riina napolitano

PRESIDENTE, DEPONGA! - GLI AVVOCATI DI RIINA VOGLIONO CHE NAPOLITANO RIFERISCA SE NEL 1993 FU INFORMATO DI UN POSSIBILE ATTENTATO A SUO CARICO, ORDITO DA COSA NOSTRA E GRUPPI DI “POLITICA MASSONICA” - MA SPETTA AI GIUDICI VALUTARE L’AMMISSIBILITÀ DELLE DOMANDE

Giovanni Bianconi per “il Corriere della Sera

 

giorgio napolitanogiorgio napolitano

Totò Riina non sarà collegato con il Quirinale per decisione dei giudici, ma il suo difensore salirà sul Colle più alto con l’intenzione di porre al presidente della Repubblica qualche domanda in più rispetto agli argomenti già ammessi.

 

La testimonianza di Giorgio Napolitano nel processo sulla presunta trattativa fra lo Stato e la mafia, fissata per martedì prossimo, potrebbe arricchirsi di un nuovo capitolo rispetto a quello già previsto (la lettera del suo ex consigliere giuridico Loris D’Ambrosio, morto nel 2012); per volontà degli avvocati Luca Cianferoni e Giovanni Anania, che assistono il «capo dei capi» di Cosa nostra, i quali hanno colto al volo l’occasione offerta dai pubblici ministeri con il deposito, nei giorni scorsi, dei documenti dei servizi segreti che nell’estate del 1993 lanciarono l’allerta per un possibile attacco verso lo stesso Napolitano, all’epoca presidente della Camera.

 

Toto RiinaToto Riina

Come hanno scritto nell’istanza presentata ieri alla corte d’assise, i legali di Riina vorrebbero sapere dal capo dello Stato «se nel luglio-agosto-settembre 1993, e anche successivamente, sia stato notiziato, e posto dunque in condizioni di maggiore tutela, rispetto a un possibile specifico attentato attinente specificamente la sua persona, nell’ambito di pressioni e specifiche condotte minatorie nel periodo 1993/94 come riferite alla sua persona».

 

L’allarme del Sismi, come si chiamava a quel tempo l’agenzia di informazioni militare, era già venuto alla luce nel 2002 nell’indagine del magistrato fiorentino Gabriele Chelazzi e riguardava le confidenze di una «sottofonte» secondo cui «elementi della mafia, in accordo con elementi della “politica massonica”, dovrebbero perpetrare una strage e in seguito portare a termine un attentato ai danni probabilmente del senatore Spadolini (allora presidente del Senato, ndr ) o dell’onorevole Napolitano».

GIORGIO NAPOLITANO E LORIS D'AMBROSIO GIORGIO NAPOLITANO E LORIS D'AMBROSIO

 

I pubblici ministeri palermitani hanno ottenuto questi documenti la scorsa settimana dalla Procura di Firenze, e hanno chiesto alla corte d’assise di farli entrare nel processo, in modo da poterli anch’essi utilizzare — eventualmente — per porre altre domande a Napolitano su un periodo precedente allo svolgimento delle sue funzioni di presidente della Repubblica. Ma spetta ai giudici valutare l’ammissibilità delle domande.

NICOLA MANCINO E GIORGIO NAPOLITANO jpegNICOLA MANCINO E GIORGIO NAPOLITANO jpeg

 

Secondo l’accusa l’argomento è importante perché proprio in quei mesi si sarebbe consumata la fase della cosiddetta trattativa culminata nella revoca del «carcere duro» per oltre trecento detenuti; per Riina, invece, che si trovava in prigione al «41 bis» dal gennaio del 1993, il progetto di attentato a Napolitano sarebbe da attribuire — scrivono i suoi avvocati — «a persone diverse, indipendenti dal Riina medesimo, e piuttosto a un sistema complesso di potere che vede, specificarlo è bene, lo stesso Napolitano (come Spadolini) tra i buoni, non certo tra i cattivi».

 

BERNARDO PROVENZANOBERNARDO PROVENZANO

Considerazioni che per qualcuno possono suonare provocatorie, in vista di un appuntamento inedito, carico di aspettative e anche di tensioni; come quelle emerse nella Procura di Palermo dopo la decisione del capo «facente funzioni», Leonardo Agueci, di partecipare alla deposizione di Napolitano insieme ai quattro pm — Teresi, Di Matteo, Del Bene e Tartaglia — che rappresentano l’accusa.

 

GIOVANNI SPADOLINI 
GIOVANNI SPADOLINI

Quanto alla possibilità di un collegamento in diretta video o audio con la sala dove si svolgerà l’udienza a porte chiuse, autorizzata dalla corte d’assise salvo diverse determinazioni del Quirinale, gli uffici presidenziali avrebbero deciso e già comunicato ai giudici con una lettera di non concedere questa opportunità, affidandosi a una rapida trascrizione (e diffusione) del verbale della testimonianza.

