donald trump giorgia meloni

SI ANNUNCIANO TEMPI DIFFICILI PER LA GIORGIA DEI DUE MONDI – CON IL GOVERNO SPACCATO SUL PIANO DI RIARMO, GIORGIA MELONI AL TELEFONO E’ COSTRETTA A INCASSARE ANCHE UNA INFILATA DI NO DA TRUMP: DAL VERTICE UE E ALL’OMBRELLO PROTETTIVO NATO SULL’UCRAINA – IL PRESIDENTE USA, DA “NEGOZIATORE IMPLACABILE”, HA MORMORATO: “SE L’EUROPA E’ DIVISA, FATTI VOSTRI. NON È INTERESSE AMERICANO FARE LA PRIMA MOSSA” (ANCHE PERCHE’ A TRUMP E A PUTIN CONVIENE UN'EUROPA DIVISA E FRANTUMATA) -  I  DUBBI DI PALAZZO CHIGI SULLA COPERTURA NUCLEARE OFFERTA ALL'UE DA MACRON: CONFERMEREBBE IL DISIMPEGNO USA - IL DISAGIO PER LE MOSSE DI LE PEN E LA SUA POSTURA "ISTITUZIONALE" - LA DUCETTA È RIMASTA L'UNICA LEADER A GUARDIA DEL BIDONE TRUMPIANO, MA RESTA CON IL CERINO IN MANO...

Articoli correlati

DAGOREPORT - IL VERTICE TRA GIORGIA MELONI E I SUOI VICEPREMIER E SERVITO ALLA PREMIER PER...

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ilario Lombardo per la Stampa - Estratti

 

La telefonata di sabato scorso tra Giorgia Meloni e Donald Trump non è andata bene. È quanto la stessa premier ha riferito ad alcuni collaboratori.

DONALD TRUMP GIORGIA MELONI

 

Una conversazione franca, secca, dedicata all'Ucraina e ai negoziati di pace, che ha permesso alla premier di avere conferma delle volontà e del comportamento deciso, a tratti spietato, del presidente americano.

 

Ritornare a quella telefonata aiuta a capire anche come Meloni siederà oggi al tavolo del Consiglio europeo straordinario: con un governo spaccato alle sue spalle, certo, ma anche con poche certezze, qualche risultato già ottenuto (scorporo delle spese della Difesa dal calcolo Deficit/Pil), molti dubbi, qualcuno ancora su cui lavorare (l'impatto sul debito degli investimenti militari) e qualche piccola speranza di riavvicinare Trump e i vertici dell'Unione europea.

 

La premier dirà come la pensa: vanno bene gli accordi sul riarmo europeo, ma senza abbandonare la Nato. Mentre si è già detta poco favorevole sulla copertura nucleare offerta a tutta l'Unione da Emmanuel Macron: «Perché confermerebbe il disimpegno Usa».

 

DAZIAMI MA DI BACI SAZIAMI - MEME BY EMILIANO CARLI

In questi quattro giorni trascorsi dal colloquio telefonico non ci sono state ricostruzioni di quanto i due leader si sono detti, solo pochi accenni frutto di un comunicato privo di contenuti, pubblicato da Palazzo Chigi a tarda sera di sabato, e l'unica battuta di Meloni, l'indomani, al termine del vertice di Londra: «Non entro mai nei dettagli dei colloqui telefonici. Ma posso assicurarvi che quello che dico in pubblico lo dico anche in privato». La premier elude così la domanda, confermando, però, due elementi: che la telefonata non ha avuto una conclusione esaltante e spendibile, e che ha provato a convincere il suo ostico interlocutore con argomentazioni che poi avrebbe effettivamente esposto in modo aperto.

 

Su diversi punti Meloni si è sentita rispondere un'infilata di no. Ha chiesto a Trump di prendere parte a un vertice Europa-Stati Uniti su Kiev, come proposto dalla leader, per superare il formato ristretto che ha caratterizzato le riunioni di Macron e Keir Starmer, organizzate in risposta alla brutale esclusione dell'Unione e dell'Ucraina dal tavolo delle trattative Usa-Russia.

 

Meloni è convinta che solo così, con l'Europa compatta e legata al patto atlantico con Washington, si preserverebbe una forza negoziale. Avrebbe voluto il sostegno del presidente e invece: la risposta di Trump è stata da negoziatore implacabile, come Meloni stessa ha ammesso una volta chiusa la telefonata.

 

donald trump elogia giorgia meloni 2

Le divisioni dell'Europa – ha detto il capo della Casa Bianca – sono fatti dell'Europa, non è interesse americano fare la prima mossa. Accorciare le distanze con Bruxelles vorrebbe dire preparare il terreno di un accordo che farebbe rientrare l'Ue tra i protagonisti. E, secondo Meloni, è proprio questo quello che Trump teme possa scatenare un irrigidimento di Vladimir Putin. Soprattutto se dovesse nascere su iniziativa americana.

