IL GOLPE POPOLARE? ‘’ILLEGALE MA LEGITTIMO COME L’INTERVENTO DELLA NATO NEI BALCANI’’

Stefano Montefiori per il "Corriere della Sera"

Dominique Moïsi, crede che l'Egitto stia per sprofondare in una guerra civile? E che possa ripetersi quel che sta accadendo in Siria?
«Il rischio c'è ma non mi pare lo scenario più probabile. L'Egitto è un Paese profondamente diviso tra islamisti e tutti gli altri. Ma non credo che finirà come in Siria».

Come mai?
«L'esempio stesso dei massacri in Siria è un monito per tutti a cercare di fermarsi prima. E poi le due situazioni sono molto diverse. Intanto l'Egitto ha un'altra tradizione di rispetto, tolleranza e diversità. Poi, a differenza della Siria, l'esercito è compatto: sta tutto dalla parte delle forze che hanno rovesciato Morsi qualche giorno fa».

Il braccio di ferro ora è incentrato su El Baradei. Crede che sia l'uomo giusto?
«Al contrario, ho subito pensato che dare l'incarico di premier a El Baradei fosse una pessima scelta. È l'egiziano che piace a noi occidentali, rassicurante e moderato, ma precisamente per questo motivo è rifiutato da una parte consistente della popolazione egiziana. In Egitto non gode della popolarità che ha all'estero, lo amano solo i circoli più moderni e liberali. È una personalità che divide molto».

Qual è il suo giudizio sull'imbarazzo dell'Occidente?
«La caduta di Morsi è stata accolta in modo positivo dalla maggioranza del mondo occidentale, ma allo stesso tempo il modo in cui è caduto, con un golpe militare, non può essere accettato apertamente. L'imbarazzo è inevitabile. Torna la distinzione, inaugurata una ventina d'anni fa con l'intervento nei Balcani, tra legalità e legittimità».

Ovvero?
«Nella ex Jugoslavia l'intervento della Nato era discutibile dal punto di vista legale perché mancava il via libera del Consiglio di Sicurezza, ma era legittimo perché permetteva di porre fine ai massacri dei civili. Quel che è accaduto in Egitto forse non è legale ma legittimo. Cioè il popolo è sceso in piazza per denunciare il mix di incompetenza e intolleranza del governo in carica.

Quel che hanno fatto è illegale ma pensiamo sia legittimo e quindi fatichiamo a condannarlo. È una distinzione che io giudico accettabile e pericolosa allo stesso tempo. Se andiamo troppo lontano cadiamo vittime della soggettività. Però attenersi alla legalità comporta la paralisi: lo abbiamo visto con l'inefficienza dell'Onu e con l'inazione in Siria. Un intervento occidentale in Siria sarebbe più che legittimo, visto che Russia e Iran certo non si preoccupano della legalità».

Qual è il peso della questione religiosa in Egitto dopo i nuovi attacchi contro i copti?
«È un tema fondamentale perché riguarda l'identità stessa del Paese. La forza dell'Egitto non sta solo nella demografia (più di 80 milioni di abitanti) o nella centralità strategica, una sorta di Impero di Mezzo del Medio Oriente, ma anche nel fatto che la sua forte identità pre-islamica è ancora presente, incarnata in parte dai cristiani copti. Il fatto che gli egiziani possano con qualche ragione dirsi discendenti dei Faraoni dà al Cairo una sicurezza e un orgoglio che sono una risorsa di fronte alla crisi identitaria del mondo arabo-musulmano».

I militari difenderanno i copti?
«Quando era al potere, l'esercito si era già fatto garante della diversità dell'Egitto e potrebbe tornare a proteggere le minoranze. Nell'esitazione degli occidentali a condannare il golpe c'è anche la preoccupazione per la sorte dei cristiani d'Oriente. La stessa che ci fa esitare nel sostenere i ribelli siriani, perché lì i cristiani sono di solito dalla parte di Assad».

Che accadrà nei prossimi giorni?
«Non potrà andare peggio che sotto Morsi, io credo. La questione cruciale è la vita quotidiana degli egiziani. Né i militari saliti al potere subito dopo la fine di Mubarak né i Fratelli musulmani sono riusciti a far ripartire l'economia e a riportare in Egitto i turisti».

