CATTIVE INFLUENCER - LA CINA MIGLIORA IL METODO RUSSO E RECLUTA AGENTI DI INFLUENZA TRA GIAPPONE, AMERICA E ITALIA: I PROPAGANDISTI DI XI JINPING SONO SEMPRE PIÙ DIFFICILI DA INDIVIDUARE E DA SMASCHERARE - SE MOSCA HA INVENTATO LE FABBRICHE DI BOT E I TROLL SUI SOCIAL MEDIA, PECHINO STANZIA UN ENORME BUDGET PER UN’OPERAZIONE DI INFLUENZA GLOBALE ATTRAVERSO UN RECLUTAMENTO DI PERSONE MOLTO DISTANTI DAL PARTITO E...
Giulia Pompili per il Foglio - Estratti
Influencer che reclutano influencer, l’informazione – non solo quella online – che diventa marketing e poi propaganda: se la Russia ha inventato le fabbriche di bot e i troll sui social media, la Repubblica popolare cinese ha cambiato metodo, e ora gli agenti d’influenza cinesi pagati dal Partito sono sempre più difficili da individuare e da smascherare. ll modello di manipolazione tramite slogan e bandierine non esiste più, e l’operazione di influenza globale sfrutta la credibilità altrui.
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Sostiene di aver già “reclutato” diversi influencer tra Giappone, America e perfino Italia, attivi in diversi ambiti, dai viaggi alla cucina, incaricati di promuovere “la bellezza della cultura tradizionale cinese”. Con Xu vuole fare un lavoro diverso: parlare di una potenziale guerra nello Stretto enfatizzando però le carenze militari taiwanesi, alimentando così la confusione e la sfiducia. E poi magari puntare alla guerra in Ucraina, anche lì per dare un esempio di “resistenza fallimentare”.
L’aspetto più interessante della conversazione è l’enorme budget a disposizione e il reclutamento di persone molto distanti dal Partito.
E’ chiaro che alla nuova guerra cognitiva della Cina non interessano i grandi nomi con un profilo anticinese molto esposto, ma gli esperti di medio livello, soprattutto se faticano ad arrivare alla fine del mese: i contenuti sono sempre fatti per instillare un dubbio, non smaccatamente falsi. E infatti quando Xu chiede quali siano i limiti da non superare, la risposta è illuminante: si può anche criticare un po’ il Partito comunista, “piccole critiche che aiutano il quadro generale”, ma Xi Jinping non si tocca.
Agli agenti d’influenza credibili – erano considerati critici del Partito anche diversi indagati per spionaggio verso la Cina in Europa – si affiancano poi le soluzioni più rumorose. Dopo che un senatore delle Filippine ha presentato le prove dei pagamenti dell’ambasciata cinese a Manila verso l’agenzia filippina InfinitUs Marketing Solutions, il media d’inchiesta Rappler è risalito a un’operazione di influenza online molto sofisticata.
Si trattava di costruire un “esercito di troll” con profili falsi con identità fittizie (insegnanti, rider, studenti ecc.) usati per diffondere contenuti pro-Pechino. Ma l’operazione includeva anche le linee guida dettagliate per creare account “credibili” e contenuti che rafforzassero temi come la difesa dei diritti cinesi o la costruzione di un’immagine vittimistica, criticando attori paesi il Giappone o accentuando la polarizzazione.


