benjamin netanyahu gaza city

LA GUERRA DI NETANYAHU PREPARA UNA NUOVA ONDATA DI TERRORISMO – L'OCCUPAZIONE ISRAELIANA DI GAZA CITY AVRÀ RIPERCUSSIONI SU TUTTO IL MEDIO ORIENTE. L’AMBASCIATORE SEQUI: “ROVINE E TENDOPOLI ALIMENTANO UN BRODO DI COLTURA CHE NUTRE FONDAMENTALISMO E TERRORISMO. HAMAS NON SARÀ CANCELLATO DAI CARRI ARMATI: PUÒ RINASCERE DALLE ROVINE. ISRAELE RISCHIA DI VINCERE LA BATTAGLIA E PERDERE LA PARTITA” – “LA CRISI COLPISCE L'ARCHITETTURA REGIONALE. GLI ACCORDI DI ABRAMO SI BASAVANO SU UN COMPROMESSO: ISRAELE RINUNCIAVA ALL'ANNESSIONE DELLA CISGIORDANIA PER PRIVILEGIARE LA NORMALIZZAZIONE CON GLI ARABI. OGGI, CON IL SOSTEGNO DI TRUMP E DOPO AVER LOGORATO HEZBOLLAH, IRAN E HAMAS, ISRAELE SI SENTE MENO BISOGNOSA DI QUELL'ALLINEAMENTO…”

Estratto dell’articolo di Ettore Sequi per “La Stampa”

 

attacco israeliano a gaza city

«La guerra è una cosa troppo seria per lasciarla ai militari». Con questa massima il Primo Ministro francese Clemenceau ricordava che la guerra non è solo tattica, ma responsabilità politica, fini e legittimità.

 

A Gaza accade l'inverso: il governo israeliano ha deciso di forzare la mano, ignorando i dubbi del capo di Stato maggiore, secondo cui la guerra urbana difficilmente porterà alla resa di Hamas. Non è primato civile, ma la sua degenerazione: ricorso alla forza che apre costi differiti per Israele, sul terreno e nelle relazioni regionali e internazionali.

 

ettore francesco sequi foto di bacco

[...] l'ingresso di carri ed elicotteri a Gaza City, l'ennesimo spostamento di civili allo stremo e l'uso di fame, paura e sofferenza come strumenti di guerra, hanno segnato un salto di intensità: una operazione urbana dai rendimenti tattici forse rapidi ma dai costi strategici altissimi.

 

Qui il primo paradosso. La politica fissa gli obiettivi (distruggere Hamas, ripristinare la deterrenza) ma nega i vincoli operativi dei militari. È il culmine di una strategia precisa. Distruggere militarmente Hamas, imporre il dominio su Gaza e riaffermare che la sopravvivenza di Israele passa dal controllo totale di Gaza.

 

BENJAMIN NETANYAHU A GAZA

Qui emerge un secondo paradosso geopolitico: la sicurezza immediata può erodere l'equilibrio regionale, trasformando un conflitto locale in catalizzatore d'instabilità L'emergenza umanitaria è già inaccettabile. Il Presidente Mattarella lo ha ricordato pochi giorni fa: "insostenibile e disumana la situazione dei bambini a Gaza".

 

L'accusa a Israele di condurre un genocidio a Gaza da parte dalla Commissione d'Inchiesta dell'ONU, segna un salto politico e giuridico nel giudizio internazionale. Rovine e tendopoli alimentano un brodo di coltura che nutre fondamentalismo e terrorismo e Hamas è un'ideologia che vive di lutti, odio e vuoti di potere.

 

l'esodo dei palestinesi da gaza city foto lapresse 2

La crisi non si esaurisce nell'emergenza umanitaria. Colpisce anche l'architettura regionale. Gli Accordi di Abramo si basavano su un compromesso: Israele rinunciava all'annessione della Cisgiordania per privilegiare la normalizzazione con gli arabi.

Oggi, con il sostegno di Trump e dopo aver logorato Hezbollah, Iran e Hamas, Israele si sente più sicura e meno bisognosa di quell'allineamento.

 

Anteporre annessione e controllo di Gaza alla normalizzazione erode la logica che rese possibile l'intesa con Emirati, Bahrein e Marocco e raffredda le prospettive con l'Arabia Saudita. Così, mentre sul campo si combatte, sul piano geopolitico si indebolisce un'architettura che era stata il maggiore successo diplomatico di Israele e promessa di stabilità regionale.