 

 Inoltre, è ormai evidente che al leader Usa, come all'autocrate russo, non dispiace l'idea di un'Europa frantumata, e dunque, più debole.

 

Meloni ha comunque concluso la telefonata con l'impressione che qualche margine per tenere in vita il confronto, Trump lo abbia lasciato.

 

Ma a una condizione: che la proposta parta da Bruxelles.

 

Ecco perché ieri la premier ha accolto con soddisfazione che i vertici Ue abbiano fatto filtrare da "fonti ufficiali" di «essere pronti a un summit Ue-Usa, e di considerare utile la proposta» di Meloni: «Vedremo – aggiungono – quando ci saranno le condizioni, in particolare da parte americana».

trump meloni

 

La strategia per tentare di cucire su di sé un ruolo di mediatrice si fonda su due proposte: la prima è il vertice euroatlantico, la seconda è l'ideazione di un ombrello protettivo per l'Ucraina senza il suo ingresso nella Nato: Trump non la vuole, quindi il tema per i prossimi quattro anni di mandato – a meno di ripensamenti – è fuori discussione.

 

Meloni ha provato a sondarlo sulla sua idea, di una forma adattabile a Kiev di articolo 5, che impone ai Paesi membri di intervenire in caso di aggressione anche a uno solo di loro, e di nuovo ha ricevuto un no dal leader repubblicano. Ma è un no in cui dice di aver intravisto una crepa: «Trump fa sempre così – confessa – poi si siede a trattare e in una seconda fase negoziale concede qualcosa».

DONALD TRUMP E GIORGIA MELONI NELLA LOGGIA NERA - MEME BY EDOARDO BARALDI

 

Meloni cerca una possibile convivenza con la nuova amministrazione Usa. Se cambiano le priorità americane cambiano gli equilibri: qualcosa perde Putin e qualcosa perde Volodymyr Zelensky. È ormai probabile che il secondo perderà di più. Meloni non può mollarlo, perché manifesterebbe un'incoerenza enorme dopo averlo sostenuto convintamente per tre anni. Per questo, il cedimento del presidente ucraino, che ha accettato i termini americani dell'accordo sulle terre rare, in qualche modo l'aiuta.

 

(…)

DONALD TRUMP - GIORGIA MELONI - MARCO RUBIO giorgia meloni e donald trump meme by edoardo baraldi GIORGIA MELONI - DONALD TRUMPDONALD TRUMP - MATTEO SALVINI - GIORGIA MELONI - MEME BY EDOARDO BARALDI

Ultimi Dagoreport

orcel giorgetti nagel castagna bpm unicredit

DAGOREPORT - RISIKO INDIGESTO: LA PROTERVIA DI GIORGETTI A DIFESA DI BPM DALLE GRINFIE DI UNICREDIT, INDISPETTISCE FORZA ITALIA E I FONDI CHE HANNO INVESTITO MILIARDI IN ITALIA - GLI SCAZZI SUL DECISIONISMO DI ORCEL NEL BOARD DI UNICREDIT: IL CDA PRENDE TEMPO SULL'OFFERTA DI SCAMBIO SU BPM, CHE LA LEGA CONSIDERA LA "SUA" BANCA - LA STILETTATA DI NAGEL A LOVAGLIO ("PER BUON GUSTO NON RIPERCORRO LA STORIA DEL MONTE DEI PASCHI") E L'INSOFFERENZA DI CALTAGIRONE PER IL CEO DI BPM, CASTAGNA...

keir starmer emmanuel macron e friedrich merz sul treno verso kiev giorgia meloni mario draghi olaf scholz ucraina donald trump

DAGOREPORT - IL SABATO BESTIALE DI GIORGIA MELONI: IL SUO VELLEITARISMO GEOPOLITICO CON LA GIORNATA DI IERI FINISCE NEL GIRONE DELL'IRRILEVANZA. LA PREMIER ITALIANA OGGI CONTA QUANTO IL DUE DI PICCHE. NIENTE! SUL TRENO DIRETTO IN UCRAINA PER INCONTRARE ZELENSKY CI SONO MACRON, STARMER, MERZ. AD ATTENDERLI, IL PRIMO MINISTRO POLACCO TUSK. NON C'È PIÙ, COME TRE ANNI FA, L’ITALIA DI MARIO DRAGHI. DOVE È FINITA L’AUTOCELEBRATOSI “PONTIERA” TRA USA E UE QUANDO, INSIEME CON ZELENSKY, I QUATTRO CABALLEROS HANNO CHIAMATO DIRETTAMENTE IL ‘’SUO CARO AMICO” TRUMP? E COME HA INCASSATO L’ENNESIMA GIRAVOLTA DEL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA CHE SI È DICHIARATO D’ACCORDO CON I VOLENTEROSI CHE DA LUNEDÌ DOVRÀ INIZIARE UNA TREGUA DI UN MESE, FUNZIONALE AD AVVIARE NEGOZIATI DI PACE DIRETTI TRA UCRAINA E RUSSIA? IN QUALE INFOSFERA SARANNO FINITI I SUOI OTOLITI QUANDO HA RICEVUTO LA NOTIZIA CHE TRUMP FA SCOPA NON PIÙ CON IL “FENOMENO” MELONI MA CON...

