1. RETROSCENA? NO, RETRO-SCEMI! GRILLO INFURIATO PER L’ARTICOLO DEL “CORRIERE DELLA SERA” DOVE SI DÀ RENZI PREMIER CON L’APPOGGIO DI GRILLINI “CONVINTI” DA BERSANI ED ERRANI: “È IL MERCATO DELLE VACCHE. QUESTI HANNO LA FACCIA COME IL CULO. ARRIVANO OFFERTE DI PRESIDENZE, DI MINISTERI, RILANCIATE DAI GIORNALI DEL PD. LA SOLITA POLITICA PUTTANESCA. NOI NON SIAMO IN VENDITA. I GIOCHINI SONO FINITI” 2. BANG! “QUANDO SI APRIRÀ LA VORAGINE DEL MONTEPASCHI, DEL PD NON RIMARRÀ NEPPURE IL RICORDO. I VERTICI DEL PARTITO SI STANNO COMPORTANDO COME VOLGARI ADESCATORI” 4. “IL M5S NON SI ALLEERÀ CON NESSUNO. È NEL CODICE DI COMPORTAMENTO FIRMATO DA TUTTI” 5. ANCHE MATTEO RENZI SMENTISCE: “HO PERSO LE PRIMARIE E ORA RESTO A FARE IL SINDACO”

1 - IL MERCATO DELLE VACCHE DEL PD
Beppe Grillo per il suo blog, www.Beppegrillo.it

In questi giorni è in atto il mercato delle vacche. Al M5S arrivano continue offerte di presidenze della Camera, di commissioni, persino di ministri. Il Pdmenoelle ha già identificato a tavolino le persone del M5S per le varie cariche dando loro la giusta evidenza mediatica sui suoi giornali e sulle sue televisioni. E' il solito modo puttanesco di fare politica. Per attuarlo però ci devono essere persone disposte a vendersi. E il M5S, i suoi eletti, i suoi attivisti, i suoi elettori non sono in vendita. Bersani é fuori dalla storia e non se ne rende conto.

I giochini sono finiti e quando si aprirà la voragine del Monte dei Paschi di Siena forse del pdmenoelle non rimarrà neppure il ricordo. Renzi che come uniche credenziali ha quelle di aver fatto il politico di professione senza nessun risultato apprezzabile ora si candida a premier, ma non aveva perso le primarie? Questi hanno la faccia come il culo. Per la sua elezione "Bersani e Errani sono convinti di avere il sostegno decisivo di molti senatori 5 Stelle. Il lavoro di scouting sarebbe andato in porto." In altre parole i vertici del pdmenoelle si stanno comportando come dei volgari adescatori.

Questa è politica? Fare compravendita? Affermare una cosa il giorno prima e contraddirsi il giorno dopo per convenienza post elettorale? Il M5S è composto da persone responsabili che vogliono un cambiamento radicale della morale pubblica, fermarlo è impossibile, in particolare con i soliti giochini da palazzo. Il M5S voterà in aula ogni legge che risponda al suo programma, non farà alleanze.

Questo impegno: "I gruppi parlamentari del MoVimento 5 Stelle non dovranno associarsi con altri partiti o coalizioni o gruppi se non per votazioni su punti condivisi" è presente nel Codice di comportamento degli eletti portavoce del MoVimento 5 Stelle in Parlamento. E' stato firmato da tutti i candidati e reso pubblico agli elettori prima delle elezioni, Queste regole erano note a tutti, al politburo del pdmenoelle compreso. Se il pdmenoelle vuole trasformare Camera e Senato in un Vietnam il M5S non starà certo a guardare.


2 - RENZI SMENTISCE LE VOCI DI LUI PREMIER: "RESTO A FARE IL SINDACO"
Dal profilo Facebook di Matteo Renzi

"Ho evitato di fare dichiarazioni dopo il voto perchè non volevo finire nel festival di chi la spara più grossa e nei pastoni degli addetti ai lavori. Adesso leggo incredibili interpretezioni, ricostruzioni, commenti. Mettiamola così, allora: quello che volevamo per l'Italia lo abbiamo proposto alle primarie.

Dagli Stati Uniti d'Europa fino all'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, noi ci abbiamo messo la faccia, presentando un progetto serio. Ho perso le primarie. Adesso faccio il Sindaco perchè la serietà non è un optional. Capisco i rimpianti, ma preferisco vivere di progetti. E ora scrivo una enews per essere ancora più chiaro, vai..."

3 - ELEZIONI: PD, NESSUNA TRATTATIVA O CALCOLI SOTTOBANCO
(AGI) - Il Partito democratico ha smentito che vi siano trattative nascoste con parlamentari grillini per trovare anche in Senato una maggioranza pronta a sostenere un governo Bersani. "Nessuna trattativa ne' calcoli sottobanco come scrive il Corriere", si spiega su un tweet dell'account ufficiale del Pd. "Il Pd gioca a viso aperto. Lo spiega bene Bersani" nell'intervista di oggi a Repubblica, si legge ancora.

