fabio panetta giorgia meloni donald trump

SONO DAZI NOSTRI! – IL GOVERNATORE DELLA BANCA D’ITALIA, FABIO PANETTA AVVERTE CHE LA GUERRA COMMERCIALE PORTATA AVANTI DALL’AMICO DELLA MELONI, DONALD TRUMP, CAUSERÀ “UN CALO DEL PIL GLOBALE DI 1,5 PUNTI PERCENTUALI” E NELL’AREA EURO “I PAESI A SUBIRE GLI EFFETTI MAGGIORI SAREBBERO GERMANIA E ITALIA” – E SPEDISCE UN MESSAGGIO AL GOVERNO SUL RISIKO BANCARIO IN CORSO NEL NOSTRO PAESE: “L’ESITO DELLE OPERAZIONI BANCARIE È AFFIDATO AL MERCATO E ALLE SCELTE DEGLI AZIONISTI...”

Estratto dell’articolo di Fabrizio Goria per www.lastampa.it

 

FABIO PANETTA

«L’economia mondiale si muove fra incertezza e trasformazione». E proprio per questo l’Europa dovrebbe fornire «una risposta comune» per fronteggiare le tensioni sul commercio internazionale. Il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, è a Torino per il 31esimo congresso Assiom Forex. […]

 

 

[…] «Molti Paesi stanno concentrando le relazioni commerciali su partner considerati affidabili, con cui hanno relazioni consolidate o affinità politiche ed economiche», dice. Questa tendenza «sta ridisegnando la geografia del commercio, riducendo gli scambi tra Paesi appartenenti a blocchi geopolitici contrapposti e aumentando quelli tra economie politicamente allineate».

 

DONALD TRUMP - DAZI COMMERCIALI

Nonostante ciò, «in molti casi la diversificazione geografica delle importazioni è solo apparente. Gli esportatori hanno riorganizzato le loro filiere produttive, creando triangolazioni attraverso paesi terzi per aggirare le barriere commerciali. Ad esempio, alcuni prodotti cinesi vengono esportati negli Stati Uniti passando per il Messico, il Vietnam o Taiwan», sottolinea.

 

Il problema principale, secondo Panetta, è la frammentazione. «La riconfigurazione del commercio, in cui hanno un peso considerevole le motivazioni geopolitiche, sta indebolendo il sistema multilaterale di governance economica globale fondato sull’integrazione produttiva e sul libero scambio», fa notare. […]

 

DONALD TRUMP GIORGIA MELONI

E arriva la prima novità, ovvero un possibile boomerang. «Secondo le nostre stime, se i dazi annunciati in fase pre-elettorale fossero attuati e accompagnati da misure di ritorsione, la crescita del Pil globale si ridurrebbe di 1,5 punti percentuali. Per l’economia statunitense l’impatto supererebbe i 2 punti». Ma per l’area dell’euro le conseguenze sarebbero «più contenute, intorno a mezzo punto percentuale, con effetti maggiori per Germania e Italia».

 

Preoccupante in modo significativo, secondo il governatore, è la sovracapacità cinese. Qualora ci fossero dazi estesi a tutte le merci di Pechino, potrebbe esserci una spinta a riversare la produzione in nuovi mercati. In tal quadro, con gli Stati Uniti tagliati fuori, sarebbe l’Europa a vedere i rischi maggiori. Anche a livello di competitività.

 

[…]

 

GIANCARLO GIORGETTI - GIORGIA MELONI

Sul fronte della politica monetaria della Banca centrale europea, Panetta sottolinea che «vi sono motivi per ritenere che la dinamica dei prezzi si stabilizzerà al 2 per cento nel medio termine, in linea con le più recenti previsioni degli esperti dell’Eurosistema».

 

Tuttavia, dice, «il percorso di normalizzazione non è ancora concluso», e rimarca che «da qui in avanti il concetto di tasso neutrale perderà progressivamente rilevanza». Si vedrà se Francoforte, dunque, lascerà l’attuale approccio di decisioni riunione per riunione. Specie perché, non mancano i rischi al rialzo. Le tensioni commerciali e geopolitiche sono numerose, e possono avere implicazioni anche sulla determinazione di prezzi più vischiosi di quanto previsto anche solo pochi mesi fa. Un quadro che potrebbe complicare il lavoro della Bce nella seconda parte dell’anno.

 

La congiuntura italiana

In questo contesto complicato, l’Italia sta vedendo rischi al ribasso. «Così come per il resto d’Europa, le prospettive dell’economia italiana sono messe a rischio da un contesto economico indebolito e incerto».

 

FABIO PANETTA

Ne deriva che «è quindi ancora più necessario affrontare con decisione i nodi che frenano la crescita italiana: la bassa produttività, l’elevato debito pubblico, le inefficienze dell’azione pubblica». In tal senso, «è essenziale moltiplicare gli sforzi per completare gli investimenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e le riforme ad esso collegate, intervenendo tempestivamente in caso di ritardi».

