STATALI AVVELENATI – TUTTI I MALI D’ITALIA DIPENDONO DAGLI IMPIEGATI DELLO STATO, I GARANTITI, GLI IMPERMEABILI ALLE CRISI, I FANCAZZISTI DEL WELFARE? - LA RABBIA DEI DIPENDENTI PUBBLICI VERSO RENZI

Francesca Paci per ‘La Stampa'

Adesso pare che i mali d'Italia dipendano tutti dagli impiegati dello Stato, i garantiti, gli impermeabili alle crisi, quelli del posto così fisso da adagiarcisi sopra con pigrizia degna di Oblomov. Così almeno si sentono loro, i dipendenti di quella PA che è ormai nel mirino della sforbiciata risanatrice del premier Renzi.

«Da un paio di anni veniamo additati come i parassiti, quelli che sono stati miracolati mentre invece abbiamo fatto regolari concorsi per essere assunti» nota uno che, come molti, preferisce parlare in anonimato. Lavora al Parlamento, la Gomorra degli sprechi: «Al momento, tra i miei colleghi, più che la paura di essere licenziati domina il disagio di sentirsi il bersaglio della rabbia sociale. Eppure siamo tra quelli che pagano le tasse e che, in una situazione ferma, tengono vivi i consumi».

Da giorni il commissario del governo Cottarelli ripete l'elenco delle strutture da razionalizzare. Una lista nera che comprende 103 ragionerie territoriali, 103 commissioni tributarie provinciali, 107 sedi distaccate delle agenzie delle entrate, 15 mila centri di elaborazione dati laddove, dice, ne basterebbero un centinaio. E poi Camere di Commercio, Motorizzazione, Aci, Province, una dieta da 85 mila esuberi entro il 2016, più degli abitanti di Como.

«Ci giudicano dei mangia-a-uffa a tradimento e non si considera la qualità dei servizi» sbotta un impiegato dell'Aci di Roma, 55 anni e la paura di arrivare alla pensione senza certezze. Non che gli altri italiani ne abbiano, conviene. Ma rifiuta la guerra tra poveri: «È dal 1990 che si minaccia l'abolizione del Pra, siamo abituati a non sentirci più garantiti. Eppure lavoriamo bene, pratiche rilasciate a vista, servizi a domicilio per i più deboli. C'è un'onda demagogica devastante. Chi sa che l'Aci non costa nulla a una vecchietta senza auto e che costa al richiedente solo 27 euro a pratica perché il resto sono tasse? Chi sa che l'Aci è fuori dal bilancio dello Stato? Significa che io non rientro nel costo del personale pubblico e se vado in mobilità sono una nuova assunzione per un altro ente tipo l'Inps. Cioè: chi mi si prende alla mia età?».

Per capire l'effetto del decisionismo del premier che il Financial Times ha ribattezzato «demolition man» sui travet bisogna bussare alle loro porte: l'Aci, le Camere di Commercio, i Consorzi di Bonifica, dove già prima che termini la domanda la risposta è no comment. «La pressione psicologica è iniziata con Brunetta che ci chiamava fannulloni ma noi non ci sentiamo inutili, siamo una eccellenza, i servizi sono tutti informatizzati» ragiona
Domenico di Maio, 44 anni, dipendente della Camera di Commercio di Frosinone.

Coi colleghi non parla d'altro: «Ho vinto il concorso nel 2002 e pensavo che il lavoro non sarebbe più stato un problema, un lavoro stimolante. E invece... essendo 8 mila in tutta Italia siamo facilmente sacrificabili. Così spendo meno, divido con altri pendolari la benzina per andare da Sora a Frosinone, rinvio la ristrutturazione della casa ereditata dai miei ma chi non ce l'ha evita di prendere il mutuo. Siamo spaesati, i nostri stipendi, da 850 a 1500 euro, sono già stati tagliati di oltre il 10% negli ultimi sei anni e ora non capiamo dove si vada a parare, forse è una scusa per privatizzarci».

Nessuno per ora teme davvero che si materializzi l'incubo greco con il governo che un giorno, per saldare i debiti, ha spento la tv pubblica mandando a casa migliaia di impiegati. Ma il mondo degli anti-eroi della pubblica amministrazione, una penombra che ha prodotto geni come il funzionario dell'Istituto contro gli infortuni sul lavoro Franz Kafka, sente di essere sotto i riflettori. A bruciare.

«Rischiamo perfino l'aggressione fisica quando si presentano allo sportello imprenditori che attendono da 4 anni il pagamento dello Stato e non distinguono tra enti» racconta un altro funzionario di Camera di Commercio. La crisi morde, la paura mangia l'anima. «Anche qui nel ricco Nord-est ogni famiglia ha almeno un disoccupato, ma il tam tam mediatico ci mette uno contro l'altro, pubblici contro privati, una competizione al ribasso in cui nessuno ha più garanzie» chiosa uno statale di Padova. Mal comune mezzo gaudio? Magra consolazione.

 

 

COTTARELLI carlo cottarelliMATTEO RENZI IN CONFERENZA STAMPA A PALAZZO CHIGI FOTO LAPRESSE lavoro statali ufficio dipendenti pubblici dipendenti pubblici interna nuova DIPENDENTI PUBBLICI index

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....