4 - L'ARTICOLO "INCRIMINATO": : RENZI: SONO PRONTO A FARE IL PREMIER
Maria Teresa Meli per il "Corriere della Sera"

Il futuro Gianni Letta di Pier Luigi Bersani, ossia Vasco Errani, ha aiutato il segretario del Pd a fare i calcoli. Alla fine i due si sono guardati negli occhi e si sono detti. «È fatta».
Il segretario del Pd e il suo braccio destro sono convinti: al Senato, oltre ai parlamentari che fanno riferimento a Mario Monti, c'è un gruppo di grillini pronti a sostenere il governo presieduto dal leader del Partito democratico.

Li hanno contattati, ci hanno parlato a lungo, il lavoro di «scouting» è andato in porto e ora possono tirare un sospirone di sollievo. A questo punto, dicono inorgogliti i bersaniani, il governo guidato dal segretario del Pd è praticamente fatto. Ma in quello stesso partito c'è chi non ci crede, chi fiuta la trappola, chi, come Massimo D'Alema, ritiene che le trattative con il Movimento 5 stelle possano condannare a morte il centrosinistra.

Dalla sua Firenze Matteo Renzi guarda ai movimenti del suo partito con un mix di disincanto e preoccupazione. Il sindaco rottamatore vorrebbe un Pd con maggiore «verve» però si è ripromesso di non ostacolare il manovratore Bersani e si attiene a quel che ha detto in tempi non sospetti. Il che, ovviamente, non gli preclude il campo della politica. Ci è nato e cresciuto in quel territorio, del resto.

Ai collaboratori, agli amici, a qualche «suo» parlamentare ha spiegato che cosa intende fare: «Vedo che alcuni giornalisti scrivono che io potrei fare il premier, che potrei fare il segretario. Tutte illazioni. E cavolate. La realtà dei fatti è questa: io non mi farò mai cooptare dal partito. Manco morto! Nessuno dei vertici potrà mai dire: "Il nostro prossimo candidato premier sarà Renzi". Perché a quel punto io dico: no, grazie. Altra cosa è se il Partito democratico va alle consultazioni da Giorgio Napolitano con una rosa dei nomi. Cioè, senza dire che la richiesta è quella di Bersani secca.

Se per riuscire a superare lo stallo che si è creato e che, certamente, non fa bene al Paese, il Pd si presentasse con più nomi di possibili candidati alla presidenza del Consiglio e se fra quei nomi ci fosse anche il mio, allora io ci penserei seriamente». A fare che? Non il candidato premier di una coalizione di centrosinistra alle prossime elezioni, ma il possibile presidente del Consiglio di una grande coalizione, che comprenda Grillo e anche Berlusconi, e che riesca finalmente ad avviare «le tante riforme da fare». «In quel caso potrei accettare di prendere in mano la situazione. So bene che ci potrei rimettere le penne, che mi converrebbe lasciar perdere, ma è una sfida che mi avvince».

E Renzi non ritiene di tradire la fiducia di Bersani quando spiega queste cose ai fedelissimi: «Io sono stato leale fino all'ultimo». La correttezza non gli vieta di spiegare qual è la sua versione dei fatti, nè di illustrare la sua analisi su quello che è successo. Tradotto dal politichese all'italiano: Renzi è pronto a dire perché il centrosinistra che si riteneva vincitore abbia mancato l'occasione della vita: «Quando dicevo che avremmo dovuto dimezzare i parlamentari e azzerare il finanziamento pubblico, tutti mi trattavano come un demagogo da strapazzo, anche nel partito, senza capire che quello era il modo per sgonfiare Grillo».

I vertici del Pd non hanno seguito i suggerimenti del sindaco di Firenze, sconfitto dalle primarie, e hanno preferito andare dietro al vincitore di quella tenzone: «Hanno optato per il partito identitario. E il partito identitario più di quei voti non riesce a prendere». Già, di quei voti che sono tre milioni e mezzo in meno di quelli che prese Walter Veltroni. L'ex segretario lo ricorda: «Forse ora capiranno come fosse importante quel 34 per cento».

Se Veltroni sente ancora su di sé le ferite inflittegli da un partito non esattamente solidale, Renzi, memore di quell'esperienza, si tiene alla larga dai giochi e i giochetti del Pd: «Arrivano per le riunioni del partito con le loro belle auto blu e litigano. Io preferisco rimanere a Firenze e andare in giro in bicicletta. Non voglio essere coinvolto in queste storie».

Rifugge dagli alterchi e dalle polemiche, il sindaco di Firenze, ma quando parla con il suo gruppo di futuri parlamentari (una cinquantina, circa) spiega. «La verità è che noi abbiamo perso queste elezioni il giorno in cui abbiamo respinto la gente dai seggi delle primarie, quando abbiamo deciso che dovessero votare solo i militanti. Con che faccia, poi, potevamo chiedere a tutta questa gente che abbiamo cacciato di andare a votare alle politiche per noi?».

 

 

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