TENAGLIA GIUDIZIARIA PER RENZI - DALLA CONSULTA SUGLI STIPENDI PUBBLICI AI CASI CASTIGLIONE E AZZOLLINI, PASSANDO PER ROMA, LE TOGHE PRENDONO LE MISURE AL BULLETTO TOSCANO CHE VAGHEGGIAVA DI TAGLIARE I LORO 45 GIORNI DI FERIE E ORA PROVANO A SISTEMARLO PER LE FESTE

Renzo Rosati per "il Foglio"

 

matteo renzi al g7matteo renzi al g7

Oggi la Corte costituzionale decide la legittimità del blocco degli stipendi pubblici: sono in palio 35 miliardi, due volte il costo del verdetto sulle pensioni, soldi che Matteo Renzi e Pier Carlo Padoan non saprebbero dove prendere. E anche se l’esecutivo riuscisse a ridurre l’impatto come appunto per i pensionati, si aprirebbe la breccia al ritorno sulla punta delle baionette giudiziarie-sindacali dell’automatismo della paga: bye bye alla meritocrazia promessa dalla riforma della Pubblica amministrazione.

 

ALESSANDRO 
CRISCUOLO
ALESSANDRO CRISCUOLO

 Certo, la Consulta può rigettare i ricorsi o accoglierli senza effetti retroattivi, come per la Robin tax, invocando l’articolo 81 della Costituzione che impone il rispetto dell’equilibrio dei conti pubblici. Ma il presidente Alessandro Criscuolo dice che evitare il dissesto “è compito di altri organi dello stato”. Dunque tutto è possibile. Come se servissero ulteriori dimostrazioni di una magistratura che, ai suoi massimi livelli, stringe l’esecutivo per, diciamo, le parti basse.

 

Con i giudici civili, penali e amministrativi, i fronti aperti sono molti; se ne possono individuare otto principali, dalla Consulta a Mafia Capitale, dagli effetti della scelta renziana di investire Raffaele Cantone quale zar della legalità, e da lì il proliferare del cantonismo in tutte le amministrazioni, alla stretta annunciata sulle intercettazioni; fino ai tentativi di Renzi di rottamare i privilegi della casta giudiziaria: il taglio ai 45 giorni di ferie, l’introduzione della responsabilità civile delle toghe, il divieto di incarichi extragiudiziari (arbitrati e simili), la pensione a 71 anni come per tutta l’élite dei civil servant.

 

raffaele cantoneraffaele cantone

 Norme, riforme e svolte, però, non sostenute finora con la tempra e le modalità anche esteriori che ci si aspetta, se sei il primo premier-segretario di sinistra che si dice garantista e affronti una questione epocale quale la giustizia in Italia. Neppure dal Renzi 1 che ora il Renzi 2 rimpiange.

 

Si potevano forse liquidare via tuìt le extra-ferie. Ma la responsabilità civile – inattuata dal referendum del 1987, auto-applicata all’acqua di rose dal Consiglio superiore della magistratura – meritava un intervento forte in Parlamento, che riscrivesse decenni di errori e persecuzioni giudiziarie, magari non limitandosi alla memoria nobile di Enzo Tortora ma affondando nel vivo delle vicende De Magistris, Ingroia, Mastella (sì, anche Mastella).

 

DE MAGISTRISDE MAGISTRIS

Così come meriterebbe qualcosa di più, rispetto a una comunicazione in sala stampa, la riforma delle intercettazioni telefoniche, qualcosa che spiegasse seriamente (sempre da sinistra) perché la gogna telefonica-mediatica è stata per numero, costi ed etica una grande anomalia dell’Italia nel contesto del mondo civile.

 

 Certo, per questo ci vuole visione circolare per chi ha appunto voluto Cantone e poi si è ritrovato il cantonismo a pioggia tra assessori – compresi quelli del Campidoglio sui quali imperversa Mafia Capitale – e codici etici che adesso deve smontare, tipo alla Cassa depositi e prestiti dove il candidato governativo a amministratore delegato, Fabio Gallia, è rinviato a giudizio dalla procura di Trani per questioni di derivati.

 

giuseppe pignatonegiuseppe pignatone

Che si fa, si mettono toppe qua e là, o si dice dal banco del presidente del Consiglio “signori, ricollochiamo i poteri al loro giusto posto, con rispetto reciproco”? Se sulla questione giustizia il Renzi 2 non torna al Renzi 1, nella sostanza prima che nella forma, poi appunto la tenaglia si stringe a morsa come a Roma, dove il premier-segretario del Pd vuol liberarsi di Ignazio Marino parandosi dietro indimostrabili accuse di mafia, e non caso mai all’incapacità amministrativa.