 

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini adolfo urso abodi giorgetti tajani giorgio armani

UN PO’ PIU’ DI RISPETTO SE LO MERITAVA GIORGIO ARMANI DA PARTE DEL GOVERNO – SOLO IL MINISTRO DELL’UNIVERSITA’, ANNA MARIA BERNINI, HA RESO OMAGGIO ALL’ITALIANO PIU’ CONOSCIUTO AL MONDO RECANDOSI ALLA CAMERA ARDENTE DOVE, TRA SABATO E DOMENICA, SONO SFILATE BEN 16 MILA PERSONE - EPPURE MILANO E’ A DUE PASSI DA MONZA, DOVE IERI ERA PRESENTE AL GP, OLTRE AL VICEPREMIER MATTEO SALVINI, IL MINISTRO DELLO SPORT ANDREA ABODI, SMEMORATO DEL PROFONDO LEGAME DELLO STILISTA CON BASKET, CALCIO, TENNIS E SCI - A 54 KM DA MILANO, CERNOBBIO HA OSPITATO NEL WEEKEND TAJANI, PICHETTO FRATIN, PIANTEDOSI, CALDERONE E SOPRATTUTTO ADOLFO URSO, MINISTRO DEL MADE IN ITALY, DI CUI ARMANI E’ L’ICONA PIU’ SPLENDENTE – E IGNAZIO LA RUSSA, SECONDA CARICA DELLO STATO, DOMENICA ERA A LA SPEZIA A PARLARE DI ''PATRIOTI'' AL DI LA’ DI RITUALI POST E DI ARTICOLETTI (MELONI SUL “CORRIERE”), UN OMAGGIO DI PERSONA LO MERITAVA TUTTO DAL GOVERNO DI CENTRODESTRA PERCHE’ ARMANI E’ STATO UN VERO “PATRIOTA”, AVENDO SEMPRE PRESERVATO L’ITALIANITA’ DEL SUO IMPERO RIFIUTANDO LE AVANCES DI CAPITALI STRANIERI…

giorgia meloni mantovano alfredo giovanbattista fazzolari gian marco chiocci rossi

DAGOREPORT - CHI AVEVA UN OBIETTIVO INTERESSE DI BRUCIARE IL DESIDERIO DI GIORGIA MELONI, PIÙ VOLTE CONFIDATO AI SUOI PIÙ STRETTI COLLABORATORI, DI ARRUOLARE L’INGOMBRANTE GIAN MARCO CHIOCCI COME PORTAVOCE? - IN BARBA ALLA DIFFIDENZA DEI VARI SCURTI, FAZZOLARI E MANTOVANO, FU L’UNDERDOG DE’ NOANTRI A IMPORRE FORTISSIMAMENTE (“DI LUI MI FIDO”) COME DIRETTORE DEL TG1 L’INTRAPRENDENTE CHIOCCI, DOTATO DI UNA RETE RELAZIONALE RADICATA IN TUTTE LE DIREZIONI, DAL MONDO DELLA SINISTRA ALL’INTELLIGENCE DI DESTRA - BEN CONOSCENDO IL CARATTERINO DELL’EX DIRETTORE DE “IL TEMPO” E ADNKRONOS, BEN LONTANO DALLA DISPONIBILITÀ AD ACCETTARE ORDINI E DINIEGHI, OCCORREVA CORRERE AI RIPARI PRIMA CHE LA SGARBATELLA PROCEDESSE ALL’INFELICE NOMINA, FACENDO CIRCOLARE LA VOCE DEL SUO TRASLOCO DALLA DIREZIONE DEL TG1 A BRACCIO MEDIATICO DELLA PREMIER - NEL CASO, SEMPRE PIÙ LONTANO, DI VEDERE CHIOCCI A PALAZZO CHIGI, ALLORA VORRÀ DIRE CHE L’EQUILIBRIO DI POTERI ALL’INTERNO DELLA FIAMMA MAGICA È FINITO DAVVERO IN FRANTUMI...

marcello viola alberto nagel giorgia meloni francesco gaetano caltagirone luigi lovaglio mps mediobanca piazza affari

DAGOREPORT - MEDIOSBANCA! I GIOCHI ANCORA NON SONO FATTI. E LE PREMESSE PER UN FUTURO DISASTRO SONO GIÀ TUTTE SUL TAVOLO - AL DI LÀ DELLE DECISIONI CHE PRENDERÀ LA PROCURA DI MILANO SUL PRESUNTO “CONCERTO” DEL QUARTETTO CALTA-GIORGETTI-LOVAGLIO-MILLERI NELLA PRIVATIZZAZIONE DEL 15% DI MPS, IL PROGETTO TANTO AUSPICATO DA GIORGIA MELONI DI DARE VITA A UN TERZO POLO BANCARIO, INTEGRANDO MPS, BPM E MEDIOBANCA, SI È INCAGLIATO DI BRUTTO: LO VUOLE SOLO FRATELLI D’ITALIA MENTRE FORZA ITALIA SE NE FREGA E LA LEGA E' CONTRO, SAPENDO BENISSIMO CHE L’OBIETTIVO VERO DEL RISIKONE BANCARIO È QUEL 13% DI GENERALI, IN PANCIA A MEDIOBANCA, NECESSARIO PER LA CONQUISTA CALTAGIRONESCA DEL LEONE DI TRIESTE - AL GELO SCESO DA TEMPO TRA CALTA E CASTAGNA (BPM) SI AGGIUNGE IL CONFLITTO DI CALTA CON LOVAGLIO (MPS) CHE RISCHIA DI ESSERE FATTO FUORI PER ‘’INSUBORDINAZIONE’’ - ANCHE LA ROSA DEI PAPABILI PER I NUOVI VERTICI DI MEDIOBANCA PERDE PETALI: MICILLO HA RIFIUTATO E VITTORIO GRILLI NON È INTERESSATO - LA BOCCIATURA DELL’OPERAZIONE DI FITCH, CHE VALUTA MPS CON UN RATING PIÙ BASSO RISPETTO A MEDIOBANCA - LAST BUT NOT LEAST: È SENZA FINE LO SCONTRO TRA GLI 8 EREDI DEL VECCHIO E IL CEO MILLERI, PARTNER DEVOTO DI CALTARICCONE…