GRILLOLOGY - UN SAGGIO DEL MULINO SUL COMICO-POLITICO, E COSA NE SARÀ UNA VOLTA ENTRATO IN PARLAMENTO: “È UN MODELLO FONDATO SUL RICORSO AI REFERENDUM, CHE DIFFICILMENTE PUÒ FUNZIONARE SU SCALA NAZIONALE” - IL PUBBLICITARIO SANNA: “GRILLO NON HA BISOGNO DELLA TELEVISIONE. NON VEDO PERCHÉ DOVREBBE APPARIRE. PER ESSERE UGUALE AGLI ALTRI? HA LA FORTUNA DI ESSERE COSÌ DIVERSO CHE MI SEMBREREBBE UNO SBAGLIO CLAMOROSO”…

1 - CAPIRE IL GRILLISMO
Da "Il partito di Grillo, a cura di Piergiorgio Corbetta ed Elisabetta Gualmini", ed. "il Mulino"

Sappiamo o crediamo di sapere tutto su Beppe Grillo come personaggio del momento e re dei populisti che si avvia a essere uno dei trionfatori (forse l'unico) di una campagna elettorale nel complesso pessima. Ma in realtà sappiamo poco o nulla di come è nato il Movimento Cinque Stelle: l'origine di simpatizzanti e militanti, se abbia una natura più di "destra" o di "sinistra".

Soprattutto conosciamo ancora troppo poco riguardo alla prospettiva futura. La domanda cruciale è: come evolverà il movimento, che uso farà il capo dei voti trovati nelle urne la sera del 25 febbraio? Non saranno pochi, quei voti, forse saranno una massa clamorosa: cosa accadrà in Parlamento il giorno dopo?

Detto che in genere i partiti populisti hanno vita effimera perché si appannano quando la piena della protesta è passata e si spengono le luci del palcoscenico, resta da capire meglio lo specifico del "grillismo". E qui soccorre lo studio curato da Piergiorgio Corbetta ed Emanuela Gualmini per il Mulino.

I nomi dei due autori rimandano all'Istituto Cattaneo (la Gualmini ne è presidente) con la nota tradizione di autorevolezza. Le loro analisi individuano due nodi da sciogliere quanto prima per capire dove andrà il "partito di Grillo".

A partire dal rapporto fra dimensione locale e dimensione nazionale. Nato a livello comunale, il "grillismo" ha proposto un modello di democrazia partecipativa, fondata sul ricorso costante ai referendum, che difficilmente può funzionare su scala più ampia, quella tipica dello Stato-nazione.

E infatti gli autori fanno proprio l'esempio del referendum: funziona quando si tratta di decidere su di un inceneritore, ma è un'avventura quando si vorrebbe dire sì o no all'euro (idea di Grillo).

Secondo punto: la coppia leaderismo/democrazia. Dove si nota che presentarsi come l'"avvocato del popolo", cioè l'estremo difensore della democrazia contro il "tradimento" dei politici, porta in realtà a forme di autocrazia ("leaderismo", appunto) che sono la negazione stessa di una democrazia ben organizzata.

Che è proprio il pericolo incombente davanti a Grillo. Il passaggio dei Cinque Stelle da movimento a istituzione è dunque carico di incognite, tanto più serie quanto più grande sarà il loro successo elettorale.


2- IL SUO SPETTACOLO È NASCONDERSI DAL VIDEO - SANNA: NON HA BISOGNO DELLA TV PER PRENDERE ALTRI VOTI
Emanuela Fontana per "Il Giornale"

Scomparire per diventare più visibile. Creare suspence fino al rifiuto per uscire di scena con astuzia.

Gavino Sanna, cosa pensa della strategia antitelevisiva e contraddittoria di Grillo: mi faccio intervistare, anzi no?
«Credo che abbia fatto bene a non andare più in televisione».

Anche se l'aveva annunciato?
«Fa bene a rimanere puro e tra virgolette "vergine"».

Grillo vergine?
«Non è vergine, certo, è anni che pratica questo mestiere. Anche se era un comico, faceva la stessa cosa, in più, furbo, si faceva pagare».

E allora è sempre tattica?
«Magari è stata una furbata o l'ha fatto per creare aspettativa».

Questa contraddizione non può essere un boomerang, a sette giorni dalle elezioni?
«Il non andare in televisione non farà né caldo né freddo, in termini di voti, è già tutto fatto e deciso. Grillo può solo aumentare il consenso, dal mio punto di vista. Un pizzichino di esperienza ce l'ho anche io...».

Non apparire sul palcoscenico dominante può essere la scelta giusta?
«Da pubblicitario direi di sì. Nascondersi dalla tv è una bella mossa. Grillo non ha bisogno della televisione. Non vedo perché dovrebbe apparire. Per essere uguale agli altri? Ha la fortuna di essere così diverso che mi sembrerebbe uno sbaglio clamoroso».

Se non è strategia, perché ha cambiato idea?
«Si sarà ravveduto perché avrà visto il successo della piazza. Anche in Sardegna, quanta gente a Sassari e Cagliari, nei posti delle miniere, sotto la pioggia, è andata ad ascoltarlo. Basta aprire un giornale e vedere le orde fameliche che vanno a sentirlo. È un fatto nuovo nella nostra politica. Tutti cercano di vendere un esclusiva alla tv, ma alla fine non rimane niente che possa paragonarsi a quello che sta facendo Grillo. L'Oscar di questa stagione è suo».

Che cosa sta facendo Grillo?
«Incarna i pensieri di chi non ha mai avuto la possibilità di esprimerli. Penso al successo di Cossiga o di Sgarbi dei primi tempi. Rappresentavano il cavaliere senza macchia e senza paura, l'angelo vendicatore, e dicevano le cose che noi non avremmo mai avuto l'occasione di dire. La soddisfazione della gente è: finalmente c'è chi mi vendica, tra virgolette. Così le persone sono contente».

Ma la tentazione è pensare che Grillo non ami contraddizioni e domande.
«Sarebbe stata una chiacchierata con un giornalista di Sky, non è questione di paura. Alla fine della trasmissione, sarebbe stato tutto come prima. Forse andare in televisione poteva servire per le primarie, perché erano una novità per tutti. Ma era una partita a carte in famiglia».

Lei si sarebbe comportato come Grillo?
«Io non sarei andato in televisione. Chi dovrebbe accontentare? Il suo spettacolo lo porta nelle piazze. Che gusto c'è a diventare uno come gli altri? Se fossi un diverso perdente magari ti può essere utile, ma se sei un diverso vincente non c'è ragione per omologarti, per mascherarti».

Quindi la forza della televisione non serve a Grillo?
«La sua forza è che ha trovato il modo di dire a tutti quello che tutti pensano. È chiaro che bisogna farlo in maniera intelligente, con un talento particolare. Ma stiamo parlando di un uomo sulle cui idee si può discutere, ma che, in quanto a talento di comunicatore, ne ha da vendere».

 

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