Che dovrebbe fare quindi l'Occidente?
«Aiutare massicciamente l'Egitto. La società egiziana è disfunzionale e sclerotizzata ma resta di grande civiltà. Se il caos in Siria è grave, in Egitto sarebbe catastrofico per tutti».

 

 

DOMINIQUE MOISI Dominique MoïsiSCONTRI IN EGITTOScontri in EgittoL Egitto nel caos spari al corteo degli islamisti L Egitto nel caos spari al corteo degli islamisti L'EGITTO IN PIAZZA CONTRO MOHAMMED MORSIDominique Mo si photoIntro landscape PROTESTE IN EGITTO ABDEL FATTAH AL SISSI CAPO DELLE FORZE ARMATE DOMINIQUE MOISI KOSOVO GUERRA NEI BALCANI

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni elly schlein

DAGOREPORT - COME DESTABILIZZARE IL NEMICO PIÙ INTIMO? SEGUITE IL METODO MELONI: AD OGNI INTRALCIO CHE SI INVENTA QUEL GUASTAFESTE DI SALVINI, LA MINACCIA DELLA DUCETTA È SEMPRE LA STESSA: ANDIAMO AL VOTO ANTICIPATO E VEDIAMO QUANTO VALE NELLE URNE ‘STO CARROCCIO - QUESTO RITORNELLO MELONIANO DI ANTICIPARE DI UN ANNO LE POLITICHE 2027, PERCHÉ NON LO FA SUO ANCHE ELLY SCHLEIN? ANZICHÉ STAR LÌ A PIAGNUCOLARE DI “SALARIO MINIMO”, DI “POLITICA INDUSTRIALE CHE NON C’È” E DI “CETO MEDIO IMPOVERITO”, SE L’ITALIA VA A PUTTANE, METTA L'ARMATA BRANCA-MELONI IN DIFFICOLTÀ: SI TOLGA L’ESKIMO DA GRUPPETTARA E LANCI LEI A GRAN VOCE UNA BELLA CAMPAGNA FATTA DI SLOGAN E FRASI AD EFFETTO PER CHIEDERE LO SFRATTO DEL GOVERNO, LANCEREBBE COSI' UN GUANTO DI SFIDA ALL’ARROGANZA DELLA DUCETTA, METTENDOLA IN DIFFICOLTÀ E NELLO STESSO TEMPO RIUSCIREBBE A TRASMETTERE AL POPOLO DISUNITO DELL’OPPOSIZIONE UN SENTIMENTO FORTE, AFFINCHE' IL SOGNO DI MANDARE A CASA GIORGIA MELONI POSSA DIVENTARE REALTÀ - SE OGGI, LA STORIA DEI NUOVI MOSTRI POLITICI SI FONDA SULL’IMMAGINARIO, COSA ASPETTA ELLY SCHLEIN A CAMBIARE MUSICA?

orazio schillaci marcello gemmato paolo bellavite ed eugenio serravalle

DAGOREPORT – I DUE NO-VAX NOMINATI NEL COMITATO TECNICO SUI VACCINI SPACCANO FRATELLI D'ITALIA: MONTA IL PRESSING PER FAR DIMETTERE EUGENIO SERRAVALLE E PAOLO BELLAVITE DALL’ORGANISMO – IN MOLTI RITENGONO CHE IL RESPONSABILE POLITICO DELL’IMPROVVIDA DECISIONE SIA MARCELLO GEMMATO, FARMACISTA E POTENTE SOTTOSEGRETARIO ALLA SALUTE MELONIANO – IL MINISTRO ORAZIO SCHILLACI È FRUSTRATO DAI CONTINUI BLITZ POLITICI CHE LO PONGONO DI FRONTE A DECISIONI GIÀ PRESE: NON CONTA NULLA E TUTTI PRENDONO DECISIONI SULLA SUA TESTA. ORA SAREBBE INTENZIONATO A REVOCARE L’INTERO GRUPPO DI LAVORO SE I NO-VAX NON SLOGGIANO. ENTRO 48 ORE…