 

donald trump benjamin netanyahu

A ciò si aggiunge una divisione interna profonda. Le famiglie degli ostaggi accusano Netanyahu di essere "l'unico ostacolo" alla loro liberazione. L'occupazione di Gaza City non solo mette a rischio i rapiti, ma divide la società israeliana alimentando una frattura tra chi invoca la forza totale e chi chiede un compromesso per salvare vite. In una democrazia assediata questa frattura diventa vulnerabilità strategica: la sopravvivenza nazionale si intreccia con lacerazioni interne ed erode coesione e legittimità internazionale.

 

l'esodo dei palestinesi da gaza city foto lapresse 5

La dimensione geopolitica è più ampia. Ogni giorno di guerra logora Golfo ed Egitto, esaspera Cisgiordania e Giordania, polarizza l'Iraq, accresce il ruolo della Turchia e consente all'Iran di rientrare in gioco. Gli Stati Uniti ribadiscono che saranno "sempre al fianco di Israele" ma pagano un prezzo: nel Sud globale l'immagine di Washington si sgretola. Cina e Russia sfruttano la crepa e si accreditano come sponsor anti-occidentali.

 

L'Europa invece resta frammentata e incapace di tradurre il proprio peso in azione, divisa perché vari governi calibrano l'atteggiamento verso Israele soprattutto sulla bese del loro rapporto bilaterale con gli Stati Uniti, che rimane strumento cruciale di legittimazione interna. [...]

 

BENJAMIN NETANYAHU E ISRAEL KATZ VISITANO LA STRISCIA DI GAZA

Il conflitto a Gaza non è solo una guerra tra Israele e Hamas: riflette un mondo in cui il primato della politica vacilla, la diplomazia è impotente e la forza diventa risposta sistematica. Israele ha diritto di difendersi, ma una dottrina fondata sulla forza totale rischia di ignorare la logica delle guerre asimmetriche in cui ogni vittoria militare può produrre una sconfitta strategica. Hamas non sarà cancellato dai carri armati: può rinascere dalle rovine.

 

Israele rischia di vincere la battaglia e perdere la partita: ogni metro guadagnato a Gaza può tradursi in terreno perso sul piano diplomatico e regionale, trasformando il successo tattico in grave costo strategico verso Stati Uniti, mondo arabo ed Europa. [...]

netanyahu trumpl'esodo dei palestinesi da gaza city foto lapresse 3l'esodo dei palestinesi da gaza city foto lapresse 1l'esodo dei palestinesi da gaza city foto lapresse 6

Ultimi Dagoreport

2025marisela

CAFONAL! ERA UN MISTO DI CASALINGHE DI VOGHERA E "GRANDE BELLEZZA" ALLA MATRICIANA IL “LUNCH” DA MARISELA FEDERICI A VILLA FURIBONDA SULL’APPIA ANTICA PER FESTEGGIARE  “STILE ALBERTO”, IL DOC DI MICHELE MASNERI DEDICATO AD ARBASINO, CHE ANDRÀ IN ONDA SABATO 15 NOVEMBRE SU RAI 3 – TRA CONTESSE (TRA CUI LA FIGLIA DELLA MITOLOGICA DOMIETTA DEL DRAGO CHE ERA LA MUSA DI ARBASINO), VANZINA, PAPPI CORSICATO, IRENE GHERGO, BARABARA PALOMBELLI, AVVISTATI MONSIGNORI GOLOSISSIMI CHE SI SONO LITIGATI LA BENEDIZIONE DEL PRANZO. PS: UNO DEI CAGNETTI DI ALDA FENDI HA AZZANNATO UNO DEI MONSIGNORI (CHE NON HA AVUTO PAROLE BENEDICENTI) _ IL DAGOREPORT

gender club degrado roma pina bausch matteo garrone

25 ANNI FA SPUNTÒ A ROMA UN CLUB IN MODALITÀ DARK-ROOM: AL "DEGRADO", IMMERSO NEL BUIO, SI FACEVA SESSO SENZA IL SENSO DEL PECCATO, IN MEZZO A TUTTI. UNO ‘’SBORRIFICIO” CHE NON HA AVUTO EGUALI E CHE DEMOLÌ I MURI DIVISORI TRA ETERO-BI-GAY-LESBO-TRANS-VATTELAPESCA - PER 9 ANNI, “CARNE ALLEGRA” PER TUTTI. OGNUNO VENIVA E SI FACEVA I CAZZI SUOI, E QUELLI DEGLI ALTRI. IL "DEGRADO'' POTEVA ESSERE RIASSUNTO IN UNA DOMANDA: CHI È NORMALE? - DAGO-INTERVISTA ALL’ARTEFICE DEL BORDELLO: “SCORTATA DA MATTEO GARRONE, UNA NOTTE È APPARSA PINA BAUSCH IMPEGNATA AL TEATRO ARGENTINA. SI ACCENDONO LE LUCI E UNA TRAVESTITA URLO': “AO' SPEGNETELE! IO STAVO A FA’ UN BOCCHINO. NUN ME NE FREGA ‘N CAZZO DE 'STA PINA!”