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA “BASTA CON I BANCHIERI DEL PD”, È IN TREPIDA ATTESA DI COSA DELIBERERÀ UNICREDIT DOMENICA PROSSIMA, A MERCATI CHIUSI - SI RINCORRONO VOCI SULLA POSSIBILITÀ CHE ANDREA ORCEL ANNUNCI L’ADDIO NON SOLO ALL’OPS SU BPM MA ANCHE ALLA SCALATA DI COMMERZBANK, PER PUNTARE TUTTA LA POTENZA DI FUOCO DI UNICREDIT LANCIANDO UN’OPS SU GENERALI - DOPO LE GOLDEN MANGANELLATE PRESE SU BPM, ORCEL AVRÀ DI CERTO COMPRESO CHE SENZA IL SEMAFORO VERDE DI PALAZZO CHIGI UN’OPERAZIONE DI TALE PORTATA NON VA DA NESSUNA PARTE, E UN’ALLEANZA CON I FILO-GOVERNATIVI ALL’INTERNO DI GENERALI COME MILLERI (10%) E CALTAGIRONE (7%) È A DIR POCO FONDAMENTALE PER AVVOLGERLA DI “ITALIANITÀ” - CHISSÀ CHE COSA ARCHITETTERÀ IL CEO DI BANCA INTESA-SANPAOLO, CARLO MESSINA, QUANDO DOMENICA IL SUO COMPETITOR ORCEL ANNUNCERÀ IL SUO RISIKO DI RIVINCITA…

parolin prevost

PAROLIN È ENTRATO PAPA ED È USCITO CARDINALE - IN MOLTI SI SONO SBILANCIATI DANDO PER CERTO CHE IL SEGRETARIO DI STATO DI BERGOGLIO SAREBBE STATO ELETTO AL POSTO DI PAPA FRANCESCO – GLI “AUGURI DOPPI” DI GIOVANNI BATTISTA RE, IL TITOLO FLASH DEL “SOLE 24 ORE” (“PAROLIN IN ARRIVO”) E LE ANALISI PREDITTIVE DI ALCUNI SITI - PERCHÉ I CARDINALI HANNO IMPALLINATO PAROLIN? UN SUO EVENTUALE PAPATO NON SAREBBE STATO TROPPO IN CONTINUITÀ CON BERGOGLIO, VISTO IL PROFILO PIU' MODERATO - HA PESATO IL SUO “SBILANCIAMENTO” VERSO LA CINA? È STATO IL FAUTORE DELL’ACCORDO CON PECHINO SUI VESCOVI...

matteo renzi sergio mattarella elly schlein maurizio landini

DAGOREPORT – IL REFERENDUM ANTI JOBS-ACT PROMOSSO DALLA CGIL DI LANDINI, OLTRE A NON ENTUSIASMARE MATTARELLA, STA SPACCANDO IL PD DI ELLY SCHLEIN - NEL CASO CHE UNA DECINA DI MILIONI DI ITALIANI SI ESPRIMESSERO A FAVORE DELL’ABOLIZIONE DEL JOBS-ACT, PUR NON RIUSCENDO A RAGGIUNGERE IL QUORUM, LANDINI ASSUMEREBBE INEVITABILMENTE UN'INVESTITURA POLITICA DA LEADER DELL'OPPOSIZIONE ANTI-MELONI, EMARGINANDO SIA SCHLEIN CHE CONTE - E COME POTRANNO I RIFORMISTI DEM, I RENZIANI E AZIONE DI CALENDA VALUTARE ANCORA UN PATTO ELETTORALE CON UN PD "LANDINIZZATO", ALLEATO DEL POPULISMO 5STELLE DI CONTE E DE SINISTRISMO AVS DI BONELLI E FRATOIANNI? - A MILANO LA SCISSIONE DEL PD È GIÀ REALTÀ: I RIFORMISTI DEM HANNO APERTO UN CIRCOLO IN CITTÀ INSIEME A ITALIA VIVA E AZIONE. MA BONACCINI DIFENDE ELLY SCHLEIN