 

Forse a Renzi sarebbe tornato utile ricordare il precedente di Flavio Delbono, sindaco di Bologna quando lui era sindaco di Firenze. Indagato per peculato, abuso, truffa con tanto di “disegno corruttivo”, tra appalti e tabulati telefonici, condotto al patteggiamento, commissariato: infine tutto archiviato un anno fa. Ma il carrozzone del circo mediatico giudiziario, fatti i danni, era già passato oltre.

 

zenga consegna a castiglione la maglia del cataniazenga consegna a castiglione la maglia del catania

Oggi staziona accanto al seggio del senatore di Ncd Antonio Azzollini, quel circo mediatico giudiziario, e lascia intendere che prima del voto per consentirne l’arresto non sia necessario nemmeno leggere le carte.

 

Esempi insomma non mancano per corroborare una linea garantista di alto profilo, parlandone alla gente meglio che con le slides. Ma se non lo fai, la tenaglia che morde a Roma stringe in maniera più soft ma più subdola in Parlamento, dove il presidente della Corte dei conti va in commissione a contestare la riforma della responsabilità dei dirigenti pubblici “che non tutela l’autonomia dei giudici contabili” (cioè la sua).

 

SCHIFANI E AZZOLLINI SCHIFANI E AZZOLLINI

Dove il procuratore nazionale antimafia ha “messo in guardia sull’efficienza e la continuità delle attività intercettative” causa il taglio dei guadagni finora riconosciuti alle compagnie telefoniche (ovvero, meno business meno intercettazioni). Dove sarebbe già pronta una leggina per mantenere in servizio i magistrati – tutti, non solo nelle procure di frontiera – fino ai 73 o 74 anni. E’ evidente: o ti fai rispettare, oppure ti prendono le misure.

 

Ultimi Dagoreport

spionaggio paragon spyware giorgia meloni fazzolari mantovano giorgetti orcel francesco gaetano caltagirone flavio cattaneo

DAGOREPORT - E TRE! DALLO SPIONAGGIO DI ATTIVISTI E DI GIORNALISTI, SIAMO PASSATI A TRE PROTAGONISTI DEL MONDO DEGLI AFFARI E DELLA FINANZA: CALTAGIRONE, ORCEL, CATTANEO - SE “STAMPA” E “REPUBBLICA” NON LI FANNO SMETTERE, VEDRETE CHE OGNI MATTINA SBUCHERÀ UN NUOVO E CLAMOROSO NOME AVVISATO DI AVERE UN BEL SPYWARE NEL TELEFONINO - COME NEL CASO DEGLI ACCESSI ABUSIVI ALLA PROCURA ANTIMAFIA (FINITI IN CHISSÀ QUALCHE SCANTINATO), I MANDANTI DELLO SPIONAGGIO NON POSSONO ESSERE TROPPO LONTANI DALL’AREA DEL SISTEMA DEL POTERE, IN QUANTO PARAGON FORNISCE I SUOI SERVIZI DI SPYWARE SOLO AD AUTORITÀ ISTITUZIONALI - A QUESTO PUNTO, IL CASO È CORNUTO: O SI SONO TUTTI SPIATI DA SOLI OPPURE IL GOVERNO MELONI DEVE CHIARIRE IN PARLAMENTO SE CI SONO APPARATI “FUORILEGGE”. PERCHÉ QUANDO IL POTERE ENTRA NEI CELLULARI DEI CITTADINI, NON C’È PIÙ DEMOCRAZIA…

matteo salvini roberto vannacci giorgia meloni massimiliano fedriga luca zaia

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA GLI OCCHI PUNTATI SULLA TOSCANA! NELLA REGIONE ROSSA SARÀ CONFERMATO EUGENIO GIANI, MA ALLA DUCETTA INTERESSA SOLO REGISTRARE IL RISULTATO DELLA LEGA VANNACCIZZATA – SE IL GENERALE, CHE HA RIEMPITO LE LISTE DI SUOI FEDELISSIMI E SI È SPESO IN PRIMA PERSONA, OTTENESSE UN RISULTATO IMPORTANTE, LA SUA PRESA SULLA LEGA SAREBBE DEFINITIVA CON RIPERCUSSIONI SULLA COALIZIONE DI GOVERNO – INOLTRE ZAIA-FEDRIGA-FONTANA SONO PRONTI A UNA “SCISSIONE CONTROLLATA” DEL CARROCCIO, CREANDO DUE PARTITI FEDERATI SUL MODELLO DELLA CDU/CSU TEDESCA - PER LA MELONI SAREBBE UNA BELLA GATTA DA PELARE: SALVINI E VANNACCI POTREBBERO RUBARLE VOTI A DESTRA, E I GOVERNATORI IMPEDIRLE LA PRESA DI POTERE AL NORD...

