IL CARDINALE ROUCO VARELA, GRAN CAPO DELLA CHIESA DI SPAGNA PER VENT’ANNI, NON ACCETTA IL PENSIONAMENTO IMPOSTO DA BERGOGLIO E VUOLE RESTARE AVVINGHIATO AI SUOI PRIVILEGI - PRETENDE ANCORA AUTO, AUTISTA, SEGRETARIA E ALLOGGIO SUPERLUSSO

Alessandro Oppes per “la Repubblica

 

carlos osoro carlos osoro

Per capire chi comanda, lì dentro, basta guardare la facciata dell’edificio della Calle San Justo, in pieno barrio de los Austrias, il centro storico madrileno. Mentre al primo piano, quasi al livello della strada, ci sono spesse inferriate che gli danno un aspetto lugubre, il secondo, il piano nobile del palazzo arcivescovile, è spazioso e illuminato, con grandi finestre e balconi.

 

Ed è appunto qui che, con un colpo di mano a sorpresa, ha deciso di continuare a vivere il cardinale Antonio María Rouco Varela, ormai prossimo alla pensione per decisione di Papa Francesco, che l’ha estromesso dalla guida della diocesi all’età di 78 anni visto che lui, quando avrebbe dovuto (nel 2011) non presentò le dimissioni, come si richiede a ogni vescovo 75enne.

carlos osoro carlos osoro

 

Il successore Carlos Osoro, già alla guida della diocesi di Valencia, un prelato fatto d’altra pasta — molti lo definiscono il “Francesco spagnolo” — ha deciso di non cadere nelle provocazioni: ha declinato l’invito a occupare l’appartamento al primo piano e si sistemerà, per il momento, nel convento delle Hermanitas de los Ancianos Desamparados, una scelta molto più affine allo spirito dell’attuale papato.

 

antonio rouco varelaantonio rouco varela

Tanto a Madrid come in Vaticano, la decisione di Rouco viene considerata come un gesto prepotente. Ma che non sorprende più di tanto. Perché per un ventennio, l’arcivescovo uscente (ora “amministratore apostolico”, fino a quando, il 25 ottobre, Osoro non ne prenderà ufficialmente il posto) è stato il vero padre-padrone non solo della Curia locale ma dell’intera Chiesa spagnola, di cui ha guidato per due mandati la Conferenza episcopale. Un autentico “vicepapa”, con la benedizione prima di Giovanni Paolo II — che lo nominò arcivescovo e cardinale — e poi del suo amico fraterno Joseph Ratzinger.

 

Forse è anche perciò che, forte di un legame strettissimo con due pontefici, Rouco non riesce a spiegarsi ancora quello che considera un “affronto”: pensava di poter scegliere lui il momento del ritiro, e comunque di poter esercitare pressioni sulla scelta del successore. Una gestione della Chiesa in «stile principesco », come l’ha definita qualcuno, e che si dice abbia irritato profondamente Jorge Mario Bergoglio.

 

Tra l’altro, non è un mistero che, in occasione dell’ultimo conclave, il suo candidato preferito fosse Angelo Scola: tutto avrebbe voluto piuttosto che l’ascesa al soglio pontificio dell’arcivescovo di Buenos Aires.

antonio rouco varela con ratzingerantonio rouco varela con ratzinger

 

Il problema è che — lo sanno bene nella Curia vaticana e ne è cosciente anche monsignor Osoro — l’uscita di scena di Rouco non significa automaticamente poter voltare pagina. È tale la rete di potere che è stato capace di tessere in questi anni, che sarà difficile spazzarla di colpo.

 

Anche così si spiega la sfida dell’arroccamento a palazzo, e con la pretesa di continuare a disporre di auto, autista, segretaria e dell’assistenza di due suore: senza più titolo, ma ancora con la capacità di muovere i fili della Curia e di manovrare i più fedeli tra i prelati spagnoli. In gioco, c’è un modello oscurantista di Chiesa che ha prosperato in passato anche con il beneplacito della Santa Sede. Le manifestazioni di piazza, con i vescovi in prima fila, per contestare la legge sui matrimoni gay.

antonio rouco varela antonio rouco varela

 

Il braccio di ferro a tutto campo con il governo Zapatero, criticato per la riforma del divorzio-express, l’abolizione dell’ora di religione obbligatoria, la riforma della legge sull’aborto. «Un personaggio con molte ombre e poche luci», lo definisce in una biografia non autorizzata il giornalista José Manuel Vidal. Bisognerà vedere se il successore, Osoro, avrà la forza di ricostruire l’immagine deteriorata della Chiesa madrilena. Nel frattempo, Rouco ricorda con una lettera perentoria a tutti i parroci che, fino al giorno del passaggio di consegne, durante le messe devono continuare a menzionare il «nostro vescovo Antonio María».

 

RATZINGER E WOJTYLA RATZINGER E WOJTYLA

 

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