luigi di maio giuseppe conte

IL LIMITE DEL DOPPIO MANDATO (REGOLA DIFESA STRENUAMENTE DA GRILLO) RIGUARDA 68 GRILLINI CHE SONO A FINE CORSA (TRA CUI DI MAIO) - CHI STA CON CONTE E’ CONVINTO CHE PEPPINIELLO APPULO OTTERRÀ "UN CERTO NUMERO DI DEROGHE” (E CONFIDA DI AVERE UN NUOVO GIRO IN PARLAMENTO) - CHI PENSA DI NON AVERE UNA NUOVA RICANDIDATURA, SI SCHIERA CON DI MAIO E MINACCIA DI ANDARSENE - I CASI FICO, TAVERNA E TONINELLI...

Francesco Malfetano per “il Messaggero”

 

di maio conte

Non è solo Giuseppe Conte contro Luigi Di Maio. Né tanto meno, come suggeriva ieri Roberto Fico, Di Maio contro il Movimento 5 stelle. Dietro l'implosione grillina c'è soprattutto la via del tramonto parlamentare intrapresa da molti degli eletti della prima ora.

 

La guerra fratricida che sta sconquassando la base pentastellata si consuma infatti attorno al vincolo del doppio mandato. L'ultima regola aurea dei cinquestelle, così faticosamente difesa fino a questo momento da Beppe Grillo, sarà messa ai voti a fine mese. E il risultato, spiega un parlamentare grillino addentro alle recriminazioni, «sarà che Conte confermerà il limite» ma otterrà carta bianca «per un certo numero di deroghe».

CONSIGLIO NAZIONALE DEL M5S

 

Vale a dire che l'avvocato potrà salvare chi si dimostrerà fedele e scaricare chi invece ha scelto la parte opposta della barricata. Tant' è che nei giorni scorsi proprio il ministro degli Esteri, divenuto volto simbolo dei futuri epurati, ha provato a incastrarlo: «Invito gli iscritti a votare secondo i principi fondamentali». Semplificando al massimo, al netto dei rispettivi fedelissimi, chi è in lizza per la scialuppa di salvataggio blandisce Conte, mentre chi si reputa senza speranza si schiera con Di Maio e quindi minaccia di andarsene.

 

Sui 227 eletti oggi rimasti alle Camere (155 deputati e 72 senatori) ben 68 sono a fine corsa. Tra questi però solo i cosiddetti big nutrono qualche speranza di ottenere un salvacondotto. Una deroga appunto, che magari non li riporterà in Parlamento ma può garantirgli - urne permettendo - un posto al sole da capolista a Bruxelles, alle Regionali o come extrema ratio un qualche ruolo di primo piano all'interno del partito (sono un centinaio le cariche previste da statuto).

LUIGI DI MAIO - BEPPE GRILLO - GIUSEPPE CONTE

 

Anche perché i posti in Aula saranno molti meno: in primis per il taglio dei parlamentari deciso da questa legislatura e in secondo luogo per i risultati deludenti a cui sembra andare incontro il Movimento di Conte.

 

GLI INDIZIATI Gli indiziati principali sono Fico, il ministro Roberto D'Incà (considerato vicino al presidente della Camera), Vito Crimi, Carlo Sibilia, Fabiana Dadone o Giuseppe Brescia, Laura Bottici. La posizione più chiacchierata oggi come oggi è però quella di Paola Taverna. Ha fatto discutere lo strano silenzio della pasionaria cinquestelle, vice-segretario di Conte, che anche nel bollente Consiglio nazionale di domenica è stata piuttosto conciliante.

 

Pure se in un'intervista ha provato a ricalibrare, in molti vedono nel suo attendismo un messaggio all'avvocato. Come lei anche l'ex guardasigilli Alfonso Bonafede o il capogruppo alla Camera Davide Crippa. Quest' ultimo in realtà, nel Consiglio ha impostato la sua riflessione su un altro assunto: assieme a chi è ormai consapevole che non verrà rieletto, ci sono pure i morosi.

conte di maio

 

E cioè quel centinaio di parlamentari che, almeno dalla fine del 2021, ha smesso di restituire al partito 2.500 euro al mese. Stando all'ultimo rendiconto del cassiere Claudio Cominardi mancano all'appello almeno 2 milioni di euro. Una voragine che diventerebbe incolmabile se i parlamentari morosi se ne andassero dal partito.

 

Sfogliando la margherita dei probabili non derogati ci sono diversi indipendenti che potrebbero fare la parte del leone in un'eventuale scissione. Tra questi Riccardo Fraccaro, Giovanni Endrizzi, Daniele Del Grosso, Diego De Lorenzis, Donatella Agostinelli, Alberto Airola. Ma la fetta più consistente è rappresentata dai tanti dimaiani.

 

La viceministra Laura Castelli, i sottosegretari Manlio Di Stefano e Dalila Nesci, Mattia Fantinati, Maria Edera Spadoni, Gianluca Vacca, Sergio Battelli, Francesco D'Uva, Sergio Puglia, Azzurra Cancelleri, Federica Daga. Ci sono poi due casi limite, quelli dei senatori Danilo Toninelli e Andrea Cioffi. Entrambi si sono detti indisponibili a ricandidarsi ma, soprattutto per quanto riguarda l'ex ministro, la deroga potrebbe essergli accordata a furor di popolo.

conte taverna

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