tiziano matteo renzi

GLI AIUTINI A BABBO RENZI. I GIUDICI HANNO FATTO FINTA DI NON VEDERE CHE TIZIANO (SU CONSIGLIO DI MATTEO) VOLEVA CEDERE LA SUA SOCIETA’ A MARIANO MASSONE, CON LUI INDAGATO PER L’INCHIESTA “CHIL POST” E SOCIO OCCULTO IN UN’ALTRA AZIENDA – LE IRE DI MAMMA RENZI CONTRO LA MOGLIE DI MASSONE, LE CONSULENZE DI MARIA ELENA E I DOSSIER DEI SERVIZI SUI PARTNER DI BABBO

 

Giacomo Amadori per la Verità

 

tiziano renzi e massonetiziano renzi e massone

In questi giorni si fa un gran parlare di presunti complotti giudiziari contro la famiglia Renzi. In realtà le indagini che li hanno riguardati si sono quasi sempre segnalate per l' apprezzabile garantismo degli inquirenti. Per esempio l' ex premier e suo padre citano con i media, anche in questi giorni di turbolenze giudiziarie, la sentenza d' archiviazione di babbo Tiziano Renzi nell' inchiesta sul fallimento della Chil Post del Tribunale di Genova. Va precisato, però, che tale proscioglimento, in parte, è stato incardinato su un falso presupposto, come La Verità è in grado di dimostrare.

 

Infatti la motivazione della richiesta di archiviazione da parte dell' accusa è collegata alla presunta separazione definitiva avvenuta tra lui e un suo vecchio collaboratore, Mariano Massone, il quale a novembre ha patteggiato una pena di 26 mesi per la bancarotta della stessa Chil Post, fallita nel febbraio del 2013. Secondo i magistrati inquirenti Renzi senior aveva ceduto nell' ottobre del 2010 la ditta a prezzo scontato a Massone per allontanarlo definitivamente da sé e dalle proprie imprese. «Chil promozioni (azienda della famiglia Renzi, poi rinominata Eventi 6 ndr), infatti, non ha successivamente intrattenuto rapporti con le società di Massone» aveva scritto il pm Marco Airoldi. Ma i fatti sono molto diversi. Dopo il fallimento della Chil Post, Massone si rifugia in un appartamentino a due passi dalla casa di Tiziano. Quest' ultimo fa da garante con il proprietario e Mariano trasferisce la residenza in Toscana.

 

enrico letta matteo renzi campanellaenrico letta matteo renzi campanella

Quasi un anno dopo, Matteo Renzi in procinto di scalzare Enrico Letta da Palazzo Chigi, chiede al babbo di cedere l' azienda di famiglia, la Eventi 6. È consapevole che il genitore è talvolta superficiale e che il settore in cui opera, la distribuzione di volantini e giornali, è pieno di rischi, a causa del tipo di manovalanza utilizzata (uno degli amministratori di Tiziano fu denunciato per favoreggiamento dell' immigrazione clandestina) e dell' opacità delle cooperative e delle società che distribuiscono in subappalto. Ma per realizzare il volere del figlio, Tiziano si affida ancora una volta a Massone. Sì avete letto bene: chiede aiuto all' uomo che aveva mandato a fondo la Chil Post, storica azienda dei Renzi.

 

tiziano renzi e massonetiziano renzi e massone

Tiziano pensa di trasferire le quote della Eventi 6 a una srl, Postitaly, fondata nel luglio 2013 e il cui socio occulto di maggioranza relativa è la moglie di Mariano, Giovanna Gambino. La prova è in una scrittura privata depositata presso lo studio di un commercialista alessandrino, in cui si legge che metà delle quote di M.P., architetto e socio di maggioranza con il 65%, in realtà sono intestate a Gambino. A seguire la trattativa è il legale di Massone, Luca Gastini, un noto e stimato avvocato alessandrino, che in quelle settimane entra in confidenza con babbo Renzi.

 

La decisione della vendita di Eventi 6 a Postitaly viene presa una quindicina di giorni prima che Matteo diventi primo ministro davanti a un piatto di spaghetti alle vongole in un ristorantino sul mare a Varazze, in provincia di Savona. A tavola ci sono Massone e Tiziano Renzi e il ragionamento sottostante alla cessione è che con Matteo a Palazzo Chigi il padre avrà un bersaglio sulla schiena. Tra marzo e maggio, per consentire l' operazione, forse allettati dalla possibilità di fare un favore al genitore del premier, vengono coinvolti come soci della srl diversi apprezzati professionisti, i quali versano 140.000 euro di aumento di capitale.

MATTEO E TIZIANO RENZIMATTEO E TIZIANO RENZI

 

Della compagine fanno parte, oltre a M.P., un dipendente bancario, uno studio dentistico, un consulente nel settore della distribuzione e un importante notaio torinese. All' inizio tra i papabili c' è anche Paolo Corti, della Deliverando di Brescia, un fornitore della Eventi 6, nonché ex socio di affari di Massone in una società di distribuzione, la Velogistica Srl, poi fallita e di cui era socia Gambino. Alla fine Corti viene tagliato fuori. Uno dei protagonisti di quella trattativa ci riferisce un episodio preoccupante, legato alla ragione per cui Corti fu estromesso. Massone & c. gli avrebbero contestato un precedente penale basato sul vecchio codice fascista, riguardante la cosiddetta stampa clandestina. Corti, diversi anni fa, aveva tentato di diventare editore e aveva pubblicato una rivista qualche giorno prima dell' iscrizione della testata in Tribunale.

