALE DELLA FOLGORE E IL MARTELLO DI MELONI, È UN ANIMALE FERITO, QUINDI PERICOLOSISSIMO, CAPACE DI TUTTO, ANCHE DI GETTARE IL BAMBINO CON L'ACQUA SPORCA...