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RAI, DI TUTTO DI PUS - IL GOVERNO ACCELERA E VUOLE ENTRO AGOSTO LA RIFORMA DI VIALE MAZZINI PER NOMINARE IL PROSSIMO CDA A SETTEMBRE - MA IL NUOVO TESTO DI RIFORMA, CONCORDATO CON FORZA ITALIA, FA STORCERE IL NASO A PARTE DEL PD: “FAVORISCE LA LOTTIZZAZIONE”

Tommaso Ciriaco per “la Repubblica”

VIALE MAZZINI By VINCINOVIALE MAZZINI By VINCINO

 

Una riforma blindata, un obiettivo ambizioso: il via libera definitivo alla nuova governance della Rai in tre settimane, entro il cinque agosto. Il governo punta ad archiviare la legge Gasparri prima della pausa estiva, scommettendo tutte le fiches sul testo uscito dalla commissione del Senato.

 

Fare in fretta, questo è l’input di chi gestisce il dossier per Palazzo Chigi. Non è detto che ci riesca, visto l’ingorgo parlamentare e le resistenze interne al Pd. Proprio per sminare un percorso già in salita, i vertici dem hanno fissato per giovedì un’assemblea dei deputati. Uno sfogatoio preventivo, tutto dedicato a Viale Mazzini.

ANTONIO 
GIACOMELLI 
ANTONIO GIACOMELLI

 

Superata la strettoia, si intravede la discesa. Sulla carta, il timing per riformare la televisione pubblica sfida l’ottimismo. Ma d’altra parte il consiglio d’amministrazione — ormai scaduto — è da settimane in prorogatio e ogni rinvio suona come una beffa. Secondo la tabella di marcia studiata dal sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli, allora, il ddl approvato dalla commissione Trasporti di Palazzo Madama approderà in Aula la prossima settimana.

 

Un rapido esame, poi la palla passa alla Camera, dove si spera di chiudere la partita entro il 5 agosto. Bruciando sul tempo la pausa estiva. «Possiamo farcela — giura il capogruppo dem a Montecitorio Ettore Rosato — E questa riforma è una rivoluzione, perché finalmente l’amministratore delegato non avrà più le mani legate».

MICHELE ANZALDIMICHELE ANZALDI

 

Se il rush dovesse portare buoni frutti, il prossimo consiglio di viale Mazzini verrebbe eletto a settembre secondo le nuove regole stabilite dalla riforma. La figura del nuovo amministratore delegato, che sostituisce quella del direttore generale, sarà scelta dal governo e nominata dal cda. L’idea di Matteo Renzi è che debba essere una donna. Tra i nomi in pole ci sono Marinella Soldi, amministratrice delegata di Discovery Italia e general manager di Discovery Networks Europe Sud Europa, e il presidente dell’Enel Maria Patrizia Grieco.

 

MAURIZIO GASPARRIMAURIZIO GASPARRI

Non è detto che tutto fili liscio. «Il Pd deve affrontare parecchi problemi al proprio interno», sostiene Maurizio Gasparri. Tra i democratici, in effetti, c’è chi non ha digerito la “svolta”. Uno è Michele Anzaldi, che boccia le modifiche concordate con Forza Italia e denuncia il nuovo testo uscito dalla commissione.

 

«Sinceramente non mi piace — sostiene il segretario dem in Vigilanza — E lo sa perché? Volevamo ridurre il potere della politica sulla Rai, invece così si favorisce la lottizzazione. Mi sembra tafazzismo. A questo punto, per paradosso, è quasi meglio la legge Gasparri. Vediamo cosa dirà Renzi quando si renderà conto di cosa è diventata questa riforma».

 

LORENZA BONACCORSI LORENZA BONACCORSI

È proprio a Montecitorio che cova il malcontento verso le novità. E se la responsabile Cultura in segreteria dem Lorenza Bonaccorsi si mantiene cauta — «ho letto i contenuti sui giornali, voglio capire bene e per adesso preferisco non commentare » — Anzaldi non ha dubbi: «Lo sa che la riforma prevede una commissione per il controllo e la sicurezza che ha voce — fra l’altro — sull’attuazione da parte dell’azienda delle linee e degli indirizzi programmatici? Un Minculpop affidato al presidente e a due consiglieri che, di fatto, può bloccare l’azione dell’amministratore». Proprio per diluire le critiche e compattare il gruppo parlamentare, Giacomelli e il capogruppo in Vigilanza Vinicio Peluffo hanno messo in agenda per giovedì il summit con i deputati. Sperando che basti.

 

MARINELLA SOLDI MARINELLA SOLDI

Mentre il Pd è alle prese con la partita interna, Forza Italia attende alla finestra. Per gli azzurri il potere del consiglio d’amministrazione andrebbe rafforzato, a scapito dell’amministratore delegato. «L’ad — spiega Gasparri — dovrebbe sottostare al parere vincolante del cda per le nomine dei direttori. Per adesso funziona così solo di fronte al pronunciamento dei 2/3 del consiglio». Non che il governo sia intenzionato a ulteriori concessioni su questo fronte, in realtà: «E infatti al momento il nostro voto è contrario — sostiene l’ex ministro delle Comunicazioni — Poi però si vedrà in Aula».

 

A ben guardare, esiste solo un’alternativa: «Se la riforma dovesse arenarsi — ammette Gasparri — il nuovo cda verrebbe eletto con la mia legge. Sto in una botte di ferro, insomma...». A dire il vero, per superare l’impasse l’esecutivo potrebbe percorrere anche un’altra strada, quella del decreto. Un’idea però già bocciata pubblicamente dal premier.

 

 

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