 

Questo perché nei prossimi mesi l’attuazione del Pnrr potrà innalzare la produttività e la crescita della domanda interna. Un modo per aumentare la fiducia. Allo stesso tempo, rimarca l’inquilino di Palazzo Koch, «è altrettanto essenziale attuare il Piano strutturale di bilancio a medio termine del governo». Un percorso virtuoso che potrebbe essere premiato anche dalle agenzie di rating.

 

I DAZI DI DONALD TRUMP - MEME BY 50 SFUMATURE DI CATTIVERIA

Non è mancato un riferimento alle banche, coinvolte nel risiko più significativo degli ultimi decenni. Ma prima si è fornito il contesto, che è caratterizzato dal riassorbimento della liquidità in eccesso da parte della Bce. E in questo, sottolinea Panetta, «le banche devono bilanciare con lungimiranza il vantaggio del basso costo della raccolta a vista con il rischio di fuoriuscite improvvise di depositi».

 

Ma l’abbondanza di capitale degli istituti di credito sta anche spingendo le concentrazioni. E, sebbene Banca d’Italia non fornisca un giudizio definitivo, sottolinea alcuni punti di rilievo. «Le operazioni annunciate ridurrebbero il divario dimensionale tra i principali intermediari italiani e i concorrenti europei», dice. In Italia, spiega, «il valore medio dell’attivo delle prime cinque banche è quattro volte inferiore rispetto a quello delle banche francesi e una volta e mezza più basso di quello degli intermediari spagnoli e tedeschi».

 

ANDREA ORCEL - FOTO LAPRESSE

E rimarca che «sebbene in generale nel settore bancario le grandi dimensioni comportino sia vantaggi sia alcune criticità ben note, queste operazioni possono essere inquadrate in una prospettiva di integrazione e consolidamento del mercato europeo». Una posizione molto simile a quella della Bce. E proprio sul tema bancario arriva un inciso a braccio che raccoglie l’applauso della platea.

 

«Sono operazioni molto delicate, che coinvolgono milioni di clienti. È ingenuo e difficile ipotizzare che Banca d’Italia possa commentare queste operazioni con valutazioni estemporanee. Occorre una dettagliata analisi. La vigilanza della Banca d’Italia non funziona come un talk show. Ci sarà il tempo per analizzare queste operazioni insieme con le altre autorità europee», spiega Panetta […]

monte dei paschi di sienaDAZIFASCISMO - MEME BY EMILIANO CARLI

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni elly schlein

DAGOREPORT - COME DESTABILIZZARE IL NEMICO PIÙ INTIMO? SEGUITE IL METODO MELONI: AD OGNI INTRALCIO CHE SI INVENTA QUEL GUASTAFESTE DI SALVINI, LA MINACCIA DELLA DUCETTA È SEMPRE LA STESSA: ANDIAMO AL VOTO ANTICIPATO E VEDIAMO QUANTO VALE NELLE URNE ‘STO CARROCCIO - QUESTO RITORNELLO MELONIANO DI ANTICIPARE DI UN ANNO LE POLITICHE 2027, PERCHÉ NON LO FA SUO ANCHE ELLY SCHLEIN? ANZICHÉ STAR LÌ A PIAGNUCOLARE DI “SALARIO MINIMO”, DI “POLITICA INDUSTRIALE CHE NON C’È” E DI “CETO MEDIO IMPOVERITO”, SE L’ITALIA VA A PUTTANE, METTA L'ARMATA BRANCA-MELONI IN DIFFICOLTÀ: SI TOLGA L’ESKIMO DA GRUPPETTARA E LANCI LEI A GRAN VOCE UNA BELLA CAMPAGNA FATTA DI SLOGAN E FRASI AD EFFETTO PER CHIEDERE LO SFRATTO DEL GOVERNO, LANCEREBBE COSI' UN GUANTO DI SFIDA ALL’ARROGANZA DELLA DUCETTA, METTENDOLA IN DIFFICOLTÀ E NELLO STESSO TEMPO RIUSCIREBBE A TRASMETTERE AL POPOLO DISUNITO DELL’OPPOSIZIONE UN SENTIMENTO FORTE, AFFINCHE' IL SOGNO DI MANDARE A CASA GIORGIA MELONI POSSA DIVENTARE REALTÀ - SE OGGI, LA STORIA DEI NUOVI MOSTRI POLITICI SI FONDA SULL’IMMAGINARIO, COSA ASPETTA ELLY SCHLEIN A CAMBIARE MUSICA?