 

tiziano Renzi con la moglie  tiziano Renzi con la moglie

Come fu possibile scovare quella condanna, introvabile su Internet? Mariano fu chiaro con una delle nostre fonti: «Matteo Renzi vuole essere sicuro che i nuovi soci siano affidabili e ha chiesto ai servizi segreti di fare gli esami del sangue ai candidati». Un' accusa pesante, quella di utilizzare gli 007 per questioni riguardanti la famiglia. Chiediamo a Corti se qualcuno gli abbia chiesto un certificato penale e lui ci risponde con un semplice «non ricordo». Poi aggiunge: «Massone dovrebbe stare in galera, lo scriva pure».

 

In ogni caso, gli altri soci non vengono invitati a presentare a Tiziano la propria fedina. All' epoca Matteo è appena diventato presidente del Consiglio e come abbiamo documentato su questo giornale, ha ottime entrature nell' Aisi (i servizi interni) e tra gli ufficiali dell' Arma. Incarica davvero qualcuno di effettuare quei controlli? Non lo sappiamo. Comunque, dopo la bocciatura di Corti, secondo le nostre fonti, Mariano va in giro a mostrare un corposo documento in formato Excel con i risultati della presunta verifica effettuata dagli 007 sui vari soci. Ognuno di loro è stato passato ai raggi x. Nel piano di babbo Renzi e di Massone, l' amministratore in pectore è un personaggio incensurato, ingaggiato da Mariano: il consulente e socio Enrico Brignone, attivo nel mondo della distribuzione.

TIZIANO RENZITIZIANO RENZI

 

L' uomo viene portato da Mariano e dai Renzi in giro per Rignano come una Madonna pellegrina e presentato ad alcuni fornitori della Eventi 6 oltre che ai direttori di due agenzie bancarie, quelli di Unicredit e del Credito cooperativo di Pontassieve. Massone e il suo consulente incontrano i genitori di Matteo Renzi, anche a casa, una decina di volte in tutto, e in uno degli incontri nella villa di Tiziano, c' è anche «il numero tre di Monte dei Paschi di Siena», così lo presenta il babbo che proprio presso quell' istituto avrebbe acceso un mutuo da 1,3 milioni per l' acquisito di casa e capannone. In quelle occasioni Renzi senior parla a macchinetta ed espone i suoi progetti: punta a fare il lobbista di Postitaly presso Poste italiane, assicurando di poter entrare in contatto con i massimi dirigenti.

 

renzi con il padre tiziano indagatorenzi con il padre tiziano indagato

Un proponimento che ricorda molto il programma che, secondo i magistrati, avrebbe tentato di mettere in atto con Consip, finendo indagato per traffico di influenze illecite. Racconta anche che il suo sogno è quello di entrare in un settore meno rischioso, quello della ristorazione nei centri commerciali. In effetti nei mesi successivi fonda la Party Srl, oggi in liquidazione, con Ilaria Niccolai e Luigi Dagostino, imprenditori impegnati nel settore degli outlet e oggi indagati a Firenze per diversi reati tributari.

 

In uno dei tipici pranzi di lavoro di babbo Renzi, a base di carne (la passione di Tiziano per la «bistecchina» è cosa nota) e in un locale di una nota catena di un centro commerciale, il genitore dell' allora premier perora la causa di un altro suo vecchio collaboratore, il cuneese Mirko Provenzano. La richiesta è di farlo lavorare per Postitaly come distributore. Dopo pochi giorni l' imprenditore piemontese subisce una perquisizione e riceve un avviso di garanzia per bancarotta fraudolenta. Attualmente è imputato a Cuneo anche per reati fiscali e per una sistematica frode Inps. Tutto questo non impedisce, nel 2015, a Tiziano di farlo assumere in un' altra cooperativa a lui vicina, la Marmodiv di Firenze.

maria elena boschimaria elena boschi

 

Nel maggio 2014 viene siglato il preaccordo di cessione delle quote della Eventi 6 e la correttezza di quel documento, secondo Massone, sarebbe stata vagliata dall' avvocato Maria Elena Boschi, in quel momento già ministro, in quanto Matteo non si fidava a coinvolgere altri. A giugno arriva il momento delle firme e Laura Bovoli, la mamma dell' ex capo del governo, viene informata del fatto che dietro alla nuova società c' è Giovanna Gambino. Le due donne hanno collaborato spesso, essendo le contabili delle rispettive famiglie, e non si sono mai prese.

 

MR WOLFMR WOLF

Di fronte alla notizia Lalla ha una tale reazione di sconforto, sino alle lacrime, da far mandare a monte l' intero affare, considerato fragile anche dal punto di vista finanziario. Tiziano, però, rimane legato a doppio filo a Massone, come ha certificato La Verità con un servizio fotografico e la pubblicazione del contenuto di alcuni messaggi che i due si sono scambiati sino all' autunno 2016. Mentre il processo Chil Post è in corso e Massone e Renzi senior sono coindagati, il babbo dell' ex premier cerca lavoro per Mariano.

 

Per esempio a giugno 2016 gli propone di eseguire con Postitaly alcuni controlli urgenti sulla distribuzione di volantini dell' Esselunga da parte di una ditta subappaltatrice della Eventi 6. Dunque Mariano, negli anni, ha continuato a essere il signor Wolf di Tiziano (quello che risolveva problemi in Pulp fiction). Informazione che è sfuggita agli inquirenti, ma soprattutto ai segugi della stampa nazionale che sembrano più interessati a una breve intercettazione mal attribuita.

 

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....