trump zelensky putin donald volodymyr vladimir

DAGOREPORT – ARMATI DI RIGHELLO, GLI SHERPA DI PUTIN E TRUMP SONO AL LAVORO PER TROVARE L’ACCORDO SULLA SPARTIZIONE DELL’UCRAINA: IL 15 AGOSTO IN ALASKA L’OBIETTIVO DEL TEPPISTA DELLA CASA BIANCA È CONVINCERE PUTIN AD “ACCONTENTARSI”, OLTRE DELLA CRIMEA, DEL DONBASS, RITIRANDOSI PERO' DALLE REGIONI UCRAINE OCCUPATE DALL'ESERCITO RUSSO: KHERSON E ZAPORIZHZHIA (CON LA SUA CENTRALE NUCLEARE) - TRUMP POTREBBE AGGIUNGERE LO STOP ALLE SANZIONI E CHISSÀ CHE ALTRO – PRIMA DI UN INCONTRO PUTIN- ZELENSKY, TRUMP PORTERA' I TERMINI DELLA PACE ALL'ATTENZIONE DEGLI ALLEATI EUROPEI DI KIEV - PER GARANTIRE L'EX COMICO CHE MOSCA NON SGARRERA', MACRON, MERZ E COMPAGNI PROPORRANNO L'INGRESSO DELL'UCRAINA NELL'UNIONE EUROPEA (CHE FA SEMPRE PARTE DELLA NATO) - PER L’ADESIONE UE SERVE L’OK DEI FILO-PUTINIANI ORBAN E FICO (CI PENSERÀ LO ZAR A CONVINCERLI) - UNA VOLTA FIRMATA, DOPO 6 MESI DEVONO ESSERE APERTE LE URNE IN UCRAINA - LA GAFFE: "VENERDI' VEDRO' PUTIN IN RUSSIA...": TRUMP SULLA VIA SENILE DI BIDEN? OPPURE....

antonio decaro michele emiliano roberto fico giuseppe conte elly schlein vincenzo de luca

DAGOREPORT - SCHLEIN E CONTE FANNO CAMPOLARGO (MA SOLO PER LE REGIONALI, PER ORA): DOPO GIANI IN TOSCANA E RICCI NELLE MARCHE, E' FATTA ANCHE PER I 5STELLE ROBERTO FICO IN CAMPANIA E PASQUALE TRIDICO IN CALABRIA (DOVE NON CI SONO CHANCE DI VITTORIA) - L'ULTIMO OSTACOLO RESTA VINCENZO DE LUCA, CHE CHIEDE DI NOMINARE IL FIGLIO, PIERO, SEGRETARIO DEL PD REGIONALE. MA ELLY NON VUOLE FARE LA FIGURA DA PERACOTTARA: FU LEI A COMMISSARIARE IL PARTITO, COME ATTO OSTILE NEI CONFRONTI DEL "CACICCO" DE LUCA, E A FAR FUORI SUO FIGLIO DA VICECAPOGRUPPO ALLA CAMERA - IN PUGLIA, QUEL CROSTONE DI EMILIANO È INDIGESTO A ANTONIO DECARO PER LA VECCHIA STORIELLA DELL'INCONTRO CON LA SORELLA DEL BOSS CAPRIATI, "PADRINO" DI BARI VECCHIA, RACCONTATA DAL GOVERNATORE URBI ET ORBI - VIDEO!

matteo salvini luca zaia alberto stefani luca de carlo

DAGOREPORT - VIA COL VENETO: LISTA ZAIA? E GIORGIA MELONI S'INCAZZA! - SE IMPORRA' IL SUO CANDIDATO, IL FRATELLONE D'ITALIA LUCA DE CARLO, SI RITROVERÀ UN LISTONE "DOGE" CHE PORTEREBBE VIA UN FIUME DI VOTI (E AVREBBE LA MAGGIORANZA DEI SEGGI, COMMISSARIANDO DI FATTO IL GOVERNATORE MELONIANO) - MATTEO SALVINI SPINGE FORTE SUL GIOVANE ALBERTO STEFANI, MA LA DUCETTA NON MOLLA L'OSSO DI CONQUISTARE LA RICCA REGIONE VENETA - IN BARBA AL SUO GROSSO BOTTINO DI CONSENSI, LA FIAMMA NON HA IN TASCA ALCUNA REGIONE DEL NORD (IN LOMBARDIA NON TOCCA PALLA: E' ROBA DI LA RUSSA...)