matteo salvini luca zaia giorgia meloni orazio schillaci

FLASH! – L’”HUFFPOST” RIPORTA CHE SALVINI VUOL CONVINCERE LUCA ZAIA A PORTARE IL SUO 40% DI VOTI IN VENETO MA SENZA CHE IL SUO NOME BRILLI SUL SIMBOLO – PER ACCETTARE IL CANDIDATO LEGHISTA STEFANI, LA MELONA INSAZIABILE, PAUROSA CHE L’EX GOVERNATORE VENETO PORTI VIA TROPPI VOTI A FDI, L’HA POSTO COME CONDIZIONE A SALVINI – PER FAR INGOIARE IL ROSPONE, OCCORRE PERÒ CHE ZAIA OTTENGA UN INCARICO DI PESO NEL GOVERNO. IL MAGGIORE INDIZIATO A LASCIARGLI LA POLTRONA SAREBBE ORAZIO SCHILLACI, MINISTRO TECNICO IN QUOTA FDI, ENTRATO IN COLLISIONE CON I TANTI NO-VAX DELLA FIAMMA - AVVISATE QUEI GENI DI PALAZZO CHIGI CHE ZAIA SUI VACCINI LA PENSA ESATTAMENTE COME SCHILLACI…

monique veaute

NO-CAFONAL! – ARCO DI TRIONFO PER MONIQUE VEAUTE, QUELLA VISPA RAGAZZA FRANCESE CHE NEL 1984 GIUNSE A ROMA PER LAVORARE ALL’ACCADEMIA DI FRANCIA DI VILLA MEDICI - DA ABILISSIMA CATALIZZATRICE DI GENIALI E VISIONARIE REALTÀ ARTISTICHE INTERNAZIONALI, DETTE VITA A UN FESTIVAL CHE SCOSSE LO STATO DI INERZIA E DI AFASIA CULTURALE IN CUI ERA PIOMBATA ROMA DOPO L’ERA DI RENATO NICOLINI – L'ONORIFICENZA DI ''COMMANDEUR DE L'ORDRE DES ARTS ET DES LETTRES'' NON POTEVA NON ESSERE CONSEGNATA DALL’AMBASCIATORE FRANCESE SE NON A VILLA MEDICI, DOVE 40 ANNI FA TUTTO È NATO….

de luca manfredi schlein tafazzi conte landini silvia salis

DAGOREPORT - LA MINORANZA DEL PD SCALDA I MOTORI PER LA RESA DEI CONTI FINALE CON ELLY SCHLEIN. L’ASSALTO ALLA GRUPPETTARA (“NON HA CARISMA, CON LEI SI PERDE DI SICURO”), CHE HA TRASFORMATO IL PD DA PARTITO RIFORMISTA IN UN INCROCIO TRA UN CENTRO SOCIALE E UN MEETUP GRILLINO – NONOSTANTE LA SONORA SCONFITTA SUBITA NELLE MARCHE E IL FLOP CLAMOROSO IN CALABRIA, LA SEGRETARIA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA RESISTE: TRINCERATA AL NAZARENO CON I SUOI FEDELISSIMI QUATTRO GATTI, NEL CASO CHE VADA IN PORTO LA RIFORMA ELETTORALE DELLA DUCETTA, AVREBBE SIGLATO UN ACCORDO CON LA CGIL DI “MASANIELLO” LANDINI, PER MOBILITARE I PENSIONATI DEL SINDACATO PER LE PRIMARIE – IL SILENZIO DEI ELLY ALLE SPARATE DI FRANCESCA ALBANESE - I NOMI DEL DOPO-SCHLEIN SONO SEMPRE I SOLITI, GAETANO MANFREDI E SILVIA SALIS. ENTRAMBI INADEGUATI A NEUTRALIZZARE L’ABILITÀ COMUNICATIVA DI GIORGIA MELONI – ALLARME ROSSO IN CAMPANIA: SE DE LUCA NON OTTIENE I NOMI DEI SUOI FEDELISSIMI IN LISTA, FICO RISCHIA DI ANDARE A SBATTERE…