orazio schillaci marcello gemmato paolo bellavite ed eugenio serravalle

DAGOREPORT – I DUE NO-VAX NOMINATI NEL COMITATO TECNICO SUI VACCINI SPACCANO FRATELLI D'ITALIA: MONTA IL PRESSING PER FAR DIMETTERE EUGENIO SERRAVALLE E PAOLO BELLAVITE DALL’ORGANISMO – IN MOLTI RITENGONO CHE IL RESPONSABILE POLITICO DELL’IMPROVVIDA DECISIONE SIA MARCELLO GEMMATO, FARMACISTA E POTENTE SOTTOSEGRETARIO ALLA SALUTE MELONIANO – IL MINISTRO ORAZIO SCHILLACI È FRUSTRATO DAI CONTINUI BLITZ POLITICI CHE LO PONGONO DI FRONTE A DECISIONI GIÀ PRESE: NON CONTA NULLA E TUTTI PRENDONO DECISIONI SULLA SUA TESTA. ORA SAREBBE INTENZIONATO A REVOCARE L’INTERO GRUPPO DI LAVORO SE I NO-VAX NON SLOGGIANO. ENTRO 48 ORE…

trump zelensky putin donald volodymyr vladimir

DAGOREPORT – ARMATI DI RIGHELLO, GLI SHERPA DI PUTIN E TRUMP SONO AL LAVORO PER TROVARE L’ACCORDO SULLA SPARTIZIONE DELL’UCRAINA: IL 15 AGOSTO IN ALASKA L’OBIETTIVO DEL TEPPISTA DELLA CASA BIANCA È CONVINCERE PUTIN AD “ACCONTENTARSI”, OLTRE DELLA CRIMEA, DEL DONBASS, RITIRANDOSI PERO' DALLE REGIONI UCRAINE OCCUPATE DALL'ESERCITO RUSSO: KHERSON E ZAPORIZHZHIA (CON LA SUA CENTRALE NUCLEARE) - TRUMP POTREBBE AGGIUNGERE LO STOP ALLE SANZIONI E CHISSÀ CHE ALTRO – PRIMA DI UN INCONTRO PUTIN- ZELENSKY, TRUMP PORTERA' I TERMINI DELLA PACE ALL'ATTENZIONE DEGLI ALLEATI EUROPEI DI KIEV - PER GARANTIRE L'EX COMICO CHE MOSCA NON SGARRERA', MACRON, MERZ E COMPAGNI PROPORRANNO L'INGRESSO DELL'UCRAINA NELL'UNIONE EUROPEA (CHE FA SEMPRE PARTE DELLA NATO) - PER L’ADESIONE UE SERVE L’OK DEI FILO-PUTINIANI ORBAN E FICO (CI PENSERÀ LO ZAR A CONVINCERLI) - UNA VOLTA FIRMATA, DOPO 6 MESI DEVONO ESSERE APERTE LE URNE IN UCRAINA - LA GAFFE: "VENERDI' VEDRO' PUTIN IN RUSSIA...": TRUMP SULLA VIA SENILE DI BIDEN? OPPURE....

antonio decaro michele emiliano roberto fico giuseppe conte elly schlein vincenzo de luca

DAGOREPORT - SCHLEIN E CONTE FANNO CAMPOLARGO (MA SOLO PER LE REGIONALI, PER ORA): DOPO GIANI IN TOSCANA E RICCI NELLE MARCHE, E' FATTA ANCHE PER I 5STELLE ROBERTO FICO IN CAMPANIA E PASQUALE TRIDICO IN CALABRIA (DOVE NON CI SONO CHANCE DI VITTORIA) - L'ULTIMO OSTACOLO RESTA VINCENZO DE LUCA, CHE CHIEDE DI NOMINARE IL FIGLIO, PIERO, SEGRETARIO DEL PD REGIONALE. MA ELLY NON VUOLE FARE LA FIGURA DA PERACOTTARA: FU LEI A COMMISSARIARE IL PARTITO, COME ATTO OSTILE NEI CONFRONTI DEL "CACICCO" DE LUCA, E A FAR FUORI SUO FIGLIO DA VICECAPOGRUPPO ALLA CAMERA - IN PUGLIA, QUEL CROSTONE DI EMILIANO È INDIGESTO A ANTONIO DECARO PER LA VECCHIA STORIELLA DELL'INCONTRO CON LA SORELLA DEL BOSS CAPRIATI, "PADRINO" DI BARI VECCHIA, RACCONTATA DAL GOVERNATORE URBI ET ORBI - VIDEO!

matteo salvini luca zaia alberto stefani luca de carlo

DAGOREPORT - VIA COL VENETO: LISTA ZAIA? E GIORGIA MELONI S'INCAZZA! - SE IMPORRA' IL SUO CANDIDATO, IL FRATELLONE D'ITALIA LUCA DE CARLO, SI RITROVERÀ UN LISTONE "DOGE" CHE PORTEREBBE VIA UN FIUME DI VOTI (E AVREBBE LA MAGGIORANZA DEI SEGGI, COMMISSARIANDO DI FATTO IL GOVERNATORE MELONIANO) - MATTEO SALVINI SPINGE FORTE SUL GIOVANE ALBERTO STEFANI, MA LA DUCETTA NON MOLLA L'OSSO DI CONQUISTARE LA RICCA REGIONE VENETA - IN BARBA AL SUO GROSSO BOTTINO DI CONSENSI, LA FIAMMA NON HA IN TASCA ALCUNA REGIONE DEL NORD (IN LOMBARDIA NON TOCCA PALLA: E' ROBA DI LA RUSSA...)