giorgia meloni alberto stefani luca zaia matteo salvini sondaggio

DAGOREPORT – VENETO DI PASSIONI PER IL CENTRODESTRA: LA VITTORIA DI ALBERTO STEFANI È SCONTATA, MA A CONTARE DAVVERO SARANNO I NUMERI! SECONDO IL SONDAGGIO DI PAGNONCELLI, IL GIOVANE LEGHISTA CON CIUFFO GIAMBRUNESCO È AL 62,8%, CONTRO UN MISERO 26,9% DEL CANDIDATO DI SINISTRA, GIOVANNI MANILDO. UN OTTIMO RISULTATO, MA SOLO SE NON SI RICORDA COSA AVVENNE CINQUE ANNI FA: ZAIA VINSE CON IL 76,79% DEI VOTI, E BASTÒ LA SUA LISTA, INSIEME A QUELLA DELLA LEGA, PER OTTENERE IL 61,5%. OGGI CI VUOLE TUTTO IL CENTRODESTRA UNITO PER RAGGIUNGERE LA STESSA CIFRA – LO SPETTRO DEL SORPASSO DI FDI SUL CARROCCIO: SE LE TRUPPE MELONIANE OTTENESSERO PIÙ VOTI, CHE FINE FAREBBE LA GIÀ FRAGILE LEADERSHIP DI SALVINI?

giorgia meloni matteo salvini antonio tajani giancarlo giorgetti

DAGOREPORT - COME MAI LADY GIORGIA INFLIGGE ALLA “NAZIONE”, IN VISTA DEL 2026, UNA FINANZIARIA COSÌ MICRAGNOSA, CORRENDO IL RISCHIO DI PERDERE CONSENSI? - UNA MISERIA DI 18 MILIARDI CHE, AL DI LÀ DELL’OPPOSIZIONE, STA FACENDO SPUNTARE LE CORNA DEL TORO AGLI ALLEATI SALVINI E TAJANI, MENTRE RUMOREGGIANO I VAFFA DI CONFINDUSTRIA E DEI MINISTRI COSTRETTI AD USARE L’ACCETTA AL BILANCIO DEI LORO DICASTERI (TAGLIO DI 89 MILIONI ALLA DISASTRATA SANITÀ!) – LA DUCETTA HA UN OTTIMO MOTIVO PER LA MANOVRA MIGNON: FINENDO SOTTO IL 3% DEL PIL, IL GOVERNO ALLA FIAMMA USCIRÀ CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER CONFEZIONARE NEL 2026 UNA FINANZIARIA RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON I TEMPI DELLE POLITICHE DEL 2027 - E GLI ITALIANI NELLA CABINA ELETTORALE POTRANNO COSÌ RICOMPENSARE LA BONTÀ DELLA REGINA GIORGIA…

shooting calendario pirelli 2026

A PRAGA SI SVAGA! – UNA PARATA DI STELLE STA PER INVADERE LA CITTÀ DI FRANZ KAFKA: PER LA PRESENTAZIONE DEL CALENDARIO PIRELLI 2026 VENERDÌ 14, ALLA MUNICIPAL HOUSE, SONO ATTESI 500 ILLUSTRI OSPITI ACCOLTI DA MARCO TRONCHETTI PROVERA CHE AVRÀ AL SUO FIANCO TANTO BEL MONDO: DA TILDA SWINTON A GWENDOLINE CHRISTIE, GUERRIERA NEL ‘’TRONO DI SPADE’’, DALLE MODELLE IRINA SHAYK ED EVA HERZIGOVA, DALLA STILISTA SUSIE CAVE ALLA TENNISTA VENUS WILLIAMS, DA LUISA RANIERI A FAVINO – NON MANCHERÀ CHIARA FERRAGNI ALLACCIATA ALL’EREDE GIOVANNI TRONCHETTI PROVERA…