nicola zingaretti lorenzo guerini

GUERINI SENZA PACE – IL CONTROPIEDE DI BETTINI E ZINGARETTI HA SPIAZZATO IL MINISTRO DELLA DIFESA CHE SPERAVA DI LOGORARE IL SEGRETARIO CON CALMA, IN TRIO CON MARCUCCI E LOTTI CON CUI GUIDA IL CORRENTONE “BASE RIFORMISTA” - E SE FOSSE PROPRIO GUERINI IL CANDIDATO DEGLI EX RENZIANI ALLA SEGRETERIA? SEMBRA UNA BOUTADE, MA FRANCESCHINI È MOLTO NERVOSO... - IL RUOLO DI OUTSIDER DI BONACCINI

Francesco Specchia per “Libero quotidiano”

 

Lorenzo Guerini

«Guerini non giochi solo con i soldatini», è la battutella che circola, in queste ore, nelle trincee coperte dal rombo di mortaio della dipartita del segretario Zingaretti. Il riferimento è il solito: per essere un ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, il piccolo guerrafondaio lombardo, l' oppositore interno, ha vinto la battaglia nel Pd ma ha sbagliato la strategia. Zinga s' è dimesso troppo presto.

 

Lorenzo Guerini, nato il 21 novembre 1966, è ministro della Difesa del governo Draghi Guerini, lodigiano, classe '66, volto da assicuratore dell' hinterland (lo era davvero) incorniciato da pizzetto sale e pepe, eloquio tiepido imbevuto da un doroteismo d' antàn, è un ministro della guerra anomalo.

 

Sgancia bombe silenziose, ricorda più Forlani che Churchill. Non per nulla il suo soprannome da partigiano Dem è "l' Arnaldo". Con Base Riformista, il suo correntone di una cinquantina di ex renziani, Guerini era quello che minacciava di uscire dalla segreteria e dalla gestione collegiale del Nazareno in assenza di un' anticipazione del congresso rispetto al 2023.

 

Bettini e Zingaretti

Lui, Marcucci e Lotti, i tre ex moschettieri di Renzi, ufficialmente volevano il congresso per due motivi: «C' è una linea che vira a troppo sinistra e nega il dna fondativo del Pd» e «il governo Draghi non lo possiamo subire, c' è il rischio che la sua agenda, che dovremmo rivendicare pienamente, ci venga scippata da altri partiti».

 

Dopo, magari, conquistando consensi interni, secondo un cronoprogramma Dc dei "comportamenti conseguenziali", si sarebbe lavorato ad un' ipotesi suggestiva: far rientrare Renzi e Boschi nel Pd. Dopo. Molto dopo. Forse. Il problema è che ora Zinga, stufo di prender sberle, ha spiazzato tutti.

 

MATTEO RENZI LORENZO GUERINI

Sicché ecco che Guerini si unisce al coro delle prefiche, di coloro che nel partito gridano al ritiro delle dimissioni del capo. O al massimo, se proprio non tornasse Zinga, meglio avere uno come Orlando alla segreteria piuttosto che la Pinotti, così da poter continuare ad attaccare la linea dell' alleanza col M5s e a tenere vivo il dissenso.

 

Che, poi, anche lì: viva la coerenza. Con un formidabile colpo d' anca, prima Lorenzo afferma che «mi sembra singolare che si possa anche solo immaginare di avviare un confronto con il M5S», e poi ci fa tre governi insieme. Ma Guerini viene dalla zolla

della politica del territorio, mastica Realpolitik.

 

EX DEMOCRISTIANO

Giuseppe Conte Lorenzo Guerini Dario Franceschini

Nasce Dc, ragioniere, giovanissimo consigliere comunale nel 1990 prima ancora di laurearsi in Scienze Politiche, poi diventa assessore, presidente della Provincia e sindaco nella sua Lodi; l' uomo continua a considerarsi un «politico di provincia», uno ancora contento di «non aver perso Casalpusterlengo alle amministrative». Quand' era all' Anci ha sostenuto Delrio a Reggio Emilia; è riuscito a non litigare con Nico Stumpo in Calabria; ha risolto le grane del Jobs Act e del Campidoglio con Ignazio Marino.

 

lorenzo guerini giuseppe fioroni foto di bacco

Guerini, con quella sua morbida propensione a raddrizzare le gambe dei cani e dei tavoli delle giunte, è il mediatore insospettabile, quello in grado di modificare le geopolitiche di governi e amministrazioni, sempre affidandosi agli insegnamenti del suo Maestro Beppe Fioroni e pregando San Bassiano patrono di Lodi di cui è devoto.

 

lorenzo guerini

Per dire, quando la Banca Popolare di Lodi precipitò, nell' estate dei "furbetti" nell' abisso del rocambolesco Fiorani, Guerini - che pure del banchiere era un estimatore - con un provvido colpo di lombi, cambiò bandiera contribuendo ad evitare il tracollo economico della città.

 

Di Guerini, in genere, lì dentro, si fidano tutti. Vuoi perché la fama da sminatore lo ha portato ad essere un aggettivo («è una soluzione gueriniana», disse Andrea Orlando al Foglio, indicandone la politica del compromesso), vuoi perché è l' unico renziano senza accento toscano. Guerini è l' uomo degli abbracci.

ANDREA ORLANDO NICOLA ZINGARETTI

 

È l' ultimo ad aver abbracciato Marino prima delle dimissioni a Roma, l' ultimo ad aver abbracciato Bersani prima della scissione, l' ultimo ad aver abbracciato Renzi prima dello scisma. Ora, col distanziamento sociale in pandemia hanno tutti tirato un sospiro di sollievo.

 

lorenzo guerini alfonso bonafede

Atlantista, fuori rosso e dentro bianco tendenza Ppe, uomo dalla presenza e dalle interviste rarefatte, renziano fedele ma capace di cazziare Renzi quando si fece il suo partitino del 2-3%, Guerini da dietro le quinte ha assunto sempre più spessore e ampliato la propria rete di conoscenze.

 

Al punto che adesso, mentre nel Pd si scommette su un terzetto di reggenza post-zingarettiana (Pinotti, Orlando, perfino Finocchiaro), ai più attenti torna alla mente la frase che Alessandro Alfieri, coordinatore nazionale di Base Riformista depositò al taccuino del collega David Allegranti: «Lorenzo adesso ha un profilo istituzionale e il profilo politico si è rafforzato. Questo gli è riconosciuto anche dentro la comunità Pd persino da chi ha con lui una posizione dialettica. Lui segretario? Prima avrebbe detto no. Ora in uno scenario ideale, e non a breve, risponderebbe diversamente».

Dario Franceschini Lorenzo Guerini

 

Guerini segretario. Sembra una boutade. Eppure, neanche poi tanto, specie se si osserva il nervosismo di Franceschini in queste ore, e il Risiko che si muove nelle segrete stanze del Nazareno. La sensazione è che il Pd sia arrivato a tutto questo perché il Guerini abbia smesso davvero di giocare con i soldatini per imbracciare il kalashnikov e puntare all' obbiettivo più alto. Ora il partito, domani chissà.

orlando zingarettilorenzo guerini teresa bellanovafranceschini giachetti lotti guerini boschiDANIELA SANTANCHE E LORENZO GUERINILORENZO GUERINI

Ultimi Dagoreport

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO